32. Ragione e sentimento
20 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.
Un'unica firma cambia, in un solo istante, le sorti della famiglia Greco per sempre.
Margherita solleva la testa verso Diego, fissando la sua calma e chiedendosi se anche lei, in futuro, sarà in grado di dimostrarsi così compassionevole ma anche distaccata, vicina alla gente di quartiere ma anche professionalmente più elevata e mille altri stati d'animo doppi che in Diego si alternano come in un vortice.
«Ti ringrazio, Diego. Per tutto.»
«Sarò sempre qui, quando avrai bisogno.»
Margherita china la testa appena, in un ringraziamento silenzioso e privo di parole sufficienti ad esprimerlo, prima di alzarsi dalla sedia ed uscire dal suo ufficio.
Valeria è in piedi alla propria scrivania, che la aspetta. Dietro di lei, invece, un'altra donna dallo sguardo amichevole sembra particolarmente curiosa di ciò che sta accadendo.
«Le altre sono uscite, in modo da lasciarci sole. Che ne dici di ritornare a casa tua, in modo da parlare?»
L'attesa, fuori da quelle porte, aveva estenuato Valeria al punto da farle perdere ogni sensazione e renderla solo un guscio immobile, in attesa dell'arrivo di lei.
Dinanzi la richiesta, però, compie per prima la propria mossa, incamminandosi verso l'uscita senza dare spiegazioni e senza più considerare il nome della famiglia Grimaldi che pesa sulle sue spalle, rendendole più pesante un passo dopo l'altro.
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Essere di nuovo da sole all'interno di una camera è strano, ad entrambe ricorda molto il passato e per lunghi minuti la cosa rende irraggiungibili le parole. Le due sorelle si studiano l'un l'altra con veloci occhiate in grado di registrare ogni più piccolo cambiamento fosse avvenuto negli anni. Si erano sentite spesso, si erano allegate persino delle fotografie, ma niente reggeva il confronto con la realtà.
Agli occhi di Margherita, Valeria era divenuta più bella nelle vesti di donna letale ma anche più sofferente, più magra, rispetto al passato. Dava l'impressione di aver avuto più di un disturbo negli anni in cui le aveva lasciate da sole, riuscendo a scappare da qualsiasi incubo appena in tempo. Non le appare anoressica ma la sua altezza confrontata con la sua costituzione sembra generare in certi momenti uno strano squilibrio, impossibile da non essere notato agli occhi di chi ti ha vista diversa.
Agli occhi di Valeria, invece, Margherita appare più forte. La lavorazione della terra le ha fatto mettere su più muscoli, le ha colorato la pelle, l'ha resa più autoritaria e severa ma in qualche modo le è parsa visibile anche la donna di un tempo, la sorella che conosceva, la sua più stretta confidente. Il naso aquilino a segnarle da sempre il profilo meridionale si è appesantito di un'ulteriore gobba ma nel complesso crea un equilibrio sul suo volto, in grado di darle maggiore autorevolezza.
Un solo anno corre a dividerle eppure tra le due sembra Margherita quella più anziana, quella più stanca, la più responsabile, quella piena di rughe d'espressione.
Vale fissa tutto questo in Margherita capendo come sua sorella sia riuscita, a discapito di tutto, a vivere veramente la vita. Con gioia, ansia, passione, dolore e grinta. Con anima.
L'anima di Valeria, invece, sembra essere strappata via da tempo. Pensava di conservarla ancora ma dopo la conversazione avuta con Clara, la scorsa notte, si è accorta di essere vuota.
«Mi è piaciuto rivederti, Vale, dormire nella tua stanza, vivere parte della tua vita» parte a dire Margherita, fissando attorno a sé la stanza di Valeria in cui ha dormito la notte precedente, accennando ad un piccolo sorriso. «Non mi sono nemmeno sorpresa dell'esistenza di questa camera. Credo che solo Angela e Rita ancora pensino a te e a Diego come due veri sposi, con annessi e connessi, pregi e difetti. Io sapevo che per tutto questo tempo avresti avuto bisogno dei tuoi spazi, di vivere così... e sono stata felice di trovarci un pezzo di noi.»
Le indica quella parte di Sicilia sulle mensole della sua stanza e Vale sorride, tristemente.
«Non avrei potuto fare in altro modo. Siete tutto quello che mi resta.»
«Davvero?»
