42. Insieme

Potrebbe davvero abituarsi a girare senza vestiti con lui dentro la loro casa. L'asciugamano era stato abbandonato sulla soglia della camera da letto, quasi fosse vietato, varcata quella porta, indossare qualsiasi tipo di vestiario. Per questo ora si studiano come due animali in pieno periodo di cacciagione, sfidandosi nel vedere a chi per primo sarebbe toccata l'iniziale mossa.

Si erano parlati a cuore aperto, sono tornati nudi ed ecco interfacciarsi tra di loro di nuovo il bisogno come una voce sibilante, bassa ma strisciante così a lungo da non poter essere ignorata. Che cosa faranno? Non spetta che ai loro istinti scoprirlo e a loro stessi di lasciarsi andare.

Vale si avvicina alla scrivania della stanza, pronta ad avanzare una considerazione sulle fotografie del loro matrimonio che vi aveva ritrovato ancora racchiuse nella loro pellicola, ma non appena prova a rivolgersi nella sua direzione ecco che scopre di avere il marito alle proprie spalle, in attesa di un suo piccolo segnale.

Rimane senza fiato, bloccata nel vederlo tanto vicino a sé e così pronto, immobile, dinanzi a parole che non sembrano in grado di fuoriuscire.

«Scusami, troppo vicino? Rimedio subito» la prende in giro, retrocedendo di qualche passo con un impertinente sorriso sul volto.

Vale lo fissa sorridente ma si domanda quanto a lungo possa resistere con questa tensione tra di loro che sembra risalire drasticamente.
Scivola persino con lo sguardo lungo il suo corpo, giudicando da sola l'entità del danno che ha apportato e andandone fiera.

«Sembra che tu voglia starmi molto più vicino, piuttosto.»

Diego fa un sorriso spontaneo, quasi infantile a suo modo. Nemmeno tenta di mascherarlo, limitandosi a stringersi nelle spalle.

«Stai camminando nuda nella mia stanza, reagisco solo di conseguenza.»

Vale non può fare a meno di provare una dose di allegria e passione dinanzi a parole simili dette con una tale semplicità. Suo marito ha confessato le proprie emozioni spontaneamente, non vede perché lei non possa fare lo stesso.

«E' da te che è difficile staccare gli occhi, sai?»

«Credi davvero? Io preferisco te.»

Questo battibecco la diverte parecchio ma l'onestà le gratta il fondo della gola, costringendola a parlare.

«Ho immaginato per molto tempo come potessi essere... mi è mancato non poterti toccare.»

L'uomo si ferma al centro della stanza, fissandola con amore e aprendo appena le braccia.

«Sono tutto tuo.»

«Davvero?»

Glielo dimostra con facilità, andandole incontro. Fermatosi dinanzi a lei, la fissa in attesa della sua successiva mossa e l'altra non esita. Sollevando una mano sfiora una delle molte gocce d'acqua rimaste pendenti lungo il suo corpo statuario, privandola della vita per poter beneficiare del contatto con la sua pelle. Aveva notato da tempo l'elevata sopportazione di suo marito alle basse temperature ma ora, all'idea che il freddo della notte abbinato al ricordo della doccia calda possa dargli fastidio, solo per un attimo viene raggiunta dal desiderio di accostarsi a lui e tenerlo stretto. Riscaldarlo con il suo corpo e beneficiare della morbida frizione tra di loro ma poi quell'ipotesi viene sostituita da una ben più succulenta. Lasciarlo rabbrividire, vederlo vestirsi di pelle d'oca, le appare come un ipotesi più affascinante essendo avvinghiata all'idea di riscaldarlo poco a poco, con maestria puramente femminile. Sì, l'idea la strega al punto tale da rendere più leggera la pressione del proprio tocco, facendolo terminare in un piccolo graffio delle unghie, mentre suo marito dall'alto la osserva con la consapevolezza di chi sa che un piano è in atto.

«Conosci il mio corpo piuttosto bene, non posso dire lo stesso del tuo» sussurra lei, prima di sollevare lo sguardo e mostrare la propria spudoratezza senza mezzi termini. «Voglio scoprire cosa ti piace.»

«E come intendi farlo?» Domanda lui, solo per spirito di interazione. La lascerebbe libera di scegliere qualsiasi cosa desideri, parlare si è mostrato solo come un pretesto per mantenere il proprio controllo.

«Hai qualche suggerimento?»

«Direi che preferisco premiare l'inventiva.»

«Lo sapevo» se la ride lei, abbassando gli occhi a terra in un mezzo sorriso e suscitando l'interesse del marito.

«Che cosa sapevi?»

«Sei pungente» replica, rialzando lo sguardo per dimostrare tutta l'ironia. Nel frattempo con le unghie continua a sfiorarlo, lasciando un segnaletico percorso di linee rosse lungo la pelle. «Le persone che tendono a rimanere nei propri spazi tendono anche ad essere più irriverenti mentre si aprono con qualcuno.»

«E tu non sei solo qualcuno, sei mia moglie.»

