45. Mezzanotte

31 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

L'inizio e la fine.
Sofia Grimaldi detiene il ricordo di ogni capodanno passato in quella casa. La sua mente agisce come un archivio nel ripercorrere ricordi privati o troppo distanti per poter essere raccontati in altro modo se non che con immagini sensoriali, eppure una sensazione regna sovrana sopra ogni altra e pare essere in grado di raccontarsi con la propria voce, scivolando lungo la bianca tovaglia decorata in oro come se fosse una cascata di piombo fuso.
È come un eco, un ricordo perduto che la donna tenta di fermare pizzicandolo all'altezza della tempia, tra le lunghe dita tinteggiate di smalto nero.
Un fastidio, quasi una beffa.

Ma certo... certo, sa che cos'è... ed è così odioso vedere quel brusio prendere forma dinanzi ai proprio occhi.
Lo ricorda; un tempo... vi era complicità.
Una sorta di unione. E di colpo è come se fosse rimbalzata come una palla avvelenata nelle mani di tutti. Che fastidio. Quanti... sguardi, e quante parole soffocate, attorno al loro tavolo.

Afferra il proprio calice bevendo un sorso del contenuto e nascondendosi dietro a quel sottile vetro temperato per spiare con gli occhi di un rapace la macabra vista che i suoi commensali le offrono.

Claudio e Silvia si tengono per mano, vicino ai tovaglioli con sopra ricamate le loro iniziali in un rosso gotico, senza tentare minimamente di dimostrare quanto distacco possa essere avvenuto nella loro unione nelle ultime settimane.

Per non parlare poi del vuoto lasciato dalle sedie di Maurizio e Manila. Quale mancanza di rispetto non presentarsi alla cena più importante dell'anno per chiudersi in una camera come una coppia di adolescenti scalmanati.
Aveva creduto che l'età del nipote avrebbe contenuto anche giudizio e rispetto per le figure familiari più autorevoli, eppure è come se il matrimonio con la siciliana gli avesse consumato il cervello come un tarlo, masticando pezzo per pezzo ogni forma di sanità sopravvissutavi nel tempo.

Fortunatamente alla propria sinistra Sofia ha ancora Mattia, dolce figlio prediletto, che la osserva in un mezzo sorriso pieno di rassicurazione. Il suo sguardo è sufficiente a declassare in secondo piano il massiccio peso dato dalla sedia vuota, appartenente al defunto marito di Sofia, che più di tutti ha un ruolo nel malessere della donna che si percepisce come schiava di una situazione di cui aveva sperato perdere del tutto il ricordo.

La complicità, che emozione patetica. E perfida. Silvia la fissa in un modo... Palesemente la sta fronteggiando, lasciando ondeggiare di fronte agli occhi infastiditi della donna la perfezione di un equilibrio che non è stata in grado di distruggere, dichiarandosi vincitrice contro di lei.

Ma come può credere di aver vinto se molto presto questa stupida e ridicola espressione le toglierà il lavoro con cui riesce a sfamare i suoi figli e conservare, allo stesso tempo, una sorta di femminile indipendenza all'interno dello scatafascio che è la sua vita? Crescere una famiglia non è facile, tre figli... Sofia lo sa straordinariamente bene dal momento che avere un marito è stato come avere un altro bambino di cui prendersi carico.

No, Davide non era davvero in grado di essere un vero uomo come lo è stato Pietro Grimaldi per tutta la sua vita perché aveva il miserabile vizio di non assumersi responsabilità e colpe, così come di condividere la complicità persino con una cameriera dello staff.
Patetico Don Giovanni in grado solo di sventolare il proprio fascino a mo di bandiera di conquista, senza preoccuparsi delle conseguenze.

Non far assumere ai suoi figli quel vizio di forma è stato praticamente impossibile ed è finito per infrangersi come il frammento maledetto di uno specchio all'interno degli occhi con cui guardano altre donne e ciò che a loro è proibito. Mattia il più delle volte l'ha fatto ma è Diego a non essersi mai astenuto.

Diego...

