41. A nudo

La pace ha davvero un buon sapore.
Claudio aveva ragione.

Diego riflette su questo crollando di schiena sul proprio materasso e osservando, con il fiato rotto, il soffitto della sua stanza prima di voltare la testa di lato e concentrarsi sulle emozioni che ormai sembrano aver preso pieno controllo di sua moglie.

Vale è lì, stesa al suo fianco, reduce dal loro scontro appassionato e vincitrice di un espressione assurdamente felice. Tramite il leggero tocco dei polpastrelli lungo il proprio torace, sembra voler verificare una realtà che non le sembra possibile, la stessa che le ha generato un simile sorriso.

Diego si concentra su quest'ultimo, non vedendo nient'altro.

«Prima d'ora non ti ho mai visto sorride in questo modo» mormora con un tono profondamente colpito dalla propria affermazione e del tutto privo di superbia.

«Sapevo che mi sarebbe piaciuto così, non lo volevo per questo.» La testa della moglie si volta verso l'analisi che ancora l'uomo svolge, scorrendo dalle labbra agli occhi in un moto perenne, in modo tale da parlargli con tutta la sincerità possibile. «Privarsene non sarebbe stato facile.»

«Non devi privartene.»

«Credevo che fosse necessario.»

«Lo è?»

Valeria ferma la carezza dei polpastrelli sperando che quell'interruzione possa favorire lui a continuare, cosa che però non avviene.

«Anche se lo fosse adesso non saprei smettere.»

La sua completa sincerità lo lascia in silenzio a valutare il cambiamento che questa appone nel suo cuore, prima di accorgersi di come sia solo il corpo a reagire. Diego si solleva a sedere, in modo da sfilare il preservativo e chiuderlo in un nodo, lasciarlo cadere al fianco del letto e tornare da sua moglie che con occhi adoranti, fino a questo momento sfoggiati solo in rare occasioni, lo attende nell'agire.

Parte ad accarezzarle lento la parte superiore del petto dove è intrappolato il respiro per poi discendere lungo il ventre, sfiorare l'ombelico e risalire verso il costato.
E' una cura piena di una passione ancora tenuta sotto controllo ma vibrante e fremente nel venire tanto stuzzicata.

«Sei bellissima» le dice, fissandola negli occhi con uno sguardo che pare fuoco vivo.

«Sei tu quello bello tra di noi, come hai potuto nascondermi tutto questo sotto quei vestiti?»

Al tono ironico della moglie, Diego sorride e non la smette di accarezzare la sua pelle. La tenerezza lo fa chinare in avanti solo per lasciarle un lento bacio lungo la guancia.

«Ti piaccio?»

«Non si era capito abbastanza?» Se la ride lei, ripensando al modo disperato con cui aveva rivendicato il proprio marito.
Diego continua a baciarla lento e lei, in tutta risposta, lo accarezza sulle spalle incoraggiandolo a stendersi su di lei. Lo fa, cambiando lato per i propri baci mentre lei gode della curvatura dei muscoli delle sue braccia in tensione, tese per non pesarle addosso, accarezzandoli con la punta delle dita così da percorrere lo spessore delle vene.

«Quindi è tutto apposto tra di noi?» Domanda a un tratto, preda del nervosismo dovendo mettere in gioco una simile questione.
Diego solleva la testa dal nascondiglio del suo collo cosi da baciarla al centro dei seni mentre la guarda.

«Hai detto di tenere ai piccoli e hai stracciato il contratto. Sei andata da Sanna. Non aspettavo facessi altro.»

«Volevo fare a pezzi le carte del divorzio il giorno stesso in cui me le hai date. Le ho tenute solo perché credevo fossero l'unica via d'uscita per te dal mio mondo.» In un attimo rivede la soddisfazione dell'uomo, mentre le stazionava di fronte in quella stanza del ristorante, e non può fare a meno di sentire una sorta di disagio. Lui la bacia, la accarezza... ma cosa è stato quel sorriso?
Teme che chiederlo possa rovinare tutto.

«Che cosa c'è?»

«Non è niente» sussurra lei, allontanando la testa di lato e covando nel cuore il terrore di non essere amata abbastanza. Magari suo marito vuole davvero liberarsi di lei, anche in maniera involontaria. Non lo sopporterebbe.

Diego le si accosta addosso, respirando lento sul suo viso e sfiorando con la punta del naso i suoi zigomi.

«Ho agito allo stesso modo. Ho lottato contro me stesso per darti un futuro. Non avrei mai voluto divorziare, per quanto tu possa pensare che sarebbe stata l'unica strada.»

Un bacio lungo il collo costringe Valeria a perdere qualsiasi legame con la razionalità e qualsiasi timore. A palmo aperto, Diego percorre il suo corpo risalendo dal ventre ed afferrandosi a un seno. Sa come toccarla. Sa come farla impazzire ed in che modo esagerare. Prima d'ora non aveva mai avuto un uomo che la conoscesse tanto e che sapesse disciogliersi come olio bollente lungo il suo corpo non appena lei chiedeva calore. Diego è un sogno in cui più non sperava.