«Mi è sempre piaciuto esserlo. Amo sentirtelo dire» confessa lei, arrivando al suo braccio sinistro e discendendo lungo la mano. Si sofferma sul dito che ospita la fede oro, accarezzando lievemente il metallo. «E mi piace particolarmente quando mi tocchi con questo dito...»

«Solo con quello?»

Diego si libera dolcemente dalla sua stretta, facendo sorvolare la mano solo per un attimo contro il capezzolo eretto di un seno, assicurandosi che la fede possa sfiorarlo. Vale trema.

«No... non solo con quello, ma mi piace vedertelo fare.»

«Allora deve farti impazzire una cosa del genere» replica lui, scivolando con destrezza la mano lungo il suo corpo e avvicinandosi al monte di Venere.
Vale gliela blocca in un sorriso, sapendo a cosa stesse puntando.

«No.»

«No?»

«Non è il mio di corpo a dover essere toccato. Il fatto che tu sia bravo è una cosa piuttosto ovvia.»

«Dici sul serio?»

«Voglio darti piacere e dopo voglio dormire con te, prima di ricominciare.»

«A una frase del genere non so come replicare.»

«Per fortuna, allora, che la tua ironia certe volte mi risparmia.»

«Sono promessi anche i baci in un delirio del genere? Vorrei davvero essere baciato, adesso.»

Valeria si accosta a lui con un sorriso talmente astuto che lascia presagire il peccato della frase seguente quella piccola azione.

«Dove?» Gli domanda. Diego si sforza di non sorridere e fissa il soffitto, fallendo miseramente nel celare la gioia scaturita da quella dolce intimità.
Si parlano come se fossero amanti da decenni e non solo da poche ore.

Vale sfrutta il suo piccolo momento di distrazione per sporgersi e baciarlo.

Con il seno struscia contro il suo petto mentre la lingua calda si appiattisce contro la sua bocca. A Diego non sfugge una mossa del genere e torna a spiare verso il basso i piccoli capezzoli che appuntiti gli premono contro, prima di separare tra loro le labbra e lasciare che lei possa farvi incursione.

Riscaldarlo poco a poco, ci sta riuscendo bene.
Ogni minuto che passa riceve in cambio il suo abbandono, assieme alle piccole gocce d'acqua che scorrono da un corpo all'altro concludendosi nel declino di una lunga scia simile alla coda di una cometa.

Diego inclina la testa, la bacia a suo modo, vuole sentirsi ricambiato. In fondo è lui a dover mettere in chiaro cosa gli piace e la bocca di sua moglie è una meta che non può escludere. Lo fa con passione e lentezza perché vuole godere del sapore di lei e del calore che emana, quasi si fosse incarnata nella fiamma viva del suo sogno. Una fiamma che riscalda ma non fa male perché gli ha chiesto di fidarsi di lei e di limitarsi ad amarla.

Non appena si distacca, l'allontanamento è pungente. Niente più lo riscalda se non in certi momenti. Se non quando sua moglie parte a baciare con lentezza il declino del suo collo,  soffermandosi con le labbra sulla ritmica pulsione dell'arteria.

«Questo sai già che mi piace» sussurra, provocandole un piccolo sorriso che però non comporta nessun allontanamento.

«Sai perché ti ho sempre accarezzato il collo, prima di baciarti?» Gli domanda, replicando con lentezza quel gesto e facendogli chiudere gli occhi.

«Perché ti ho toccato nello stesso modo un giorno, nella villa dei miei genitori.»

Non se lo aspettava. Credeva che Diego non ricordasse quell'episodio, ma farlo è così tanto da lui che la sorpresa se ne va via molto presto.

«E questa è la cosa che mi piace di noi, che ci capiamo senza dover necessariamente parlare. Spero che valga per tutto.»

«Credi che sia così?» Le domanda, gettando appena la testa all'indietro dandole modo di continuare a baciarlo come più desidera.

«Ne sono certa, altrimenti uno dei due se ne sarebbe già andato da tempo.»

All'idea di vederla partire e allontanarsi per sempre, Diego tace chiudendosi in un mutismo riflessivo. Quale assenza di coraggio, la sua. Si dichiarava pronto a divorziare da lei e lasciarla libera quando anche solo il pensiero di vederla partire gli stringe la bocca dello stomaco con un nodo scorsoio tanto stretto da fargli risalire la bile. No, non sa rinunciare. Specie ora che conosce il contatto di quella bocca addosso. Specie dopo che quella bocca decide di riprendersi i propri spazi...

Appoggiandosi con le anche alla scrivania, Vale si china verso il suo torace per lasciare un morso sul profilo di un pettorale. Vi si attarda, gusta il sapore della sua pelle con la lingua e poi conclude il contatto con un debole schiocco, prima di ammirare la propria bravura. Le piace lasciargli segni addosso, evidenziano il suo passaggio e vorrebbe che anche lui si imprimesse a fuoco, così che il proprio riflesso nello specchio le possa testimoniare quanto non sia un'illusione.

