Capitolo 26
Finalmente è arrivata domenica, la fatidica domenica.
Oggi Nathan verrà a cena da me e conoscerà i miei genitori. Spero che tutto fili liscio.
Sono quasi le sette di sera, mia mamma sta già cucinando da un po' e io sto apparecchiando la tavola. Ha insistito per cucinare lei oggi e apprezzo la cosa, dato che sono nervoso.. ma lo è anche lei, è evidente. La vedo concentrata, credo voglia che tutto sia perfetto.
Oppure sta cercando di tenersi impegnata per non pensare a cosa sta per succedere.
Mio padre non so dove sia, probabilmente nello studio. È stato lui a dirmi che sarebbe stato meglio aspettare un giorno in più prima di incontrare Nathan, così che lui e la mamma potessero prepararsi psicologicamente.
Mi chiedo se non ho voluto fare le cose troppo in fretta, se il tempo gli sia bastato.
Spero di non pentirmene.
Il campanello suona e mi precipito alla porta, sicuro che si tratti di Nathan. Aspetto ad aprire perché sento rumore alle mie spalle, i miei genitori mi stanno raggiungendo. Mi volto e li vedo, sono tesi.
Appoggio la mano sulla maniglia e apro la porta.
Sorrido al mio ragazzo, teso anche lui.
"Ciao, entra pure" gli dico.
Mi sposto di lato permettendogli di passare e chiudo la porta. Ora lui si trova faccia a faccia con i miei genitori.
"Mamma, papà, vi presento Nathan. Nathan, loro sono i miei genitori" faccio le dovute presentazioni.
Lo vedo che deglutisce rimanendo in silenzio e anche loro restano zitti per un attimo che sembra non finire mai.
"Buonasera, sono felice di conoscervi" dice, cercando di rimanere calmo.
"Anche noi ne siamo felici" risponde mio papà, mentre la mamma si limita ad annuire. "Io sono Byron e lei è mia moglie Sarah, chiamaci pure per nome. Vieni, non rimanere sulla porta"
Mio padre gli fa segno di seguirlo e fa strada verso la sala da pranzo.
"Okay, grazie.. Byron" risponde. "Ho portato questi" solleva il vassoio avvolto da carta azzurrina che tiene nella mano sinistra. "Sono biscotti fatti da mia sorella, e questi sono per la tavola" nell'altra mano tiene un mazzo di fiori, margherite gialle per la precisione.
Non me l'aspettavo, scommetto che ha portato i fiori perché non ha più visto gli altri sul tavolo. Mi dispiace ammetterlo ma alla fine sono appassiti, quindi li ho dovuti togliere dal vaso.. li conservo ancora nella mia stanza, non potevo sbarazzarmene.
"Grazie per il pensiero" gli dice mia madre. "Vado a cercare un vaso adatto" continua, facendosi dare i fiori e il vassoio.
Sparisce attraverso la porta della cucina mentre noi ci sediamo a tavola.
Io sono seduto di fianco a Nathan, davanti a lui siede mio padre e davanti a me c'è il posto per la mamma.
"Tu e Jake frequentate la stessa scuola?" gli chiede.
"Sì, ma siamo in classi diverse" gli risponde, ancora teso.
Gli prendo la mano da sotto il tavolo, dove mio padre non può vederci. Andrà tutto bene, conosco i miei genitori e per questo voglio crederci. Spero di poter trasmettere un po' di sicurezza a Nathan anche se, lo ammetto, in questa situazione non ne ho molta nemmeno io.
Mia mamma torna da noi con i fiori in un vaso trasparente, alto e stretto. Lo mette al centro della tavola e ci sta benissimo, sembra che quel posto vuoto fosse fatto apposta.
"Come vi siete conosciuti?" ci chiede mio padre.
Vedo Nathan in difficoltà, sto per parlare ma lo fa lui per primo.
"Io.. mi sono avvicinato a Jake e gli ho rivolto la parola, a scuola.." dice, vago, in imbarazzo.
"Avevamo già amici in comune ma non avevamo mai avuto l'occasione di parlare" intervengo, non sapendo quanto possa essere utile.
Suona il timer del forno, la cena è pronta.
Mia mamma torna di là seguita da papà che si offre di darle una mano.
Nathan tira un sospiro di sollievo ora che siamo soli.
"Tranquillo, stai andando benissimo" cerco di rassicurarlo.
"Credo di non piacergli"
"Non dire così, ancora non ti conoscono bene e comunque non è vero"
Prima di poterci dire altro sono di ritorno. La cena è a base di pollo al forno con contorno di patatine e insalata.
"Come va la scuola?" gli chiede mio padre.
Vuole capire se sia un tipo studioso oppure no.
"Bene" dice soltanto, intimidito dalla domanda.
"Sei uno che studia sodo?"
"Sì signore. Cioè, Byron.."
Un sorriso amichevole si allarga sul viso di mio padre.
"È grazie a te che i voti di Jake sono migliorati ultimamente? Studiate insieme?"
Vedo Nathan in imbarazzo, si limita ad annuire.
"Stai avendo un'ottima influenza su nostro figlio, ora lo vediamo studiare e andare a scuola più volentieri"
"Papà, così mi fai sembrare uno sfaticato" mi lamento.
"Fino a poco tempo fa se non volevi fare qualcosa non la facevi e basta" ribatte, con leggerezza.
Vedo mia mamma sorridere leggermente, con questo discorso la tensione di tutti si è un po' allentata e ne sono felice.
"Dimmi, Nathan, cosa pensi di fare dopo gli studi?"
