28. 15%

Tre paia di occhi si sollevano verso di lei, non appena la pesante porta viene chiusa lasciando tutti loro all'interno.
Poco importa a Valeria dell' ostilità di Maurizio nel trovarla presente ad un incontro tanto formale o della fierezza di Manila nel saperla dalla loro parte. Tutta la concentrazione è rivolta solo a Diego, avendo accettato tutto questo nella speranza di rimanere sola con lui nell'abito che le ha scelto e bearsi del modo con cui l'avrebbe ricompensata con una sola occhiata. Cosa che per altro fa. Tanto accuratamente da far discendere con lentezza gli occhi lungo il corpo di sua moglie per poi concludere l'ispezione con un mezzo sorriso non appena ritorna al suo volto.

Dopodiché infrange la propria immobilità andando ad accomodarsi ad una delle postazioni dinanzi ai futuri sposi, pronto ad arrivare al punto della questione.
Lo precede Manila, un attimo prima.

«Diego, grazie per aver accolto il cambiamento dell'ultimo minuto. So che avevi invitato sia me che mio marito a raggiungerti alla società per questo incontro ma i preparativi del matrimonio hanno la meglio su ogni altra cosa per cui non riusciamo a staccarci un solo attimo.»

«Spero davvero che non valga per ogni altra cosa» coglie la palla al balzo Diego, mantenendo la bugia di lei dal momento che si è trovato ad essere il primo a volere giocare sporco.

«Sono qui per una questione piuttosto seria, Maurizio. Vorrei che vendessi a me le tue quote di società.»

Maurizio solleva sorpreso le sopracciglia, sgranando gli occhi, prima di essere raggiunto dal disprezzo e dalla provocazione.

«Mattia è un pazzo, ma non sbaglia mai così tanto» commenta, facendo poi per alzarsi.

«Se sai anche tu che mio fratello ha un problema allora dovresti poter capire quanto poco sia prudente lasciarlo a capo di una ditta simile.»

«Certo che lo so, ma ritengo sia ancora più ingiusto mettere te a capo.»

«Maurizio!» Lo riprende Manila con sgomento, ma viene ignorata dai restanti presenti che in uno scambio di sguardi si comunicano più di quanto le parole riescano a fare.

«Io non voglio essere il capo. Una volta tolto Mattia dall'incarico le quote saranno di nuovo ripartite.»

«E perché fare tutto questo? Distruggere gli equilibri e levare ad un Grimaldi la poltrona d'onore mettendo qualcun altro al comando? Solo per lei?» La mano di Maurizio si tende, puntando l'indice verso Valeria. «Se è così non mi basta. Sto per sposarmi e l'unica fonte di denaro che posso garantire a mia moglie proviene dall'azienda di famiglia. Non ci rinuncerò facilmente, specie per la tua di moglie.»

Le affermazioni di Maurizio hanno senso al punto tale da destare la resa di Valeria, mai stata incline ad arrendersi.
Non sa come proteggersi da quel dito che le è stato indirizzato contro e da tutta la rabbia che il cugino di suo marito le riserva, riuscendo a ricordare unicamente il rapporto di reciproca indifferenza avuto in passato.

«Valeria ha bisogno di vedere Mattia privato del suo potere come tutti noi, ma questo non è solo per lei. Mattia è una minaccia per gli affari. È distratto, coinvolto nel suo mondo e non sa farcela con i clienti. Sono cose di cui tutti noi siamo consapevoli ma c'è di peggio: questa fretta è nata a causa delle future decisioni di mia madre, non dipende da me. Concedendomi la tua quota non mi lasceresti niente che il tuo valore, Maurizio, lo capisci. Mio fratello detiene il 44% e mia madre il 35%, sommati io e te arriveremo a un misero 21% privo di qualsiasi potere. Otterrà valore solo una volta aggiunto alla quota di mia madre, dal momento che ci garantirebbe la maggioranza e ci concederebbe di avere l'autorità in ambito decisionale. Ho bisogno del tuo 15%, Maurizio, e ne ho bisogno prima che mia madre rinunci alla sua parte come sta già pianificando di fare, abbandonando il suo posto e tutti noi per ritirarsi.»

