40. Il legame matrimoniale
28 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.
Nelle giornate di Dicembre, a Vezza D'Alba, alle prime luci del sole è possibile scorgere dai profili delle case una sorta di aurea magica capace di far vibrare il profilo delle cose, come se l'aria stessa fosse elettrica e rischiarandosi nel sole pallido trovasse l'unico momento nel quale tremare. La calma regna sovrana sull'incantesimo e piccoli fiocchi di neve, a decoro, cadono ad ogni soffio di vento quasi che il turbine fosse in grado di scuotere le nuvole dalla loro polvere.
Silvia aveva letto una storia del genere nel libro di fiabe che ogni sera, da dieci anni, legge ai propri figli; ricorda di una città incantata dove è possibile essere chi si desideri essere. Un'eroe, un vincente, una persona ricca, una leale, chiunque a seconda del grado di fantasia dell'individuo.
La storia puntava a far desiderare ai bambini un traguardo, proiettandosi l'immagine migliore di sé stessi, ma poter accedere a quella città per Silvia era da sempre significato poter ricominciare.
Non avendo un luogo simile nella vita di tutti i giorni, la madre di famiglia si era rifugiata in quella piccola fantasia, sperando potesse bastare per essere tranquilla e aveva sognato, immaginato, un volto migliore, un fisico diverso, appartenente alla sua adolescente età, un sorriso più carismatico e un'altezza tale da far voltare i passanti al suo solo incedere. Anche lei aveva proiettato in sé una versione migliore, ma non aveva fatto niente per combattere, per ottenerla, perché in fondo ciò a cui davvero aspirava era l'interesse del proprio marito, e quello non poteva ottenerlo nemmeno in un sogno.
Accomodata su una panchina in legno, con le gambe intrecciate tra loro e le dita dei piedi quasi completamente congelate nonostante i pattini pesanti, stringendosi le braccia al petto per trasmettersi calore, Silvia si domanda che cosa sarebbe successo se la vita non avesse seguito il suo corso. Forse, all'età di trentaquattro anni non si troverebbe con tre figli e un marito disperso in un limbo astrale. Per molto tempo era stata considerata la ragazza più bella nella sua classe e nei giri che frequentava. Probabilmente si sarebbe fidanzata con uno dei ragazzi della comitiva, il primo che le avrebbe fatto una corte sfrenata. Ha già un'idea di chi sarebbe potuto essere ma di lui ricorda solo il volto, non il nome. Non lo aveva mai considerato perché era un tipo troppo alla mano, cordiale con tutti, probabilmente amico vero di nessuno, il tipico incline alla bella vita e alle belle donne. Si era cercata di meglio, desiderando un uomo che potesse essere sé stesso solo con lei: uno del genere, si era detta, l'avrebbe amata in egual modo e l'avrebbe posta al centro di ogni cosa.
Prima di scegliere Claudio non si era mai sbagliata tanto. Il loro matrimonio era imploso all'arrivo della prima difficoltà che aveva condotto Silvia a chiedersi se non ce ne fossero state altre. Il suo uomo, il suo vagabondo solitario, come era solito chiamarlo quando lo trovava ad aspettarla sotto casa camminando avanti e indietro per ingannare l'attesa, si era invaghito di un'altra nonostante tutto ciò che si erano promessi. Silvia non era preparata. Lo aveva amato tanto da aver avuto il costante bisogno di urlargli contro tutto ciò a cui aveva rinunciato nel divenire parte di un'altra donna.
Lo aveva amato e lo aveva odiato ma adesso, nel silenzio del primo giorno e nella tranquillità del lago ghiacciato, Silvia non pensa a niente. Riflette solo su quella città incantata, sul pensiero di un nuovo inizio e su quanto desideri calzare i nuovi pattini e poter volare.
Nel corso dei suoi pensieri fantasiosi, il marito si affaccia sulla scena con fare cauto. Rimane qualche istante a osservare il profilo di lei, valutando se possa essere entrato nel suo campo visivo, per poi smettere di preoccuparsi di qualsiasi cosa sia in grado di affliggerli e non avere niente su cui ragionare mentre la guarda. La donna può credere a ciò che vuole, ma per anni Claudio non ha fatto altro che osservarla. Sapeva che prima o poi la catastrofe, imprigionata al di sotto della loro pelle, sarebbe scoppiata chiedendo giustizia ma non se ne era curato potendo avere ciò che aveva avuto.
Ora, però, privo di tutto è in ginocchio che torna davanti agli occhi di lei. Le ciglia della donna discendono lente nel corso dell'elegante inchino per poter contemplare con quale emozione l'uomo sia tornato.
Claudio ha le guance rosse per il freddo, le sue paffute guance in contrapposizione con il corpo magro, e il respiro che esce fuori in nuvole bianche di condensa. La concentrazione negli occhi e la bocca serrata in una linea sottile. I due si studiano per lungo tempo, quanto occorre perché la diffidenza di lei riponga i propri artigli e l'esitazione di lui si armi di un coraggio più maligno per farle fronte.
«Io ti amo» l'uomo le dice, in una confessione che è un sospiro arreso. «Ho avuto bisogno di un sacco di tempo per potertelo dire, lo ricordi, l'esitazione e la timidezza mi rendevano incapace al tuo confronto ma tu mi avevi capito. Lo fai da sempre quindi ti chiedo, per favore, di ascoltarmi mentre provo a parlarti.»
Acconsentendo, senza emettere un minimo suono, Silvia rende ancora più difficile la vita all'uomo che l'ha complicata a entrambi da tempo. Claudio prende un profondo respiro, muovendo appena le ginocchia che ha posato contro la neve per poter rianimarsi dal freddo che avverte.
«Ho compiuto uno sbaglio enorme. Lo so, Silvia, l'ho capito da tempo e non intendo giustificarmi ma ho bisogno che tu comprenda che quell'errore non è nato per una mancanza di affetto nei tuoi riguardi. E' stato tradimento ma non è accaduto perché cercavo una ragazza più giovane o più bella. Ho sempre amato te da che ne ho memoria. Lei non rappresentava questo... avevo solo paura di ciò che stavamo costruendo.»
Confessare i propri pensieri. Gli è occorso tempo per imparare a farlo ma ora Claudio può spiegarsi con maggiore calma proprio grazie a ciò che hanno affrontato e alle persone che sono diventate.
«Sai il mio passato. Non ho mai avuto una famiglia, e non è una giustificazione ma solo un dato di fatto. Non mi sto nascondendo dietro a niente ma non ho avuto esempi come i tuoi. Nemmeno concepivo l'idea di amore eterno quando ti ho conosciuta perché per me è sempre esistito l'amore celato, segreto, che ha vissuto mia madre per quanto Davide l'amasse. Quell'uomo, mio padre, non ha mai avuto il coraggio di difenderci contro i Grimaldi, di scegliere noi, di stare completamente dalla nostra parte. Mi ha amato, mi ha aiutato e mi ha cresciuto... ma mi sono sempre sentito un bastardo e questo lo hai capito da tempo.»
Vedere dentro gli occhi del marito la lucentezza che sprigiona la sicurezza in sé stessi la portano a porre il paragone tra quelle iridi e il fascino del lago alle loro spalle. Uno strato di puro ghiaccio al di sotto del quale è intrappolata l'acqua. Claudio non è tanto diverso da esso.
«Quando Isabella è entrata nelle nostre vite tu avevi appena scoperto di avere in grembo il nostro secondo figlio. Edoardo cresceva in te, e proprio come Gaia non era stato progettato. Era capitato, e questo non ci aveva impedito comunque di amarlo fin da subito ma ho avuto paura. Un ignobile paura, Silvia. Tu eri così perfetta. Eri una madre, una donna in carriera, un animo libero e furente e non sapevo se sarei mai stato abbastanza. Mi sono chiesto se sarei mai stato in grado di amarti come meriti e cadere nella negazione era stato più facile che cercare altre risposte. Non voglio battute, non voglio frasi piene di veleno per essere inciampato in quella donna perché altro non è stata che un nascondiglio delle mie paure. Ho replicato solo ciò con cui ho vissuto: il tradimento di mio padre con un'altra donna. Avrei potuto essere migliore, nei miei anni e con la famiglia alle spalle, ma non ne sono stato in grado. Non riesco a reggere il tuo confronto ma ad oggi ho capito che mi sta bene, non è necessario se l'unica cosa che mi viene chiesto di fare è amarti.»
