44.L'arte della seduzione
30 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.
Le aveva scattato una fotografia. E poi un'altra. E poi un'altra ancora. Gliene aveva scattata una mentre facevano l'amore, facendola scoppiare a ridere e poi riempiendola di malizia all'idea di come sarebbe uscita. La seconda mentre era fuori in giardino, seminuda, a spostare le piante da sempre nella sua stanza ma che a lei, apparentemente, sembravano in uno stato sofferente e bisognoso di luce naturale diretta da diversi giorni ormai. La terza l'aveva scattata lei a lui, dicendogli che ne voleva una tutta per sé, così da averlo anche quando lui non c'era. Sarebbe stata "quasi meglio della collana". Gliel'aveva concesso.
Ora la quarta scatta nella chiusura dell'obiettivo mentre sono tornati in vasca insieme.
«Mi piace fare il bagno con te, lo riempi di bolle» commenta lei, riponendo la macchinetta a terra dopo essersi sporta di lato.
«Tu non lo fai mai?»
«Non mi do mai il tempo di aspettare.»
«Dovresti imparare, invece. La vita offre così pochi lussi che è consigliabile coglierli tutti.»
«E tu li cogli, non è vero?» Domanda, inclinando la testa all'indietro per vedere la sua faccia.
«Uno per uno.»
La bacia. Quasi le fanno male le labbra da tutti i baci che si sono scambiati. Ringrazia che sia rimasto superficiale.
Questo pensiero la riconnette a tutti i dolori che ha lungo il corpo e la conduce ad affondare sempre di più nella vasca, valutando attraverso piccoli spiragli di libertà dalle nuvole di sapone lo stato del proprio corpo senza che Diego possa accorgersene.
Con piacere nota che suo marito sta diventando più passionale nel rivendicarla e ricorda che anche lei non si è affatto risparmiata. Addirittura si era dimenticata di non sporgersi tanto in alto con i succhiotti ed era finita a lasciargliene uno al di sopra dell'ipotetico colletto di qualsiasi sua camicia. L'idea di vederlo tornare a lavoro con quel timbro le fa mordere un labbro.
«Questa deve essere davvero la pace dei sensi» lo avverte dire, il che la riporta alla realtà.
«È la nostra luna di miele, non lo ricordi?»
«È vero... dove ti sarebbe piaciuto andare?»
«In Bielorussia o nella Finlandia del nord.»
Diego scoppia a ridere pochi secondi dopo.
«Saremo morti dal freddo! Davvero la nostra luna di miele l'avresti passata con milioni di vestiti addosso, senza la voglia di spogliarsi?»
«Sono posti che mi piacciono, perché, tu dove saresti andato?»
«In Libia... in Australia, oppure nella California...»
«Giochi solo per opposti, nemmeno ti interessano.»
«Vale, se solo avessimo rispettato l'ordine di tutte le tappe e non fosse capitata la presenza di mio fratello nelle nostre vite allora ti giuro che ti avrei portato nel posto più caldo del mondo solo per vederti spogliare. Ti adoravo già allora, figurarsi adesso.»
Vale arrossisce e distoglie lo sguardo provocando la sua curiosità.
«Che cosa c'è?»
«Avevo capito male.»
«Che cosa avevi capito?»
«"Ti amavo già allora".»
È imbarazzata nel confessarlo, ma questo è ciò che ha sentito ed una parte di lei pare vantarsene.
«Vuoi che lo dica?» Sussurra lui, accarezzandole dolcemente la testa ed il declino di capelli.
«No, non devi.»
«Non devo cosa?»
«Essere costretto.»
«Pensi che sia questo?»
«Ti prego, non dirlo adesso.»
La serietà con cui sembrava poter condurre quelle domande personali scompare in un attimo dal cuore di Diego, sentendo la preoccupazione di sua moglie nel pronunciare una simile frase. Di colpo la avverte anche lui, dritta addosso, come se fossero connessi o i pensieri appartenessero ad uno solo di loro.
«Perché non adesso?»
I motivi sono molteplici ma il principale è dato dal fatto che Vale non ha capito cosa fare con Mattia, ed il pensiero di fare del male a quel fratello la riporta a un tradimento verso Diego. Prima d'ora le due cose non si erano mai mescolate e la riempie di sgomento il fatto che lo stiano facendo ora che il suo cuore si è arrogato il diritto di avere della pace. Si è indebolito.
«Siamo nudi, in una vasca» mormora, inclinando la testa di lato quasi a cercare una via di fuga. Diego lo capisce ma decide di non metterla alla prova e di far maturare il suo cuore quanto gli occorre per poter avanzare da solo secondo le proprie scelte.
«E credi che non sarebbe romantico?» La provoca però nel dire, lasciandole persino un lento bacio lungo la giugulare.