La cosa sembra piacere anche a lui. Il suo corpo è cambiato, si è fatto più eccitato ed è posandogli dolcemente entrambe le mani lungo la schiena che Vale lo attrae tra le sue gambe. Continua ad accarezzare il profilo scavato della sua colonna sorprendendosi di quanto le piaccia accarezzarne i muscoli e lasciare libere le mani di percorrerne i tracciati. Non riesce a trovare una sola cosa di lui che non le piaccia. Quella schiena le da sicurezza, la protegge. Le sue gambe, lunghe e snelle, le donando stabilità. Il sesso, pura passione. Le mani, solo calore. La bocca, l'umidità del contatto. Gli occhi, la purezza dell'anima. Come si può amare in questo modo e credere di non essere notati? Ha trascorso intere notti in bianco, passate avvinghiata a lui, per assicurarsi di non perdersi niente del suo corpo.

Quanto lo aveva spiato, bramato, toccato... suo marito può non rendersene conto, ma ora è finalmente il momento di dimostrarglielo. Non deve scambiarla per una di quelle ragazzette che non sa prendersi quello che desidera. Vale si sa emozionare, ma continua ad avere anche abbastanza grinta da decidere da sola ciò che vuole dalla vita. E vuole lui da troppo tempo per continuare a negarselo.

Creando una piccola risalita dalle fossette di Venere, scoperte come un tesoro al termine della schiena del marito, le dita di Vale compiono un piccolo semiarco capace di tingere la curvatura dei fianchi in una scia trasparente e concludere il tratto fino al bassoventre in tensione dell'uomo. Si attarda sulle vene in sporgenza, poi sulla muscolatura interna delle cosce, prima di partire a toccarlo con delicatezza lungo il sesso, dalla base alla punta.

Si attarda nelle zone in cui sembra piacergli maggiormente, come sulla punta del prepuzio o lungo la vena centrale del membro, lungo i testicoli o appena al di sotto della cappella. Valeria lo ama con tutto il desiderio possibile, comunicando ancora una volta silenziosamente un emozione che non sa parlare ma che Diego accoglie in ogni ansito che produce, in ogni lieve piegamento della fronte, in ogni sguardo che le dedica.

Vuole essere baciato. Vale lo bacia, mentre lo ama. Lascia vivo ogni contatto prima di capire che la lubrificazione può rendere tutto ancora più piacevole e che lei è già umida abbastanza da permetterlo. Allontana le mani e attrae suo marito a sé, permettendo ai loro corpi di strusciare l'uno sull'altro e stuzzicarsi mettendo alla prova il loro limite.

Diego inclina i fianchi e geme mentre si struscia contro la sua vulva aperta, calda quanto la bocca che sfiora ad ogni respiro perché ormai Vale ha gli occhi chiusi, la testa gettata indietro e le unghie a trafiggere le sue spalle mentre si lascia trascinare da quello sfregamento che sta diventando delirio. L'uomo vuole di più, tenta di averlo inclinando i fianchi quanto basta a spingersi dentro di lei ma lei recependolo lo allontana, certa che una mossa del genere li condurrebbe a non smettere finché di loro non rimane che sudore.

«No» sussurra sulla sua bocca, tremando come lui dinanzi il pensiero di quell'apoteosi negata. Si afferra con le mani al suo volto, trattenendolo contro di sé il più possibile per respirare dalla sua bocca. «Ti voglio seduto sul letto» gli confessa, lasciandolo libero dalla presa dei propri palmi e garantendosi così la visione del suo sorriso.

«Acconsento a tutto quello che vuoi, ma sappi che ogni cosa ti ritornerà indietro» promette l'uomo, in una sensualità che la porta a rabbrividire.

«Puoi fare quello che desideri di me, ne sei già consapevole. Adesso siediti.»

«Ti piace dare ordini? La cosa si fa eccitante.»

Sa che suo marito la sta prendendo in giro, non volendo giochi di ruolo. Hanno fatto l'amore poche volte eppure non c'è mai stata imposizione, mai differenza tra loro né bisogno di possesso: suo marito vuole una complice e lei un alleato. Si è sentita per così tanto tempo da sola che riscoprirlo in lui le fa volare il cuore. Avrebbe preferito sapere di poterci contare anche alla morte di sua madre.

«A che cosa pensi?» Le domanda, sedendo come gli è stato ordinato e lasciando le gambe al di fuori del letto. La mano all'indietro, contro il materasso, per potersi sorreggere.

Vale si stringe nelle spalle. Nessun pentimento. Se non avesse sentito che sapore avesse perderlo allora è probabile che nemmeno avrebbe lottato per averlo. Lo aveva dato per scontato i primi anni del loro matrimonio, quasi che quell'anello garantisse, oltre la costrizione, anche l'imposizione di qualcosa di indissolubile. Il primo tradimento è stato uno schiaffo in faccia, l'ennesima prova che non aveva lottato abbastanza per un rapporto a cui aveva appena pensato. L'emblema delle conseguenze che le accorrevano contro e che Diego non ha mai fermato, non essendo suo dovere.