Valeria la fissa sentendo il cuore infrangersi in ulteriori piccoli pezzi, avvertendo ancora la voce di Clara forte nelle orecchie. Quello che le impedisce di cadere a terra è il modo con cui, stavolta, è Margherita a fissarla. Sua sorella la osserva con una certezza lontana da ogni canone, con sicurezza e con rispetto, pronta a dire la propria verità.
«Sono stata felice di essere venuta da te, sei mia sorella... ma non ho potuto non notare, in un solo secondo, che eri diversa. Che stai trattando Diego... in un modo diverso.»
Al solo sentir pronunciare il nome del marito, Valeria sospira esausta, guardando il soffitto e poi terra, e poi l'uscita come se fosse in cerca di una scappatoia.
«Ti prego, non chiedermi anche tu di lui.»
«Io non ti chiederò niente. Lo sto dicendo. Sei diversa. E non c'è niente di male.»
Al sentire il termine di questa frase, lo sguardo di Valeria torna a farsi immobile e a focalizzarsi su quella sorella che pare avere tra le mani tutto.
«Ieri notte la voce tua e di Clara mi hanno svegliato. Ho ascoltato la vostra conversazione e devo dirtelo: non sei stata tu la sorella egoista.»
«Non voglio sentirlo» sussurra Valeria, preda di sé stessa e dei propri sbagli.
«Devi, invece, perché io e te abbiamo quasi la stessa età, siamo state cresciute allo stesso modo e quindi devi sentirlo da me. Clara ti somiglia, ma è troppo piccola, ed è stata egoista. Sono consapevole della storia di Carmine, so tutto, ho visto tutto, so tenerlo sotto controllo. Quei lividi sono stati un imprevisto, non credevo quel giorno si spingesse a tanto ma so porvi rimedio. Sono di Palermo, Vale, vivo con lei, vedo Carmine ogni giorno e so tenerli a bada. A Clara manchi, come a tutte noi, ma è stata egoista nel chiederti di tornare tirando fuori quella storia. Non devi farlo per lei, non devi nulla a nessuna di noi. Quello che ti è stato fatto è una cosa che è capitata solo a te, è la tua vita, devi decidere tu. Per questo ti dico che per quanto male ti abbia potuto fare Clara e per quanto bene abbia saputo colpire non devi sentire le parole di una sorella a cui manchi più della vita, perché saranno sempre le parole di un'egoista.»
«Perché mi dici tutto questo? Che cosa ha a che fare con te e con Diego?»
«Ha a che fare con entrambi, perché riguarda il tuo futuro.»
In piedi al fianco del letto sul quale ha riposato, Margherita prende un profondo sospiro prima di continuare. Lascia anche scivolare lo sguardo su ogni oggetto della sorella, riscoprendo una somiglia tra la sua nuova stanza e quella lasciata alle spalle in Sicilia, capendo come Valeria possa non essersi mai del tutto persa e di come possa quindi capire, esattamente come avrebbe potuto fare in passato, che ciò che sta per dirle è la scelta migliore, la sola che potesse prendere.
«Ho scisso il contratto con la famiglia Grimaldi. Non dipendiamo più da loro. Non dipendiamo da nessuno.»
Valeria non riesce a crederci. In un primo momento non reagisce, poi le immagini del passato, delle parole di Sofia, le tornano in mente, assieme a tutte le sue minacce, a ciò che per prima ha dovuto subire. Rivede tutto e non riesce a capire a cosa sia servito tutto ciò. Fissa sua sorella in preda alla confusione e Margherita è pronta a chiarire.
«Ti sei sempre sacrificata per noi, Vale, hai accettato le condizioni di quella strega perché sapevi che senza di te saremo andate a fondo. Eravamo giovani, senza esperienza ed impreparate, ma siamo cresciute. Anche noi siamo diverse, Vale, e non vogliamo più essere sotto il nome di nessuno. Né, tantomeno, essere merce di ricatto. Ci usava come un diversivo per metterti al guinzaglio e dopo che ha capito che usarci per ferirti le avrebbe giovato di più ci ha buttate via. Lo sai, ha terminato Sofia Grimaldi per prima il nostro contratto. Ha dichiarato fallimentari i costi del trasporto dei prodotti e Diego si è preso carico di tutto, pagando con il suo lavoro da investitore immobiliare. Lo sai tu, lo so io... e non ho potuto accettare che un altro si sacrificasse, perché Carla una cosa, ieri notte, l'ha detta giusta: Diego è una persona speciale e lo sappiamo tutte quante. Non avrebbe dovuto sacrificarsi per persone che non ne hanno più bisogno, così come avresti dovuto smettere di fare anche tu ed ora è tutto finito.»