Che il cuore di lei cresca ma non si dimentichi mai che è lui che lo aspetta. Lo ha fatto per anni. Non scapperà di certo adesso dinanzi un'insicurezza.
«D'accordo, Vale... non qui.»
Sentendo il marito arrendersi su questa questione, che dichiarerebbe la totale scoperta delle loro carte, si rilassa visibilmente fino ad ammorbidire il profilo delle spalle.
«Però!» Commenta sarcastico lui, sentendola sciogliersi lungo il suo corpo. «Non credevo che fosse una questione tanto spinosa, devo preoccuparmi?»
Il piccolo sorriso che nasce sul viso di sua moglie mentre questa posa la testa all'indietro contro il suo torace, mantenendo gli occhi chiusi e il profilo delle labbra morbido, decorato da piccole gocce d'acqua che la illuminano come perle, lo rassicurano a sufficienza da ricambiare quel sorriso e continuare ad accarezzarle la testa.
Occorrono ormai pochi gesti per potersi comprendere. Un piccolo sorriso, una smorfia rilassata, una carezza. Interpretarsi sta divenendo facile per entrambi e concede loro di donarsi del tempo per parlare, per spiegarsi, non appena il cuore si mostra pronto.
Dopo quelle dolci parole infatti, mentre ancora mantiene gli occhi chiusi, Diego riesce a notare una sorta di dolore infrangersi nell'espressione di Valeria ma non le chiede niente, godendo della pace scaturita dallo scoprire di come sia disposta, da sola, a raccontarsi.
«Sento che il resto del mondo sta bussando alla porta di questa casa, ma non voglio ancora aprirgli.»
Lui non potrebbe essere più d'accordo. Accarezza la sua testa ripensando alle lacrime scaturite solo la notte precedente a seguito di quell'incubo su Mattia, mentre dormiva nel letto con lei.
«Questo è merito tuo, straniero, mi stai rendendo una donna reticente» alleggerisce il proprio tono lei, sbilanciandosi nel riacquistare il sorriso andato disperso per degli attimi.
«Di te si possono dire molte cose, ma non che ti stai mostrando reticente...»
Il languore smosso da quelle parole la porta a ruotarsi lentamente sul fianco e a distendersi lungo il corpo di lui come se stesse adagiata su uno scoglio. Riapre leggermente gli occhi nel corso dell'azione per poi finire ad accarezzare la sua guancia con i polpastrelli di una mano e con un leggero sorriso.
«Quanta energia hai ancora?»
«Vuoi fare di nuovo l'amore?» Risponde lui con un'altra domanda, prima di posare la testa all'indietro lungo il bordo della vasca e chiudere gli occhi. «Dammi ancora delle ore.»
Vale se la ride, godendo della sua stanchezza e dell'ironia, dopodiché gli posa un lento bacio sulle labbra che gli fa socchiudere gli occhi venendo colto da un'idea.
«Vuoi che faccia qualcosa per te?»
«Preferivo se la facevamo insieme» replica lei e così lui torna a chiudere gli occhi.
«Dammi delle ore.»
Vale ride e la sua ironia conduce a far dischiudere quelle furbesche iridi che si erano serrate in un piano mirato. Le piace davvero come la guarda. La fa sentire debole, una debolezza intenerita, e allo stesso tempo così forte nel credere di essere lei l'origine di ogni sua collaterale emozione.
Diego le piace davvero... le piace molto.
«Sai... le cose che non riesco a dire... non vuol dire che io non le pensi.»
Una frase totalmente piena di mistero, capace di far sorridere di dolcezza l'uomo che già era a conoscenza dell'importanza dei suoi silenzi.
«Lo so... ma vorrei davvero che tu me le dicessi, un giorno.»
La richiesta la riempie di nuovi pensieri che la portano ad accarezzare quel corpo amato, con una dolcezza e una lentezza tale da vestirlo di brividi, diversi da quelli generati dal semplice distacco con l'acqua calda.
«Sei romantico. E dolce. E gentile. E passionale. E mi tratti come la cosa più preziosa che hai... è questo quello che penso.»
Diego tace, fissandola negli occhi non appena i loro sguardi lo permettono. Poi la stringe appena più forte tra le braccia, parlandone in un dialogo silenzioso che stavolta è lei a voler scoprire.
«Tu a che cosa pensi?» Chiede, con un filo di voce, rotto dal timore.
Quasi mai, con lei, Diego risponde all'immediato. Si prende i suoi tempi per farlo come si conviene.
«Penso a quanto le persone ci abbiano visto distaccati, a quanta freddezza avessero creduto potesse esserci nel nostro matrimonio e a quanto abbiamo nascosto affinché la nostra vita insieme fosse, per la prima volta, qualcosa di privato... ma più di tutto sto pensando a quanto non ero stato, io per primo, in grado di vedere.»
Vale tace, attendendo con una leggera tachicardia parole dolci come il miele.