Può rimproverare solo la testardaggine nell'esserselo negato. Avrebbero fatto l'amore più a lungo, si sarebbe sentita donna, una vera donna, solo sotto le sue mani.

«A niente di importante, ormai è passato» replica, godendo quindi della visione del suo corpo al di sopra delle coperte. Sorride con dolcezza, assaporando quella vista. «Mi piaci davvero, sai?»

Lo ha detto con un'intonazione macchiata d'ironia, quasi che una simile frase potesse essere attribuibile solo all'aspetto fisico quando sanno entrambi che non è solo questo. Diego rimane serio, non sa esprimersi, quella frase gli rimbomba dentro. Valeria è trafitta dall'imbarazzo ma ha anche il batticuore. Prega che lui non le chieda niente, che non dica niente, che ancora non affronti quelle parole in grado di arrestarle il battito e lui non lo fa. Se le seppellisce dentro, ancora per poco, per poi tendere la mano verso di lei ed invitarla ad afferrarla.

Quando riprendono a baciarsi sono ad altezze differenti e la luce del comodino accesa nella stanza li illumina di lato, rischiarando parzialmente le loro ombre. Le labbra hanno imparato a conoscersi, si muovono con maestrina avendo appreso come curare e mettere a tacere pensieri che possono essere prologati. Valeria si distacca con fatica, non avendo affatto il desiderio di farlo ma consolandosi all'idea di stare per riprendere il controllo.

Tocca il suo uomo, lo bacia lungo l'epidermide e poi discende lentamente tra le sue gambe, dove sa che la vuole. Ogni pensiero di Diego viene lanciato oltre la finestra; non vede che sua moglie, in ginocchio tra le sue gambe, come un punto nero di inchiostro che si dilava lungo la nudezza dei suoi seni, arrivando i capelli a sfiorare fino al bacino, assieme ai suoi occhi scuri che gli ritornano addosso non appena riprende a farlo impazzire.

Non riesce a fissarla a lungo, la passione lo costringe a serrare gli occhi e ad affondare una mano nei suoi capelli per intrappolare in un pugno alcune ciocche. Quella bocca sale, scende, si attarda dove vuole. Alterna il tocco delle labbra a quello della lingua e dilunga l'agonia, fino a renderla straziante. Quando le palpebre si riaprono alla ricerca di una supplica, quello che Diego vede è il loro riflesso nello specchio apposto in direzione di un angolo del letto.

Occorre solo un attimo per farlo perdere nella visione del corpo nudo di sua moglie, nell'estranea osservazione del movimento ritmico della sua testa, nel colore della sua pelle nuda, paragonabile ad uno spicchio di luna. Solo un attimo per capire pienamente a cosa ha rinunciato per un sacco di tempo.

La lascia ancora libera di decidere la velocità, di scoprire se quei punti raggiunti con le dita sono gli stessi picchi di delirio che può ottenere dalla sua bocca. Lo sono, se pure quelle labbra gli trasmettono una carica esorbitante di maggiore lussuria, cosa che fa capire a sua moglie quanto adori che lei lo vizi in quel modo. Le permette di scoprire tutto questo, di lasciarlo raggiungere il delirio prima di costringerla, appena poco prima, a rialzare le ginocchia dal pavimento e rimettersi in piedi, così da accomodarsi su di lui.

«Credo che tu ti sia divertita abbastanza e che sia il tempo, adesso, della mia richiesta» afferma con sicurezza, consentendole di prendere posto, cavalcioni, sul suo corpo. Osserva per un solo istante il sesso di lei premuto contro il suo basso ventre, percependo il calore che trasmette, per poi spostare lo sguardo sulle labbra rosse e umide delle attenzioni che gli aveva riservato, come lo sono gli occhi che luminosi lo osservano. Sua moglie è più bella di qualsiasi creatura divina ma come con una di esse gli pare quasi impossibile averla.

«Un giorno, Antonio mi ha detto che sei brava a scopare. Dimostramelo. Fai ciò che vuoi, ma parti in questo modo.»

«Sei ancora geloso di Antonio?» Indaga lei, prendendo posizione e discendendo lungo il suo corpo, fino all'altezza che occorre per renderli uniti. Diego spia ogni sua mossa.

«Consideralo un pretesto.»

«Non hai bisogno di pretesti.»

«Allora considera che io lo sia, fin tanto che non sarò certo di averti fatta completamente mia.»

"Ma lo sono già", è quello che Valeria pensa mentre affonda su di lui, ricevendo la durezza del suo corpo eccitato dentro. Diego chiude per un istante gli occhi e si afferra ai suoi fianchi, aprendo appena le labbra per dare aria all'agonia.

Non ha mai goduto tanto come nel vederla a cavallo del suo corpo. Anche a lei non dispiace, affatto, perché Antonio aveva ragione; è piuttosto brava nel fare l'amore, e pensare di farlo con Diego...

Ruota veloce i fianchi, a dimostrarlo. Diego riceve contro quella mossa, arrivando tramortito ad assorbirla. Prova a respirare ma in un attimo sua moglie ripete il gesto, dando poi una ritmica a quella danza. E' veloce, sa come muoversi e non pare affatto stanca. L'ipnosi del suo ventre, la rotazione dei fianchi, rappresentano l'incarnazione di una femminilità che non desidera più avere alcun controllo.