Sofia scorre con gli occhi dall'altro lato del tavolo per cercare l'espressione del figlio rinnegato da tempo e tentare di trarre dal suo malessere del conforto per la situazione assurda venutasi a creare nel corso della cena ma rimane orripilata e ammutolita da ciò che trova.

Qualcosa è cambiato. Gli occhi, l'inclinazione delle spalle, la fronte... suo figlio è diverso, eppure appare come lo stesso. Fissa di fronte a sé quasi come se non lo disturbasse niente, quasi come se in un balzo della mente riuscisse in un secondo a scappare via da tutti loro. Lo ha sempre fatto ma oggi... una sorta di rilassatezza lo placa e non c'è una sola cosa che non torni nella sua figura, eccezione fatta per il vestiario.

Anche Valeria è diversa... Sofia inclina la testa e si nasconde, leggermente ubriaca, dietro l'ascensione delle bollicine dorate risalenti fino all'apice del bicchiere.

Davvero assurdo ciò che vede, all'interno di quella proiezione dorata e artificiale della realtà. Valeria indossa abiti patetici. Stracci da tutti i giorni, con cui non l'aveva più vista da... quanto, sette anni? Di colpo, con un paio di jeans e un semplice golf, sembra tornata a essere la ragazzina che vedeva correre per le strade luminose del sud. Che correva tra le vigne come se fosse la gazzella in fuga da qualche leone... perché è tornata ad essere lei?

La donna si era abituata al suo modo di vestire e di farsi da scudo ma di fronte a questa realtà piuttosto sempliciotta, ribadita, profondo eco, anche nel vestiario del figlio, non può più far finta di niente.

Valeria e Diego non si toccano, nemmeno si parlano eppure qualcosa sembra essere cambiato tra di loro. Il malessere la raggiunge. Si domanda cosa i due sappiano nascondere e quanto bene sappiano celarsi a tutti loro mentre li ritengono la coppia più fredda e distante dell'intera famiglia.

Possibile che quel loro modo di rendersi irraggiungibili non li abbia in fondo salvati?

Se c'è una cosa che Sofia davvero detesta è vivere la vita da spettatore, eppure da che Diego è diventato maggiorenne non fa altro che perdere un sacco di tempo ad osservare ogni sua mossa e vivere di lui più di quanto in verità dovrebbe.
Si è resa conto da tempo che per quanto rinnegato, odiato, allontanato, quel suo figlio rimarrà sempre il solo al quale la mente è più propensa a dedicare attenzione, forse perché Mattia non sembra far altro che mostrarsi di fronte a lei come un innocente alla ricerca di attenzioni o forse perché evitarlo sta diventando la sua missione personale. Sa che è sbagliato farlo, ma prima che nelle loro vite entrasse Valeria, Sofia e Diego avevano un rapporto speciale. Quella si che era complicità, la sola che si era resa conto di poter mai avere con qualcuno dal momento che su suo marito non avrebbe potuto contare.

Ancora ricorda le volte in cui ha stretto la testa tremante di pianto di Diego al petto e gli toccava la fronte, le guance, la tempia per calmarlo. Ricorda quando è corsa all'ospedale dopo la chiamata di suo marito per l'incidente di quel giorno, con quella pietra... il volto infantile di Mattia si manifesta nella sua mente come l'immagine, priva di colpe, di un bambino semicosciente di se stesso, in piedi, sulle piastrelle del corridoio. Lo aveva guardato per una frazione di secondo, prima di correre nella stanza del gemello ferito e soccorrerlo.

Magari è stato uno sbaglio dedicare così tante attenzioni ad uno di loro ed evitare l'altro, ma per quanto imparziale le viene richiesto di essere ad una madre può risultare normale sentirsi più in unione con uno dei due figli, anche per come sono stati cresciuti. E Mattia, sempre tra le mani del padre di Sofia, sempre al di sotto degli insegnamenti di quel gerarca... certe volte le faceva quasi paura.

Un principio di pianto si è affacciato negli occhi della padrona di casa che tira veloce sul col naso, ingoiando i lamenti del proprio cuore come le è sempre stato insegnato di fare.