«Quella scatola, Vale... quello che hai conservato... non volevo svalutarlo ma solo ora lo capisco. Mi hai voluto vicino per un sacco di tempo. Pensavo di essere il solo a farlo. Non credevo mi volessi così.»
Nessuno dei loro conoscenti l'avrebbe creduto, perché Valeria è stata da sempre particolarmente brava a proteggere le sue cose e dopo la violenza avuta anche a mettere al sicuro il cuore. Non lo avrebbe aperto a chiunque, né l'avrebbe svenduto in una forma di resa, per cui quando ha deciso di farlo con Diego si è concessa totalmente e senza ritorno.
Il marito può ancora non vedere fino a dove sarebbe in grado di spingersi per lui anche se, a piccoli passi, Vale sta riuscendo a farglielo comprendere.
Lo vuole da morire. Non riesce a smettere di pensare ad ogni loro futuro contatto.
Parte a baciarlo in maniera lenta e distruttrice, avanzando la propria lingua in una carezza spinta contro la sua mentre le mani affondate nei suoi capelli bagnati regolano ogni inclinazione della sua testa affinché non perda il contatto.
Quanti baci si sono scambiati e quanto poco sembra che basti...
In un respiro rotto si separa dalla morbida bocca dell'uomo per finire con le labbra lungo il suo collo mentre con una mano accarezza il suo splendido torace con lentezza.
«Ti voglio eccome, sai?» Gli sussurra contro la giugulare e quelle parole lo portano a stringere gli occhi e sollevare la mano al fine di accarezzarle un seno. Lo soppesa nel proprio palmo, lo stringe, lo accarezza, ne pizzica il capezzolo e poi si dirige ad accarezzarle la schiena. Vale trema.
«Usciamo, ti stai riempiendo di brividi.»
«Non è il freddo. Sei tu.»
Diego sorride ma non smette di toccarla.
«È comunque tropo tempo che siamo qua dentro.»
«Mi stava piacendo la conversazione che stavamo avendo.»
Pareva stare per divenire qualsiasi altra cosa fuorché una conversazione la loro, ma Diego decide di stare al gioco con la docile resa che hanno gli innamorati nel non voler far battaglia al cuore.
«E come vorresti continuarla?»
«Dicendoti che potevi non credere ai sentimenti che vedi adesso ma che non puoi non esserti accorto, per tutti questi anni, di come mi rendessi debole. Sei sempre stato il mio tallone d'Achille, Diego. Se entravi tu in gioco perdevo ogni possibilità di vincere o di rimanere concentrata su ciò che stavo tentando di ottenere. Bastava che qualcuno ti nominasse e la mia attenzione veniva dirottata altrove.»
Quelle dita che la stavano facendo tremare si spostano contro la sua bocca, ad inturgidire le labbra.
«È così?»
«Sai che è così.»
«Potrei averlo saputo anche in passato.»
«Ed essertene approfittato.»
«Solo qualche volta, con troppa incertezza.» Queste confidenze rispetto al timore che hanno avuto la riempiono di tristezza e confusione, costringendola a ripercorrere ricordi passati. «Tu hai fatto lo stesso. Sedendoti su di me, nel mio ufficio e chiedendomi di licenziare Isabella.»
«Ho agito in quel modo solo per aver un contatto con te. Mi ero data una scusa per farlo, non sopportavo più di non toccarti. Solo la notte prima mi avevi regalato quell'abito ed eravamo usciti a bere in quel locale. Non riuscivo a staccarti più gli occhi di dosso. È stata una scusa ridicola ma ho avuto bisogno di averti per me.»
«È stato bellissimo e tremendo allo stesso tempo.»
«Per me ha solo significato essere in pace. Non credo che nessun altro, a parte noi, possa capire cosa c'è stato.»
Si accarezzano nel silenzio che segue una simile affermazione, cercando conforto nel corpo dell'amato. Studiandone la pelle, riscoprendo ogni più piccola caratteristica.
«Vale... usciamo. L'acqua è gelida e non fai altro che tremare.»
«Allora stringimi.»
A lei non importa di nient'altro per cui è lui a doversi curare del loro benessere. La stringe tra le braccia, lasciando che il suo corpo gli si serri attorno prima di sollevarsi dall'acqua continuando a tenerla stretta a sé, quasi non pesasse affatto essendo diventa un estensione del proprio corpo. Da sopra la sua spalla, sua moglie chiude gli occhi e continua ad accarezzargli la testa mentre assapora il suo profumo.
«Sei davvero testarda» le sussurra in un orecchio, accennando un piccolo sorriso nelle proprie parole.
«Disse l'uomo che l'ha avuta vinta...»
Con dolcezza deposita il corpo di lei a terra, assicurandosi con un'occhiata che Vale sappia accettare il distacco. Ne risulta intimorita. E infreddolita. E abbandonata. Si stringe con una mano l'altro braccio per poter reggere il distacco, senza però pronunciare una sola parola che possa far scaturire la natura di quella sofferenza.