Margherita sa che Valeria difficilmente sarà mai pronta ad ascoltare ciò che le sta dicendo ma è l'unica occasione che ha la minore per farsi ascoltare. Presto dovrà ripartire, essendo sistemata la questione del passaggio di proprietà, quindi altro momento non lo hanno da trascorrere insieme.
Valeria dovrà sentire, che sia in grado o meno di riuscirci.
«Questo ci riporta al discorso iniziale, con cui ho iniziato a parlarti: ti vedo diversa e so che ne hai passate tante. Qualcuna delle cose che hai subito me l'hai raccontata, per altre so che non hai avuto il coraggio per farlo ma in tutto questo ti sono stata vicina e solo adesso, venendo a stare da te, capisco di non essere stata la sola. Anche Diego era presente, sempre. Vi ho guardati a lungo e ho capito quanto sia importante ciò che avete, quanto tu tieni a lui nel modo con cui lo tocchi o gli parli e di come per lui sia lo stesso. Ho pensato, fissandovi, che ci potesse essere un futuro tra di voi, poi ho trovato questo.»
Lentamente, Margherita sfila da sotto le riviste di gossip sulla scrivania di Valeria un unico foglio, per metà esposto da sotto i giornali. Diego non lo aveva riposto volontariamente nello stesso modo, volendolo rendere visibile alla moglie prima del loro bacio, ma aveva finito per farlo scoprire a Margherita che ora lo manifesta dinanzi al viso ferito di Valeria, del tutto priva di difese.
«Un contratto di divorzio, firmato da Diego. Questo mi ha fatto pensare che sia stato lui a proportelo. È così, Vale?»
«Sì.»
«E che cosa significa, per te?»
«Che ha trovato una via d'uscita per entrambi. Che ha trovato il modo di mettere fine a questa falsa» sussurra Valeria, ormai vittima di se stessa e delle proprie idee. L'altra la guarda con un'espressione sconvolta, del tutto confusa.
«Significa davvero questo, per te?»
Valeria si stringe nelle spalle, debole. «Che cos'altro dovrebbe significare?»
«Che ti ha posto davanti ad una scelta, Vale. Che tuo marito vuole sapere che strada sceglierai. In un certo senso... che io e Diego abbiamo agito allo stesso modo. Ti abbiamo lasciata libera di scegliere. Io ti ho dato la libertà di non dipendere più da Sofia, perché essendo cresciuta, avendo imparato, sono certa di poter andare avanti a capo di tutto questo e Diego ha rotto la sola cosa che avrebbe potuto tenervi uniti, senza il tuo volere. Il vostro matrimonio. Ti ha dato la possibilità di scegliere e questa spetta a te. Non dovrai tornare in Sicilia per Antonio, Vale. O per Carmine. O per Clara, perché saprò gestire tutto. E non dovrai rimanere perché Sofia Grimaldi ci tiene in pugno, perché non lo fa più. La scelta è solo tua. Se resterai... o se te ne andrai.»
Margherita abbandona il foglio sul tavolo, uscendo lentamente dalla stanza e poi dalla casa, lasciando Valeria da sola, in piedi finché non le cedono le gambe.
Crolla a terra su se stessa, in preda a numerosi brividi. Ha resistito troppo a lungo ed ora non è più in grado di reggersi in piedi. Il terreno la assorbe, le gambe sono tutt'uno con il pavimento, unite come da del collante, ed anche i palmi delle mani sono prigionieri di quella stretta.
Valeria chiude gli occhi, solo per non vedere il mostro di se stessa che si nasconde sotto il suo letto, cercando un rifugio nel suo animo che possa ancora contenere il ricordo della donna che è stata. Sperando che non sia del tutto perduta. Sperando che possa esserci ancora una scelta da poter compiere.
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Dire addio alle sue sorelle, per la seconda volta nella sua vita, per quanto si trattasse di un saluto momentaneo, era stato straziante per Valeria. Salutare Rita e non sapere a che età poterla rivedere crescere. Stringersi in un abbraccio con Angela, pregando che al loro prossimo incontro non abbia perso la sua gioia. Rimanere di fronte a Clara, una dinanzi all'altra, con ancora il calore del suo schiaffo sul viso e vedendo le guance della sorella rigate di lacrime sperando che, in un futuro, sappia perdonarla per tutto il dolore che le ha causato. Guardare Margherita un'ultima volta negli occhi, proprio come durante il loro gioco, nel terrore di non rivedere più loro stesse ma solo un ricordo sbiadito, mai dimenticato.