Per la vita che hanno condiviso insieme, per le parole struggenti che l'uomo le sta offrendo in dono nel luogo in cui si sono innamorati, per aver sempre saputo, in fondo, che quel tradimento non aveva mai convolto il cuore ma solo la precarietà di un animo da sempre instabile, gli occhi di Silvia si riempiono di un inevitabile pianto che fa sorridere Claudio appena, intenerito come è sempre stato dall'emotività incontrollabile di lei.
«Io ti amo, Silvia. Ti amo come non mai. Amo la donna che sei e amo il corpo che è stato la culla dei nostri figli. Non potresti essere più bella di così e non vali il confronto con nessuna. Amo la nostra famiglia e amo il futuro che si crea nelle nostre piccole cose. Vorrei una seconda possibilità, e non solo per i nostri figli ma per noi, perché credo che la meritiamo. Lotterò quanto più possibile perché anche tu possa credere a questo e concedermelo.»
Silvia non esita più e cessa di contenersi: sbilanciandosi in avanti abbraccia forte suo marito, affondando la testa tra il collo di lui e l'inizio della sua spalla. Sorride nel poter annusare ancora il suo profumo e respira su quella pelle l'aria che le è tornata nei polmoni.
«Prima d'ora non mi avevi mai detto parole tanto belle» gli dice, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare, poco dopo.
«Sto cercando di migliorare.»
«Può darsi che tu ci stia già riuscendo...»
«Quindi mi perdoni?»
Silvia si tira indietro, guardandolo dritto in faccia con gli occhi inondati di lacrime. «Per noi.»
Claudio le sorride. «Per noi.»
«Ti perdono, ma non voglio più riprovare qualcosa del genere. Sono stata male da morire, mi mancavi.»
Ora il sorriso di lui si fa ancora più ampio dinanzi tutte le sincerità che la donna non si concedeva di esprimere. «Anche tu mi mancavi. E te lo prometto, mai più una cosa del genere.»
«Mi andrebbe davvero di pattinare con te, adesso.»
Alla richiesta, Claudio solleva il proprio paio di pattini, portato dietro nella remota possibilità, donata anche grazie alla premura di Valeria, e Silvia scoppia a ridere di pura allegria.
Quando suo marito le si accomoda accanto per poter calzare quel nuovo paio, il cuore della donna si rasserena alla vista e attende paziente che possa raggiungerla. Una volta pronto si alza in piedi per primo e le allunga la mano. Silvia già li indossava per cui non esita un solo istante ad afferrarla.
Partendo insieme, lentamente, riscoprono loro stessi e un nuovo modo di procedere: con prudenza, amore e con una spensieratezza che non provavano da tempo, immersi nella magia della rinascita.
-
Captando il significato delle parole che il suo fratellastro stava mormorando in preda all'imbarazzo nella cornetta del telefono, Diego non aveva fatto altro che sorridere di pura gioia. Ascoltava il racconto di Claudio sulla ricongiunzione con Silvia e la cosa lo riempiva di speranza. I due, a quanto pareva, avevano passato delle ore insieme a raccontarsi ciò con cui avevano convissuto durante tutto il tempo della loro separazione e non avevano avuto filtri, erano spaziati dai più improbabili ai più convincenti argomenti per concludere ogni discorso in un piccolo silenzio rilassato.
"La pace", aveva mormorato Claudio all'interfono del telefono. "Non sai che buon sapore abbia essere in pace".
Diego aveva sorriso ma a quella frase non aveva replicato. L'immagine dell'uomo ad occhi chiusi, intento a mormorarla, gli era arrivata dritto addosso in un millesimo di secondo, nella più esauriente rappresentazione di un apoteosi divina che lui non avrebbe sperimentato.
"Che cosa farete ora?" Gli aveva quindi chiesto, volgendo la situazione verso una svolta pratica come era solito fare.
"Non vediamo l'ora di raccontarlo ai nostri figli. Avevamo pensato di farlo stasera e che sarebbe bello se tu venissi. Ci piacerebbe festeggiare in maniera elegante, come se fosse un anniversario del nostro matrimonio. Silvia ne ha bisogno e anche io. Tu avevi presenziato all'evento, eri il mio testimone... vorrei che ci fossi anche stasera. Inoltre la tua presenza distrarrebbe i bimbi da qualsiasi brutto pensiero possano avere riguardo a quello che abbiamo appena superato... vorremo che non avessero ricordi infelici di questi giorni."
Diego ci aveva riflettuto su, dopodiché aveva chiesto l'indirizzo. Non si era meravigliato di constatare come il ristorante prescelto fosse lo stesso del loro pranzo di matrimonio, anzi la cosa lo aveva riempito di una dolce malinconia.
Il giorno delle nozze, varcando la soglia che al momento Diego si trova a superare, era evidente come la sala fosse gremita di persone. Gli invitati avevano invaso interamente lo spazio ma ora, anni dopo, quegli stessi tavoli sono occupati da estranei, gente del posto accorsa solo per potersi guadagnare una cena di lusso e di silenzio, rendendo così evidente, attorno al tavolo centrale, una sorta di vuoto che viene annullato solo dalla potente emozione che emana la famiglia accomodatasi alla tavola.
Nella perfetta assialità della sala e nell'esatta postazione di quel giorno, la famiglia Agnelli confabula amorevolmente in un susseguirsi di risate e occhiate di intesa. Silvia brilla tra gli ospiti come una stella in un abito color panna che troppo ricorda il colore di un vecchio brindisi, sorridente e astuta mentre si rivolge a sua figlia in una sorta di sfida. Claudio non è da meno, veste un colore più scuro, tendente al marrone, ed una tranquillità che al momento delle nozze nemmeno poteva conoscere. Ora è in silenzio a studiare l'occhiata di intesa tra le due donne, mentre asciuga con un bavaglio il poco cibo rimasto sulla bocca del più piccolo, con un'espressione rappresentativa di quella pace della quale ha tessuto lodi.
Diego avanza e lo fa con esitazione. Non vorrebbe disturbare l'equilibrio familiare per quanto calzante la sua figura risulti nel contesto dei presenti: senza volerlo i loro abiti seguono tutti la cromatura generata dal colore più chiaro della madre, in un susseguirsi di toni raggiungenti Claudio. La piccola Gaia, con le sue due code e i capelli pieni di pagliuzze dorate, pare si sia vestita di una nuvola nei colori dell'aurora, lucente e sgargiante.
Diego desidera poterci ripensare ma non gli viene dato il tempo. Suo fratello si volta, percependo il suo tentennamento, e gli sorride, compiendo il gesto incitatore di avanzare con calma.
Quando raggiunge il tavolo, la prima cosa che Diego fa è notare la sedia in più, oltre la propria, destinata ad essere tra lui e suo fratello, in questa tavola rotonda, e lancia un'occhiata esplicativa all'uomo che ha avanzato l'invito.
«Glielo abbiamo chiesto ma non credo che verrà. Ti sta lasciando il tuo spazio, è evidente.»
La constatazione avanzata da Claudio ha concesso la libertà a ognuno degli Agnelli di concentrarsi sul nuovo arrivato e sulla decisione che sta per prendere. Diego ci riflette sopra per degli attimi, ripensando al matrimonio di Manila e Maurizio al quale Valeria non è andata, all'assenza di lei al tavolo della villa, al suo rimanere fuori in giardino pur di aspettarlo e alla sua decisione di presentarsi dopo la cena la notte dei regali, dopodiché si accomoda con una mossa fluida, spostando appena indietro la sedia.
Gaia batte felice le mani. Anche Silvia sorride.