«Convincere tua madre... quindi è questo il grande piano! Prova a convincere sul serio prima me di tutta questa assurda faccenda e poi potremmo parlare del resto. Senza calcoli, senza strategie. Sono stufo del vostro modo di fare, a nessuno importa niente di quello che c'è in gioco! Si tratta di onore, di tradizione, di passato e di autorevolezza. Quell'impresa non è solo un'azienda agricola che possiamo scomporre in piccoli pezzi! Dimmi un motivo per farlo mantenendo il rispetto e il candore che quel posto richiede.»

«Il candore» sussurra Valeria in un sorriso provocatorio, parlando a sé stessa in un bisbiglio che non credeva essere udibile. Purtroppo tale ipotesi non poteva essere più sbagliata poiché Maurizio coglie le parole tanto chiaramente da partire come una furia a correrle incontro, finendo per arpionarle un braccio non appena le si avvicina. La fissa con due braci ardenti al posto degli occhi ed un'espressione alquanto malsana.

«Sono davvero stanco di te, ragazzina.»

«Togli le mani da mia moglie, Maurizio, non ti permetto di parlarle così» si schiera in sua difesa Diego, un attimo dopo, allontanandosi dalla propria postazione e dichiarandosi con un tono passivamente intimidatorio.

«No, lascia che parli di ciò che deve. Ti lascerò dire tutto, Maurizio, e farò anche tutto ciò che devo per convincerti ad accettare l'accordo di Diego... ma devi dirmi perché mi odi.»

«Perché? E me lo domandi?»

L'uomo appare sconvolto. Abbandona la presa su di lei solo per mostrarle quale altro modo possiede per disprezzarla, gettandola via da se come se fosse spazzatura maleodorante.

«Eravamo una famiglia prima che arrivassi tu. Mia zia era in grado di parlare con i suoi figli. Io potevo avere una discussione con entrambi senza essere considerato un traditore. Ogni cosa era in armonia, poi sei arrivata tu. Sei piombata sulle nostre vite come un fottuto cataclisma. Mattia ti ha presa con la forza? Va bene, comprendo la tua rabbia, ma l'accordo che ti fu fatto fu semplice, dovevi prendere i soldi e andartene. Era un'offerta generosa, fui io a convincere tutti ad aumentare il prezzo per la situazione in cui versava la tua vita. Non chiamarla in altro modo perché non fu una corruzione ma un'offerta onesta. Quale accidenti di donna preferisce rimanere come un tumore all'interno di una famiglia creando un simile scompiglio? Mettendo contro due fratelli, non ti accorgi? Quello che stai chiedendo a Diego e a tutti noi? Dichiari di avere così tanti valori legati alla tua terra e alle persone che ti hanno cresciuta, ma non ti importa di strappare dal cuore delle altre persone affetti e legami purché vadano a tuo beneficio. Vorrei che tu lo ammettessi: non è Mattia il solo mostro dell'intera faccenda.»

«Stai davvero esagerando, adesso.»

Diego si è messo tra di loro, pronunciando quella frase di sentenza prima di poterli allontanare. Valeria invece, rimasta ancora immobile con la schiena in aderenza alla porta, fissa il modo con cui Maurizio osserva suo marito. Smarrito, confuso, come se si trovasse dinanzi a un estraneo.

«E tu... tu che la difendi e che non fai altro che proteggerla non ti rendi conto di quello che sta accadendo? Ti sta facendo terra bruciata intorno. Cosa credi che farà una volta che questa storia sarà finita e tuo fratello vendicato? Non crederai davvero che eviterà di scappare nella sua Sicilia solo per rimanere con te! Dannazione, sei il ricordo di un incubo... e non solo per la tua faccia ma perché fai parte di questo, come tutti noi.»

In risposta a simili parole già affrontate nelle discussioni tra moglie e marito, Diego intima Maurizio con parole dure emesse con una finta calma. Lo intimida di non entrare in argomenti che non lo riguardano, ricordandogli anche di quanto abbiano smesso di essere una famiglia da ben prima che Valeria li raggiungesse ma lei non riesce a sentire una sola parola.

Nella sua mente non riecheggiano altro che frasi del discorso di Maurizio riuscite a colpire nel segno di punti deboli a lei fin troppo noti. Il "mettere contro due fratelli" ed il "valore della famiglia" sono frasi che le fanno tanto male al punto da toglierle il fiato poiché sa da tempo di esserne lei la causa e le ricordano la possibilità che Diego possa non essere mai stato davvero dalla sua parte perché in fondo... si tratta di suo fratello e lei non farebbe mai niente del genere alle proprie sorelle.