Aveva sperato, vedendole andare via con un biglietto d'aereo, che le sue sorelle subissero un incantesimo, una volta salite: si era augurata che potessero dimenticarsi di lei per smettere di soffrire e tornare a vivere, perché ora si rendeva conto che la sua indecisione era costata anche la loro felicità.
Le sue sorelle erano cresciute senza di lei e per tutto il tempo avevano vissuto con un fantasma.
Rendersene conto l'ha distrutta e condotta a tornare a casa con il respiro dimezzato.
Entrando in casa ripete a se stessa di lasciarsi il ricordo delle sorelle alle spalle per riuscire a sopravvivere per alcuni giorni. Il tempo di tornare in se stessa per poter chiarire con i suoi pensieri, prima di permettersi di ricordare.
Non appena raggiunge il soggiorno trova suo marito, in piedi, di fronte alla portafinestra del giardino, a darle le spalle.
«Se ne sono andate?» Le chiede, con un tono che sul momento Valeria non giustifica con alcuna inflessione. Si limita a sospirare, ad abbandonare la borsa sul divano ed ad annuire, prima di ricordarsi che non può vederla.
«Pochi minuti fa, hanno preso il primo volo. Sono tornare in Sicilia.»
«E non hai pensato di andare con loro?»
«Sai che è qualcosa a cui non sto pensando, adesso» commenta, piena di stanchezza, Valeria, avviandosi verso la sua stanza.
Desidera solo riposare, distendersi sul proprio letto e chiudere gli occhi. Si avvicina alla propria stanza con la porta spalancata ma si accorge di come i piedi sembrino aver urtato contro qualcosa. Una maglia del suo armadio, abbandonata per terra. Continua a procedere ed una piccola scia la conduce all'interno della stanza, come molliche di pane. Qualche vestito, e poi molto peggio. Vale vede il fermacapelli, il rossetto, la spilla, le fotografie... e molti altri oggetti, sparsi per tutta la stanza. Trova il suo letto e la completa confusione delle lenzuola, il modo con cui era stato sventrato per far posto a ben altro. Ricordi indelebili del passato, tirati fuori da sotto il letto.
Vale retrocede fino ad arrivare al soggiorno. Fino ad arrivare a pochi metri da lui, ancora di schiena.
«Sono stato uno stupido» gli sente dire, mentre gli occhi di lei sono ancora rivolti alla scia di quell'incubo. Alle membra di quel mostro che era stato costretto ad uscire da sotto il materasso per venire ucciso nella sua stanza. «Il maglione, la foto...» Diego ride in un modo stanco, fatto a pezzi, privo di felicità. Abbassa la testa, guardando lo stato della sua miseria senza dire una sola parola.
«Diego» sussurra lei e la voce oscenamente tremante di sua moglie lo spinge a voltarsi per poter fare a pezzi anche lei.
«Mi avevi detto che non avevi niente di suo!»
«Diego, ti prego» sussurra lei, in lacrime, mentre il volto di suo marito è rosso e percorso dalle vene, il corpo piegato in avanti verso di lei, dovendo urlare quelle parole amare contro chi le aveva fatte nascere.
«Non ricordavi fosse un suo regalo quella collana, eh? Non è vero?»
Il tono di Diego è cattivo e tremendamente ferito mentre il suo corpo sembra grande il doppio quando, compiendo grandi falcate, la raggiunge in un solo attimo, mostrandole tra le mani quelle orrende fotografie sotto il suo sguardo.
«E queste cosa sono, Valeria? Le custodivi tanto gelosamente!»
Di fronte ai suoi occhi, che tentano di sfuggirvi, Diego le mostra gli scatti del passato con Mattia. Le loro fotografie insieme. I loro ricordi. Il loro passato.
«Vuoi anche che ti legga il retro? Hai aggiunto per ognuna persino una didascalia. Ecco, prendiamo questa. Spiaggia di Mondello, prima foto insieme. 14 Settembre 1962! Continuo? Ecco, guarda qui. Etna, giornata delle mongolfiere, terzo appuntamento, 5 Agosto 1963!»