Ad ogni modo, dimenticarsi di Mattia e curarsi di Diego è stato uno sbaglio. Ora solo uno dei due le è rimasto e non è certo il più empatico. Il crescere come un soldato ha portato Mattia a non tradire l'ordine delle cose ed è una caratteristica che Sofia apprezza molto, all'interno della famiglia.

Eppure... gli occhi le scivolano di nuovo su Diego e sul suo stato di apparente calma. Dove è finita la freddezza con cui amava rivestirsi? Non gli ha mai creduto. È sua madre, riusciva a vedere oltre, carpendo il suo dolore e fino ad ora ha sempre ritenuto che ad offrirglielo sia stato un matrimonio troppo forzato e un'assunzione di colpe che non meritava gli rovinassero la vita per sempre, ma se Valeria non se ne era andata allora come ha fatto il figlio a lasciar fuggire via la sofferenza? Come può aver...?

Sofia intercetta una piccola mossa nel volto di lui, mentre questi si rivolge a Valeria per una frazione di secondo. Lo vede incontrare gli occhi di sua moglie, poi tentare di sfuggirvi prima di ritornarvi inevitabilmente... e rimanerci il tempo che basta perché sia sufficiente accorgersi di cosa stia accadendo tra di loro.

No. No, Sofia non può accettarlo ma non è la sola ad essersi accorta della cosa. Dall'altro lato della tavola Silvia sta sorridendo con palese complicità, dopo tutto il tempo in cui ha provato a mettersi in contatto con l'amica senza risultato. L'aveva vista scappare via dal ristorante ed inseguire Diego come una furia e poi di loro non aveva saputo più niente fino a quel momento. Non immaginava che le cose potessero andare tanto bene ma la loro serenità è palese nella coppia così come qualsiasi altra emozione stia correndo tra di loro.

Per un istante a Sofia verrebbe voglia di ridere ma poi la tristezza la sopraffà. Che cosa ha tentato di fare tutto questo tempo? E a quale scopo? Se il fine era rovesciare la propria rabbia su una ragazzina perché aveva avuto una vita migliore della sua, in un'assenza totale di regole di comportamento e di assunzioni di responsabilità, allora a che cosa era servito metterla all'angolo se poi non la si vedeva scappare via terrorizzata? A quale scopo Pietro Grimaldi le aveva insegnato ad incutere timore se poi questi insegnamenti non erano riusciti a spaventare nemmeno una ragazzina?

La sensazione di vuoto che Sofia percepisce non appena si solleva dalla sedia non è data solo dagli alcolici, anche se il mondo le gira intorno e sembra non volersi fermare. Barcolla leggermente tirandosi su dalla propria postazione e come le mani di un servo fedele quelle di Mattia si distendono per poterla afferrare. In automatico, Sofia lancia uno sguardo a Diego e alla poca premura che ha avuto nel non imitare il fratello, dopodiché batte pochi colpi rassicuratori con la mano sull'avambraccio dell'altro figlio, assicurandogli di come tutto andasse bene.

Mattia le sorride e Sofia ricambia, prima di perdersi negli occhi di lui. Non le accade di farlo spesso ma quando le succede il cuore le rallenta sempre un poco.
È come se vedesse qualcosa di oscuro nel suo sguardo, un profondo vuoto capace di assorbire tutti i suoi pensieri e farle perdere l'attenzione su qualsiasi altra cosa. Un profondo abisso che richiede la sua attenzione e dal quale lei fugge inevitabilmente.

Distaccarsi dalle sue mani pare come liberarsi da dei tentacoli. Si odia per questo pensiero. Mattia è suo figlio e non dovrebbe provare alcuna forma di odio ma certe volte si chiede perché non riesca ad essere la metà dell'uomo che è divenuto Diego. Perché continui ad avere così tanto bisogno di lei e delle sue attenzioni.
"Neanche avesse qualche problema o disturbo", pensa la donna, avvicinandosi alla finestra del soggiorno con ancora il proprio bicchiere in una mano e zoppicando leggermente, a causa dell'età.

Quando arriva al davanzale, si appoggia al vetro dell'infisso con il fiato corto e lo sguardo reso appena più paonazzo dal troppo bere. Dalla sua postazione vede Valeria e Diego di schiena e proiettato a fianco a loro, come uno sgradito terzo ospite nonostante la larghezza della tavola capace di tenerlo distante, anche suo figlio Mattia mentre fissa preoccupato sua madre quasi non riuscisse a capire cosa la renda così strana.

