Capitolo 2


In qualche modo riesco ad evitare le domande di Scott per tutta la mattinata. Quando capisco dalla sua espressione che il discorso sta andando in quella direzione tiro fuori un argomento che gli interessa per farlo andare verso un'altra. Conosco bene gli interessi del mio amico e infatti questo metodo funziona.

Per finire in bellezza mi dileguo non appena suona l'ultima campanella, sicuro che avrebbe provato a parlarne sulla via del ritorno.

Se oggi mi scriverà per messaggio chiedendomi spiegazioni dubito di riuscire a trovare ancora una scusa, ma almeno per ora sono salvo.

A proposito di messaggi, Nathan mi ha scritto ieri sera, per chiedermi se andava tutto bene e darmi la buonanotte. È stato strano.. ma anche carino.

"Jake, dove vai?"

Mi volto sentendo una voce angelica chiamare il mio nome.

Steve è appena uscito dall'aula e a quanto pare ha bisogno di me per qualcosa.

Semplicemente mi fermo, non torno indietro perché so che anche Scott sta per uscire dall'aula, da un momento all'altro.

Certo che Steve mi ha fermato per chiedermi una cosa stupida, è ovvio che sto tornando a casa.

"A casa, perché?"

"Avevi promesso di aiutare il comitato con i preparativi"

"Ah" dico, senza parole.

Ogni tanto mi capita di perdermi quando ascolto Steve e accettare di fare cose che poi, ovviamente, non ricordo. Colpa della sua bellezza persuasiva.

"Te n'eri dimenticato?" sembra scocciato.

"No certo che no, devo solo.. fare una cosa. Vi raggiungo subito"

Lui sembra sorpreso ma non ribatte, così me ne vado appena in tempo per riuscire ad evitare Scott.

Mi rifugio in bagno dove mi rinfresco il viso con dell'acqua.

Se anche Scott aiuta il comitato sono fregato, non riuscirò a trattenerlo ancora a lungo.

È preoccupato per me e apprezzo la cosa ma come faccio a dirgli che Nathan mi ha chiesto di uscire? E poi la cosa riguarda anche Nathan, non mi sembra il caso di dire i fatti suoi a Scott.

Sospiro, mi toccherà inventarmi qualcosa.

Torno in classe a posare lo zaino e per fortuna Scott se n'è già andato, purtroppo però anche Steve.

Esco dall'aula, scendo le scale e raggiungo l'atrio.

Ormai tutti gli studenti sono usciti, a parte noi che siamo occupati con i preparativi.

Fra pochi giorni sarà il settantunesimo anniversario della fondazione della nostra scuola e per l'occasione, ogni anno, il comitato organizzativo abbellisce l'atrio e i corridoi con festoni a forma di bandierine colorate e manifesti. Steve, che ama darsi da fare, fa parte del comitato e anche Becca. Si trova qui anche lei infatti, è seduta ad un tavolo ed insieme ad altre ragazze assegna un compiti a chi arriva a dare una mano e pinza dei volantini.

Quest'anno i membri del comitato hanno chiesto una mano agli altri studenti e Steve l'ha chiesto a me, a quanto pare, perciò eccomi qua.

Becca mi nota e accenna un sorriso.

Sto per andare da lei per sapere cosa devo fare quando vedo Steve spostare una scala con il minimo sforzo e ne resto rapito. Io non sono così forte.

"Eccoti qui" mi dice, dopo averla appoggiata. "Vieni, aiutami con quelli" indica un mucchio di festoni che devono essere appesi.

Insieme ci mettiamo a districarli stando attenti a non rovinarli e in un attimo abbiamo finito.

"Non vedo Scott, dov'è?" gli chiedo.

Sono insieme a Steve ma non mi sono certo dimenticato del "pericolo".

"Sai com'è fatto Scott, non è rimasto"

Giusto, preoccupato com'ero non avevo considerato che a Scott non piace dare una mano in queste cose, per mia fortuna.

Delle ragazze del comitato si fermano a chiacchierare con Steve e noto che Becca le osserva. Sorrido.

La capisco, con un ragazzo così perfetto fa benissimo a tenere d'occhio le altre e a tenerselo stretto.