«Smettila!» Urla lei, tentando di sfuggire alle sue parole ma Diego fa cadere a terra le fotografie e la prende per il polso, proprio come aveva fatto nella loro cucina, per impedirle di farlo anche fisicamente.
«Perché, Vale? Non volevi tu tutto questo? Non hai bisogno di ricordare il passato? Perché tenevi ogni cosa? Perché mi hai mentito? Perché c'è il passato di mio fratello sotto il tuo letto?»
La scuote, incentivandola a parlare, ma smette subito. Le parole della violenza di Antonio sono ancora troppo presenti nel suo cervello e Diego non ha mai avuto la forza di toccarla così, non potrebbe mai, non riesce a farlo. Persino ora, nonostante la rabbia, il cuore tenta di sabotargli la voce che non smette di gridare. Valeria invece sembra cercare rifugio in se stessa, sembra voler scappare da lui, dalla verità.
«Avevo pensato fosse qualcosa di speciale, Vale. La nostra fotografia, il maglione, tu che cerchi di ospitarmi nella tua vita ma vedo che mio fratello ha un posto ben più importante! Insomma, non posso certo competere!» Esclama, fissandosi intorno per mostrarle quanto sia evidente da tutto ciò che è stato messo sottosopra. Valeria ancora non risponde perché Diego torna a piegarsi verso di lei, in modo da parlarle vicino, in un sussurro urlato. «Mi avevi detto di non ricordare, di non avere niente di vostro... mi hai mentito.»
«Ne ho bisogno» sussurra lei, d'un tratto, facendo sgranare gli occhi a Diego.
«Perché? Per continuare a ricordarti un passato già morto? Per credere di avere ancora un motivo per fare tutto questo?!»
«Perché voglio ferirlo come lui ha ferito me!» Gli grida lei, di colpo, contro e suo marito si immobilizza. Rimane a fissarla negli occhi prima di compiere un azione veloce.
Torna in camera di lei, afferra gran parte delle cose, torna nel soggiorno, apre la porta di casa e le getta via. Vale osserva con orrore la scena, vedendo tutto ciò che ha accumulato negli anni, tutto il suo rancore, venire semplicemente sbattuto fuori dalla sua vita.
Riesce a fermare suo marito solo al terzo passaggio che questi compie nel raggiungere la porta di casa, fermandolo a pochi passi da essa e tentando di far cadere ciò che tiene tra le braccia.
«No!» Gli grida addosso, lottando contro di lui finché il contenuto della loro discussione non cade a terra, privo della vita che un tempo lo aveva animato e reso immortale, parte dell'amore, unico.
Diego ha il respiro rotto dalla fatica, la mente offuscata dal bisogno di rivincita e dalla rabbia. Dalla necessità di far fronte a tutto questo per non vedere questa versione di sua moglie, quella sua espressione di disgusto nel venire privata di tutto, quel suo odio, quella sua malattia.
«Quindi hai pensato a questo fin dall'inizio, giusto? Quando tempo ci hai messo ad organizzare ogni cosa? Anni? Tutti e sette quelli trascorsi insieme? Hai conservato tutto, dal più piccolo indizio a quello più importante. Hai catalogato, scritto, preservato e poi nascosto, persino a me. Per quanto la razionalità ha avuto la meglio, mh?»
«Di che diavolo stai parlando?»
«Dei tuoi attacchi di panico, Vale. Del modo che hai di auto sabotarti! Di come imprigioni te stessa nella schifosa trappola della razionalità dicendoti che è giusto così! È giusto credere di rischiare di avere un infarto se il cuore velocizza dalla paura. Credere di catalogare ogni rancore per poter covare il dolore e non lasciarlo andare. Credere che la vendetta, così macchinosa, così crudele e piena di ingegno possa averla vinta su un sentimento libero come l'amore! Credere che sia giusto non farsi più comandare da niente se non dalla ragione e da questa stupida frenesia che chiami libertà!»
Diego tira un calcio alle fotografie sparse per terra, come se fossero foglie secche, costringendole a prendere il volo fuori da casa loro. Dopodiché si muove in cerchio, tornando al punto di partenza, di fronte a lei, in preda ad un esaurimento che lo spinge a dover vomitare tutto quello che ha dentro, una volta per tutte.