Diego riceve quel bisogno addosso, ascolta il corpo di sua moglie come se fosse il proprio e finisce per annullarsi in quei movimenti sempre più profondi, perfetti, intensi.
Geme l'agonia e il suono rende folle Vale al punto da farle sgranare gli occhi: vuole sentirlo ancora, vuole che suo marito la desideri come ha sempre sperato che facesse.

Gli graffia il petto. Lui non ha più la lucidità per fermarsi, se lo era impedito, ma di colpo affonda la sua stretta al punto da lasciare anche lui il suo segno. Non voleva, aveva cercato di essere cauto, ma sua moglie lo sta facendo uscire fuori di testa al punto tale da non potersi permettere di dettare alcuna regola al proprio corpo.

«Durerò poco se continui così» le dice con voce rotta, mentre lei gode del suo abbandono continuando a spingere dall'alto verso il basso in un moto continuo.

«Non mi importa quanto dura, lo voglio» gli risponde, attirandosi il suo sguardo addosso e tutta la passione che l'uomo è in grado di donarle. «Ho bisogno di sapere che ti piace.»

«Mi piaci più di qualsiasi cosa, Vale.»

«Mi fai sentire amata.»

«Lo sei.»

«Chiamami ancora.»

«Valeria... Vale. Ti voglio più di ogni cosa» sussurra lui e disperata la donna si distende lungo il suo corpo, cercando un bacio che ottiene in meno di un attimo. Si cercano nel bisogno, si trovano nel desiderio e si rincorrono lungo le labbra che scivolano e si agguantano allo stesso ritmo dei loro corpi.

Diego la stringe a sè. I suoi polpastrelli premono quasi a voler cercare nella sua carne. Vale si lascia stringere, indifferente da quale forza eserciti l'uomo mentre la desidera tanto. Indifferente dal fatto di non dover essere d'un tratto più solo lei a dover dimostrare qualcosa ma entrambi: sollevandosi a sedere, Diego la tiene stretta al proprio corpo consentendole di fare movimenti ancora più profondi e ravvicinati ed è una mossa intima, che li porta ancora più a contatto.

Leva il loro fiato, ma tanto è sufficiente a farli sentire vivi.

«Non mi basti mai, Vale. Persino adesso che ti ho. Non mi basti, come se non riuscissi ad averti.»

La cosa la impaurisce, credendo di essere protetta nel suo palmo ma tenta di farsi forza, prova ad aggrapparsi alle dita di quella mano.

«Invece sono qui, non voglio andare da nessun'altra parte. Voglio che restiamo insieme, te lo giuro. Non ho mai desiderato niente così tanto.»

Una frase piena di disperazione che si tinge del bisogno di una simile scena, fino a riuscire a rasserenarlo. Può credere di non averla del tutto ma ora sua moglie è tra le sue braccia e non vorrebbe essere altrove. Spinge per essere un solo corpo e tenta, in tutti i modi, di far si che anche lui possa sentirlo. Che la sua mente si ostini ad essere reticente quanto vuole, il cuore non può negare i fatti!

Per un solo attimo, per un solo momento bloccato nel tempo, Diego avverte la loro unione, il modo con cui disperati si stanno amando e con cui si stanno rivelando frammenti di cuore, nelle proprie insicurezze e fragilità, che fino ad ora avevano nascosto e capisce di non aver mai voluto altro.

Sono insieme mentre i loro corpi cedono, gridando catartici l'improvvisa, ancestrale sensazione di completezza. Insieme mentre si stringono con forza e crollano esausti sul materasso. Insieme nella decrescenza dei battiti.

Insieme. Quasi non ci aveva più sperato.

-

Le paure della notte si stemperano in una camera condivisa. Non c'è più alcun timore mentre si osserva la nudità, avendola già veduta e assaporata. Resta solo la pace e un silenzio tale da indicare che ciò che è stato rivelato nelle ore precedenti può essere appreso come la sola verità in grado di essere espressa indipendentemente da tutte le ritorsioni e la reticenza degli anni.

«Ho una cosa per te» sussurra Valeria, voltando appena la testa in direzione di Diego. Lui le stava sfiorando la schiena, beandosi della morbidezza della sua pelle mentre il suo corpo era rivolto verso l'armadio.

Non dice una sola parola e le permette di sollevarsi dal letto, vedendola, con sorpresa, recuperare qualcosa tra i vestiti.

«Due, per la verità» la avverte mormorare, prima che possa voltarsi e mostrargli il bianco pullover di quella notte pendente dalle sua mani.

Diego rimane disteso con la schiena contro i cuscini del letto ad osservarla mentre è proprietaria dell'oggetto che per molti anni è stata la rivelazione del loro peccato.

La reticenza che accompagna ogni gesto di lei lo riempie di curiosità, come l'improvvisa timidezza che sembra sfoggiare poco prima di parlare, nonostante tutto quello che avevano condiviso nelle ore precedenti.