Una volta parte del tavolo, Diego non avverte più alcuna esitazione. In qualche modo è come se sentisse di essere ritornato alla famiglia alla quale davvero appartiene, indipendentemente dal grado di parentela.
«Abbiamo ordinato lo stesso menù di quel giorno, spero non ti dispiaccia» afferma Silvia in un mezzo sussurro nella direzione di Diego e questi scuote lento il capo, con un piccolo sorriso.
«Mamma, che cosa si festeggia? Perché siamo fuori?»
«Il nostro matrimonio, tesoro. Mio e di tuo padre, siamo qui per questo» spiega con pazienza Silvia a Gaia che in risposta inclina la testa di lato ma non commenta. La cosa la incuriosisce, come la mano che Claudio tende verso sua moglie davanti al seggiolone del figlio. Silvia la afferra e appena avviene il contatto Gaia sorride in maniera sfrontata.
«È davvero una bella serata» commenta, mettendo allegria a tutti nel contempo che un cameriere parte con il servire i cocktail. La piccola si sporge in avanti per vedere il contenuto di uno dei calici. «E questo cos'è?»
«Questa è una cosa per grandi, tesoro, tu non puoi berla.»
«Allora spero abbiate preparato qualcosa anche per me, perché neanche io credo di berla.»
La voce fuoricampo di Valeria fa chiudere gli occhi a Diego, avvertendola alle proprie spalle. Silvia sorride, sollevando il viso oltre il proprio bicchiere, con uno sguardo astuto di pura intesa, identico a quello avuto con la figlia, ed è ancora una volta Claudio, sfoggiante un sorriso gentile, a dare il via alle danze.
«Ciao, Vale. Siamo contenti tu ti sia unita a noi. Accomodati.»
«Ma sappi che non abbiamo organizzato niente, dovrai bere quello che ti portano» commenta con divertimento Silvia, bevendo per prima un sorso.
«Vedrò di fare un eccezione.»
Quando Diego riapre gli occhi, la prima cosa che vede sono il proprio pollice e indice intenti a giocare con un piccolo avvallamento della tovaglia. Si concentra su di loro mentre la presenza di sua moglie, al proprio fianco, è tanto incandescente da pretendere di non essere ignorata.
Riesce a riflettere un solo istante sullo spazio che sua moglie non gli ha donato prima di venire coinvolto da una sorta di malessere nell'immaginare come possa essersi vestita.
Avverte il corpo di lei muoversi. Vede la tovaglia spostarsi leggermente e capisce che sua moglie ha accavallato le gambe, ponendo poi i gomiti sul tavolo. Una mossa del tutto priva di galateo, secondo quanto riproverebbe Sofia Grimaldi, ma che lui ha sempre considerato affascinante viso il modo con cui Valeria era solita imprigionare il proprio mento al di sopra delle dita che si intrecciavano assieme, in una morsa debole che il più delle volte metteva in risalto lo smalto elegante delle sue unghie.
Non se la sente di pensare a lei in questo modo e sospira la sua sofferenza volgendo appena la testa di lato per poter cogliere, nella rotazione costretta delle pupille fino al soffitto della sala, i particolari della figura di lei.
Valeria è accostata alla tavola come si immaginava, gomiti alla tovaglia e dita intrecciate, pendenti nel vuoto, smalto nero e capelli raccolti dello stesso colore con cui si è vestita d'abito. Una macchia scura in quel contorno dorato, a gravare sull'animo di Diego tanto da privarlo del fiato.
Si era immaginato anche che avesse messo qualcosa di provocante come l'ultima volta, solo per lui, ma per sua fortuna la schiena non era stata scoperta e una sorta di silenziosa eleganza aggravata dal portamento di Valeria pare averle cucito addosso l'abito.
Diego intravede la nudità delle spalle, lo scollo rettilineo al di sopra del seno nella parte superiore dell'abito, stretto come un corpetto, per poi veder concluso il vestito in una gonna più ampia e dal morbido tessuto simile al raso. Nota anche i tacchi neri alti, poco prima di rivolgere l'attenzione al soffitto.
Un'accusa e un rancore altrettanto nero si formano sul fondo della sua gola, ma Diego non emette un solo suono.
Per un attimo troppo breve Vale inquadra con la coda dell'occhio l'espressione infastidita sul suo viso prima che questa ceda il posto ad una sorta di costretta indifferenza. Anche lei resta in silenzio, prendendo un sorso dell'aperitivo offerto in previsione della cena.
Quante volte lui e la famiglia Agnelli avevano preso posto a tavolate del genere senza che lei fosse presente? Diego nemmeno si ricorda il conteggio per simili eventi accaduti con fin troppa frequenza ed è a questo pensiero che giunge la voce di Sanna, nella sua mente. "Lei ha provato a non affezionarsi".
Sì, Valeria aveva tenuto lontano i piccoli come meglio poteva, rinunciando a quei pasti, la domenica all'ora del pranzo, per poter raggiungere Antonio. L'amante non era stato solo una scelta ma anche una scusa. Le aveva permesso di mantenersi lontana da tutti per cui, adesso, suo marito si domanda che cosa stia facendo.
Certo che lo abbia fatto per un motivo, tenta ancora di rivolgerle uno sguardo guardingo che però finisce miseramente a incastrarsi nel suo. Sua moglie lo fissava già da tempo, persino da quando aveva finto di far correre lo sguardo a terra per risalire lungo il corpo di lei, ed ora è immobile nel fronteggiarlo. Senza pensieri. Senza la presunzione di capire su cosa stia riflettendo. Lo fissa e basta e Diego tenta di accettarlo.
Sua moglie a quella cena è troppo, capitando in un momento in cui per lei cova una profonda rabbia. Glielo racconta, solo con uno sguardo: è arrabbiato con lei e infastidito che sia arrivata fin qui, divertito malignamente che abbia avuto tanto coraggio nel far credere di tenere a qualcosa che ha tradito da tempo e molto altro. Vale assorbe completamente la sua occhiata di puro odio, tirandola a sé e tentando di farla a pezzi.
«Non penso di voler restare» sussurra Diego, continuando a guardarla negli occhi prima di dirigersi verso i due rinnovati sposi. «Complimenti per questo bel traguardo, non è da tutti.»
«Diego, rimani» lo supplica Claudio ma la sua voce cade nel vuoto. Diego si è alzato e la schiena di Valeria si è tesa di colpo, come se avesse ricevuto una frustata. Silvia tenta di aggiustare le cose ma ogni tentativo finisce a vuoto.
Le sue frasi vengono disperse mentre Diego si allontana in un saluto accennato. La siciliana rimane paralizzata al proprio posto ad udire il modo veloce con cui si allontanano i suoi passi, prima di scattare in piedi, afferrando la propria borsetta, in modo da raggiungerlo.
I piccoli che sono stati catturati da questa scena vengono prontamente distratti dai genitori che con un tono di voce calmo fingono che niente possa essere successo. Nel contempo, Diego ha quasi riguadagnato l'uscita prima che la mano di Vale afferri la sua e lo tiri via, dentro una stanza destinata ad essere una sorta di deposito.
Raggiunto il posto, Diego si priva veloce di quella mano e fa per andarsene ma la convinzione di Valeria, assieme alla sua presa premuta contro la schiena a trattenerlo, glielo impediscono.
«Smetti di scappare da me! Dobbiamo parlare!»
«Ho bisogno di tempo. Lontano da te» chiarisce lui, senza riuscire a sconvolgerla.
«Beh, non lo avrai.»
«Questo è evidente.»
«Perché sei tanto arrabbiato con me, si può sapere?»
Fino a quel momento, Diego stava provando ad andarsene ma ora la domanda lo riempie di furia.
Si volta verso di lei, liberandosi delle sue mani.
«Pensi che non dovrei essere arrabbiato dal fatto che usi i miei nipoti per i tuoi scopi?»
Valeria rimane destabilizzata dalla notizia ma poco dopo arriva a sorridergli.
«Quindi lo sai...»