«Che cosa avresti fatto se avessi divorziato?»

«Ti avrei lasciata andare.»

L'immagine di quel suo sorriso le ritorna contro con la stessa potenza di un pugno allo stomaco. Vale storce le labbra. «Molto combattivo da parte tua.»

Quella riflessione velenosa costringe Diego a pizzicarle un capezzolo per farla pentire di averla anche solo pronunciata, così da godersi il modo con cui sua moglie si lascia torturare. Chiudendo gli occhi, tremando sotto di lui, come se ogni suo tocco fosse la cosa più bella e più devastante che potesse mai provare.

«L'avrei fatto solo perché sapevo come riprenderti.»

«Quando ho firmato hai sorriso» sussurra Valeria in una frase soffocata, detta contro il cuscino. «L'ho visto, hai sorriso, lo hai fatto!»

Anche ora lo sta facendo, ma sua moglie non può vederlo. Si sta completamente perdendo il modo con cui, in ostentate espressioni di soddisfazione e ironia, suo marito le sta aprendo il cuore.

«È un crimine?»

«Volevi liberarti di me.»

«Volevo solo ricominciare. Possiamo farlo solo se non ci portiamo dietro il passato.»

«Io non voglio ricominciare, te l'ho detto. Non voglio perdere niente di quello che siamo stati.»

L'ultima parte della frase lo colpisce e lo porta a smettere di torturarla. Le dita si arrestano e di conseguenza l'espressione tremante ed eccitata di Vale si desta dal cuscino, mostrandosi con insicurezza da sotto la protezione di un braccio sollevato.

«Niente, del nostro passato?» Chiede per conferma e la donna scuote lenta il capo, in un dinego.

«Niente di niente.»

Diego solleva il mento, colpito da una simile affermazione, fissando dall'alto il coraggio di quella donna incapace di negare persino qualcosa che le ha fatto male. E non per vendetta, ma solo per non perdere loro stessi.

«Io, invece, qualcosa avrei il piacere di dimenticarla» commenta, prima di sollevarsi da sopra di lei quanto basta per permetterle di girarsi su un fianco. Vale si lascia guidare da quelle mani che ordinano e dopo accarezzano, quasi fossero tortura e sollievo.

«Mi piacerebbe dimenticare come mia moglie tornasse piena di lividi a casa, dopo essere stata dal suo amante» sussurra, partendo ad accarezzarla sulla schiena, con la punta delle dita. «Sempre con l'impronta dei suoi polpastrelli lungo la schiena, dei suoi baci... una schiena che ho sempre considerato mia.»

«Puoi fare lo stesso» dice lei, ma Diego non risponde. Vale si chiede se stia valutando se farlo o se solo l'idea di mettersi a paragone con Antonio lo disgusti a tal punto da farlo tacere.

«Dimenticare il tempo che ho aspettato per toccarla...»

Ora il contatto non si limita a una carezza leggera: Diego riapre il palmo e percorre con lentezza le dorsali delle sue spalle, discendendo lungo la colonna vertebrale mentre si china verso di lei in modo da parlarle sulle labbra rivolte a lui.

«Un marito non dovrebbe attendere tanto» mormora con voce roca e con quegli occhi brillanti che riaccendono ogni terminazione nervosa in lei. Valeria ne è affascinata ma ha ancora abbastanza forza per controbattere.

«Nemmeno una moglie dovrebbe, prima di sentire certe parole.»

«Non mi ero espresso abbastanza, volevi di più» ricorda con un mezzo sorriso lui, afferrandosi al suo fianco nudo e scoprendo la dolce debolezza di stringerla in prossimità della vita. «Facciamo, allora, che ti rivelo ogni segreto. Uno per uno.»

E detto questo si distende alle sue spalle, continuando ad accarezzarla dolcemente per poter far fronte alla sua confusione. Dopodiché, con consumata e odiosa esperienza, le separa le gambe con un ginocchio rimanendole alle spalle e introducendo la sua tra esse mentre è intento a farsi più vicino con il corpo. Ispira il profumo dei suoi capelli e nel frattempo la tocca, scivolando fino alla gamba portata in avanti, afferrandola per la coscia.

«Quando abbiamo dormito insieme a casa degli Agnelli non volevo discutere ma solo essere nudo, così, con te e poterti avere. Ma non credo che sia un segreto.»

«Mi hai detto un sacco di cose orribili quella notte.»

«Volevo solo questo.»

A dimostrazione delle proprie volontà, rientra in lei con lentezza, scivolando a fondo nel suo corpo. Vale tende una mano all'indietro, afferrando un suo braccio e buttando fuori l'aria intrappolata nel proprio trauma, ai ricordi di quella notte.

«Anche io non volevo altro» espira, cercando la forza per non perdere la ragione. Una simile risposta piace all'uomo al punto tale da suggerirgli di ruotare le anche per entrare e uscire con dolcezza, prima di uscire del tutto.

«No» supplica lei e Diego le si piega vicino, in modo da sussurrarle parole mentre sono in un solo sguardo.

«Devo prendere un preservativo.»