«Sanna mi ha fatto capire molte cose di me e di noi, ed una di queste è il fatto che riuscissi a parlare di te in maniera differente rispetto a qualsiasi personaggio della mia vita. Dichiaravo di possedere un controllo che non avevo se si parlava di te e questo mi ha fatto capire come tu sia stato da sempre differente, ai miei occhi. Non eri il tuo aspetto, il tuo cognome, la tua storia. Eri tu. Solo tu, da sempre. E contro di te non ho mai avuto armi.»

Lentamente, Vale gli porge il pullover, lasciando che sia lui a rivelarne l'apertura.

«Ho fatto una cosa, spero che non ti arrabbierai...»

Incuriosito dalla novità, Diego distende con calma le braccia ed apre, dinanzi a sé, il maglione bianco come se fosse una mappa geografica in cui geolocalizzare un tesoro. Ed infatti eccola lì la sua croce rossa ad evidenziare l'unicità. Con l'eccezione che non si tratta di una croce ma di un disegno geometrico che lentamente tende a disfarsi. L'arte Temari che si diluisce dal centro del suo cuore al termine del pettorale, quasi fosse stata distrutta nell'essere tirata via dalla sua razionalità.

L'uomo fissa quel disegno cucito ad ago e filo rosso sul suo maglione con una certa fierezza, certo di essere lui il motivo di un tale sfracello. Riuscire a distruggere la razionalità di sua moglie pareva un'impresa impossibile, ma a quanto pare ce l'aveva fatta e la cosa lo riempie d'orgoglio.

«Quale è la seconda sorpresa?» Domanda con la stessa allegria di un bambino abituatosi in fretta a ricevere dei doni.

La sua allegria è contagiosa ma Valeria sfoggia ancora una sorta di timore. Con diffidenza apre il primo scompartimento del comodino presente a sinistra del letto, quello a lei più vicino, estraendone dal fondo una busta che si tinge di ocra al di sotto del riflesso della lampada gialla sovrastante.

Vale ticchetta gli indici sulla carta ancora chiusa, guardando con timore suo marito mentre la tiene stretta al petto.

«Questa è una cosa che mi sono sentita di fare, ma non ti vincola a niente. Non hai nessun obbligo. Non vorrei che tu la vedessi come un imposizione o qualcosa del genere...»

«Che cosa c'è in quella busta, Vale?» Domanda l'uomo, sollevandosi a sedere e lasciando scivolare verso il basso il lenzuolo che tentava di coprire la sua nudità dal freddo della stanza. Riesce a rendersi vicino a lei e a sorriderle dolcemente, mentre si procura di afferrare la busta.

Nota subito la leggerezza del contenuto all'interno e se ne sorprende, mettendoci più impegno tentando di decifrarla con lo sguardo e con entrambe le mani, ora impegnate ad aprirla.

Nel corso dell'operazione sua moglie continua a guardarlo in preda all'ansia ed in qualche modo la cosa si rispecchia anche su di lui, fin tanto che non ruota il biglietto contenuto all'interno e lo porta agli occhi, leggendone la dicitura.

«Te l'ho detto, non voglio costringerti a niente. Mi va bene restare, così come partire, ma ho fatto lo stesso regalo a Gaia quando in verità volevo solo che noi-.»

È un biglietto per Palermo. Sua moglie gli ha fatto un biglietto aereo, invitandolo in una nuova vita. Ricorda come si era sentito nel vedere solo il biglietto di Gaia e quello di sua moglie. Ricorda il malessere che aveva provato ma ora è del tutto scomparso. Quando Diego solleva di nuovo gli occhi questi risultano lucidi ma non di pianto: la gioia ne dipinge la brillantezza ed il sorriso sottostante li rende ancora più belli e irraggiungibili mentre sua moglie continua a parlare.

Diego non la ascolta e la avvicina alla propria bocca. La bacia, mettendo a tacere tutto perché niente è più così importante come quello che si sono appena donati. Fino ad ora era sempre stato lui a proporre un'alternativa alla loro vita, non aveva potuto sperare di meglio, ma ora Valeria ha fatto lo stesso, anticipando un ipotesi che era rimasta solo un sogno, per cui tenta di trasmettere tutto ciò che prova baciandola. Può non essere abbastanza, lo capisce. Scostandosi da lei posa la fronte contro la sua continuando a sorridere e poi pronuncia delle parole, molto lente, che cancellano del tutto il timore di lei.

«Pensavo che non me lo avresti mai chiesto.»

Anche Valeria adesso sorride e vorrebbe urlare di gioia perché non desidera altro che scappare dal Piemonte con lui. La loro via di fuga è lì, in un biglietto aereo. Non ha pensato a Mattia, non ha pensato a niente quando l'ha comprato ma solo a quello che vuole vivere con Diego, anche se non sa bene quando. Non ha idea di dove dimorino i suoi piani di vendetta né che fine abbiano fatto: a loro ha ben impedito di entrare con Diego all'interno di quella stanza. Non c'è altro posto che per loro due nella loro casa, nient'altro è concesso. Questo è quello a cui pensa, rimandando fino all'inevitabile il momento con cui si dovrà scontrare con ciò che è rimasto della sua vita. Ora altro non resta che la speranza di poterla vivere insieme, un giorno, e la gioia, l'amore, con cui suo marito la guarda, continuando a premere la sua fronte contro la propria.