Ogni volta che si illude di stare camminando insieme, di essere sulla stessa strada con suo marito, finisce sempre per guardarsi indietro ed accorgersi di come lui possa non esserci mai stato.

«È vero. In tutta questa storia sono la persona che deve attribuirsi le maggiori colpe... in fondo ho fatto tutto intenzionalmente, no?» Mormora la voce di Valeria, sorprendendo tutti all'interno della stanza.

Suo marito si volta nella sua direzione con un'espressione sconfitta, quasi avesse preferito qualsiasi altra cosa alla pronuncia di parole simili ma lei, semplicemente, si stringe nelle spalle.

«Mattia, con la sua follia, è stato giustificato da tutti innocente fin da che era bambino, non avete mai cambiato idea in proposito ed io, di certo, non sono stata in grado di spingervi a farlo. E se a Mattia non resta che la follia, io ho solo la rabbia a guidarmi. È così, non ve ne faccio una colpa se lo pensate perché è la verità, entrambi possediamo simili sentimenti... ma non puoi accusarmi di avere messo intenzionalmente Diego contro Mattia perché non ho mai costretto mio marito a fare niente.»

«E credi che Diego aspettasse solo un tuo ordine per agire?»

«Adesso finiscila, Maurizio, dico sul serio.» Torna a rivolgersi a lui Diego, voltando di nuovo la testa nella sua direzione per poter osservare qualsiasi scatto repentino possa spingerlo di nuovo ad avere un contatto non richiesto con Valeria. «Hai sentito quello che volevi sentire, quindi onora la tua parte.»

«Dovrei semplicemente farti credere che ancora una volta tu sia nel giusto, non è così? Ho perso ogni diritto nel lasciarti capire quanto tutto questo sia uno sbaglio.»

«Perché pensi che lo sia?»

«Perché non farà altro che fare incazzare di più Mattia e separare noi. Tua madre non accetterà mai di firmare e tuo fratello lo verrà a scoprire, decidendo di non fartela passare liscia, mentre io ricorderò solo il momento in cui hai deciso di non ascoltarmi perché per te non valevo niente.»

«Questo non è vero. Sarai sempre mio cugino, non è cambiato nulla tra di noi.»

«E quando è stata la nostra ultima chiacchierata, cugino? Non fai altro che rimanere notte e giorno a confabulare con Claudio di chissà quali argomenti.»

«Firma la cessione delle quote e ti racconterò di cosa si tratta. Potrai entrare con noi a tutti gli effetti.»

Finalmente, Maurizio riesce a capire ed il suo volto non nasconde di certo la sorpresa. «Avete altri affari.»

«Per Claudio si tratta solo di una garanzia temporanea, così come potrà esserlo per te. Ti ho detto che le quote, al termine di questa storia, verranno nuovamente ripartite ed intendo tener fede a questa promessa.»

Da che era bambino, Maurizio aveva mostrato un animo pratico. Agiva da sempre secondo la conseguenza di fatti evidenti, valutando con accurata precisione quale alternativa alle proprie scelte potesse essere considerata la più sicura e priva di rischi, tanto da rimanere molte volte a lungo, in silenzio e da solo, a riflettere su tali questioni.

Specie in tenera età, era stato considerato un bambino difficile da comprendere e poco socievole. Forse l'allontanamento dalle persone era stata la motivazione principale per cui era riuscito a concepire la sincerità come unica alternativa: a Maurizio non era mai importato se le parole da lui vomitate potessero fare male agli altri perché di loro non si era mai preoccupato quanto avrebbe dovuto e preferito fare. Al posto di una sensazione simile aveva sviluppato il bisogno patologico di essere capito con chiarezza e di divenire voce di situazioni scomode che la maggior parte delle persone avrebbe evitato di tirare fuori.

Come l'egoismo di Valeria, per esempio, o come il modo che ha avuto, privo di rispetto, di entrare di traverso nella vita di tutti loro senza colpire il bersaglio del suo mirino ma facendo una strage delle persone a lui connesse. Questa scelta così poco ponderata e ingiusta è ciò che voleva rendere evidente nel parlare con Valeria, ed è grazie al proprio carattere meditativo e rigoroso che Maurizio capisce quanto sarebbe ingiusto ricredersi: non è cambiato ancora niente, la pensa allo stesso modo su di lei, nonostante Diego sia stato tanto bravo a far traballare la sua esitazione dalla propria parte.