«Sono stanco di vivere con una donna che non sa lasciare andare! Che non sa lasciarsi andare! Che si controlla in ogni minima cosa, che pensa alle conseguenze. Che mette quella maledetta collana di fronte a mio fratello per poterlo ingannare, per potergli far credere a qualcosa che non esiste, sporcando un sentimento puro come l'amore con il tradimento a cui tanto tiene! Stanco di pensare che ci sarà sempre di più. Ho vissuto con una donna del genere per anni, prima di voltarle le spalle per impedirle di uccidermi, pur essendo suo figlio. Sono stanco di immaginare che potrai tradire, ferire e fare a pezzi anche me, ogni volta che lo desideri! Di avere bisogno di guardarmi sempre le spalle perché tu sarai lì, pronta a distruggermi non appena lo vorrai!»
«È la mia vendetta» mormora lei, fissandolo negli occhi poco prima che questi impazziscano ed il corpo di suo marito si sporga di nuovo verso di lei.
«È la nostra vita! Significa qualcosa per te?!»
Glielo urla contro, facendola tremare e chiudere gli occhi, prima di allontanarsi sul serio.
Valeria sapeva che sarebbe successo tutto questo se solo lui avesse guardato sotto il letto. Aveva creduto di essere pronta ma ora scopre di non essere in grado di dire niente. Di sentire male al petto al pensiero che Diego possa essere tornato nella sua stanza solo nel desiderio di esserle vicino, di riprendere il suo maglione bianco solo per scherzo, prima di trovare un nuovo segreto a lui estraneo e nascosto a pochi passi da dove aveva lasciato il suo cuore.
Anche Diego credeva di essere più forte. Ha urlato, scosso le braccia, le mani, indicato il pavimento costellato di loro fotografie e si era dimostrato esasperato, ferito, frustrato e molto più che arrabbiato, ma sembra che non serva a niente. Di colpo le appare come la possibilità che la donna che cerca non abbia mai abitato la loro casa, non sia mai stata con lui dentro un letto, non lo abbia mai baciato. Che sia stata solo una sua fantasia per credere, anche lui, di avere ancora uno scopo, ma se Valeria ha la colpa di aver fatto prevalere la ragione a lui va imputato l'esatto contrario: è stato il sentimento a distruggerlo e a fargli credere a una bugia. Valeria non c'è da tempo e quella donna intenta a ballare per strada, con la sua corona di fiori d'arancio, è morta la notte in cui l'ha trovata distesa, sanguinante, nel suo abito da sposa. Non è più tornata.
Diego serra gli occhi preda del disgusto a questo solo pensiero.
«Qualsiasi cosa tu stia cercando di fare devi smetterla, ora.»
«Non puoi chiedermi di farlo. È come mi hai detto tu, è un mio diritto.»
«E lui è mio fratello e tu hai bisogno di smetterla!»
Solo a seguito di questo, nonostante tutte le brutte parole che le sono state urlate contro, nonostate gli strepiti, i calci, le vene sul collo di lui, nonostante tutto questo solo adesso Valeria mostra sorpresa e subito dopo terrore. Sorride senza allegria, fissa suo marito come se non riuscisse affatto a riconoscerlo, prima di mormorare una semplice domanda.
«"È tuo fratello"?»
Diego la fissa, comprendendo la distruzione avvenuta in lei a quella sola frase, trattandosi della verità che per molto tempo ha negato a se stesso.
Mattia, l'uomo che ha rovinato sua moglie, la bestia priva di empatia, il bambino sotto il giudizio dello psicologo e l'uomo che crede di essere privo di colpe è suo fratello e lei sta minacciando sul serio di fargli del male. Ma Diego non le ha detto solo questo, le ha detto che "deve andare avanti". Vale nemmeno lo ha sentito perché si è fermata solo al valore che per entrambi ha un rapporto fraterno, vedendo le sue paure farsi reali una dopo l'altra.
«È tuo fratello e tu mi impediresti di fargli del male, giusto? Nonostante sia un mio diritto.»
«Se gliene farai perderai del tutto te stessa e non è ciò che voglio.»
«Sei un Grimaldi, Diego. Non vuoi un sacco di cose, ma non potrai impedire questa.»
«Se non posso farlo significa che mi sono sempre sbagliato e che non sei la donna che credevo. Se è così firma quel divorzio, Vale. Non voglio vivere con una donna che non ha un cuore.»
Diego si allontana dalla casa con queste ultime parole, lasciando Valeria nella distruzione del proprio passato.
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