«No, non devi» gli ricorda, per poi fissare la sua confusione ed un improvviso senso di fragilità. Nasconde un segreto e quel segreto fa male a entrambi.

«Non voglio farti sentire sporca.»

Capisce cosa intende. Il marchio di un peccato non si toglie solo con una profonda pulizia. Non era scomparso nemmeno sotto la doccia gelida costretta da Sofia: è qualcosa di indelebile, che permane almeno fino a che qualcosa di molto più bello non lo caccia via.

«È proprio questo il punto: tu non mi ci faresti mai sentire.» La debolezza di lui si rende ancora più incerta, così insicura dinanzi parole tanto importanti. «Non metterlo, ti prego.»

Lo stesso destino che ha impedito loro di poter avere un figlio condiviso ora gli permette di provare il più puro degli amori; quello totalizzante. Non hanno altro che loro stessi. Non hanno altro destino che amarsi, in modo totale, l'un l'altro ben sapendo che i loro cuori sono destinati ad appartenersi, senza essere ereditati da altri. Può esistere qualcosa di più catartico?

Diego si distende di nuovo, baciandola con lentezza prima di posare la testa sul cuscino ed osservare la nuda schiena di lei, mentre gli è rivolta.

«Abbiamo davvero aspettato troppo» gli sente dire, prima di avvertirlo lasciare un bacio sulla spalla senza però decidere di tornare a fare l'amore.

«Tocca a me dire la verità, stavolta?» Chiede lei in merito alle regole di questo nuovo gioco che punta a rivelarli, avvertendosi nuda solo per il mancato contatto con lui. Diego tace, aspettando la verità. «Non avrei tolto la fede se mi avessi lasciata.»

«Sul serio?»

«Non ti avrei mai allontanato.» Valeria tace, attendendo qualche secondo prima di essere completamente sincera. Quando la voce traduce i pensieri il cuore esita. «Non la toglievo nemmeno quando ero con Antonio.»

Diego rimane immobile dietro di lei. Le braccia che la stavano stringendo si aprono lasciandola libera e il suo corpo si solleva al fine di poterla vedere.

Essere nel suo sguardo e al contempo vivere un contatto tanto spinto dato dalla pelle che si tocca, si reclama, si incita silenziosamente la lascia libera di sospirare di amore e di impazienza vista la domanda che gli vede nascondere dietro l'iride.
È profonda, ha radici solide ed è come un gigante nella loro stanza condivisa ma Diego decide di ignorarla, scuotendo il capo e tornando disteso.

«No, non te lo chiederò» lo avverte dire e quella resa sa di codardia.
Valeria si solleva, non curandosi di come, sedendo, il lenzuolo sia scivolato via da lei mostrandola a seni nudi come la protagonista di un quadro rivoluzionario. Lui la mangia con gli occhi.

«Che cosa vuoi chiedermi?»

«Ti ho detto che non lo farò.»

«Perché hai paura della risposta? O perché ti da fastidio pensarla?»

«Sai già cosa voglio chiedere quindi non insistere.»

«Vuol dire che devo semplicemente risponderti?»

Non attende che anche lui lo faccia. Si piega verso il suo corpo, stavolta vestendo il ruolo di esploratrice e torturatrice nel poter accarezzare e punire come più le aggrada.
Di norma l'eccitazione dell'uomo non era solita prostrarsi a simili sevizie ma al contatto di lei, capendone l'unicità, si lascia guidare da qualcosa di superiore come il bisogno, non più sperato, mostrato da lei.

Con le unghie della mano destra graffia appena il capezzolo sinistro dell'uomo, rimanendo a osservare famelica ogni reazione scaturita da quel corpo. Sente di non avere controllo e di non averne ancora avuto abbastanza ma più di tutto prova la peccaminosa necessità di dire qualcosa di estremamente intimo all'uomo che per tutti questi anni era rimasto stretto attorno al suo anulare.

«Non la toglievo perché sognavo di essere a letto con te. Mi sforzavo di immaginare sempre che al suo posto potessi esserci tu; un modo patetico per poter ottenere qualcosa che mi ero negata da tempo. Inoltre... godevo di più le volte che riusciva davvero a imitarti.»

Parole incandescenti che lo fanno reagire in meno di un attimo: con una mossa veloce la costringe a ruotare il corpo e a finire con la faccia rivolta contro il materasso, dopodiché le morde una spalla il tempo che serve per lasciarle il segno. Il dolore viene spazzato via dalla lingua che poco dopo vi si posa di piatto, attutendolo, ma Valeria è già in un altro mondo. Un mondo in cui niente è importante se non il peso del corpo di quell'uomo contro e l'impellenza di ciò che prova non appena torna a parlarle.

«Non voglio saperlo.»

«È la verità.»

«Hai scopato per tutto questo tempo con lui immaginando di essere con me?»

«Sì» sussurra lei mentre l'uomo le afferra a piene mani il sedere e con una sola mossa le rientra con forza dentro. La bocca le si apre, ma non ne esce alcun suono. L'uomo le si riavvicina all'orecchio.

«Non so se essere più arrabbiato o più eccitato da una confessione simile. Arrabbiato credo che mi calzi meglio.»