«Non è cambiato niente, a proposito di quello che penso su di te» le dice, fissandola negli occhi in maniera spietata e analitica, come ci si aspetterebbe da una macchina più che da un uomo. «Ritengo ancora che tu sia egoista e viziata nel continuare a pretendere tanto, dopo sette anni di tutto questo. Vendetta a parte, sei oscurata dal sadismo e la cosa ti rende una bomba ad orologeria per te stessa e per tutti noi. Non mi piace e non mi interessa farne parte... ma firmerò quell'accordo per dimostrarti che ancora tengo a te, Diego. E che semmai al termine di tutto questo ti volterai indietro a cercare la tua famiglia allora sappi che, almeno a me, mi troverai.»

Valeria alza gli occhi al cielo e sorride in preda all'agonia di quelle parole, al disprezzo che riservavano a lei sola. Diego, invece, avrebbe molte cose da ridire a Maurizio riguardo a sua moglie ma decide di non giocare con la fortuna e perdere, accettando così di ricordare solo l'ultima parte di quel discorso e confidare che in fondo l'animo di suo cugino possa conservare qualcosa di buono. Rimangono tutti immobili nell'attesa di un azione che non sta prendendo luogo.

«Quindi, finisce così?» Domanda stranita Manila, essendo stata a sua sorpresa del tutto esentata dal discorso che in principio l'aveva resa complice e protagonista.

«A meno che mio cugino non abbia portato dietro le carte da firmare...»

«Non l'ho fatto, non mi aspettavo accettassi stanotte, ti avrei dato più incontri.»

«Non sarà tutto così facile, sappilo. Dovrai convincere tua madre e poi far capire a Mattia quando sarà il momento di andarsene e spingerlo a farlo. Io ho solo detto quello che dovevo, riguardo a entrambi.»

«Ti farò avere quelle carte domani, in ufficio.»

«Vedrò di firmarle.»

«Grazie.»

Maurizio è il primo a lasciare la stanza, seguito poi da Manila che dedica a Valeria un lungo sguardo pieno di scuse prima di lasciarli soli. Diego espira con forza per poi voltarsi verso di lei. Sua moglie non si è mossa di un solo passo da che è entrata: rimanendo contro la porta, il mondo le è semplicemente piombato contro. Prima con le parole del cugino, poi con la vicinanza di Diego ed infine con la richiesta di perdono di Manila. Quasi come se lei non cercasse niente ma fosse destinata a ricevere tutto addosso.

Diego le accarezza una mano, percorrendo con il pollice le vene in sporgenza sul palmo ed il profilo delle nocche, evitando di dire una sola parola di troppo. La stanchezza è calata su entrambi in un attimo ma rimane privata, al centro del loro silenzio, fin tanto che Diego non la incoraggia ad uscire dalla stanza.

Una volta portata a compimento l'azione, il mondo ritorna contro di loro rendendosi concreto tramite la provocatrice voce di Sofia, in attesa a pochi passi dalla porta.

«Rimanete a cena, questa sera?»

Diego non sposta nemmeno lo sguardo sulla madre né fissa Isabella rimasta seduta al tavolo del soggiorno, rimanendo di spalle all'altra, continuando invece a camminare in direzione dell'uscita senza perdere il contatto lieve, ridotto alla carezza di poche dita, con la mano di Valeria.

«No, abbiamo degli impegni.»

Infastidita dalla negazione, Sofia torna ricurva in se stessa, allontanandosi in un grumolo di fastidio a cui i due sono stanchi di dare attenzione. Il tempo di sfuggire allo sguardo della strega cattiva, e ripararsi al termine della parete che aveva acconsentito a Vale una sosta prima di entrare nelle fauci del leone, che Diego si ferma di fronte a sua moglie, inclinando il corpo su un lato per poter essere più vicino al suo volto ravvicinato.

«Ti andrebbe di uscire a bere qualcosa con me, stanotte?»

Prima d'ora non glielo aveva mai chiesto, né erano mai usciti per un semplice pasto fuori casa.
Avvolta nell'abito che le ha donato, Valeria annuisce, permettendogli di sorridere.

Non appena raggiungono nuovamente l'ingresso, l'inserviente Tommaso si procura di recuperare i soprabiti e nell'attesa Vale avverte suo marito spostarsi per rimanere in piedi alle sue spalle, a pochi passi di distanza. Trattiene il fiato, sapendo benissimo come la sta guardando e quasi avvertendo il peso di quegli occhi calanti lungo tutto il suo corpo, sforzandosi di continuare a fissare di fronte a sé.