L'attenzione della donna è rivolta totalmente a quelle due esotiche creature che sembrano sopravvivere in un mondo proprio. Come una nera falena, Sofia volteggia, si contorce, sibila tra i denti il fischio di un leggero dolore mentre tenta di raggiungere la luce scaturita da quella coppia, intrappolata sotto una campana di vetro. Un atroce sofferenza contro cui combattere ma Sofia non se ne sa distaccare.

Vorrebbe avanzare tra di loro e chiedere a Valeria che cosa abbia fatto. Come sia riuscita ad entrare sotto la pelle di tutti loro in un modo così perfido e impeccabile fino a stravolgere non solo la mente di Diego ma anche quella di Sofia stessa, mentre si tortura con l'idea di aver potuto avere di meglio per se stessa e per la propria famiglia. Se solo avesse stretto a se Davide al punto da non lasciarlo andare via, se avesse combattuto per loro e per l'amore che da sempre sapeva fosse in grado di unirli allora lui non avrebbe cercato nessun'altra e Claudio non sarebbe mai nato.

Occorreva solo che Sofia si dimostrasse più agguerrita con il proprio cuore così come si era sempre mostrata a lavoro e invece ecco che ne è stato di loro... un patetico risultato che non ha niente a che fare con la dignità, in cui persino una sconosciuta ragazza di campagna sembra essere migliore della donna che è da sempre lei.

Sofia storce la testa verso l'esterno, perdendosi nella geometria perfetta delle siepi del proprio giardino, con una sensazione di nausea impossibile da reprimere ma qualsiasi cosa pur di sfuggire alla vista di quei due.

Nel frattempo, Valeria non si è resa conto di niente. Si limita a fissare suo marito aspettando che lui la tocchi, non vuole altro da delle ore, da che sono entrati in quella casa. In macchina si erano a malapena scambiati un bacio, troppo poco. Diego ne è cosciente ma continua a negarle qualsiasi altra cosa sua moglie paia tacitamente chiedere almeno fino a che lei non troverà il coraggio di raccontargli cosa si è detta con Sanna. L'uomo ha bisogno di saperlo ma lei non è ancora preparata per farlo.

Con che forza può rivelare totalmente, senza più limiti, il punto fin dove il suo cuore pare in grado di spingersi? E se lui avesse ragione, in merito alla sua vendetta? Come potrà ritenersi ancora una donna in grado di conoscere se stessa meglio di chiunque altro se non è in grado, nemmeno da sola, di decretare di ogni battaglia la fine? Forse non sa darsi un limite o forse non è in grado di affrontare ancora, del tutto, la pesantezza delle cose. Proprio come Sofia, anche Valeria scappa da se stessa ma sente di non essere in grado di farlo ancora per molto, specie se suo marito continua a guardarla in questo modo.

Storce la testa di lato e supplica con un solo sguardo qualsiasi cosa lui sia in grado di offrirle. Non le importa niente del resto, di questa tavola o delle persone che sono intorno a loro. Fino a poche ore prima erano sdraiati lungo un letto ad amarsi ed ora si proibiscono anche solo di toccarsi. Deve essere la definizione di agonia.

«Vale, va tutto bene? Stai male?» Lo chiede la sola figura femminile che sembra tenere davvero a lei, all'interno della stanza. Vale aggiusta la propria posa, rendendosi conto di essersi sporta totalmente in direzione del marito alla ricerca delle sue mani, della sua bocca, dei suoi occhi.

«No, sto bene, credo» mormora in direzione di Silvia che sembra essere ancora più divertita dalla risposta forzata.

«Siete letteralmente scappati l'altro giorno dal ristorante, tutto bene tra di voi?»

«Adesso sì» risponde Valeria, sollevando poi lo sguardo per chiedere conferma a Diego. Lui non gliela offre ma non c'è più bisogno che lo faccia. Non hanno altro da chiarire se non ciò di cui lui ha espressamente chiesto a riguardo. Attende solo che sua moglie sappia rispondere anche a questo, così da andare via e dichiarare finalmente finita la sofferenza alla quale si sono costretti.