«Non direi» mormora lei, ancora tremante per quello che avevano finito di provare pochi istanti prima. Lo sente sorridere, appena, per un secondo, prima che la sua voce prorompa in un respiro incontrollato.

«Cristo, Vale, cosa sei...»

Deve chiudere per forza gli occhi. Deve. Avvertirlo così perso per lei, sentire le sue mani affondare nella pelle del suo sedere e poi cercare appiglio lungo la sua schiena mentre il suo corpo le si muove dentro prendendo, donando, è qualcosa a cui non può rinunciare e che desidera intrappolare nella mente per sempre.

Diego, invece, non riesce a smettere di far guizzare gli occhi da una parte delle sue curve femminili: rimane intrappolato nella curvatura della sua schiena fin tanto che, con un gemito incontrollato, sua moglie non solleva il sedere a una sua profonda spinta chiedendo di più e ricevendolo. Suo marito la afferra per i fianchi, lasciandole il seno premuto contro il lenzuolo riempitosi di pieghe, mettendosi a sua volta in ginocchio dietro di lei per avere tutto.

Non sapeva di desiderare con lei una posizione simile prima di arrivare a provarla. È completamente andato, perso nel modo con cui la vede afferrare con forza il cuscino a piene mani mentre i neri capelli le scivolano intorno, addosso, muovendosi con le sue spinte divenute sempre più frenetiche.
Vorrebbe avere la coscienza di chiedersi se per lei non sia troppo ma appena lo fa le parole di sua moglie gli ritornano dentro, facendogli capire che non ha desiderato altro da tempo.

Ed è così, ma è troppo, pure per lei.
Provare un forte sentimento cambia tutto, non è più solo l'atto o la sensazione di essere guidati da un primitivo bisogno: è la necessità di sapersi ricambiati, in desiderio e in ossessione, da parte di chi si desidera quasi da un decennio.
Gli ha appena raccontato che faceva sesso con altri pensandolo. Non ha idea della violenza a cui acconsentiva per illudersi di stare provando l'emozione che ora vive di profonda connessione.

Di colpo, Diego si afferra con più forza a lei e inizia a spingere con più calma lungo il sentiero del suo climax. Resistono poco entrambi e quando precipitano lo fanno con ancora meno controllo.
Sono disgregati, fatti a pezzi di colpo e lanciati verso il vuoto da una mano che li ha spinti in aria come coriandoli. Non hanno regole ma pura libertà, gridata con voce rotta nell'interruzione di silenzi atrofizzati.

Quello che sente non appena Diego si allontana è il suo seme che le cola tra le gambe e non la marchia, non la rende sporca ma solo la donna che di colpo ha capito come fare a essere completa e che prova solo profonda liberazione nel vederlo distendersi al suo fianco.
I suoi capelli morbidi e tagliati corti risultano le prime vittime del loro scontro e Vale prova il bisogno di passarci le mani. Lo fa con una carezza leggera, distendendo ora tutto il corpo lungo il letto mentre lui è intento a guardarla.
Sanno come quello che hanno fatto possa divenire molto presto un'ossessione, avendo superato il semplice desiderio e provando ciò che provano.

«Io non ti ho mai pensata mentre ero con lei. Mi sforzavo di non farlo perché non averti mi faceva male» le confessa, e nonostante la rudezza di simili parole Valeria è preparata.

«Levavi la fede?»

«No.»

A questa risposta lei sorride appena, come se un simile piccolo gesto potesse bastare.

«Hai provato a negarmi ma ero sempre lì, solo che non te ne accorgevi.»

«Una volta me ne sono accorto» lo sente dire e la sua femminile curiosità si fa sempre più appuntita, come una lama. Diego espira con forza nel ricordare, prima di poter dire quelle parole che sembrano pesargli sul cuore. «Quando ti sei rivista per la prima volta con Antonio dopo tutti quegli anni ero arrabbiato con te. Ci stavamo avvicinando come non avevamo mai fatto ed ecco che me lo sono ritrovato nel posto di lavoro, allo stesso piano in cui ho provato a baciarti dopo la storia di Manila, poco dopo che noi ci eravamo parlarti ed ero arrabbiato. Sono andato da lei per questo, ma ancora non lo sapevo. Credevo di essere solo ferito. Sono andato a letto con Isabella e non ho smesso di pensarti. Quando me ne sono reso conto ho deciso di chiudere con lei per sempre.»

La domanda che sorge spontanea nella sua mente la spinge a tacere per degli attimi in un pudore che non ha mai provato prima. Quando torna a parlare lo fa sconfiggendo ogni remora.

«E ti era piaciuto di più... mentre mi pensavi?»

«Sai che è così.»

«Posso solo sperarlo.»

Suo marito le solleva il mento con due dita, in modo che possa comunicare direttamente con la serietà con cui le parla.

«No, lo sai.»

Essere il riflesso del suo desiderio la fa sentire più forte, perché dove non arrivano le parole arriva la rassicurazione dell'uomo che continua a fissarla con il bisogno che lei possa comprendere sul serio la verità. E' sempre stata tra di loro tutto quel tempo eppure era stata così ignorata...