Tommaso torna con i soprabiti ma non ha il tempo di vestire la donna del suo poiché, con gentilezza, Diego prende il suo posto, avvicinandosi alla moglie con lentezza. Le dita sfiorano appena le spalle nel posare la giacca su di lei ma non si attardano, né discendono, intensificando l'importanza di quel gesto appena accennato.

Sono piene di promesse e di negazioni a malapena espresse, e sono parte di un desiderio che Vale non può più negare a sé stessa. Nemmeno combattendo con tutto il suo animo per riuscire a farlo.

-

L'ultima volta che Valeria aveva sentito le note delle musiche di Miles Davis era stata con suo padre, in un piccolo ristorantino balneare di Salerno. Lo ricorda poiché la melodia e le sensazioni di calore che generava tra i commensali, come se facessero tutti parte di una grande festa fatta di discorsi privati tra gruppi di persone e risate, le erano apparse uniche. La sensazione, a distanza di anni, non è tanto diversa.

Nel locale dalle luci soffuse sui toni giallastri, l'orchestra capitolata dal trombettista, intento a eseguire le composizioni del grande musicista, fa da sottofondo alla scena accompagnando le movenze stanche, divertite, euforiche o rassegnate delle persone presenti, in piedi o sedute ai tavoli circolari sparsi ovunque per la sala. E come se non bastasse la visione di suo marito in una simile scena è tanto bella da far male.

Il gioco di ombre e luci incrementa la serietà del suo volto donandogli un fascino privo di tempo, assieme a tutti quei pensieri che sembrano percorrerlo e di cui non fa una sola parola. L'unica cosa che fa è limitarsi a far compiere al suo bicchiere di Old Fashion cerchi infiniti sul piano bar davanti il quale si sono accomodati, grazie a degli sgabelli alti, in modo da lasciar sciogliere il ghiaccio.

Vale osserva ogni sua movenza, stregata da lui e dal suo modo di fare. Dalla capacità che sembra possedere nel riuscire ad essere padrone di ogni scena, agli abiti eleganti che sfoggia e a quel piccolo sorriso che si è generato in un angolo delle sue labbra, essendosi reso conto dell'indagine della moglie.

Distende quindi il volto, sporgendo il mento avanti a se e contrastando il nero sfondo che assorbe il suo primo piano e parte delle spalle, prima di ruotare il corpo verso di lei con un solo cenno distratto. Sbottona l'unico bottone della giacca con la mano priva del bicchiere e arriva a mostrarle pienamente quell'accenno di provocazione sulla bocca.

Valeria, invece, resta stabile nella sua postazione mantenendo entrambi i tacchi incastrati ad una stecca bassa dello sgabello, il corpo leggermente reclino verso il ripiano e la tempia posata contro la mano del braccio posto al di sopra del freddo marmo nero, così da mantenere l'appoggio. I capelli raccolti non seguono la scia della posa ma lasciano sfuggire una piccola ciocca dal controllo, esibendola in una ricaduta di ciuffi molto sottili.
Ha ceduto al compromesso di un cocktail ma è finita per berne solo alcuni sorsi, lasciando così il bicchiere dalla forma piramidale semipieno di una composizione aranciata mescolante alcolici di alto grado a semplice succo di frutta.

Non ha voglia di bere, ha voglia di fissarlo.
Se solo si fosse trovata di fronte un uomo del genere, in un locale del genere, in passato e lui si fosse sbilanciato a sorriderle in quel suo modo non avrebbe esitato un secondo, nei suoi vent'anni, ad innamorarsi perdutamente di lui. In quella maniera patetica e smielata con cui sognava di amare di un amore straziante e brutalmente passionale.

«Io le capisco... le donne di questo locale che non fanno altro che fissarti» sussurra senza alcuna dose di pudore, d'un tratto. «Hai quell'espressione da bravo ragazzo e da grave peccato allo stesso tempo. Per giunta, vestito così stai dannatamente bene...»

«Devo valutare la possibilità che mia moglie ci stia provando con me?»

«Sono solo oggettiva.»

«Avrei preferito essere una tua scelta che il campione di un' indagine sociologica.»

«Ci sai fare con le donne, le capisci. Chissà quanti cuori hai spezzato.»

«E tu? Quanti uomini ti sono passati davanti, fermandoti con qualche scusa ridicola?»

«Meno di quanti sembri credere.»