Suo marito dall'alto mastica con gli occhi la sua nudità, non solo come pura esposizione ma come manifestazione di una debolezza troppo spesso mascherata.
«Vale» la richiama ed il cuore dell'uomo si infiamma in un istante vedendo le iridi scure di lei brillare nel sollevarsi verso di lui. Gli mostra un'espressione che è pura appartenenza, nella sua nudità rivestita da gocce di acqua gelida.
Si chiede come gli sia stato possibile negarsi lei per così tanto tempo. Nel frattempo Vale si domanda se smetterà mai di desiderarlo in questo modo. Che cosa succederà quando dovranno passare delle ore distanti? Soffriranno come cani, ecco cosa succederà. Valeria non è pronta al distacco ma tenta di abituarcisi. Per questo si allontana dalla stanza per prima, come se non le importasse. Lui la fissa uscire. Si allaccia l'accappatoio addosso e la segue passo dopo passo.
Sa cosa sta avvenendo nella mente di lei e vorrebbe non averne paura ma nel fissarla allontanarsi un profondo timore lo attanaglia e lo costringe a seguirla lungo il corridoio della casa, raggiungerla e stringerle una mano.
Valeria trema ancora quando lui la afferra, ma cessa per un istante non appena la accosta contro di sé e la esorta a retrocedere verso un muro della casa, prima di riprendere a baciarla.
Lo lascia fare, serrando con forza gli occhi per non svenire non appena lo percepisce accarezzarle lento la nuda coscia, risalendo fino all'origine dei fianchi.
«Sono già passate delle ore? Per fortuna» sospira lei, realmente sollevata, mantenendo gli occhi chiusi.
«Ti annoierai di me se continuiamo a fare l'amore.»
È a questa constatazione che Vale sgrana gli occhi come se stesse parlando a un estraneo.
«Non puoi crederlo davvero.»
«Dovremo astenerci per goderne a pieno.»
«Ci stiamo astenuti per tutta una vita!»
«Fidati, sarà ancora meglio.»
La rabbia la spinge a reagire. Si distacca dal marito e parte a camminare, completamente nuda, fino a camera loro lasciandosi l'uomo alle spalle. In silenzio, l'altro guarda a terra le orme bagnate lasciate dai piedi di lei fino a partire a seguirle come fossero briciole di pane lasciate a dipingere un sentiero.
Non appena le arriva vicino nota che i suoi movimenti sono repentini, secchi. Vale parte a cercare la biancheria intima e qualsiasi altro indumento le capiti sotto tiro per riuscire a rivestirsi ma la caparbietà si arresta nell'istante in cui sente l'accappatoio di lui cadere a terra e vede con la coda dell'occhio il corpo dell'altro tornare nudo.
Le mani le si fermano per qualche istante in aria, prima di poter fingere che quell'arresto non si sia trattato che di una svista. Il marito è alla ricerca di nuovi abiti puliti per cui si sforza di lasciar credere che possa interessarle lo stesso.
Non vuole certo essere la sola a desiderare l'altro con disperazione.
Se è il distacco che suo marito vuole lo otterrà... o almeno Vale si augura di essere in grado di offrirglielo.
Visti dall'esterno questi ragionamenti rappresentati da scatti nervosi e movimenti impettiti hanno un che di comico. Nel rivestirsi, Diego si perde ad osservarli e sorride di divertimento all'idea di esserne stato la causa. Un tempo avrebbe avuto paura di vederla reagire in un simile modo ma adesso, dopo tutto quello che si sono detti e consapevole che non la spinga altro che il desiderio di lui, ha a cuore solo il bisogno di vederla capitolare al suo comando.
Per cui si procura degli abiti, li veste e si assicura che anche lei possa fare lo stesso prima di avvicinarsi. Vale ha a malapena il tempo di chiudere il reggiseno prima di vedere i passi scalzi di lui farsi più vicini. Tutta la sicurezza scompare di colpo, lasciando trascinare via dalle mani che sono tornate lungo il suo corpo.
Diego riprende a baciarla afferrandola con una mano per il mento mentre con l'altra si tiene stretto ad un fianco per evitare di vederla fuggire, visto che Vale sta protestando. Niente di catartico ma la sua rabbia si manifesta in piccoli atti di ribellione capaci di dichiarare un'indipendenza, una caparbietà e un furore che la contraddistinguono ma purtroppo ad essi si aggiunge anche una nuova forma di schiavitù di cui Vale sembra volersi dimenticare.
Intravedendo un simile sentimento l'uomo sorride contro la sua bocca e questo la fa infuriare ancora di più. Si separa da lui con uno scatto deciso, riprendendo i propri vestiti da sopra il letto e sforzandosi di resistergli.