Le persone piene di dubbi sono altre. Sofia per esempio, mentre continua a guardare il proprio giardino chiedendosi quale sia stato il momento in cui ha perso il controllo o Mattia che ora fissa con sguardo perso Valeria quasi avesse appena dato vita a un'affermazione assurda.

«Siete andati al ristorante insieme?»

È a questo punto che Diego cessa di essere concentrato su sua moglie e sposta l'attenzione verso suo fratello. Mattia non lo corrisponde perché continua a essere rivolto verso Valeria, attendendo un chiarimento da lei.
La donna recupera la propria voce, intrappolata in una stretta che ha finito per controllarla.

«Sì.»

«Perché?»

«Perché Diego è mio marito.»

Il silenzio è sceso nella stanza coinvolgendo tutti i presenti, seppure una conversazione simile possa non risultare assurda unicamente a tre di loro.

«Tuo marito... certo.»

Anche un'affermazione simile può non essere capita, specie il modo con cui è stata pronunciata.
Mattia ha assunto un'intonazione diversa nel corso della frase, passando da uno stato confusionale ad una sorta di arreso consenso offerto al fine di dichiarare un termine a quella che pare ancora essere un'enorme bugia.
Sorride persino nel riprendere a mangiare, raschiando il fondo del piatto con il cucchiaio in argento del servizio più elegante di famiglia, con cui è stata apparecchiata tavola. Pare bearsi della situazione e della sua condizione, rimanendo unico partecipe di un segreto che in verità... non esiste.

Valeria si rende conto di avere un'unica possibilità di riuscita, prima che il coraggio se ne vada e la codardia la spinga a tornare ad essere la manipolatrice di un tempo. Un' unica possibilità, mentre Mattia fissa il proprio piatto con un mezzo sorriso e i suoi occhi non la inchiodano.

«Ho chiesto a Diego di venire in Sicilia con me. Presto partiremo. Abbiamo già comprato i biglietti.»

La mano di Mattia si arresta e di colpo quel cucchiaio sembra pesare più del doppio tra le sue dita.

Diego osserva quel fenomeno aggrottando la fronte, preso vittima di pensieri tetri riguardanti il vizio del fratello di rimanere troppo a lungo in silenzio prima di esplodere. Anche Valeria attende quel collasso, arrivando ad analizzare ogni minimo segnale che possa scaturire dall'uomo così da poter prontamente agire andandosene e correndo, con suo marito, il più lontano possibile ma la loro preoccupazione non è affatto evidente al resto dei familiari, specie a Silvia che continua serenamente a parlare.

«Questa è una fantastica idea! E porterete anche Gaia con voi, quindi. Non fa che chiedermi, dal giorno in cui le avete regalato quel biglietto, se la accompagnerete entrambi.»

«Certo, lo faremo.»

Mattia si alza di scatto dalla sedia alla risposta di Valeria, dirigendosi con il proprio piatto al tavolo sul quale è ancora presente la zuppa che poco prima stava raschiando con il cucchiaio. Valeria sente che non è ancora abbastanza. Vuole liberarsi di ogni peso, raccontare finalmente la propria verità.

«Sono stanca di tutto questo. Voglio tornare in Sicilia e voglio che Diego venga con me.»

Ancora nessuna reazione sembra scaturire da Mattia mentre rimane di spalle ma le parole della donna non cadono certo nel vuoto. Vengono raccolte da un odio ancora maggiore, che si fa beffa della fragilità come se non fosse di sua appartenenza.

«Non vorrai certo dire che lo porterai via da noi, mi auguro.»

«Cambierebbe qualcosa, per te, madre?» Risponde a tono Diego a Sofia che sorride e lascia volteggiare il suo calice tra le dita, odiando di doversi rivolgere proprio a lui con una risposta diretta, dopo tutto il tempo in cui si è sforzata di non farlo.

«Chi lo sa, potrei essermi abituata ad avere una copia di mio marito per casa, per quanto odiosa e irritante possa essere.»