«Penso a un numero piuttosto alto, Vale. Aiutami a scendere.»

Si sorridono a vicenda ma la risposta cade nel vuoto e fa male, trattandosi di una situazione generatasi spesso in passato. Riescono ad avere molto poco da domande dirette, se non in casi eccezionali.

«Non mi risponderai?» Prova lo stesso a continuare Diego, con una forza di volontà che tradisce una forte tristezza.

«Ero piuttosto popolare da ragazza e venivo spesso in posti simili con le mie sorelle o le mie amiche... qualche ragazzo c'è stato, qualche cotta passeggera, ma nessuno che avessi voluto davvero.»

«Chissà come devono essersi sentiti ad essere stati scartati da te.»

«Non ho ucciso d'amore nessuno, non hai da preoccuparti.»

Diego è divertito dalla leggerezza con cui la serata sta prendendo piega, dovuta al modo che ha la moglie di battibeccare con lui, e riflette se non sia un modo che ha Valeria di dimenticarsi delle parole di Maurizio in quel soggiorno.

«Come erano?»

Intenta a bere un altro sorso del suo cocktail, Valeria allontana la bocca dal bicchiere mostrando il suo stupore.

«Che cosa vuoi sapere, di preciso?»

L'altro si stringe nelle spalle e la cosa la fa sorridere: è un gesto che ripete spesso, in preda al nervosismo.

«Forse sono solo curioso di sapere quale è il tuo genere di uomo.»

Discorsi tanto adolescenziali Valeria non li faceva da un sacco di tempo e sorride divertita del fatto di starli facendo con suo marito. Ha qualcosa di provocatorio ma anche così naturale, una tensione calda che non sentiva da tempo.

«Ho sempre avuto una cotta per attori come Robert Redford e Gregory Peck» parte a confessare, ma nota la confusione del marito farsi di colpo evidente. «Che c'è?»

«Credevo fossi più tipa da Alain Delon.»

«Perché?»

«Perché somiglia più ad Antonio.»

Valeria continua a sorridere. «È vero, gli somiglia.»

«Quindi è un no?»

«No, non mi è mai piaciuto Alain Delon.»

«Quindi Antonio non è il tuo genere di uomo?»

«Non direi.»

Preda dell'esasperazione, avuta nel credere di conoscere anche solo per quella fastidiosa parte della sua vita la propria moglie, Diego torna ad aggiustarsi il bottone della giacca, guardando altrove. Sua moglie, nel frattempo, lo sta ancora fissando con un mezzo sorriso.

«E tu, invece? Che mi dici?» Lo incalza, e lui non perde tempo a rispondere alla domanda.

«Ho sempre avuto un debole per Marisa Mell.» Alla risposta, Valeria alza un sopracciglio e gioca con il proprio bicchiere, destando la curiosità del marito all'ascolto del suo silenzio. «Che c'è? La ritieni una donna tanto brutta?»

«È solo che ho sempre pensato a Isabella come a una Grace Kelly in miniatura.»

«Ricordo che pensai lo stesso, ma non è il tipo di donna che di solito mi fermo a guardare.»

«Però!» Commenta, piena di ironia, la moglie prima di prendere un altro sorso della propria bevuta.

«Nemmeno tu hai standard tanto bassi» le fa presente e la cosa le desta nella mente molti frammenti del passato.

«Mi sono appena ricordata di un ragazzo che avevo conosciuto, si chiamava Sebastiano. Avevamo io sedici e lui diciotto anni, lo conobbi ad una serata come questa ma in piena estate. Non mi era piaciuto così tanto a primo impatto, ma decisi di provare a parlarci comunque, visto che mi aveva avvicinata. Peccato che non volesse parlare e che un attimo dopo mi avesse tirata a se solo per baciarlo e spalmarmisi contro. Continuai a vederlo perché baciava bene e nient'altro, non gli permettevo di parlare mai perché ogni volta si rivelava un vero idiota!»

«Povero Sebastiano, usato solo per le sue labbra» la prende in giro lui, provando della pena per quel ragazzo che non riusciva a innestare un discorso con lei.

«Non avevo standard così elevati» lo rimbecca lei, solo per il gusto di andare contro quanto avesse già detto.

«E come eri, a sedici anni?»

«Secca come un chiodo! Senza alcuna forma e molte volte mi trovavo ricurva in avanti, a causa della differenza di altezza con le mie coetanee. Stessi capelli lunghi e neri ma senza un filo di trucco, mia madre non mi permetteva di metterlo.»