«Ti sembra qualcosa di cui essere felici?»
«Hai conosciuto il lato peggiore di me e stai tentando di combatterlo con il tempo. Ho più di un motivo per essere felice.»
«Non dovresti esserlo, se solo capissi come mi sento.»
L'ipotesi di non comprendere a pieno il marito, come invece lui sembrava da sempre fare con lei, desta Valeria dal proprio torpore e le garantisce la serietà. La porta della stanza si è chiusa lasciandoli soli, all'interno di uno spazio semivuoto e coperto da una volta ellittica tinteggiata ocra come il resto del ristorante. Le luci soffuse, nascoste nella cornice sulla quale innesta la curva, donano all'ambiente una sorta di semioscurità simile a quella di un cavedio, così come il freddo che filtra dalle pareti.
«Ho cercato di non affezionarmi a te per tutto questo tempo proprio sapendo che cosa avresti provato.»
«E dei bambini, Vale? Di loro non ti interessa?»
«Sì. Mi interessa.»
Per un solo istante Diego rivede l'emozione della piccola Gaia nell'afferrare il biglietto per la Sicilia e una sorta di malessere gli risale dalla bocca dello stomaco.
«Non voglio parlarti adesso. Sono troppo arrabbiato con te per farlo.»
«E non importa che tu lo faccia, perché sarò io a parlare.»
«Vale...» mormora lui esausto ma sua moglie non cede.
«Mi avevi detto che parlo con te solo da ubriaca. Adesso guardami, lo sto facendo. Mi avevi anche detto, al nostro primo bacio da soli, che sono tua moglie, che sono io, che posso fare tutto. Ti chiedo solo di ascoltarmi.»
Al ricordo di quegli eventi da lei nominati Diego resta in silenzio, guardandola negli occhi mentre rimangono in piedi, uno di fronte all'altro.
«Quello che ho pensato di fare contro Mattia è imperdonabile ma è tutto qui, non c'è altro.»
«Nient'altro?»
Valeria esita nel rispondere ed il tempo che intercorre nel ricevere una conferma aggrava il malessere di Diego.
«Isabella sapeva della mia vendetta. Ha visto me e Mattia parlare, un giorno.»
All'uomo occorre del tempo per rielaborare l'informazione, prima di scoppiare a ridere dal nervoso. Si sbilancia all'indietro per poi riacquistare compostezza dopo quel piccolo passo diretto a una ritorsione. Passa una mano sulla fronte, scuotendo appena il capo.
«Sono stato uno stupido, mi aveva pure messo in guardia da te» commenta, riabbassando poi la mano e sfidando sua moglie a mentirgli ancora. «Ti ha minacciata dicendoti che mi avrebbe rivelato tutto, non è vero? È per questo che mi hai costretto a mandarla via... e io che come uno stupido ti ho chiesto di fare lo stesso con Antonio...»
«Credi sia l'unico motivo per cui l'ho fatto?» Domanda lei, piena d'angoscia.
«Non so più in cosa credere.»
«Allora ti stai sbagliando di grosso, io e te abbiamo avuto le stesse motivazioni! Sono ancora la tua ombra, non mi vedi?»
Diego lascia scivolare gli occhi su sua moglie ma l'unica cosa che coglie è la forma del suo corpo al di sotto degli abiti.
Non riesce più a guardarla con il contegno che tanto svettava perché sono cambiati, hanno condiviso troppo e perché il bisogno di lei, nell'incrementare dei suoi giorni di assenza, è stato acuto.
Solleva gli occhi al soffitto mentre tenta di inghiottire un grumo di saliva, con il cuore che accelera, ed un simile distacco nell'affrontare una risposta riempie Valeria di furia.
«Ti avevo avvertito, ti avevo detto che non ero una donna buona e che mi avresti odiata ma non ho smesso di sperare un solo secondo che non fosse così e che saresti stato comunque in grado di perdonarmi.»
Suo marito abbassa nuovamente gli occhi nella sua direzione, con un interrogativo intrappolato nella propria espressione severa. Valeria prova a tenergli testa.
«Non ho detto che voglio che tu lo faccia ma che era una mia speranza.»
«Ti eri pure messa la sua collana per convincerlo che lo amassi... hai accettato che ti toccasse...»
«Provo ribrezzo ogni volta che lo fa, ma non avevo scelta.»
«Non avevi scelta?!»
Vale spalanca le braccia, arresa. «Tuo fratello crede già a un'altra realtà! Ho solo deciso di volere il potere di comandarla!»
«Hai deciso di approfittarti della mente più debole, proprio come ti sei approfittata dei piccoli.»
«Non l'ho fatto.»
«Perché ti sei fermata in tempo, giusto? Perché io ti avevo detto che non ti avrei accettata, se ti fossi spinta troppo oltre.»
A questa frase la donna abbassa di nuovo le braccia, cercando un proprio equilibrio all'interno della stanza.
«Sapevo dall'inizio quanto fosse sbagliato farlo ma non negherò che è merito tuo se mi sono fermata.»
«Stai cercando di ingraziarti il mio favore? È questo che vuoi?» Le domanda in risposta Diego, avanzando di qualche passo per poterla mettere alle strette ma trasmettendole solo tutta l'angoscia che è lui il primo a provare.
«Non è così, voglio solo farti capire come è andata.»
«Ah sì? E come è andata?»
«Male, ecco come è andata» replica lei pungente, il marito le sorride.
«Oh, mi dispiace molto.»
«Non mi importa che ti dispiaccia ma che tu mi creda!» A questa richiesta i loro passi si arrestano, facendoli riscoprire più vicini.
«Sono tutt'orecchi, visto che vuoi parlare.»
«Il problema è che non ti fidi di me.»
«Sbaglio, per caso?»
«Non lo facevi finora e te l'ho sempre detto ma ora non c'è nient'altro.»
«E dovevamo per forza toccare il fondo per arrivare a questo punto? Come ti fa sentire? Sei felice di tutto il tempo che abbiamo sprecato? Sei rimasta soddisfatta nel farti toccare da mio fratello affinché tutto potesse andare liscio?»
«Sono qui per parlare di noi. Non di lui.»
«E io ti sto dicendo, ancora una volta, che una donna piena di risentimento non mi basta.»
A Vale occorre del tempo, prima di poter annuire e afferrare la borsa, in modo da aprirla. Le tremano leggermente le mani mentre tenta di azionare la chiusura a scatto.
«Certo, me lo avevi detto. Così non sono abbastanza.» Recuperato ciò che cerca, Valeria lo svetta tra di loro lasciando cadere a terra la borsa. «È questo che vuoi?» Il contratto di divorzio si presenta tra di loro come una sentenza alla quale, però, manca ancora una riga. «D'accordo.»
Il silenzio di Diego ha spinto Vale a cercare una penna. Firma in fretta l'ultimo spazio in basso a destra e tende quindi il foglio tra di loro, a dimostrazione di quanto faccia sul serio. Scuote la testa all'indietro per togliersi i capelli dal volto, certa della propria azione e volenterosa di dimostrarsi sicura... finché non vede il volto di lui.
Diego è impassibile ma, d'un tratto, un piccolo sorriso si affaccia sulla sua bocca e gli occhi manifestano una sorta di liberazione. Valeria rimane ad osservare quell'espressione di colpo più leggera e la sua sicurezza si ritrae in un istante.
Indietreggia di scatto la propria mano e afferrato a pieno contatto il contratto di divorzio lo fa a pezzi, sotto lo sguardo di lui. La rabbia ha portato alla formazione di piccole lacrime al bordo dei suoi occhi o forse queste sono nate di colpo dalla fragilità. Non sa concepirlo ma continua a fissare suo marito, sorreggendo il suo sguardo di colpo concentrato, senza darsi vinta. Le carte cadono a terra, ormai distrutte.
«Non essere così felice mentre provo a divorziare da te.»
Diego inclina la testa di lato e poi espira profondamente, guardando sua moglie con tutta la disperazione e l'amore possibile da contenere dentro una sorta di resa. Studia pure le sue lacrime, attendendo l'attimo in cui torna a parlare.