«Il sesso no ma baci del genere sì?» Domanda la donna per puro spirito di informazione e l'altro non esita a replicare con totale calma.
«Esattamente come è stato in sette anni di matrimonio.»
«Che cosa ridicola...»
«Ho un'altra proposta.»
«Fa che non sia assurda come quella dell'astinenza...»
«Abbiamo parlato tanto del nostro passato, di quello che non abbiamo capito e di ciò che ci siamo nascosti. Che ne diresti di parlare del presente?»
«Visto che a letto non ci vuoi tornare...»
«Partiamo da questo, allora» commenta prontamente lui, vestendo una maglietta, al di sopra a dei pantaloni sportivi, mentre le vede fare lo stesso. È calmo e rilassato, vuole capire cosa pensa, ma Valeria sembra a disagio mentre si allontana dal loro letto e si avvia verso la cucina, seguita dai suoi passi. «Abbiamo fatto l'amore un sacco di volte in queste ore, perché sei arrabbiata se chiedo una pausa?»
«Non sono arrabbiata.»
«No?»
«No. Ma la trovo una cosa ridicola.»
Diego sorride, rimanendo alle sue spalle una volta raggiunta la cucina. «Perché?»
«Perché se mi desiderassi davvero non mi chiederesti di smetterla.»
«Ma io ti desidero davvero.»
«Forse è questo il fatto, forse non lo fai quanto me.»
«Hai davvero paura di questo?... È bello.»
«No, per niente.» Vale si volta verso suo marito prendendo un profondo respiro prima di tornare a parlare. «Ascolta, non sto cercando di sminuire nulla, dico solo che siamo diversi. Hai imparato a conoscermi da appena due giorni e non mi riferisco a tutto quanto ma alla cattiveria che non avevi visto e che ti ha sconvolto. Io invece ti conosco da sempre e ho già avuto modo di capire cosa provassi per te.»
«Un po' superbo, non trovi? Credere di conoscermi tanto mentre non mi ero ancora aperto del tutto.»
«Diego... non nascondi niente di orribile, sei un uomo perfetto.»
«Felice che la pensi così ma sono lontano dalla perfezione.»
«Così come ero lontana io da qualsiasi altra cosa potessi aver pensato di me, prima di scoprire cosa avevo fatto con i tuoi nipoti.»
Diego riflette su queste parole, chinandosi in avanti ed intrappolando l'espressione intimorita ed il corpo pieno di esitazione, nonostante la sicurezza delle parole emesse, di sua moglie nella gabbia delle proprie braccia distese ad afferrare l'isola al centro della stanza. La fissa negli occhi tentando di interpretarla e cercando di vedere anche lui ciò che a quanto pare Sanna aveva capito e interpretato alla perfezione.
«E questo come si ripercuote su di noi, adesso?»
«Non si ripercuote, è un dato di fatto, io ci tengo di più. È la regola, in una relazione c'è sempre qualcuno che da di più e un altro che riceve» nel pronunciare simili parole, Vale abbassa gli occhi verso terra, evitando così di scontrarsi con lui. Glielo vieta. China la testa affinché possa tornare a guardarlo come si deve.
«Non è vero.»
«Perché insisti tanto? Non è una gara, voglio solo farti capire come la penso.»
«E io voglio farti capire che sbagli ma soprattutto che non hai niente di cui aver paura.» Indaga con gli occhi dentro la sua espressione falsamente distaccata, cercando le verità che cela. «Cosa è che temi, Vale? Eri così felice quando hai scoperto che sapevo tutto dei bambini e non sono scappato...»
«Ma non è finita, no?»
Vale risolleva lo sguardo verso il suo, interpretando un profondo silenzio riempito dalle parole che celano i suoi occhi.
«Questo dipende» mormora lui.
«Da che cosa? Da me?»
«Da ciò che adesso consideri più importante.»
Vale sbuffa di insofferenza, percependo per la prima volta la sensazione di essere intrappolata da quelle braccia ancora tese vicino ai suoi fianchi.
«Credi che la vendetta possa cancellarsi così, in un istante? Se lo credi davvero allora non mi hai ancora conosciuta.»
«No, Vale, credo in qualcos'altro. Credo che a quella vendetta avessi rinunciato già da tempo ma non te ne fossi ancora resa conto, aggrappandoti a lei così da riuscire a credere che fosse il solo motivo a trattenerti qui. La mia non è superbia... ma non è vero che non ti conosco.»
«Lo pensi sul serio? E quando ci avrei rinunciato? Quando mi hai baciata per la prima volta da soli? Quando abbiamo dormito insieme? E non sarebbe superbo?»
Diego continua a fissarla, mostrando il suo animo comprensivo, paziente, cauto, in una veste ancora più umana e piena di fragilità.
«Magari l'amore sa essere superbo.»
L'ha lasciata senza fiato ed incapace di poter rispondere prontamente per cui decide di utilizzare il suo silenzio per esplicare al meglio ciò che ha reso possibile il loro presente.