«Eppure Sebastiano, il bravo baciatore, ti ha voluta avvicinare...»

«Stiamo parlando solo di me, lo sai?»

«Non ho avuto molte esperienze da ragazzo. Ero concentrato sugli studi, sul far contento mio nonno e non deludere le aspettative della famiglia. Qualche serata pazza l'ho avuta, ma poi mi rimettevo subito in riga. Le cose sono cambiate una volta che la mia vita ha avuto una piega stabile... delle relazioni sono arrivate ma non era niente di così spensierato. Si trattava sempre di donne più grandi di me, forti, sicure di loro stesse e già in carriera, che non volessero grandi impegni.»

«Come loro» riflette Valeria, senza specificare a cosa si riferisca ma non occorre perché suo marito l'ha capita.

«Sì, come le donne con cui sapevi che uscivo mentre erano in agenzia.»

«Quindi Isabella è stata l'eccezione...»

«No, non lo è stata lei» mormora Diego, fissandola negli occhi e la stanza sembra farsi di colpo più piccola, la musica ovattata, le persone lontane.

Non esiste altro se non suo marito intento a fissarla in quel modo che la lascia priva di difese, impossibile da mascherare con delle scuse poiché al suo interno nasconde ogni cosa. Ma, se non bastasse, la voce di lui torna a chiarire ogni dubbio.

«Sei arrivata molto prima di lei, Vale. Sei stata tu l'eccezione.»

«Un grande passo per un uomo che non voleva alcun impegno, sposarsi» sussurra lei, sentendo le guance arrossire ed il corpo bruciare su ogni porzione di pelle che Diego intrappola con lo sguardo nel corso della sua frase.

«Avevo capito subito che fosse la cosa più giusta da fare.»

Provare imbarazzo per una situazione simile ha qualcosa di dolce ed elettrizzante allo stesso tempo: Vale non sa sottrarsi da lui e dal desiderio che prova di farsi più vicina, riesce a stento a trattenere le mani dal bisogno di sfiorargli il viso solo per accarezzare le pieghe della sua pelle. Desidererebbe catturare le rughe di espressione una per una, sfiorare le morbide tempie e soffermarsi sulla cicatrice, finendo per baciarla. Vorrebbe ma si trattiene, solo per paura. Ma l'esitazione è un emozione tanto visibile da scriversi a caratteri cubitali sulla sua fronte e da dare forza a suo marito di farsi avanti senza venire distrutto.

«Il vestito ti sta molto bene.»

«Ero curiosa di vedere se mi avresti capita e lo hai fatto.»

«E tu? Lo hai capito?»

Annuisce debolmente, abbassandogli gli occhi lungo la stoffa. Le maniche lunghe le coprono interamente le braccia, l'aderenza dell'abito le censura completamente il davanti, privandola di qualsiasi scollo o taglio, ma permette la visione completa delle sue forme per l'eleganza del tessuto simile al raso. Quasi una seconda pelle che la oscura completamente nella parte frontale del corpo... a differenza della retrostante, che mette in mostra interamente la sua schiena nuda fino all'inizio dei glutei, tanto spudoratamente da averle impedito di indossare il reggiseno e lo slip.

«Sei sempre rimasto alle mie spalle. Mi hai sempre tenuta d'occhio anche i primi tempi, da lontano, sapendo che non ti volevo al mio fianco. Sei stato la mia schiena, camminavi sui miei passi e quella notte... quella notte indossavo il tuo pullover bianco, non mi hai potuta vedere.»

Diego la fissa negli occhi e accenna un sorriso molto piccolo, se solo non fosse entatizzato dal modo che hanno quegli occhi di aggravarlo. «Ho guardato quella schiena per molti anni, ma non l'ho mai vista.»

«Nemmeno io ti ho mai visto» gli fa presente lei, nel vivido ricordo avuto di quella notte e di lui. Dei vestiti che si è tenuto addosso, della fretta con cui l'aveva fatta sua.

«Perché ho sempre camminato alle tue spalle ma se me lo permetterai potremo iniziare a camminare assieme... non è troppo mai troppo tardi.»

Era stata lei, poco prima, a credere che voltandosi non lo avrebbe ritrovato nei suoi passi. Le parole di Maurizio lo avevano messo in dubbio ma ora... Diego le fa capire di aver velocizzato il passo, per questo lei non era stata in grado di vederlo, perché non era così lontano come stava fissando. Le sta chiedendo il permesso di avvicinarsi. Le sta dicendo che la sua schiena, il loro passato, rimarrà parte di ciò che hanno costruito per arrivare a tanto.