«Non credi che siano parole troppo dure per una madre?»

«Ho smesso di farti da madre da tempo.»

«Questo è vero.»

«Ti accetterei in un istante se solo la lasciassi.»

Diego sorride in un modo tanto triste da uccidere Valeria in un solo istante.

«Ma io non voglio farlo» replica lui, quasi fosse la cosa più scontata del mondo da affermare.

Valeria si alza in piedi in un solo scatto, raggiungendo Sofia e sfidandola in un confronto diretto come da tempo non ha più fatto.

«Come puoi chiedere a tuo figlio una cosa simile?»

«E tu come puoi permetterti di parlarmi in questo modo?»

«Non lo lascerei mai, non mi sono mai sognata di farlo nonostante tutti i tuoi tentativi di farci fare la guerra. Sono stanca di tutto ma soprattutto di te, Sofia! Del tuo modo pessimo di fare da madre e di dimostrarti tanto padrona delle tue scelte quando non hai altro che insicurezze! Non voglio tutto questo! Non voglio lo schifo di mondo dentro cui tu vivi! Non voglio guardarti tutti i giorni, tutte le sere a queste ridicole cene e chiedere a me stessa "ti prego, fa che l'odio non mi tramuti così!".»

«Io sarei una pessima madre?» Sofia punta il dito affilato, sfoggiante ancora il bicchiere, contro il petto dell'altra, affondandolo come una lama. «Tu, piuttosto, sei una pessima moglie! Ti consideri tanto perfetta nel non voler abbandonare Diego? Complimenti, peccato che sia troppo facile! Tu, prima, eri la sua di moglie», l'altra mano della donna punta il dito verso la figura di Mattia, ancora in piedi di spalle alla scena, nascosto alla vista di tutti, «avevi un impegno con lui e non ti è importato niente di rispettarlo.»

«È malato.»

«Allora avresti dovuto curarlo!» Urla Sofia contro il suo viso, contro i presenti. Il silenzio cala, nessuno dice una sola parola finché non è Valeria a riprendere la propria voce.

«Non spettava a me farlo.»

Diego si solleva lentamente dalla sedia, recuperando il proprio posto, alle spalle di sua moglie, mentre lei ritrova il coraggio per dare vita a delle parole che ha sepolto dentro di se per troppo tempo.

«Mattia mi ha violentata, di notte, lungo il crinale di un fiume sette anni fa, assicurandosi che nessuno potesse sentirci. Mi ha preso mettendomi una mano intorno alla gola, arrivando quasi a strozzarmi. Non è stata la follia di un momento. Provava rabbia e aveva deciso di sfogarla in me. Puoi credere di non aver completamente sbagliato con lui e di aver cresciuto entrambi i tuoi figli nel migliore dei modi, ma quella notte Mattia mi ha violentata e se non fosse stato per Diego adesso non sarei altro che l'incarnazione dell'odio da sfogare contro tutti voi. Sì, puoi credere di non aver sbagliato se questo ti aiuta a nasconderti ma non puoi negarmi Diego dopo tutto il male che mi hai fatto. Odio quello che mi è successo ma più di tutti, mi rendo conto adesso, di odiare te e la donna che sei sempre stata. Tu non lo fai mai?»

Ormai suo marito ha raggiunto Valeria alle spalle e la sta posando una mano su un fianco, così da a avvicinarsi a lei. Sofia ha le lacrime agli occhi per quelle dure parole, per gli alcolici che le hanno indebolito il cuore, per l'espressione ferita con cui la fissa Diego e per l'immobilità di Mattia che è ancora di spalle.

«Mancano pochi minuti alla mezzanotte, ce ne vogliamo andare prima che scatti» afferma Diego, continuando ad accarezzare sua moglie con la punta delle dita, dandole forza, mentre fissa la propria madre negli occhi. «Lasciaci andare.»

La richiesta è molto semplice e non si riferisce solo a questo capodanno.
Sofia volge la testa di lato, chiudendo gli occhi mentre le lacrime le scivolano sulle guance e questo è il segnale atteso. Li lascia liberi di riprendere il controllo della propria vita.