Le ragazze tornano a fare il loro lavoro, Steve prende i festoni e si avvicina alla scala, poi sposta li sguardo su di me.

"Potresti.."

"Sì" lo interrompo.

Prendo i festoni dalle sue mani e salgo sulla scala, mentre lui da sotto la tiene ferma.

Steve soffre di vertigini da quando era piccolo, è capitato già diverse volte che mi chiedesse aiuto e mi rende felice il fatto che abbia bisogno di me, anche se solo ogni tanto.

Attacco un'estremità del festone alla parete e, prima di scendere, noto un viso conosciuto tra gli studenti che stanno addobbando l'altro lato dell'atrio: Nathan.

Mi domando se sia il caso di andare a salutarlo ma al momento ho da fare con Steve e la cosa non mi dispiace affatto.

Scendo dalla scala e lui provvede a spostarla, sotto al mio sguardo compiaciuto. Vorrei fare un apprezzamento sulla sua forza ma mi trattengo, non credo sia il caso.

Torno su per attaccare l'altra estremità del festone.

"Steve, tesoro, vieni un attimo!" lo chiama Becca.

"Arrivo! Jake, ce la fai da solo? Appena posso torno da te"

"C-certo" rispondo, intento ad attaccare il festone.

Steve si allontana e mi rendo conto solo ora di cosa è successo.

Mi ha lasciato su una scala traballante con una marea di festoni da appendere, per non parlare del fatto che questa scala è troppo pesante perché io possa spostarla da solo.

Cerco di sbrigarmi con questo festone, devo scendere da qui il prima possibile.

Improvvisamente la scala smette di traballare, riesco ad attaccare il festone e tiro un sospiro di sollievo. Guardo giù, Nathan la sta tenendo ferma.

Non ci penso due volte a scendere.

"Grazie, stavo rischiando la vita lassù" gli dico una volta tornato sulla terra ferma.

"Già, sembrava abbastanza pericoloso"

Fingo di non notare che la maglietta che indossa è decisamente attillata e gli mette in risalto i muscoli. Per di più è bianca, se avessi con me una bottiglia d'acqua potrei versargliela addosso "accidentalmente".

Mi sento uno stupido solo per averlo pensato e spero di non star arrossendo per l'imbarazzo.

"Potresti, ehm, spostare la scala più in là così appendo gli altri?"

Lui annuisce e la sposta senza la minima fatica.

"Sei sicuro di volerci salire di nuovo? Posso farlo io" mi chiede.

"Non serve, se me la tieni ferma non è un problema"

Lui sembra felice di aiutarmi e io sono felice di non rischiare la vita facendo tutto da solo.

"Fai parte del comitato organizzativo?" gli chiedo, tornando su con un festone in mano.

"In realtà no, un amico mi ha convinto a dare una mano. Tu?"

"Anche io sono qui perché me l'ha chiesto un amico"

Un paio di festoni dopo Steve torna da me e sembra sorpreso di trovarmi a chiacchierare con Nathan.

"Voi due vi conoscete?" chiede, senza mezzi termini.

"Sì" taglio corto, non voglio che conosca i dettagli. "Aspetta, vi conoscete già?" chiedo loro, sorpreso.

"Mio cugino è il capitano della squadra di football, mi ha presentato tutti" dice Steve.

"Ah, giusto"

Non ci avevo pensato.

"Ormai abbiamo finito, vi va di venire a pranzo con noi del comitato?"

"Io per questa volta passo, ho da fare a casa"

Spero basti questa scusa a convincerlo, l'ultima volta che abbiamo pranzato insieme Becca lo ha imboccato per tutto il tempo e dopo un po' ho iniziato ad invidiarla seriamente, tra l'altro con noi ci sarebbe anche Nathan e potrebbe crearsi imbarazzo.

"Oh.. volevo cogliere l'occasione di parlarne a pranzo ma allora lo faccio adesso. Perché stai evitando Scott?"

Lo chiede così, in presenza di Nathan?

"Io? Evitare Scott? Non è così, abbiamo chiacchierato per tutta la mattina"

"Sì ma qualcosa non andava e prima volevi scappare via"

"Non lo sto evitando, davvero. E poi è una cosa che non ti riguarda"

Steve sospira.

"Nathan, tu vieni a pranzo con noi?" gli chiede.