«Ti voglio da un sacco di tempo, Vale, quindi lo sai» le dice, lasciando discendere per un attimo lo sguardo alla sua bocca. Solleva persino il dito indice da sotto il suo mento per farlo passare lento contro le rosee labbra mettendole alla prova e lasciandole distorcersi sotto il suo comando. Per un attimo le sembra di svenire. Non si lascia sfuggire l'opportunità di ricambiare quell' occhiata carica di bisogno; si sporge in avanti riuscendo a baciarlo e l'istante dopo la lingua calda di lui è avvolta dalla sua.

Il corpo ne comprende l'intimità. La lascia tremare. Faticare, nel poter raggiungere sempre di più un maggiore contatto.

Si riscopre a pensare che le piacerebbe vederlo eccitarsi mentre pensa a lei. Non importa se il tramite per riuscirci è avere tra di loro il corpo di un'altra donna, specie se nell'atto da compiere lui fissasse solo Valeria, perché la necessità che prova da sempre di guardarlo, di assicurarsi che lui sia suo, non si è acquietata affatto. Pare come un mostro, di pura libido, che le fa scoprire pensieri spinti su cui non si sarebbe mai soffermata a pensare, in altri casi.
Da lui vuole di più, vuole tutto. Vuole dimenticare di non averlo avuto e di esserselo negata ma non ha il coraggio di raccontarglielo, credendo di provare troppo.

Distaccandosi a questo pensiero, la sua voce produce un piccolo ansito dettato dalla sofferenza ma, ancora di più, dall'insoddisfazione. Diego lascia scivolare gli occhi lungo di lei e si sofferma tra le sue gambe, divenendo di colpo pensieroso e quasi... triste.

«Va tutto bene» lo rassicura, mentre osserva i segni del suo passaggio e di quello che le ha lasciato.

«Ne sei sicura?»

«Mi piace fare l'amore con te, sono stata io a chiedertelo.»

«La prima volta non lo volevi.»

«Ci sono un sacco di cose che non sai, sulla nostra prima volta.»

Diego sembra pensarci su, prima di rispondere in un modo monocorde. «Che ne diresti di raccontarmele mentre siamo immersi in vasca?»

Lo fulmina con gli occhi, chiedendosi perché desideri così tanto cancellare quelle tracce di sé sul suo corpo e Diego, di tutta risposta, sa bene cosa replicare.

«L'ho proposto solo per rilassarci con dell'acqua calda. Preferisci rimanere sopra queste coperte, al freddo, con me?» Non le dispiacerebbe affatto e Diego sorride appena, traducendolo dal suo viso. Le tende però la mano, cercando un compromesso. «Avanti, seguimi.»

Occorre solo che Valeria si sollevi dal suo corpo quanto basta per permettere poco dopo a Diego di compiere un movimento elegante e scendere dal letto con la mano stretta alla sua. Erano state rare le volte in cui suo marito aveva beneficiato della vasca da bagno annessa alla sua camera ma certe volte era capitato. Passando, assieme, di fronte alla stanza di lei un silenzio più angosciante tra di loro evidenzia i segreti che ancora cela quella porta serrata ma se ne dimenticano una volta raggiunto lo spazio pieno di maioliche.

Osserva la schiena del marito piegarsi e stendersi per poter aprire i rubinetti dell'acqua che poco dopo parte a tingere di trasparenza il pavimento della vasca, abbeverandosi di quella visione e del suo corpo nudo sfuggito alla trappola del letto. Nel vederlo risollevarsi poi si chiede come possa un semplice corpo dare l'impressione di poterla proteggere persino quando non sembra necessario difenderla da niente. Le spalle inflesse in avanti, le punte dei piedi rivolte verso di lei, le occhiate sfuggenti dei suoi occhi nonostante la rotazione del torace che lo aveva condotto più lontano, a preoccuparsi della loro futura condizione, le sue continue attenzioni...

«Va tutto bene? Hai freddo?» Vale semplicemente annuisce, sperando che possa trovare un modo per arrivarle ancora più vicino. «Tra poco la vasca si riempie, non preoccuparti» le dice, senza muovere un solo passo ma distendendo il braccio per accarezzarle la guancia con le dita. Lei inclina la testa verso quel contatto. Le piace da impazzire il modo con cui la sta fissando.

«Abbiamo completamente saltato la cena» lo avverte dire, in un tono pieno dell'abitudine di una vita che non hanno mai condiviso davvero.

«Hai fame?»

«No, e tu?»

Lei pronuncia una negazione in un tono basso di voce pensando a quanto, in verità, non vorrebbe far altro che ricambiare quel contatto.

«Ci sono i tuoi vestiti, nella mia stanza» afferma Diego ad un tratto, sorridendole con dolcezza.

«Ho dormito lì mentre tu non c'eri» confessa e nel ricordare di quei giorni la mente li traduce in secoli precedenti.

Diego non replica nonostante la sua soddisfazione sia evidente e le torna ad afferrare la mano, entrando per primo in vasca.