Diego voleva quel consenso ed ora, avendolo ottenuto, prende per mano sua moglie e si avvia verso l'uscita, lanciando uno sguardo a Silvia e Claudio che l'istante dopo li imitano.

Le due coppie se ne vanno abbandonando Mattia e Sofia in uno schieramento ai lati opposti della stanza, senza guardarsi negli occhi.

Una volta raggiunto il giardino Silvia scoppia a ridere di pura allegria.

«Vale, sei stata una bomba! Come ti è presa di parlarle in quel modo? E quello che hai detto di Mattia poi... come sei riuscita a rivolgerti anche a lui così? Hai dimenticato la paura?»

Stanno correndo tutti e quattro a perdifiato lungo il crinale della proprietà, sorridenti e infreddoliti dalla temperatura invernale.
Non devono lasciar scoccare la mezzanotte, non devono perdere il momento.

Valeria alla sua amica non risponde ma fissa Diego che le sorride con una dolcezza unica. Non vede l'ora che scatti il nuovo giorno, che l'anno inizi, che si trovino abbracciati in uno solo.

«Silvia, Claudio, ci vediamo domani, proviamo a passare così da salutare i piccoli. Adesso dobbiamo andare a casa» afferma Diego, appena raggiunto il cancello d'ingresso e aprendolo in una protesta metallica.

«Sì, ci credo» commenta in un sorriso Claudio, illuminato dalla luna e dai fari della strada, presenti oltre la siepe posta a confine della casa, che gli proiettano sul viso ombre infinite di piccole foglie. «Siamo mai scappati così da qui? Dovremmo farlo più spesso. Correre in giù lungo il pendio da una scarica di adrenalina assurda!»

Diego gli sorride e lascia libero il passaggio agli Agnelli, senza mollare la presa della mano di Valeria.

«Allora direi di fare a corsa anche la discesa per il parcheggio, siete pronti?»

«Tu sei folle!» Commenta Silvia, ma è tardi. Il cancello si è chiuso dietro di loro e ora sono tutti schierati in fila.

«Mancano pochi minuti alla mezzanotte!» Riferisce Valeria, ridente come non era stata più da tempo.

«Allora veloci! Uno, due, tre... via!» Replica Diego e nell'istante stesso in cui le sue parole terminano le due coppie partono a correre, prive di fiato, così da raggiungere il parcheggio. Le loro risa si mescolano nel buio della notte, nei passi che sembrano non incontrare mai l'asfalto, in un'età che sono tornati a vestire e che li riempie di spensieratezza.

Valeria riesce a raggiungere per prima la loro auto e all'ultimo istante Diego la fa voltare verso di sé così da baciarla. I fuochi d'artificio scattano nello stesso attimo in cui le labbra si incontrano e la macchina arriva a premere contro la schiena di Valeria. Sono senza fiato ma a nessuno dei due importa. Il bacio continua e si fa lento e appassionato, si arricchisce delle loro mani, del bisogno con cui si desiderano e con cui i loro corpi cercano, strusciando l'uno sull'altro, richiamandosi in una febbre.

Quando Diego si allontana il suo respiro le accarezza la faccia, così come il suo sguardo sembra riscaldarla nonostante l'inverno gelido sopravviva intorno a loro.

«Buon anno, Valeria.»

«Buon anno, straniero.»

Il sorriso del marito diviene più luminoso del cielo rischiarato a giorno dalla polvere da sparo e in un solo istante capiscono quanto in una notte si siano donati.

-

Che la mezzanotte non passi. Che il cielo non smetta di lacrimare stelle filanti. Che l'odore nell'aria non cambi, mentre i botti di capodanno si mescolano al sapore del suo maschile profumo. Che il desiderio non si plachi. Che le mani non smettano di cercarsi. Che il corpo non si fonda e la mente non smetta di pretendere che ancora, ancora, tutto questo non finisca.

Sono solo istanti che il tempo si porta via, ma che almeno stanotte venga concessa una tregua perché il mondo rallenti la propria corsa. Non vi è altra supplica, come un desiderio, nella mente degli innamorati.