«Te lo scordi che divorzio. Non lo farò mai. La tua è stata una scelta egoista!»
«Perché sono stato io a non pensare a come ti saresti sentita?»
«Perché hai supposto che lo volessi, quando in verità è l'ultima cosa che voglio!» Grida lei, tentando poi di inghiottire la rabbia e di allontanare le lacrime affinché le resti lucida la visione di lui.
Suo marito continua a fissarla con un'intensità tale da farla arretrare ancora, in direzione del muro. Non separano lo sguardo mai, cercando di capirsi con gli occhi finché non risulta più possibile. Le parole devono accorrere, Vale ha lottato molto per ottenerle e così si fa forza nel pronunciarle. Prende un profondo respiro, gonfiando il petto d'aria, prima di svuotarsi del tutto.
«Voglio qualcosa di più... qualsiasi cosa» sussurra, ricordando tutte le volte in cui Diego le aveva chiesto cosa desiderasse. Ora ne ha bisogno ma le sembra così impossibile ottenerlo. Solleva lo sguardo che per un momento si era distaccato da lui per vedere cosa ha provocato. Nessun cedimento, ma non ha idea di quanto lui la stia aspettando. Sceglie parole ancora più specifiche per poter chiarire.
«Quando te ne sei andato mi hai chiesto se la nostra vita significasse qualcosa per me» mormora, mentre le lacrime le scendono sulle guance e un piccolo sorriso si affaccia sul suo volto.
Valeria si stringe nelle spalle, aprendo il proprio cuore, vinta.
«Significa tutto, Diego. Davvero tutto.»
Vede suo marito in piedi, dinanzi a lei, impassibile e con le palpebre calate, le spalle distese e le braccia inermi. L'attimo dopo accorre verso di lei. Valeria ha il tempo di prendere un altro profondo respiro e di sorridere prima che il corpo di suo marito si scontri con il suo e la bocca la reclami, premendola contro la propria. La donna chiude gli occhi arrendendosi del tutto ma aggrappandosi sulla schiena alla camicia di lui, sentendo cedere le gambe.
Diego affonda una mano nei suoi capelli, avvicinando ancora la sua bocca per poi premersi con il resto del corpo addosso, facendola aderire alla parete. Il freddo del muro le si abbatte sulla schiena in un contrasto da capogiro con il corpo caldo dell'uomo che le si è appena sciolto addosso e con la lingua umida che sta danzando con la sua. L'angoscia si dissolve, in un colpo, lasciandola provare una stanchezza infinita per tutta quella tensione trattenuta per giorni. Gode del contatto sentendosi di colpo a pezzi per ciò che sta vivendo.
Il contratto stracciato per terra, le parole che gli ha detto, il terrore provato nel vedere il suo uomo alzarsi da tavola...
Valeria ruota la testa di lato e nel prendere fiato gli occhi le si soffermano sulle carte di divorzio, disseminate come i chicchi di riso lanciati fuori dalla chiesa il giorno del loro matrimonio, ma non ha il tempo per farlo a lungo. Diego le afferra il mento e riprende a baciarla con maggiore passione.
La stanchezza si annulla in un istante avvertendo il modo con cui la sta rivendicando. Spalanca gli occhi e lo afferra per la nuca mentre l'altra mano affonda le unghie in una delle sue scapole, così da trattenerselo contro e avvertire il suo corpo. A Diego non basta. La afferra al di sotto delle gambe e la inchioda al muro, premendosi contro.
Il cuore di Vale schizza impazzito colorandole le guance, facendole chiudere di nuovo gli occhi e sognare che quel contatto possa non finire, che le mani di lui al di sotto delle ginocchia continuino a serrarla tanto forte in una passione alla quale la bocca non sembra voler cedere.
Disperata, tira con forza i suoi capelli per costringerlo a separarsi dalle sue labbra e guardarla. Vuole scoprire dove è finito il rancore, il bisogno di stare lontani e la volontà di abbattere su di lei ogni repressione. Quello che trova sono gli occhi languidi di un uomo, in preda alla passione, intento a desiderarla.
«Volevi di più, no?» Sussurra con voce roca Diego, allentando poi di colpo la presa di una mano e costringendola a stringergli la gamba a un fianco. Sfiora lento l'interno di quella stessa gamba con la punta delle dita, continuando a guardarla. «Puoi avere tutto quanto.» Quel contatto ha raggiunto la biancheria di pizzo nero di lei e attente le dita partono a scostarla di lato, entrando poi a contatto della pelle.
La voce di Vale si rompe in un respiro spezzato che Diego raccoglie, accarezzando le labbra di lei con le proprie mentre continua a toccarla. Lascia scorrere le dita in una piccola V, a contenere la vagina, prima di accarezzarne le più piccole labbra interne e discendere.
Valeria sta tremando ma il corpo di lui si offre come deterrente per farle vivere ogni sensazione. Le si accosta addosso mentre con dolcezza la bacia sul collo, disseminando una piccola scia, e mentre due dita partono a penetrarla. Valeria lancia un grido muto ricordandosi delle persone presenti nella sala, a pochi metri di distanza, ed affonda più forte le dita nella pelle di lui. Cerca il proprio respiro ma è andato nel contempo che suo marito è intento a toccarla.
Imprigionata tra la parete e il suo corpo, Valeria è un terremoto di brividi lungo la pelle lasciata nuda dall'abito che, all'altezza della vita, si è accartocciato completamente, venendo sollevato dal marito. Dal piede della gamba che si era stretta al fianco di lui cade il tacco alto, per poi precipitare a terra mentre le dita dell'uomo continuano a entrare e uscire, accarezzandola dolcemente con il pollice.
«Diego» geme, portando la bocca del marito ad accostarsi alla propria. Trema ancora di più nel percepire il respiro affrettato dell'uomo contro le labbra e nel non venire ricompensata del bacio che attende. Ripensa a come poco prima stavano discutendo, al contratto che è stato strappato, al modo con cui di colpo suo marito aveva reagito. «Tutto questo è folle» sussurra, tentando di sostenere il ritmo delle dita divenuto più audace.
«Non mi vuoi?»
Chiederlo è scontato in una situazione simile. Il corpo di lei sta accogliendo quelle dita come una benedizione, non anelando a nient'altro da troppo.
Apre gli occhi per finire nei suoi e riuscire a comunicarglielo ma non appena i loro sguardi si incastrano le dita dell'uomo cambiano inclinazione, colpendo un punto specifico all'interno della vagina. Valeria trema ed è costretta a stringersi a lui per riuscire a sostenersi. Ha il volto accostato al suo collo, il respiro rotto, piccole gocce di sudore a colarle dalla fronte poco prima che possa chiedergli qualcosa che il desiderio sembra urlare.
«Come puoi essere così?» Gli domanda, consapevole di come il marito sia riuscito in un solo attimo a trovare il suo punto più erotico e stia continuando a stimolarlo con un'insistenza divina.
Diego volta la testa, facendo aderire le loro guance e toccando con il profilo delle labbra l'orecchio di lei arrossito dal sangue che le scorre feroce nelle vene, assieme al desiderio.
«Perché ricordo ogni cosa di quella notte. Non ho mai dimenticato.»
Da sopra la sua spalla, Valeria apre gli occhi fissando il vuoto nel resto della stanza. Registra le labbra di lui che, dopo quelle parole roventi, sono tornate a lasciarle dei baci leggeri lungo il collo. Nota la sua esitazione in certi attimi, vibranti dei suoi stessi brividi. Capisce il modo con cui anche lui è completamente arreso a ciò che stanno vivendo. Quello che prova a scorrere con una simile attenzione in lei, bagnandosi sempre di più le mani dei suoi umori e l'eccitazione del suo corpo, teso allo spasmo, mentre tortura il suo.