L'acqua continua a scorrere dai rubinetti mentre loro due si distendono in mezzo a nuvole di sapone addensatesi sulla superficie. Il rumore delle tubature per lungo tempo sembra poter coprire quello dei pensieri e così Vale si limita a prendere posto sulle sue gambe, rimanendo l'un l'altro di fronte nel corso di lente carezze che partono dalla nascita delle spalle.

«Prima hai detto di non voler dimenticare cosa siamo stati» sussurra Diego, in un tono a malapena superiore al rumore dell'acqua. «Che cosa siamo stati?»

«Credo attratti l'uno dall'altra per la maggior parte del tempo.»

«Sul serio?» Sorride lui, prima di partirle ad accarezzarle lento la schiena. «Parlamene.»

«Parlartene? Tu dove eri?» Se la ride lei, tornando quasi distrattamente a sfiorarlo lungo i pettorali. Diego è divertito ma non troppo: vuole che sua moglie si apra con lui, così che non possano esserci più fraintendimenti.

«Forse a credere che mi odiassi.»

«Mi è impossibile odiarti.»

«Parlami...»

Hanno fatto l'amore due volte: per quanto affatto sazio, il corpo è coinvolto in una stanchezza che non esita a mostrarsi persino sotto forma mentale ma suo marito le chiede di più, desidera qualcosa che in fondo appartiene di diritto a entrambi, per cui si sforza di trovare la giusta dose di grinta per far fronte a una risposta.

«Durante la nostra prima volta ti volevo davvero e anche dopo, nonostante ti fossi andata contro. Eri importante. Sei stato fondamentale... era la mia prima volta, vera, con un uomo.»

La mano di Diego si arresta, affatto consapevole di questa verità. I suoi occhi si riempiono di incertezza.

«Che cosa intendi dire?»

«Non ho avuto nessuno prima di tuo fratello e nemmeno dopo, finché non sei arrivato tu.»

Diego si appresta a chiudere veloce le manovelle dell'acqua, lasciando tacere il rumore di sottofondo affinché rimanga solo la voce di lei.
Torna a sua moglie con esitazione, incerto persino di se stesso.

«Dici sul serio?»

«Sei stato il primo con cui ho fatto l'amore, e questo preclude una serie di altri problemi» confessa lei, con un mezzo sorriso al solo ricordo e con un profondo senso di pienezza nel confessarlo mentre sono nudi, abbracciati, e avvolti dall'acqua calda fino a metà della schiena, quasi fosse l'estensione del loro calore ancora intrappolato. «Non avevo avuto nessun altro dopo tuo fratello ed è stato questo a spingermi contro di te in quel modo. Avevo paura di ciò che stavo provando.... scusa.»

«Vale, io... non so cosa dire. Ho pensato solo-.»

La sua voce si interrompe, ma quello che ha pensato è chiaro ad entrambi. Quella notte, Diego aveva pensato che a Vale disgustasse la sensazione di essere violata, ancora una volta, dal seme di un altro uomo e forse arrabbiata lo era per davvero, prima di venire a sapere della sua sterilità. Per questo aveva provato, con tutto sé stesso, a non farla mai sentire sporca o contaminata in alcun modo, lasciandole la libertà e l'indipendenza che le avrebbe comunque concesso ma destinando entrambe le sensazioni alla possibilità di un futuro allontanamento o di un addio. Le aveva lasciato la possibilità di fuggire, perché pensava che lo detestasse, ma ora, invece...

«Non davo per scontata l'idea di tornare a desiderare un uomo ma l'ho fatto. Ed il fatto che fosse successo proprio con te... non ho odiato niente ma ho avuto paura, molta paura di ciò che avevo provato, ma mi era piaciuto. Paura, proprio perché mi era piaciuto così tanto da continuare a ripensarci spesso le notti seguenti e di essere arrivata a provare il bisogno di sperimentare quella sensazione ancora, ad ogni costo. Mi illudevo che, se non con te, sarebbe andata bene con chiunque altro. Capii fin da subito che non sarebbe stato lo stesso. Non ero sporca quella notte... ero sconvolta.»

Nel silenzio che ne consegue, Diego rivede l'espressione furente di lei mostrata quella notte, mentre era a sedere sul tappeto del soggiorno sfoggiando il suo pullover bianco, dandosi modo, solo adesso, di comprendere quanto un simile rancore fosse diametralmente opposto all'abbandono che lo aveva sollecitato. Si era lasciata andare e poi si era tirata indietro. Non per disgusto ma per paura.

«Ho temuto di aver rovinato tutto, quella notte. Di aver agito troppo in fretta. Di averti fatto odiare ancora di più il sesso con un uomo» sussurra lui, completamente a cuore scoperto e rimanendo in balia delle mani di lei che continuano a sfiorarlo leggere, come il vento freddo che sente correre lungo la pelle dove l'acqua non lo tocca.

«E' stato l'esatto contrario. Sei diventato il mio tormento» ride appena lei, prima di incupirsi di tristezza all'idea di quegli anni. «Mi avevi fatto scoprire quanto fosse bello e subito dopo è stato come se mi avessi anche messa di fronte alla verità : non potevo averti proprio perché eri mio marito, non avremo dovuto mettere in gioco il cuore. Ho cercato Antonio solo per non rinunciare a ciò che mi avevi fatto provare e che ogni giorno mi ricordavi che stavi facendo con lei.»