«Non facevi altro che chiedere della nostra fotografia nel mio studio. Ti aveva sconvolta perché per la prima volta ti avevo permesso di intravedere qualcosa di me... ma sai perché l'ho fatto?» Nel chiederglielo, Diego solleva una mano così da sfiorarle una guancia e permetterle di fuggire, se solo lo desiderasse. «Perché quel giorno, in quell'istante, quando senza saperlo ci hanno scattato quella foto, non ti eri sottratta dalla mia mano. Ti sei lasciata toccare in privato, capendo che almeno quella banale, innocente, stretta di mano sarebbe stata solo nostra, non è così?»
«Sai che ti voglio e che ti volevo.»
«Ma quel giorno è stato diverso perché per la prima volta ce lo siamo detti. Credi che non ti conosca... ma penso che tu abbia rinunciato alla vendetta proprio quel giorno.»
«Non avremo dovuto tenere il resto del mondo fuori?»
«No, se compromette anche noi.»
«Sarebbe bello se non lo facesse, vero?» Commenta lei, con un mezzo sorriso triste e tentando di sfuggire a quel tetro pensiero almeno con il corpo. Si sottrae alla presa della sua mano, senza che lui possa però darsi per vinto.
«Infatti non lo fa... ed è bello così.»
«Credi davvero che ci abbia rinunciato...»
«Ne sono certo.»
«Perché ora non abbiamo modo di verificarlo.»
«Il fatto che tu stia lottando per rimanere con me, mantenendo lontano il mondo esterno, non è già abbastanza?» Sua moglie non gli risponde per cui l'uomo continua a indagare. «Che cosa ti ha detto Sanna?»
«Sei arrogante.»
«Che ti ha detto?» Le chiede in un sussurro, accostando le labbra alle sue per riuscire a sfiorarsi in una carezza leggera. Vale chiude gli occhi, certa di non sapergli resistere.
«Non insistere, non voglio dirtelo adesso.»
«Ma ti ha fatto capire questo, non è vero?»
«Forse sei un terapeuta migliore di quanto sia stato lui.»
«Perché non vuoi dirmi cosa vi siete detti?»
«Perché non è ancora il momento per farlo.»
«Così come non è il momento per tornare a letto insieme.»
«Vuoi continuare davvero questa tortura?»
«Tu mi tormenti allo stesso modo, tenendoti per te i tuoi misteri.»
«Riguardano te.»
«E allora perché non dovrebbero essere condivisi?»
«Te l'ho detto... perché ti sei fatto troppo arrogante.»
In un mezzo sorriso l'uomo compie un leggero passo all'indietro, studiando il proprio avversario con un curiosità e un attenzione tale da far già intendere che ci sarà un solo superstite tra di loro.
«Sai... può essere interessante.»
«Diego Grimaldi, dimmi che non mi stai sfidando.»
«Vogliamo vivere il presente? D'accordo, facciamolo. Dico, adesso, che se mia moglie non intende parlare con me allora potrei trovare altri modi per convincerla a farlo.»
«Per esempio?»
Puro fuoco. Ecco cosa trasmette l'espressione prettamente maschile ed erotica che Vale si sente arrivare addosso a seguito della sua domanda. Diego si stringe nelle spalle, continuando a guardarla in quel modo capace di farle squagliare perfino gli organi interni.
«Chissà... magari potrei provare a sedurla.»
«Patetico credere che funzioni» commenta lei, allontanandosi a grandi passi da lui che osserva compiaciuto la ritirata in atto.
«Se lo credi davvero perché scappi?»
«Non sto scappando.»
«Allora cosa stai facendo?»
«Sto rifiutando la tua sfida ridicola e cercando qualcosa da fare, visto che non desideri tornare su quel letto se non per estorcermi delle verità.»
Trascorre appena il tempo perché lei riesca a raggiungere con pochi passi una delle finestre del soggiorno, guadagnarsi un po' di luce addosso e chiudere appena gli occhi prima di poter sentire la febbrile risposta dell'uomo.
«Preferisci accontentarci del divano?»
Una sferzata in pieno viso, ecco che cos'è. Dopo tutto quello che è successo su quei cuscini e a pochi centimetri da essi una domanda del genere è di una violenza inaudita. Vale sgrana gli occhi, avvertendo il cuore battere più veloce, all'impazzata.
«No» replica, ma è come se lui non l'avesse sentita. Le giunge alle spalle e si perde a respirare il suo profumo, arrivandole così vicino e al tempo stesso distante, non toccandola affatto, da rendere la loro improvvisa vicinanza qualcosa di insopportabile. Ancora più atroce non appena Vale avverte il suo fiato caldo sfiorarle l'orecchio.
«Rimaniamo in piedi, allora?»