«Oppure potremo fare in un altro modo» le suggerisce, per poi inclinare la testa di lato per studiarla con divertimento. «Potremmo iniziare a ballare.»

La mano di lui si distende di fronte a lei come un chiaro invito, lungo il marmo nero del ripiano. Valeria sorride, con un'immensa voglia di acconsentire e vi posa la propria contro, lasciando che sia Diego a guidare i loro passi fino al centro della pista.

Tutto questo le pare assurdo. I toni jazz della tromba, i colori brillanti, l'allegria delle persone intorno ed il fatto di camminare con Diego in completo silenzio.

Arrivati nella pista, Valeria ha il cuore che le scoppia non appena Diego la attira a sé, posandole leggero una mano sulla nuda schiena, in modo da iniziare ad ondeggiare. Non aveva mai provato niente prima e per un attimo avverte il bisogno di distaccarsi da se stessa, di non crederci sul serio, ma non ci riesce. Solleva invece le braccia, posandole sulle spalle di lui e poi unendo le mani dietro la sua testa, cosi da imprigionarlo in una gabbia molto debole al suo interno.

«Sono stato felice quando hai pronunciato quelle parole contro Maurizio» le soffia su una tempia lui, avvicinandosi per farsi sentire meglio o per sentire il profumo di sua moglie. Vale chiude gli occhi.

«Dovresti saperlo che non sono sempre ciò che dico. Sentivo il bisogno di difendermi, le ho dette per quello.»

«Eppure erano la verità. Non mi hai mai costretto ad andare contro mio fratello, non sei la rovina di niente. Come famiglia cadeva già a pezzi da sola e non voglio credere che sia stato mio padre, con le sue amanti, la causa.»

«No, Maurizio non mentiva, tu non hai mai aspettato un mio comando ma hai sempre agito per mio conto.»

«E ho scelto io di farlo. Per te ma soprattutto per noi.»

«Quando mi ha detto quelle parole mi sono sentita la colpevole di tutto.»

«No» sussurra Diego, accarezzandole con dolcezza la spina dorsale e costringendolo a guardarla. Nota come riesca a stento a trattenere le lacrime. Capisce come abbia aspettato di essere da soli per permettersi di farlo.

«E se avessi sbagliato tutto? Volevo far capire a tua madre che non aveva il diritto di trattarmi come una sua proprietà, mostrare a tutti quanto fosse malato Mattia e impossibile da idolatrare o perdonare. Volevo che quello che mi è successo non fosse dimenticato e mi ero detta che fosse per le donne che Mattia aveva già rovinato... ma forse era solo una scusa egoista per non essere io stessa dimentica. Rovinata e poi gettata nell'oblio, come se niente fosse successo.»

«Era un tuo diritto.»

«Ma a che cosa ci sta portando? Abbiamo ottenuto il 15% da Maurizio e più vado avanti sento di starmi annullando. Alla fine mi dimenticherai anche tu e sarà come se non fossi mai esistita. Come se fossi un brutto ricordo.»

Diego non riesce più a sostenere quelle lacrime senza il bisogno di impedirle con tutte le sue forze. Nasconde il viso tra il collo e la spalla di Valeria, permettendole di sollevarsi sulle punte, nonostante i tacchi, così da abbracciarlo più stretto a sè e le rafforza il contatto sulla schiena, ricordandole di essere sempre lì, per lei. Dopodiché si solleva quanto basta a parlare al suo orecchio e vedere quei brividi che sembrano correre sulla pelle nuda di sua moglie non appena pronuncia una sola frase.

«Non per me, Valeria. Io non potrei mai dimenticarti.»

Nascosta in lui si concede di piangere solo un poco, solo per loro due stavolta, per la debolezza che certe volte li rende fragili al primo soffio di vento. Forse non hanno ancora basi abbastanza stabili per credere di potersi difendere dalla cattiveria o forse l'aprire i loro cuori li sta mettendo troppo in mostra ma qualunque sia la causa quell'abbraccio li unisce forte, tenendoli a riparo.

Non basterà un solo contratto di divorzio, una resa dei conti, un ricongiungimento familiare per dimenticare sensazioni simili. Per dimenticare il modo con cui Diego continua a sfiorarle la schiena.

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