Entrano in casa in una conseguenza di gesti affrettati. Si toccano con le mani, si accarezzano con la bocca, si spogliano col pensiero e sperano di non smettere mai, perché l'amore è tanto bello da provocare dipendenza.

Vale e Diego lottano, ma la loro supplica è silenziosa come le parole che si bisbigliano in un orecchio, in una conseguenza di richieste spinte che fanno tremare i loro corpi.

Lei non resiste più e si spoglia, ricevendo l'istante dopo le mani di lui addosso mentre la accarezzano e la viziano con il loro contatto. Geme, gettando la testa all'indietro e tenta di resistere più tempo che può anche se lo desidera con tutta se stessa. Richiede il suo corpo, lo tocca, si toccano, mentre i corpi si intrecciano a pochi passi dall'entrata e in una differenza consistente di vestiario. Privatosi della sua bocca, anche Diego si spoglia e la esorta a retrocedere all'interno della stanza. Lei non capisce dove voglia arrivare al che spetta all'uomo esprimere i propri scopi.

«Ti voglio sul divano» le dice in un orecchio, ed il cuore di Valeria sale impazzito fino alle orecchie, facendo da tappo anche alla gola.

Completamente nuda, si avvicina al divano con il corpo di lui che la segue passo dopo passo. Manca poco ma la mano di lui si tende, afferra il suo braccio e le volta il corpo, portando in un attimo entrambi a distendersi lungo il tappeto del soggiorno.

«Scusa, non ho saputo resistere» replica, quasi come se non le avesse sconvolto i pensieri e il cuore. Ha potere su di lei ed ora ne è cosciente, sorride della sua sorpresa e parte a baciarle i seni, scendendo sempre di più lungo il suo corpo fino a terminare la discesa contro il sesso di lei. Parte a baciarla facendola tremare di pura debolezza, prima di rendere ancora più spinto il contatto unendo alla lingua le mani. Vale trema e lo stringe tra le cosce, affonda le dita nei suoi capelli ma è inutile fargli credere che desideri smettere.

Geme senza controllo, fino a sentire i sensi atrofizzati dal troppo piacere. Diego non la lascia in pace finché non sembra abbastanza pronta per accoglierlo senza provare dolore, senza poter ricordare gli sbagli compiuti la prima volta in cui si sono amati in quello stesso punto.

Si solleva da lei continuando a tenerla afferrata per le gambe. Gli piace da morire il suo corpo e il pallore della sua pelle nuda. Gli piace da morire quando il volto della donna sembra così distrutto dal piacere da far credere che non sia tollerabile ma ancora di più gli piace vedere l'istante in cui sono uniti.

Arcua i fianchi ad arte ed entra in lei, con una spinta precisa e perfetta, tanto profonda da farle roteare gli occhi. Vale grida e affonda le unghie nelle sua pelle, protestando affinché possa sdraiarsi di nuovo su di lei. Quando lo fa, i due si baciano ma è l'attesa di un solo istante prima che il corpo dell'uomo torni a spingere con impazienza.

Aveva ragione nel credere che sarebbe stato più intenso.
Il loro incontro è selvaggio e pieno di bisogno, ma più di ogni altra cosa è la rappresentazione di un'esigenza che non sanno più tenere a freno, guidata come è da qualcosa che hanno scoperto li sa tenere ancora più stretti, da questa notte.

Valeria affonda una mano nei capelli di lui e lo costringe a sollevare la testa così da fissarla. Vuole che la guardi negli occhi prima di riuscire a dirgli tutto.

«Ti amo» sussurra, su quel pavimento. Con il corpo dell'uomo nel suo ed il sudore che li riveste, riempiendoli di brividi freddi. «È questo che mi ha fatto capire Sanna, che ti amo dal primo istante in cui ti ho visto... e avevi ragione sulla vendetta e su tutto il resto, stanotte volevo solo te. Vorrò per sempre solo te.»

Diego afferra con una mano il suo viso, senza preoccuparsi più di apparire simile ad un violento quando la rivendica con questo bisogno, del tutto distrutto come è da ciò che lei gli ha appena detto e dal modo con cui si vogliono.

Riparte a spingere in fretta, cancellando con quelle spinte disperate tutto ciò che ha fatto loro del male.

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