L'immagine dei loro corpi uniti contro la parete dell'atrio le viola la mente come un virus caldo e distruttivo. La spinge a reagire, a sottrarsi in fretta dal pericolo che cela il suo uomo.
È così bello mentre gioca con lei e mentre la osserva andare via, rimanendo in piedi contro la finestra con entrambe le mani sepolte nelle tasche dei pantaloni della tuta, i piedi scalzi, la maglietta stropicciata, i capelli sconvolti, gli occhi luminosi.
Si sente uno straccio al suo confronto, essendo riuscita a malapena ad afferrare qualcosa di decente mentre lui già le faceva battaglia, avanzando tutte quelle stupide idee sull'astinenza forzata e su quelle ipotesi di vendetta. Degli sformati calzettoni grigi ai piedi, un paio di pantaloncini neri terminanti a metà coscia e una maglia grigia a maniche lunghe con tre bottoni sul seno, ecco tutto ciò che è riuscita a prendere. Sensuale nemmeno la metà di quanto appare lui nel suo look trasandato, si sente già sconfitta in partenza e arriva a maledire la propria abitudine di vestirsi senza attenzione dentro casa sua.
«Che cosa c'è?» Le domanda, dal momento che Vale pare essersi bloccata, a metà della stanza, per poter confrontare mentalmente la condizione di entrambi.
«Niente, perché?»
«Mi stavi guardando.»
«È vietato farlo, adesso?»
«No... ma vorrei sapere perché lo stessi facendo.»
Spazientita, Vale intreccia le braccia al petto e solleva un sopracciglio nel tentativo di sfidarlo come merita.
«Stavo solo pensando al perché tu volessi rimanere in piedi con me dopo aver buttato il mio invito a rimanere sessualmente attivi nel cestino, per cui, non trovando spiegazione, riflettevo su dove accomodarmi. Una delle sedie va più che bene.»
«Ti salvi da me, rimanendo accomodata ad una sedia?»
«Le sedie sono scomode.»
«Non quelle del mio ufficio.»
Un'altra immagine violenta di loro, seduti uno sull'altro, che le arriva dritta addosso. Diego sa giocare bene, forse troppo. Vorrebbe essere come lui.
«Possiamo partecipare entrambi a questo gioco.»
«Avanti, tesoro, non vedo l'ora.»
Non l'aveva mai chiamata tesoro. Vale deglutisce, Diego lo nota. Parte a camminare per il lato più corto della stanza, rimanendo parallelo a lei, accomodata a gambe incrociate ad uno sgabello della cucina, e passeggiando a piedi scalzi e braccia penzoloni mentre la fissa con un sorriso. Così bello, illuminato persino dal sole, che Vale si sente già sconfitta. Poche carte in mano da giocare e un pessimo aspetto. Fosse sempre perfetta come Isabella... scaccia via in fretta il pensiero.
«Penso che giochi sporco» mormora, distratta dai propri tristi pensieri.
«In che modo?»
«Usando nomignoli per esempio, o guardandomi in quel modo.»
Non smette di fissarla né di parlarle. «Come ti piacerebbe essere chiamata?»
«"Vale". Detto da te mi piace particolarmente.»
«Ma quello è il tuo nome» afferma lui, iniziando ad avvicinarsi pericolosamente a lei con passo lento.
Vale risale lenta con gli occhi, senza perdere un solo centimetro di quel corpo mentre le arriva più vicino. Attende che lo sia a sufficienza, tanto da poter scavallare le cosce e accoglierlo tra di esse, prima di riprendere a parlare. Tira appena il mento all'indietro mentre la schiena le rimane accostata contro la penisola della cucina.
«Non detto da te. Quando sei tu a dirlo significa molto di più.»
Rimane a fissarla dall'alto, con quegli occhi brillanti che si perdono a cercare nuovi significati all'interno dei suoi, mostrandosi al contempo bellissimi, sorpresi e inteneriti da ogni novità.
«Ma guardati... sembravi così innocente dinanzi la seduzione e ora si scopre che sai come parlare.»
«Ti senti sedotto?»
«Mai abbastanza.»
«Posso fare di meglio» riferisce lei, sollevando le mani e toccandolo all'altezza dei fianchi, lungo la pelle, al di sotto della maglia. «Posso fare di più.»
Ora è lui a sentirsi perso perché lo sguardo di sua moglie comunica molto, molto di più.
«Niente sesso» le ricorda.
«Perché?»
«Perché poi voglio che sia più intenso.»
«Lo è ogni volta che mi tocchi e che mi baci.»
«Vale... no.»
«Adesso ti approfitti anche del mio nome» rende noto, iniziando a sbottonarsi i pochi bottoni presenti sulla maglia, continuando a fissarlo negli occhi. «"Una cosa per me", si era pattuito questo, no?»
«Per come mi sento adesso diventerebbe presto "una cosa per noi".»