-

Distesi lungo il letto che per ore li ha ospitati, sono fianco a fianco a fissare il soffitto e le dita dell'uomo con cui lei sta giocando. Accarezza l'anulare, le piace la fede, la ruota per alcuni istanti prima di tornare al centro del palmo e risalire lungo un altro dito.

«Io e le ragazze facevamo sempre un gioco con le mani, queste erano le vie... non ricordo più come faceva.»

La memoria le si è offuscata dalla stanchezza, o magari a contribuire alla dimenticanza sono subentrati gli anni di lontananza dalle sorelle. Fatto sta che Valeria rinuncia a ripercorrere quell'idea, limitandosi ad accarezzare la mano con cui lui, per molto tempo, aveva continuato a toccarla.

«Che genere di vie erano?»

«Una ricordo che fosse del pericolo, le altre non lo so proprio. Clara sceglieva sempre la peggiore.»

«Il ricordo delle tue sorelle e di vecchie strade mi rammenta il nostro primo incontro... eri davvero bella, quel giorno.»

La dolcezza con cui suo marito le sta parlando la spingono a volgere la testa di lato, in modo da fissarlo, per poter dire anche lei la sua verità.

«Tu eri bello quel giorno. Anche se lo avevi scritto chiaro in faccia che eri uno straniero.»

«Straniero» sussurra lui, in un mezzo sorriso. «Mi chiamasti proprio così.»

«Sei continuato ad esserlo per molto tempo. Purtroppo, abbiamo imparato a conoscerci soprattutto nei reciproci sbagli.»

A quelle parole, Diego si solleva su un lato ed inizia ad accarezzare la pelle di lei, come aveva fatto fino a poco prima, gustandosi l'idea di non incappare più in alcun errore avendo scelto lei. Osserva come le sue dita scivolino via perfette lungo la pelle del suo ventre piatto e poi sorride, colto da un'idea.

«Ho una nuova regola: se ci piace, possiamo continuare.»

Vale scoppia a ridere, gettando la testa all'indietro colta a favore della sua follia. Una nuova regola, quando mai le avevano rispettate? Anche Diego sorride con dolcezza vedendola ridere catartica. Quanto si mostra bella quando si lascia andare, come appare libera...

«Che cosa c'è?» Domanda lei con il fiato rotto, avendo appena terminato le risate ed essendo coinvolta dallo sguardo pieno d'amore che lui le rivolge.

«Mi piace vederti felice. Penso di avere sempre voluto che tu lo fossi, indipendentemente da tutto.»

«A me piace che tu ti stia aprendo in questo modo con me, prima d'ora non lo avevamo mai avuto. Hai parlato di intesa, con Isabella...»

«Non è mai stato così.»

«Non devi dirmi cose che credi voglia sentirmi dire.»

«No, Vale, è la verità. Non è mai stato così.»

Sentirselo ripetere la riempie di maggiore forza ma ha ancora bisogno della consapevolezza di poter comprendere davvero a pieno suo marito.

«Perché dici questo?»

«Perché mi assomigliava troppo» sospira lui, continuando ad accarezzare lento la pelle del suo ventre come se stesse accarezzando la cresta di un fiume. «Non c'era niente con cui scendere a patti, niente da capire, niente per cui migliorare. E questo precludeva il fatto che non ci fossero discussioni tanto intense.»

«Sai che Marisa Mell mi assomiglia?» Domanda lei ad un tratto, lasciandolo stordito e sorridente. Ricorda di averle confessato il proprio debole per quell'attrice, la notte che sono usciti fuori a bere dopo aver ottenuto le quote di Maurizio.

«Sai che Robert Redford potrebbe essere la mia controfigura?» Replica prontamente lui, rispedendo indietro la freccia.

«Sì che lo so, ho sempre avuto un debole per lui perché mi ricordava te.» Riesce a vincere lei la sfida, portando quel misero punto a casa ma caricandolo di un ulteriore carico da novanta. «Quello che non sai è come mi sia sentita una sera che davano un suo film alla tv ed io ero stesa sul divano, proprio davanti a dove avevamo fatto l'amore. Erano passati pochi giorni... vederlo in tv mi aveva fatto venire il batticuore.»

«Sul serio? Proporrei di tornarci lungo quel tappeto, un giorno.»

«Andata.»

La velocità di una simile risposta fa sollevare all'uomo entrambe le sopracciglia, prima di cedere alla propria dolcezza un sorriso.

«Io invece avrei un'altra proposta... che ne dici di mangiare qualcosa?» Richiede quindi lei, inclinando la testa con fare accondiscendente.

«A quest'ora?»

«Non ti va?»

«A te cosa va?»

«Mi va di mangiare con te, quindi dimmi cosa vuoi che ti cucini.»