Non resiste oltre e inclinando la testa all'indietro riprende a baciarlo. Diego le geme contro, allontana le mani da quello specifico punto e le affonda di più, velocizzando al tempo stesso. Vuole sentirla venire mentre lo bacia, subito dopo essersi resa partecipe di una confessione simile del suo cuore, ma lei vuole lo stesso per cui abbassa le mani fino a raggiungere la sua cintura e allentare la zip dei pantaloni. Dopodiché affonda una mano nei boxer e parte ad accarezzarlo.
Diego non resiste a quel richiamo e si accosta di più al suo palmo senza smettere di concentrarsi su quello che sta facendo. La vuole al punto da star male, vuole che lei gema il suo nome ancora... ma Valeria ha riacquistato parte del suo controllo non appena ha iniziato a toccare il suo corpo ed ora sorride di irriverente rivincita all'idea di poterlo fare capitolare.
«Ricordo tutto anche io» sussurra nel suo orecchio, e per qualche istante le dita di Diego rallentano. Quelle parole scottanti lo hanno stracciato ed ora, dopo che quella voce insinuante aveva sparso peccato all'interno del suo padiglione auricolare, l'uomo è costretto a guardare sua moglie in viso per frenare le immagini che quelle parole avevano invocato.
Di colpo non sono più in piedi ma stesi sul tappeto del loro soggiorno, intenti a toccarsi.
Le loro menti viaggiano insieme fino a lì mentre le dita riprendono a torturare in un'altalena tra piacere e distacco. Stanno per velocizzare quando un suono li allontana di scatto. Diego lascia uscire le mani da lei e Valeria è costretta a fare lo stesso mentre suo marito arretra. Lo guarda con stupore, appoggiando il piede nudo a terra e vestendo un solo tacco prima di avvertire i passi e le voci dei camerieri avvicinarsi a loro.
Diego si chiude la zip dei pantaloni sull'ancora evidente erezione, lasciando la camicia beige al di fuori per poterla celare, ed un misto di angoscia sale al suo viso al pensiero di essere di nuovo dei ragazzini interrotti durante un loro incontro di amore.
Valeria invece è spossata; i capelli che erano legati in una bassa crocchia ormai si sono disciolti ed il vestito si è riempito di pieghe, il volto tradisce il rossore, la borsa è volata lontana e il tacco sembra in un primo momento essersi disperso nella stanza.
Ritrovandolo con lo sguardo, Vale si china per prenderlo con un'invidia sovrannaturale per il modo con cui suo marito risulti tanto perfetto. Le basta sollevare la testa ed incontrare l'occhiata di lui per capire quanto sia furente per quell'intoppo non calcolato.
Quando i camerieri entrano all'interno della stanza, rimangono in un primo momento scioccati di trovarci due ospiti. Diego li supera con indifferenza, lasciando Valeria indietro a raccogliere i pezzi del contratto sparsi e la propria borsa. Cerca di farlo velocemente ma un'improvvisa impacciataggine nell'essere stata scoperta da degli estranei, che di certo immaginano cosa sia successo, la costringe a tenere la testa bassa e fare tutto maldestramente. Uscendo si stringe la borsa e i fogli al petto, come a celare la propria nudità mentale, e pronuncia una sorta di frase di scuse prima di avviarsi alla macchina.
L'auto di Diego non è più presente e questo le fa tornare contro l'angoscia. Suo marito si è allontanato per andare chissà dove e la causa deve essere stata proprio lei e il poco spazio che gli ha lasciato.
È tanto confusa da non seguire più sé stessa e da decidere di non corrergli dietro, evitando di raggiungere la casa di Cuneo dove ipoteticamente immagina abbia cercato rifugio. Ingrana la marcia e torna semplicemente a casa, con il corpo ancora in tensione.
I capezzoli le fanno male al di sotto dell'abito, tanto sono turgidi e destinati a sfregare contro la stoffa rigida ma non è niente in confronto al calore che ha tra le gambe. Guida ricordando le dita di lui affondate nel suo corpo e il suo respiro rotto all'orecchio. Si sorprende di riuscire a scampare un incidente.
Solo una volta entrata nel soggiorno della casa ed essersi chiusa la porta alle spalle si rende conto di quanto la solitudine le pesi, provando sensazioni simili, e di come avrebbe dovuto battersi per cercare suo marito in qualsiasi angolo del mondo possa essersi nascosto ma, proprio a questo pensiero, il campanello di casa suona e il volto di lei si gira di scatto verso quel richiamo.
Non riesce a credere a sé stessa quando aprendo quell'ostacolo tra loro vede Diego in piedi sul tappetino di benvenuto con i capelli sconvolti, lo sguardo attento e una bellezza che ha sempre avuto ma che è stata incrementata dalla distanza che hanno posto tra loro.
«Aspettavo mi seguissi fino a Cuneo ma imboccando la strada ho visto che la tua macchina non era dietro la mia» la informa, con la luna piena che lo illumina alle spalle e con gli occhi brillanti di un predatore piombato per caso nel suo giardino.
Valeria non sa che dire e lo sguardo dell'uomo si fa più cupo, le palpebre si abbassano e quel piccolo sorriso nato sulla sua bocca si annulla del tutto mostrando un'espressione seria.
«Vuoi parlarne?» Glielo domanda e Valeria scuote lenta il capo in una negazione, stringendo in una mano lo spessore della porta.
Diego la fissa di rimando, cercando di interpretarla, prima di inclinare per un momento da una parte il mento e farlo tornare al centro del viso, così da mostrare un espressione arresa e coronata dalle sopracciglia alzate.
«D'accordo, allora...» espira, e si volta con placida calma, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni facendo per andarsene ma Valeria si sbilancia in avanti e gli afferra un braccio.
Non vuole parlare, è stanca di essere costretta a farlo ormai da tanto. Quello che prova è così evidente che di parlare non ce ne è più bisogno.
Si accosta a suo marito e affondandogli le mani nei capelli riprende a baciarlo. Diego chiude gli occhi, voltandosi completamente verso di lei e avanzando poi qualche passo per poter entrare nella propria casa con sua moglie.
Valeria scandisce con un colpo della mano la chiusura della porta una volta che sono entrati nell'atrio e continua a baciare Diego in una promessa lenta di ricongiunzione. Lui si lascia completamente andare, permettendole il comando di ogni cosa, del bacio, dei loro passi, tanto da finire stavolta lui di schiena a una parete.
La donna continua a baciarlo in maniera lenta, sensuale, e nel contempo trascina le mani dal collo al petto iniziando a sbottonargli la camicia. Quelle di Diego invece le si posano su un gluteo e su un fianco, accarezzandola mentre lentamente lo spoglia. Scende liberando le asole una a una, fino a lasciar del tutto scoperto il busto e percepire per la prima volta il calore nudo della sua pelle.
Vale si separa dal bacio per poterlo ammirare e rimane completamente rapita.
Prima d'ora non lo aveva mai visto ma solo immaginato.
Il corpo dell'uomo è così bello da non permetterle di allontanare lo sguardo e non solo in termini oggettivi: Valeria è di colpo stregata nel vedere la sua nudità, il colore dei suoi capezzoli, la forma dei suoi pettorali, la striscia di peluria che conduce all'inguine, la muscolatura del suo addome, la perfezione del suo costato. Lascia trascinare nel percorso degli occhi le mani, partendo dalle spalle, in parte protette dalla camicia rimasta aperta, per poi discendere per primi sui pettorali.
Al di sotto del palmo avverte la morbidezza della sua pelle. Mai provata una sensazione simile di familiarità, avendolo sempre tenuto per mano, baciato e stretto a sé senza poter del tutto sentire la bellezza del suo corpo, ma è come se conoscesse quella pelle da sempre. E mai visto, inoltre, niente di simile. I muscoli sono scolpiti e ben definiti, Valeria cede alla tentazione di posarvi le labbra.
Avvertendo la bocca di Vale premuta contro il cuore, Diego reclina la testa all'indietro e chiude gli occhi così da godere di quella premura che non si limita. Vale si sposta e scivola con la bocca dall'altra parte del petto, così da poter prende tra le labbra il capezzolo sinistro e leccarlo.