«Perché, come ti senti?»
Diego non fissa la sua pelle scoperta, non si concentra sulle sue mani ma solleva le dita e le tocca la bocca, accarezzandole le labbra.
«Già parte di te» le dice e Vale sente una profonda fitta al basso ventre.
Se ancora la sta sfidando, se davvero la sua mente è ancora connessa al suo corpo, allora Diego sta giocando davvero bene... ma Diego sembra essersi perso da che si è avvicinato a lei, quasi gli fosse bastato vederla a gambe incrociate, praticamente nude, sullo sgabello della loro cucina per dimenticare le regole.
«Diego, dico sul serio. Toccami.»
«Lo sto già facendo... sto tentando di sedurti e riuscirci è toccarti.»
«Ti prego...»
«Mi dirai quello che ti ha detto Sanna?»
«No...»
L'ennesimo rifiuto apre una crepa nella sicurezza di lui. Un'ombra cala sul suo viso e la luminosità del suo sguardo cala di diverse tonalità.
«Ho paura delle cose che non mi dici. Temo sempre che possano portarti via da me.»
«No, non hanno mai avuto questo potere... ma mi fanno paura lo stesso.»
«Di cos'altro puoi avere paura se non di qualcosa in grado di allontanarci?»
«Di qualcosa capace di renderci ancora più vicini» sussurra lei, senza più difese, senza più menzogne.
Diego le è ormai più vicino di un respiro. È in piedi tra le sue gambe, con due dita premute contro la sua bocca, il corpo inflesso in avanti, l'altra mano appoggiata al tavolo dietro di lei quasi che quell'appiglio possa essere l'unico a cui aggrapparsi se di colpo prendesse con violenza a baciarla. Un contatto fisico e mentale, il loro, da temere sul serio l'ipotesi che possa esserci ancora di più. Provano entrambi questa sensazione di impotenza e sopraffazione, del tutto normale difronte agli impulsi del cuore, regnare così forte da rendere persino il più lucido desiderio bisogno di appartenersi.
«Ormai più niente può allontanarmi da te, Diego. Più niente, tantomeno me stessa.»
Il suono della cornetta del telefono li raggiunge proprio al termine di questa frase. Non è la prima volta che ha suonato nel corso delle ore ma ora si è reso impossibile da ignorare. Valeria chiude gli occhi, soffocando dentro di se quel frastuono che continua fintanto da costringerla a tapparsi entrambe le orecchie con le mani in modo da annullarlo. Infiniti squilli e poi un silenzio sordo a cui Vale torna con incertezza.
Diego fissa dall'alto il suo fastidio, il suo improvviso distacco e la tenerezza cala in lui e nella sua voce.
«Lo credi sul serio?» Mormora piano, lasciando che l'attenzione della donna torni a lui e al suo stato d'animo.
«Perché non hai risposto?»
«Mi hai chiesto di tenere il mondo fuori da noi, ancora per un po'.»
«Ma due ore fa hai risposto, potevi farlo di nuovo.»
«Volevi che lo facessi?»
«So solo che tra pochi minuti quella cornetta tornerà a squillare. Mi chiedo come faccia quella donna a entrare all'interno di ogni mio momento felice con una simile violenza.»
L'attesa che segue questa frase è piena di tensione all'idea di sentire risuonare ancora una volta quel trillio capace di distruggere il cuore, la vicinanza, la seduzione nata tra di loro. Il mancato arrivo riempie però l'uomo del coraggio necessario per poter armare le proprie idee.
«Potremo essere noi ad usarla, stavolta.»
«Che cosa intendi?»
«Intendo dire, Vale, che questo gioco tra di noi può essere dimostrato, non ad altri ma solo a me. Dimostrami la donna che sei, se ho ragione o se ho torto nel credere che tu possa aver rinunciato alla tua vendetta molto tempo fa ma fallo spontaneamente, senza forzarti in ciò che provi. Non scapperei da te, ricordati questo, qualsiasi cosa tu possa sentire di fare, te lo prometto.»
Una nuova sfida ben peggiore della precedente che richiede una grossa dose di coraggio. Vale non è certa di esserne in grado ma non le viene dato il tempo per rifletterci sopra. Il telefono torna a suonare ed è con un solo sguardo che dedica all'uomo la concessione per fare ciò che ritiene più giusto, essendo il solo dei due ad essere in grado, anche se solo in minima parte, di ascoltare le mente oltre il cuore.
Se solo, Diego se lo promette, se solo sua moglie quella sera stessa si dimostrasse la donna che da sempre lui ritiene che sia allora quel piccolo pezzo di razionalità andrebbe perso per sempre, sconfitto da un emozione che esausta e finalmente vinta possa permettersi di lasciarsi andare ad una libertà che le spetta.
Se lo promette, mentre il cuore gli trema e la mano si solleva per afferrare quella cornetta.
«Pronto?»
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