«Scusami.»

«La colpa è di entrambi. Non avrei dovuto rinunciare tanto facilmente ma giuro che non avrei mai creduto che sarebbe ricapitato.»

«Perché te lo eri impedito o perché credevi che non lo volessi?»

«Entrambe le cose.»

«Sono entrambe sbagliate.»

«Ora lo so.» Dichiarando una simile consapevolezza, tenta di sorridergli con tutta la dolcezza possibile e Diego la ricambia, completamente abbandonato nel complesso universo che è la mente di sua moglie mentre questa continua ad accarezzarlo. «Sono una tale incoerente» replica, abbassando il viso in preda all'imbarazzo e poi vincolandolo al corpo nudo del marito. «Mi ero detta che non sarebbe mai ricapitato tra di noi ma allo stesso tempo volevo vedere il tuo corpo completamente, non essendo mai riuscita a farlo, e mi ero ripromessa che avrei trovato qualsiasi modo per riuscirci.»

«Avresti spiato dalla toppa di camera mia?» Replica lui, con un dolce divertimento e lei spalanca gli occhi sconvolta dinanzi quella possibilità.

«Giravi nudo per la stanza?» Domanda stupidamente, senza tenere conto che quella in cui si trovano è la loro casa, lo spazio in questione la sua stanza privata e che la libertà personale è stato uno dei pilastri fondanti il loro rapporto. Diego continua a sorridere ma ovviamente non risponde, potendo sempre replicare che avrebbe potuto approfittarsi anche dei momenti in cui andava a fare una doccia per spiarlo senza essere scoperta.

Vale deglutisce, sorridendo in maniera colpevole e perdendo, o nascondendo, parte del timore che prova quando si parla di lui e del loro rapporto.

«Credo comunque che non mi sarebbe bastato» replica con voce bassa e lui le viene presto in contro.

«Io sono certo che a me non sarebbe bastato.»

La donna solleva gli occhi, incastrandolo in un reato non dichiarato.

«Sei sempre così sicuro su tutto, tu.»

«No, non è vero. Con te sono più insicuro che mai. Guarda quanto avevo frainteso... quanto non sapevo.»

Una dolce calma li raggiunge, conducendoli al silenzio per lunghi istante durante i quali scoprono sempre più di loro stessi e del proprio partner, godendo di istanti di pura tranquillità.

«Abbiamo già finito di raccontarci i segreti?» Chiede ad un tratto lui, afferrando l'indice con cui lo toccava sua moglie lungo l'addome e portandoselo alla bocca. Morde debolmente il polpastrello, caricando il corpo di lei di brividi.

«All'improvviso è come se non avessimo bisogno di dirci più niente.»

«Non è così, voglio ancora parlare con te» replica lui, allontanando la mano dalla sua bocca e intrecciandola alla propria per posarsela sul petto mentre è intento a guardare la proprietaria. «Mi piace, quasi quanto mi piace fare l'amore insieme. Parlare è un'altra cosa che ci siamo negati da un sacco di tempo.»

«Che cosa vuoi sapere?»

«Che cosa ti ha detto Sanna per farti cambiare idea su di noi?»

«Non mi ha detto niente nello specifico, mi ha fatto solo capire una cosa.»

«Cosa?»

Vale sorride, stringendosi nelle spalle. «Questo ancora non voglio dirtelo.»

L'irriverenza del tono fa sollevare all'uomo un sopracciglio di divertito fastidio.

«Davvero?»

Lei annuisce divertita, fin tanto che non vede il volto di lui farsi improvvisamente serio. Attende che possa parlare, prima che la mente giochi con la sua insicurezza e le prefiguri il peggio.

«Ho una domanda seria da porti, prima di poter chiudere di nuovo l'argomento» gli sente dire e un'improvvisa tensione le fa velocizzare il cuore.

«Di che cosa si tratta?»

Diego aveva cercato coraggio lungo il profilo dell'acqua che si affacciava tra le nuvole di sapone, lasciando intravedere la vicinanza dei loro corpi seduti l'uno sull'altro, per cui è costretto a risollevare lo sguardo per tornare con fermezza a lei.

Digerire il dolore, ecco cosa intende fare. Masticarlo a piccoli morsi per evitare che il suo veleno possa infettarli.

«Hai regalato un piccolo cavallo a dondolo a Gaia... sapevi di cosa si trattava?»

«So che è un giocattolo dell'infanzia di Mattia a cui è molto affezionato. Fa parte dell'insieme di oggetti che avrebbe voluto passare ai suoi figli, se mai ne avesse avuti» riesce a spiegare con difficoltà Valeria, ma Diego non è ancora del tutto soddisfatto.

«Nient'altro?»

«No, non so altro. C'è altro?»