"Mi piacerebbe diventare un professore o un allenatore di football nelle scuole"
Rimango sorpreso, non lo sapevo.
Non abbiamo mai parlato del futuro e io non ho le idee molto chiare. Penso di voler diventare medico come mio padre, ma è ancora tutto da vedere. Sono felice che Nathan sappia già quale strada percorrere e lo vedo fin troppo bene sia come professore sia come allenatore di football.
"Giochi a football?" lo sguardo di mio padre si illumina.
"Sì, sono nella squadra della scuola"
"Ottimo, anche io giocavo a football alla tua età, ricordo ancora quei bei tempi" dice, sognante. "La tua famiglia cosa ne pensa della tua scelta lavorativa?"
Vedo Nathan irrigidirsi. "Siamo solo io e mia sorella.. ne abbiamo parlato e per lei va bene"
Mio padre sembra accorgersi di aver toccato un tasto dolente, cambia argomento.
Gli chiede com'è andata l'ultima partita e fa altre domande soprattutto riguardo alla scuola o al football. Mia mamma sta zitta per quasi tutto il tempo. La cena è buonissima, quando abbiamo finito l'aiuto a sparecchiare e insieme portiamo in tavola il budino che ha preparato per dessert e i biscotti portati da Nathan.
Ne assaggio subito uno, sono biscotti al limone glassati, hanno un bell'aspetto e sono buonissimi.
"Non avevo idea che Maxine fosse così brava a preparare i dolci" gli dico.
Devo assolutamente chiederle di insegnarmi.
"Purtroppo ha poco tempo per prepararli, quindi è un evento raro, ma se la cava bene" mi spiega.
Finito anche il dessert mi offro per aiutare mia mamma a lavare i piatti, lasciando Nathan da solo con mio padre. Lo vedo teso, ma non quanto prima. Ora è più a suo agio e ne sono felice.
Hanno trovato un argomento in comune, il football. Sono sicuro che mio padre sta per mostrargli tutte le foto che ha con la sua squadra.
"Non c'è bisogno che tu mi aiuti, puoi andare di là con tuo padre e Nathan se vuoi" mi dice mia mamma.
"A dire il vero volevo parlare con te" confesso, passandole un piatto appena lavato. "Non hai detto quasi niente per tutta la serata.. va tutto bene?"
"Sì, è solo che.." sospira. "Si vede che siete innamorati e non pensavo che avresti trovato una persona importante così presto"
Sento il viso in fiamme per l'imbarazzo, mi scivola dalle mani un bicchiere e senza volerlo lo faccio cadere nel lavandino, nella schiuma.
"Abbiamo diciotto anni ormai" ribatto.
"Per me sarai sempre il mio bambino"
Non so come rispondere a questa affermazione, ma sono felice che me l'abbia detto ora, che siamo da soli.
"Nathan mi sembra un bravo ragazzo, sono felice che le cose tra voi vadano bene ma se dovesse succedere qualcosa ricorda che puoi parlarne con me"
"Grazie" rispondo, felice di sentirglielo dire.
In due si finisce presto di lavare e asciugare tutto, torniamo in salotto e la serata prosegue.
Una mezz'oretta dopo sto accompagnando a casa Nathan. Il fresco della sera mi colpisce, avrei dovuto indossare una felpa per uscire, ma la sua mano calda mi fa sentire bene.
"È andato tutto bene alla fine" sospiro.
"Allora eri teso anche tu" mi sorride. "Sei bravo a non farlo capire"
"Beh, ecco.. ero fiducioso ma non essere teso era impossibile"
"Tua madre ha detto qualcosa su di me mentre eravate da soli?" mi chiede e lo vedo preoccupato.
"Sì, che sembri un bravo ragazzo ed è felice per noi"
"Meno male" fa un sospiro di sollievo. "Temevo di non piacerle"
Gli faccio segno di no con la testa, a lei è piaciuto e credo proprio che anche per mio padre sia stato lo stesso. Papà è sempre amichevole con tutti.
"Mio papà ti ha detto qualcosa?"
"Ha detto che devo trattarti bene o dovrò vedermela con lui"
Ridacchio. Non è capace di fare male a una mosca, ma lo apprezzo.
Purtroppo siamo già arrivati a casa di Nathan, si avvicina alla porta e gira la chiave nella serratura.
"È stata una bella serata" mi dice.
Mi stringe tra le sue braccia e mi dà un bacio sulla fronte.
Mi metto sulle punte e gli do un bacio sulle labbra, non posso separarmi da lui senza.
Quando mettiamo fine al bacio Nathan si toglie la felpa e me l'appoggia sulle spalle.
"Fa freddo stasera, meglio se ti copri" si raccomanda.
"Grazie" gli sorrido. "Te la riporto domani a scuola"
"Non c'è fretta"
Sentendoglielo dire mi viene voglia di usare la sua felpa anche domattina. Mi va un po' grande ma è sua, ha il suo profumo e tiene caldo. Sì, credo proprio che la indosserò anche domani per andare a scuola.
"Buonanotte" gli dico.
Nathan mi dà un altro bacio sulle labbra.
"Buonanotte, ci vediamo domani. Fai attenzione tornando a casa"
Annuisco, ci abbracciamo per qualche secondo dopodiché ci salutiamo davvero e mi incammino verso casa.
Sono veramente felice che le cose siano andate bene.
Spazio autrice
Ma salve! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se è così spero vorrete farmelo sapere lasciando una stellina ☆
Mi scuso per il ritardo ad aggiornare ma aprile è stato un mese di fuoco. Spero di riuscire a scrivere presto il prossimo capitolo >.<
Alla prossima!
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