La mano di lui sul gluteo si sposta tra i capelli di lei così da trattenerla. Valeria procede nel suo bacio e poi continua a discendere percorrendo la linea centrale del suo corpo.
L'uomo ha ormai gli occhi chiusi quando lei gli bacia gli addominali ma li riapre su di lei non appena la sente percorrere con la lingua lo spazio vuoto a dividerli. Trova sua moglie inginocchiata a terra e già intenta a fissarlo negli occhi prima di riaprire con lentezza la sua cintura.
Vuole baciarlo ovunque, non lo ha mai fatto con lui, perché questa notte prova il bisogno di avere tutto da suo marito, specie ciò che non può ricordare.
E così, con ancora la mano di lui immersa nei capelli e i suoi occhi direzionati contro, Vale afferra la cerniera e lentamente la tira giù. Subito dopo esercita una leggera pressione alla vita dei pantaloni, trascinando con sé anche i boxer ed ecco che il corpo del marito cessa di essere quello di un estraneo.
Il sesso eretto dell'uomo le sfiora la guancia ed è continuando a fissarlo negli occhi che la donna lascia un bacio sulla punta. Avverte all'immediato il profumo e la dolcezza che tutta la pelle di suo marito trasmette e così non si frena. Chiudendo gli occhi e portando in dentro le labbra lo accoglie nella sua bocca, lottando contro la sua lunghezza per condurlo in profondità.
Il respiro dell'uomo è completamente andato, come la sua mente nell'avvertire il calore della bocca di lei attorno a sé. Diego emette un piccolo lamento nel sentire accrescere il proprio desiderio e tanto basta a spingere Vale ben oltre quel semplice contatto. Affonda la testa e arretra di colpo. Diego trema. Serra più forte gli occhi quando lei riprende a farlo ancora, sentendola stringere ancora di più le labbra, lasciandogli toccare la gola.
Non riesce più a stare immobile: tremando in sempre maggiori scosse ad ogni affondo della sua bocca, Diego tenta di riacquisire il controllo affondando di più una mano nei suoi capelli e portando l'altra, ruotata verso l'alto, al di sotto delle sue mascelle così da intrappolare il sotto della lingua e il principio della gola.
Quella presa piace a entrambi perché ordina alla donna di non arretrare e di sopportare qualcosa che lo sta facendo impazzire. Ma Vale non lo sopporta e basta; vedere il volto distrutto di Diego, confuso e appassionato, le impedisce di rimanere in ginocchio come dovrebbe, avvertendo un calore improvviso tra le cosce.
Il tutto peggiora a una profonda spinta.
Vale arriva a toccare con la punta del naso il ventre teso dell'uomo e Diego si china in avanti e la preme a sé, mantenendo la presa esercitata da entrambe mani, in modo da avvertirla su ogni centimetro del proprio corpo. Vale trattiene il respiro e posa le mani di piatto sulle sue cosce muscolose, ancora vestite, per poter mantenere l'equilibrio mentre avverte il desiderio farsi liquido e colarle lungo la pelle.
Le manca il fiato, ma la pelle di Diego è scossa dai tremori, i fianchi hanno uno spasmo, il desiderio si presenta come il bisogno di arrivare ancora più a fondo, spingendosi in lei, e non le importa niente.
Quando Diego si risolleva e allontana le mani di colpo, ritorna libera di respirare e di allontanarsi. Come risultato, Valeria tossisce appena e pulisce un piccolo rivolo di saliva che ancora unisce la sua bocca a lui. L'uomo in tutto questo la guarda per poi riuscire ad afferrarla e alzarla, così da portarla in piedi davanti a sè.
La bacia con dedizione assoluta, dimenticandosi totalmente di sé stesso e di quello che poteva allontanarli perché non esiste più. Sua moglie è tra le sue braccia e lo sta baciando come voleva da tempo.
Dall'altra parte, Vale fatica anche solo a stare in piedi: ha bisogno di lui e tutti questi preliminari, queste premure, non le bastano. Tenta di serrare tra di loro le gambe per poter resistere all'incremento di bisogno che Diego nutre facendo divenire ancora più spinto il bacio e l'azione non passa inosservata. Si sono interrotti al ristorante. La donna lo vuole da troppo.
Con una sola mossa, la allontana dalla propria bocca e la fa retrocedere verso la parte opposta del corridoio, così che possa tornare lei quella messa al muro. Ripristinata la situazione di partenza, Diego arriva a sorriderle mentre lei lo fissa adorante.
La concentrazione torna in un attimo, a seguito di un piccolo bacio. Lui solleva le mani e si afferra allo scollo dell'abito, come lei si era avvinghiata alla vita dei suoi pantaloni, prima di tirarlo giù e scoprire i seni nudi. Nemmeno loro erano stati visti dagli occhi del marito che si sofferma a osservarli, mentre sono sollevati dal corpetto del vestito abbassato, valutando la loro eccessiva bellezza. Tanto piccoli da risultare larghi nel suo palmo, lo sa bene, ma perfetti da poter afferrare nella passione. Rimane ipnotizzato dal colore quasi bianco delle aureole e dei capezzoli della donna prima di poter afferrarli a piene mani e scivolare su di loro con insistenza.
Valeria non sa più sostenersi e se non ci fosse il corpo di suo marito, le sue mani, premuti contro probabilmente cederebbe in meno di un attimo. Lo ha voluto per troppo tempo, lo ha sognato, immaginato e ha creduto di averlo vissuto per così tanto da non sembrarle reale. Poter avere la bocca di Diego addosso è una sensazione unica che si firma tramite la premura e quasi non riesce a crederci.
Ha bisogno di lui in un modo spudorato, affonda le mani nei suoi capelli per intimarlo. Ed è così che il corpo di suo marito si inginocchia a terra, i polpastrelli a risalirle lungo le cosce e le dita pronte a sfilare via quel misero pezzo di biancheria capace di separarla dal suo respiro.
Diego lo tira lontano e poi incoraggia la gamba destra di lei a posarsi sulla sua spalla sinistra. Lei esegue, continuando a fissarlo persino quando le solleva il vestito e, occhi negli occhi, le posa un lento bacio sul monte di Venere, facendola tremare.
Non può sopportarlo, è troppo. Specie non appena il piacere si manifesta come lo sparo di un fuoco di artificio e suo marito le posa la bocca contro. Parte a baciarla, a succhiarla, a far correre la lingua e Valeria è costretta a serrare gli occhi per poter resistere, a stringere più forte i suoi capelli per evitare di scivolare.
Al contrario del marito, sapeva esattamente com'è e il solo ricordo nell'aver cercato la sensazione di quella bocca tanto a lungo la conduce a farvi ondeggiare i fianchi contro, rispondendo alle sue spinte. L'altro ne è deliziato, apre gli occhi per poter vedere il suo abbandono e continua, imperturbabile, arrivando a colpire quel punto a lei interno poco prima raggiunto con le dita.
La donna non può far altro che gemere una protesta: Valeria ha arrestato di colpo i fianchi e si è piegata in avanti con le mani nei capelli di lui che tremano. Lo fa tutto il suo corpo, per cui il marito capisce che è abbastanza. Lascia scorrere la gamba di lei fino al suo fianco, rialzandosi, e poi esorta anche l'altra a fare lo stesso così da sostenerla per il retro delle gambe e permetterle di aderire alla parete del loro atrio.
Si china verso di lei, la bacia e una volta certo della sua stabilità le lascia andare la gamba destra, afferrandosi allo spessore del muro, terminante a malapena a un palmo da loro, così da afferrarsi con stabilità per la mossa successiva.
Allontana la bocca da Valeria che con tenerezza e disperazione protesta, dopodiché la penetra con una sola spinta decisa.
Il mondo si arresta. Vale viene all'istante, finalmente con il corpo del marito nel suo, e crolla contro una sua spalla con il respiro ansante e la pelle scossa dai brividi. Diego invece resta immobile, sorreggendola e divenendo spettatore di quell'attimo di profondo abbandono.