Poco dopo sono fianco a fianco ai fornelli, con ruoli ben decretati. Diego si occuperà di fare cena e Valeria si prenderà il difficile incarico di guardarlo. E senza alcuna sorpresa si accorge di non stancarsi nemmeno nel farlo.

Preparano cena in questo modo, in silenziosa intesa, prima di mettersi uno a fianco all'altra. Diego riesce a farla desistere in tempo da prendere il posto dinanzi al suo in modo da approfittare della vicinanza delle loro sedie per continuare a toccarla. Una mano, la gamba sollevata, il polso... gesti piccoli dalla portata colossale che riescono a rendere un semplice piatto di pasta un pasto eterno da finire.

Vuoti i piatti, le loro mani riprendono a giocare insieme intrecciando le vie ed i percorsi delle loro città. Il bacialè dei Grimaldi parlava di "unificazione dell'Italia", riguardo il matrimonio della siciliana con Mattia: eccola qui, nord e sud in una sola stretta di mano, con tutti i tratti più caratteristici e comuni delle due regioni. Irriverenza contro chiusura. Ostinazione contro resa. Caos contro una sancita forma di ordine. Gli opposti. Eppure, uniti in un solo palmo.

«Mi piacerebbe che ogni giorno fosse così. La quotidianità insieme mi da calma.»

«Anche a me piace molto» conferma Valeria, baciando con dolcezza le nocche della sua mano.

«Vuoi guardare insieme un film con Redford?» La prende prontamente in giro lui ma lei non si lascia intimidire.

«Mentre posso beneficiarne dal vivo? No.»

«Allora cosa vorresti fare?»

«Quello che abbiamo fatto per tutto il giorno. Torniamo a letto e parliamo, ci stringiamo, fino ad addormentarci. Rimandiamo la serata in soggiorno a quando vuoi.»

E quello arrivano a fare. Tornati a letto si abbracciano e parlano, scherzano per lungo tempo finché la stanchezza non li raggiunge come un'ospite sgradito e li costringe a rimandare la complicità ad altre ore.

Il sonno che però li raggiunge non è affatto sereno.
Disperso in un altro mondo, Diego viene raggiunto da un pensiero inquietante, un ricordo affiancato ad un ipotesi di futuro.

Si trova a rivivere il ricordo dell'uomo di cui la cronaca ha tanto parlato e che Sanna è arrivato a giudicare colpevole, l'assassino che aveva tagliato le mani della moglie. Rivede il suo volto, stampato su una prima pagina di giornale, l'intensità oscura nei suoi occhi apparsa come il riflesso di quelli del fratello all'ultima cena condivisa a casa loro.
Vede Mattia seduto al suo stesso tavolo e poi lo vede alzarsi per dirigersi verso Valeria, in piedi poco distante. La tocca, la stringe a sè, afferra le sue mani...

Diego si sveglia di scatto colto dai tremori e si siede al bordo del letto. Cerca di ritrovare in sè stesso una sorta di pace ma la mente è sconvolta e il corpo pure.
Se è vero che fino a quel momento erano stati in grado di vedere le impronte di palmi estranei e propri suoi reciproci corpi, ora Diego si sente cosparso. Avverte come se la propria pelle fosse costellata di macchie rosse date dal passaggio di lei, perché non c'è un solo pezzo di lui che sua moglie non abbia toccato e amato. Prova così tanto, nell'essere rivestito da un'armatura simile che l'unico forte desiderio che gli rimane è quello di volerla proteggere contro tutto.

Valeria si sveglia colta dal freddo introdottosi nelle lenzuola sollevate. Trova il marito seduto distante e si accorge, in meno di un attimo, del suo stato nonostante il volto gli sia visibile solo di profilo e i tremori siano del tutto passati.

Sanna aveva anticipato un simile evento; aveva detto che suo marito sarebbe crollato una volta che avesse capito interamente i propri sentimenti per lei e ogni altra cosa che fino a quel momento aveva soffocato. Ed esattamente come aveva ammesso allo psicologo, lei si trova pronta per essere al suo fianco.

Si solleva a sedere e raggiunge la schiena di suo marito, lo abbraccia alle spalle. In un primo momento Diego sussulta ma poi accetta la sua presenza e le mani che hanno preso a toccarlo sul petto. Si tranquillizza. Sporge la testa all'indietro per potersi lasciare andare.

«Va tutto bene, sono qui, siamo insieme» gli sussurra all'orecchio lei, docile come se stesse cantando una ninna nanna.
Sono insieme, sì, lo sono. Fino ad ora aveva fatto paura vivere di solitudine ma di colpo Diego capisce quanto anche il dolore possa fare più male in due.
Prima sapeva di avere qualcosa da perdere ma ora lo sente, la percepisce, la vive. E non vuole in alcun modo perderla, non se lo perdonerebbe.

Chiude gli occhi e si lascia andare alla consolazione di averla tanto vicina mentre nuove impronte rosso scarlatte gli dipingono il petto, lucide e sgargianti, pronte ad essere solo sue.

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