"Grazie ma sono impegnato anche io" risponde.

Steve sposta di nuovo lo sguardo su di me, con fare sospettoso, poi ci saluta con un gesto della mano e se ne va.

Sbuffo, non può fare così. Se le circostanze lo richiederanno potrei anche dire tutto a Scott, ma non a lui.

Ora sono di cattivo umore.

"Ciao Nathan, ci sentiamo" lo saluto e me ne vado, diretto alla mia classe dove ho lasciato lo zaino.

Dopo averlo recuperato torno all'entrata e sorprendentemente trovo Nathan che mi aspetta.

"Cosa ci fai ancora qui? Ormai se ne sono andati tutti" gli chiedo, guardandomi intorno.

"Mi domandavo se avessi voglia di parlarne"

"Non so se è il caso"

Esco e mi avvio verso il cancello con lui che continua a camminare di fianco a me.

Forse, ripensandoci, lui è l'unico con cui ne posso parlare liberamente.

Sospiro.

"Scott ha avuto brutte esperienze con i tuoi amici della squadra di football perciò crede che tu voglia usarmi ed è preoccupato. Mi ha chiesto come mai mi fido di te e sto cercando delle scuse per evitare di rispondere"

"Ti fidi di me? Eppure gli hai chiesto di unirsi a noi ieri" ribatte.

Sposto lo sguardo su di lui, un po' preoccupato perché mi ha scoperto, ma non sembra averla presa male.

"Non sapevo cosa aspettarmi da ieri.. ma poi abbiamo parlato e ho capito che sei una brava persona, almeno credo" provo a giustificarmi.

"Tranquillo" sorride, divertito. "Siete molto amici, tu e Scott?"

"Sì, ci conosciamo dalle medie e siamo molto legati"

"Hai paura di dirgli la verità su di te perché non sai come la prenderà?"

"Esattamente. E poi cosa dovrei dirgli, che siamo diventati amici perché ti piaccio?"

"Preferirei di no" mi risponde, abbassando lo sguardo.

Sospiro.

"Forse è il caso di dirlo almeno a lui.. e se gli dicessi che ci stiamo frequentando? Suona già meglio" propongo.

"Non lo so.. ma se sei sicuro che non lo racconterà a nessuno mi fido, voglio fidarmi"

Stringo i denti.

Prima gli dirò che sono gay e a seconda di come la prenderà penserò a cosa fare.

"Grazie per i consigli, mi sento meglio ora che ne ho parlato"

Gli accenno un sorriso e sorride anche lui.

"Parlare con qualcuno fa sempre bene"

"Senti, riguardo a quelle domande di scienze, ho il test venerdì e mi chiedevo se fossi libero domani per dirmele tutte per bene"

"Volentieri ma ho gli allenamenti nel pomeriggio, sono bloccato a scuola"

"Allora cosa ne dici della pausa pranzo? Dovrai pur mangiare, offro io in cambio delle domande del test"

"Okay, affare fatto"

Sorrido. Il test mi andrà alla grande.

"Sai, sei completamente diverso rispetto a com'eri ieri a pranzo. Eri agitato perché non avevamo ancora rotto il ghiaccio o perché non eravamo soli?" gli chiedo.

"Forse entrambe le cose" risponde. "Sono più timido di quanto sembro"

Chiacchieriamo ancora un po', poi le nostre strade si dividono.

Domattina probabilmente sarà il momento di parlare con Scott e ormai sono convinto.. cercherò di essere pronto psicologicamente per dirgli tutto.


Spazio autrice

E questo era il secondo capitolo. Cosa ne dite?

Ho vissuto una disavventura che non vi dico.. per fortuna tutto si è risolto o avrei perso per sempre questo capitolo e il successivo.

Tutto questo perché è la prima volta che voglio scrivere una storia, dall'inizio alla fine, usando solo il cellulare.. non ci sono abituata.. ma ora che ho fatto il danno so come funzionano le cose e non rischierò più >.<

Spero che a voi stia andando tutto bene, alla prossima!


P.s. Forse avrete notato che ho modificato il titolo della storia (ed è un controsenso considerando la copertina ma mi piace così). Ha un senso, se tutto procederà come immagino, bisogna solo aspettare e capirete.

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