Prima d'ora non era mai venuta tanto facilmente, specie dopo che l'uomo era appena entrato nel suo corpo, ma non ha saputo resistere ed ora si contrae e trema attorno a lui che serra i denti e chiude gli occhi, tentando di resistere.
Non ha parole per descrivere ciò che sente ma spera che uno sguardo possa ancora una volta bastare per tutto ciò che provano. Rialza la testa e si concentra sull'uomo che, avvertendo il suo sguardo addosso, riapre gli occhi e ruota la testa per fissarla. Cade nell'abbandono di quelle iridi femminili, vibranti e private di qualsiasi confine, capendo come anche Valeria sappia precipitare nel vuoto.
Si allontana dalla parete stringendola tra le braccia. Vale non protesta, ancora reduce dall'orgasmo e vittima del sesso di lui che continua a penetrarla ad ogni passo. Nemmeno si rende conto dell'attimo in cui raggiungono la stanza di lui.
«Vale... devi scendere» le sussurra all'orecchio la voce dell'uomo ma a quell'ipotesi di distacco la donna gli si serra ancora più stretta attorno, facendolo sorridere.
Il divertimento passa presto non appena un'ulteriore contrazione violenta dei muscoli interni di lei stringe il corpo di Diego in una presa atroce, da togliere il fiato o da far impazzire dal piacere. Vorrebbe rispondere con una profonda spinta ma muoversi in quell'istante significherebbe andare troppo oltre.
«Vale, non voglio altro, dico sul serio» espira lui, riaprendo gli occhi con difficoltà mentre sua moglie continua a farlo impazzire. «Facciamolo come si deve.»
Nel concepire come suo marito non voglia porre fine a tutto, Vale cede, allentando la presa delle proprie braccia e tremando leggermente non appena il marito scivola via da lei. Discende lungo il corpo dell'uomo, venendo accompagnata dalle sue mani fino a terra.
Alle spalle la donna ha il letto di lui, sono nella sua stanza e non poteva essere migliore di così. Diego non ha potuto accorgersi di niente ma è uno spazio che hanno già imparato a condividere da quando lei ha portato le sue cose. È uno spazio in comune, la rottura definitiva della regola che più di tutti li aveva tenuti lontani. È il legame matrimoniale che tra di loro c'è sempre stato, come la fiammella di un fuoco soffocato dalla polvere e che ora brucia furente di nuova legna.
Vale non la vuole spengere. Lascia che sia il desiderio di suo marito non ancora soddisfatto ed il suo mai più sazio a guidarli a questo, come sembrano maestre quelle maschili mani mentre le si appoggiano sui fianchi e la esortano a ruotare. Ricevendo la visione della sua schiena, Diego lascia discendere la cerniera dell'abito così da averla nuda. Lo fa con lentezza, baciandola sul collo e attendendo che lei possa ruotarsi di nuovo così da fissarla.
Sorride con dolcezza scorrendo lo sguardo sul corpo femminile di lei, ora completamente spoglio, finalmente esposto al suo sguardo e non protesta quando sua moglie richiede lo stesso.
Vale ha appena il tempo di rimanere affascinata dalla nuda muscolatura delle sue gambe, dallo scuro colore della sua peluria lungo le cosce, identica a quella del pube, prima di essere costretta a stendersi lungo il letto, al di sotto del suo sguardo.
Diego rimane in piedi e la fissa dall'alto, mentre è sdraiata lungo le lenzuola. L'aveva voluta così dal primo giorno ed ora non riesce a crederci. Sembra nata per restarci, nella sua nudità, nel bisogno che la spinge a serrare appena le cosce che il marito le ha fatto piegare verso il soffitto così da vederla a pieno.
Non c'è una sola parte di lei che non adori, dalla bocca al collo, dal profilo delle clavicole ai morbidi seni pallidi, dalla discesa del suo piatto ventre al triangolo di peluria sulla sua nudità, da quel triangolo alle labbra che lo avevano accolto... Diego è privo di fiato, ma per sua moglie non è meglio.
Vede al centro della cornice delle proprie gambe suo marito intento a fissarla ed è nudo come lei, in piedi in tutto il suo splendore, con il respiro accelerato e gli occhi persi, i capelli sconvolti, i muscoli rilucenti di un filo di sudore.
Non conosce la vergogna e non riesce a resistere; a quella semplice vista dell'uomo che ha sempre sognato parte a toccarsi dinanzi i suoi occhi, iniziando dai seni per poi finire con le dita dentro il proprio corpo. Gli occhi di Diego corrono ai suoi, sfidandola a continuare e lei non può fare altro, impazzendo non appena l'attenzione di lui torna al centro del suo corpo.
Quando l'uomo prende a toccarsi è anche peggio. Vedere suo marito masturbarsi guardandola è sufficiente per farle urtare le stelle prima di essere costretta a tornare al suolo perché la mano di lui ha preso a toccarle una gamba.
«Guardami. Non smettere» la rimprovera dolcemente per quella piccola assenza per la quale il delirio l'ha condotta a chiudere gli occhi.
Continuano finché il piacere non diviene tortura e solo a quel punto Diego si procura un preservativo dalla scrivania alle proprie spalle prima di salire con le ginocchia sul letto con lei, che nel frattempo è scorsa fino ai cuscini così da distenersi.
«Ti aspettavo a Cuneo perché avremo avuto una scatola piena di questi» le dice in un sorriso, pizzicando la punta del preservativo e iniziandolo a vestire. Valeria si sostituisce alle sue mani, accarezzandolo anche con il contatto, oltre che con le parole.
«Non sarebbe stata casa nostra. Non avremo più vissuto in quella camera.»
Diego le sorride con maggiore amore, se solo fosse possibile, prima di baciarla dolcemente.
«Sono contento che siamo qui.»
Valeria crede che non possa esserlo quanto lei, non conoscendo ancora interamente l'amore del marito ma solo il proprio. Ci sarà tempo per parlare ma ora... non devono fare altro che amarsi.
Quando Diego rientra nel suo corpo lo fa in modo lento, diverso da poco prima, ma ugualmente distruttivo. Valeria avverte ogni centimetro di lui prendersi un pezzo alla volta di lei e non appena l'uomo è affondato fino all'elsa si sente privata di tutto, persino del battito.
La mente si distacca completamente dal corpo e si annulla non appena suo marito prende a spingere. In una mossa le porta le gambe al petto, affondando in lei in maniera catartica e Vale geme disperata il proprio abbandono. Non sarebbe potuto essere altrimenti se non così. Se non in questo modo, con lui.
Tenta di partecipare, di tenere il suo ritmo, di provocarlo e ci riesce non appena solleva una gamba posandogliela sulla spalla e lascia piegata l'altra contro quella di lui, inginocchiato sul letto, unendo il tutto a dei movimenti di bacino che lo fanno di colpo accelerare.
Non appena il ritmo si fa troppo forte, Diego si libera delle sue gambe e le permette di distendersi, ospitando a pieno il suo corpo e godendo della frizione improvvisa dei loro petti mentre si baciano. Valeria si aggrappa a lui come può, stringendolo tra le gambe, baciandolo con spudoratezza, stringendogli con più forza le mani che a un certo punto si intrecciano a quelle di lei, al di sopra della sua testa, ma niente basta a ritardare l'inevitabile.
Quando vengono lo fanno a poca distanza, e Valeria è ancora una volta la prima. Vede da sola le stelle e grida, esausta, una versione soffocata del suo nome, riuscendo fortunatamente a cogliere anche l'esatto istante in cui è il marito a perdere il controllo.
Diego velocizza le spinte per poi gridare, catartico, il fiato che quella velocità gli aveva intrappolato e affondare in lei con tre spinte drastiche, secche, guardandola negli occhi prima di crollare del tutto.
Il corpo esausto del marito si appoggia a lei per poter respirare, le loro fronti si sfiorano e poi il fiato caldo di lui le accarezza il collo, non appena si sposta di lato e Vale non si era mai sentita più viva. Mai così completa e amata.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top