L'uomo non sa se riferirglielo, ma trovandosi a nudo come sono, scoperti nel corpo e nei sentimenti, finalmente in mostra davvero ai reciproci occhi, decide che nasconderle una verità sarebbe come imbrogliare e lui oramai è stanco di fingere.

«Era il gioco per cui mio fratello mi ha colpito con quella pietra, a Cuneo. E' partito tutto da lì.»

Di colpo l'orrore precipita nello sguardo di lei in un attimo ed è come se avvertisse la punta delle dita che hanno sfiorato quell'oggetto prudere a seguito del contatto con una sostanza velenosa, radioattiva, capace di corromperle la pelle. Quel semplice giocattolo fa parte dell'orrore ed è stata lei a tirarlo di nuovo in ballo.

«Non ne avevo idea. Non lo avrei mai toccato altrimenti, te lo giuro! Non riesco... a sopportare qualcosa che ti ha fatto male.»

Sanna gli aveva detto esattamente questo a Diego: Valeria non poteva saperne niente perché altrimenti non sarebbe stata in grado di arrivare a tanto ma avrebbe scelto un'altra via. Lo psicologo sembra conoscerla bene e questo non fa che accrescere il bisogno di Diego di scoprire che cosa si sono detti.

«D'accordo, Vale, non importa, va tutto bene... avevo solo bisogno di sapere se ne fossi stata al corrente.»

«No, mai!»

«Va tutto bene...»

«Vorrei che anche Gaia non lo avesse...»

«Non parliamone più, almeno per ora, per adesso...»

Ci sarà modo, ma ora loro due sono ancora a nudo nella loro vasca, con la pelle ormai tendente a raggrinzirsi.

«Possiamo uscire di qui?» Mormora esitante lei, fissando l'acqua che ora sembra testimone di un segreto da far scivolare lungo lo scarico.

«Vuoi tornare in camera?»

«Sì.»

«D'accordo...»

Stavolta non lo attende e si solleva per prima, uscendo dall'acqua. Diego rimane seduto a fissarla, a vedere come i piedi sembrino tremarle all'altezza delle caviglie nel posarsi sopra il tappetino in spugna di fronte allo specchio, come le spalle sembrino rinchiudersi in se stesse mentre Vale si tiene le braccia intrecciate al corpo.

Uscendo dall'acqua afferra un asciugamano che poi le avvolge attorno, mentre l'abbraccia da dietro. I loro sguardi si incrociano nello specchio,  con i corpi vicini che ormai condividono lo stesso spazio sul pavimento di spugna.

«Scusa, non avrei dovuto tirare fuori questa storia, ho sbagliato» replica lui, espirando fuori tutta la tensione che si è sentito addosso da troppi giorni.

Vale non replica ma continua a fissarlo, avvolta dall'asciugamano e dalle sue braccia, cullata dal suo sguardo che supplica un perdono che nemmeno avrebbe dovuto chiedere. C'è così tanto da mettere in ordine fra di loro ma qualcosa di giusto c'è ed è come una luce capace di guidare all'interno di un caos perenne. La sola guida da seguire, l'unica voce da ascoltare.

«Quando ti ho chiesto, al ristorante, di fidarti di me è perché ho bisogno che tu lo faccia davvero. Ho bisogno di te, Diego, questo l'ho capito. Ne ho perché sei la persona più importante della mia vita e non sopporto, anzi odio, l'idea che tu possa provare dolore... e quando tiri fuori certe storie, facendomi capire che sono io la prima a fartene...»

«No, Vale, calma, va tutto bene» replica prontamente lui, stringendola più forte mentre la vede piangere. Le bacia la testa, tenta di consolarla con il calore di una stretta sempre più energica, prova a sorreggerla ma a lei sembra non bastare. Appare disgustata da sé stessa e da ciò che ha provocato, senza possibilità di rimedio.

«Vale, siamo a nudo. Essere fragili è normale, ho sbagliato a rivolgermi a te così. Non volevo dare per scontata l'idea che tu potessi già sapere tutto, non lo penso davvero, non l'ho mai pensato sul serio.»

«Se chiedessero a quale persona Mattia possa far male tra di noi direi cento volte me, purché non ti tocchi. Vorrei che fosse chiaro.»

Il cuore di Diego compie una capriola, nel sentire simili parole dette con una tale sincerità.

«Ed io impedirei che tu lo faccia, andando al tuo posto piuttosto. Vorrei che fosse chiaro.»

Vale inghiottisce un simile boccone amaro, amando e detestando suo marito allo stesso tempo mentre è così schietto con lei. Si aggrappa alle sue braccia solo per sostenersi ricordando l'intimità che è ancora preservata dalla nudità del suo corpo dietro di lei, mentre si riempie di pelle d'oca a causa della pelle ancora bagnata.

«Essere così sinceri fa schifo» replica lei, tentando di non far tremare la voce nel corso del proprio pianto silente. Diego, dietro di lei, sorride con dolcezza, posandole un altro bacio contro la testa.

«Che il matrimonio fosse una fregatura era chiaro fin dal principio» scherza lui, ma avrebbe voluto dire altro.

Avrebbe voluto dire che essere innamorati era la più dolce, e la più spietata, di tutte le fregature.

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