23. La collana
Otto postazioni. Sette sedie occupate. Valeria riflette sulla spazialità che li circonda, sedendo tra Mattia e Diego. Ad ogni azione, la presenza soffocante di entrambi invade il suo spazio, in un imposizione intrinseca data dal loro portamento formale a tavola. Valeria registra la mano destra di Mattia quando questi, alla sua sinistra, afferra con le lunghe dita una delle proprie posate per poter iniziare il pranzo, ruotando appena la spalla nel corso del gesto e creando, così, una stesura di piccole pieghe nella sua giacchetta verde scura. L'acqua di colonia che indossa la raggiunge persino rimanendo con la schiena contro la sedia, a debita distanza.
Diego non è da meno: seduto alla sua destra, afferra il proprio tovagliolo e lo apre, accarezzandole con una punta della stoffa la pelle della gamba scoperta e accavallata.
Vale si sente soffocare. A malapena mangia, tentando però di dimostrarsi impassibile agli occhi della cognata. Farlo non è semplice. Seduta composta alla propria postazione, distanziata dalla tavola, vede il profilo identico delle spalle dei gemelli, intrappolati in eleganti giacche, assieme alla loro gestualità. La presenza conturbante di Mattia quando questi volge appena la testa all'indietro per poterla fissare, in un cenno leggero del tutto trascurabile nel gioco di sguardi che ha coinvolto l'intero gruppo, così come la distanza calda ma sentita di Diego, non appena il marito compie piccoli gesti irrequieti per la tensione con la quale convive.
Manila, invece, dinanzi a Valeria scorre veloce lo sguardo sui tre, valutandone l'impassibilità: Diego sembra una statua di ghiaccio dalla quale è impossibile ricavare dei pensieri, mentre mastica lento la mollica del pane raffermo ricavato da uno dei cestini del tavolo, mentre Valeria ha lo sguardo concentrato ma fisso sul piatto quasi del tutto intoccato sulla tavola ed è bellissima.
Sconvolta dal suo fascino femminile, Manila valuta la bellezza dello scuro trucco attorno agli occhi, affilato nel valorizzarne la forma e congiungerla al termine delle arcuate sopracciglia, per poi notare la lucentezza dei suoi neri capelli sciolti, liberi oltre lo schienale della sedia, e scendere lungo la trasparenza dei suoi abiti neri, pieni di pizzo.
Stretto attorno al collo, l'abito le copre le spalle e le maniche in una sorta di stola filigranata ma trasparente, in grado di lasciarla nuda se non fosse per la presenza di una sottoveste nera in seta, alquanto audace: i lacci di questa, infatti, risultano tanto spessi da coprirle le spalle e scendere in una linea verticale fino ai suoi seni, lasciandole scoperta la linea centrale del corpo e facendo intravedere il principio delle mammelle.
Manila arrossisce al pensiero di mettere un abito simile, per quanto dignitosamente coprente, specie nella parte inferiore del tutto priva di trasparenze. Molto del fascino si spiega è dovuto alla donna aggressiva che lo indossa e che, senza remore, aveva deciso di lasciare intravedere, tra la sottana e la stola, la segnaletica impronta di uno spinto bacio all'altezza del seno, dal colore violaceo. Non così risaltante ma comunque evidente ad una prima analisi.
Valeria sfoggia la sua femminilità priva di censure, senza mostrare che aggressività a chi la osserva... al contrario di Mattia. Questi, ultimo lato del triangolo, sembra palesemente rilassato ed in pace per l'ottima cena. Avanza persino un sorriso compiaciuto quando sua madre, alla sua sinistra e capotavola, si solleva dalla propria sedia per poter andare a parlare con il personale della cucina.
Libero anche lui dalla presenza opprimente della madre, si accomoda più tranquillamente lungo la sedia, sporgendosi con la testa verso Valeria.
«Complimenti per la collana» le sussurra, al che Manila nota anche il brillante a metà strada tra il colletto e il seno, mostrato al di sopra della stola.
«Grazie» la sente rispondere l'intero tavolo, Diego compreso. Il marito, dopo alcuni istanti, volge con finto disinteresse la testa verso di lei, in modo tale da valutare la collana mentre il fratello, attratto dal ritorno della madre, riassume la compostezza che la matriarca richiede. Diego fissa quel piccolo ma luminoso gioiello, prima di far scendere lo sguardo più in basso, all'impronta di quel bacio.
Torna con lo sguardo diretto di fronte a se, senza nemmeno notare l'espressione di Claudio di supporto mentre questi gli siede di fronte, chiudendo per un istante gli occhi con un breve sospiro incapace di essere notato dalla tavolata al completo.
«Va tutto bene?» Sussurra verso di lui Isabella, seduta alla sua destra e posta dinanzi lo sguardo di Silvia che la inchioda all'udire una simile domanda. Diego annuisce, riaprendo gli occhi.
«Sì, certo.»
Isabella sorride e gli sfiora un braccio, come a rassicurarlo. Silvia piega la testa di lato, mettendo in tensione il collo ed il marito che si volge verso di lei, per verificare cosa possa averla infastidita.
Il più lontano da tutti gli eventi, e schierato di fronte allo sguardo rallegrato di Mattia, è Maurizio che si limita a servire la moglie con vino, acqua e pezzi di pane, in modo che possa terminare la cena come spesso non avviene, avendo notato la sua propensione nel disperdersi nelle problematiche interne alle grandi tavolate.
«Avanti, tesoro, mangia qualcosa» le richiede infatti, accarezzandola con un dito la mano che ospita la forchetta ed attirando lo sguardo del resto delle coppie al tavolo. Situazioni sentimentali complesse, intrappolate nelle proprie prigioni, che altro non vorrebbero che dimostrare alla luce del sole gesti d'amore tanto spontanei.
«D'accordo» sussurra lei, iniziando a tagliuzzare lenta la costosa carne presente nel piatto. Mattia analizza la sua difficoltà, mentre Sofia torna seduta alla propria postazione, giocando distratta con i propri anelli dorati.
«Che succede, Manila? Non ti va?» Le domanda, stuzzicando la persona dalla quale risulta più facile ricavare parole dall'intero tavolo.
«No, non è questo.»
«Sei a disagio?»
«No, certo che no» sussurra, ma lo sguardo involontariamente le corre in direzione della sedia, opposta a quella di Sofia, rimasta vuota ed un tempo occupata da Mattia, per poi scivolare verso quella a fianco, occupata da Isabella. Quest'ultima sorride con tenerezza, privando Manila delle parole.
«Non vi abbiamo ancora presentate, in effetti» coglie l'opportunità di dire Sofia, afferrando il proprio calice di vino per poter mentalmente brindare a quel nuovo e piacevole incontro. «Manila, lei è Isabella. Isabella, Manila, la futura moglie di Maurizio.»
«Anche tu sei una Grimaldi?» Domanda ingenuamente Manila, provocando l'intervento di Silvia.
«Se scoparsi due Grimaldi significa diventare una Grimaldi, allora direi di sì.»
«A saperlo avremo evitato di far sposare Valeria, visto che ha fatto lo stesso» sibila fuori Maurizio, sconvolgendo Manila per la sua cattiveria.
Valeria alza di scatto lo sguardo contro di lui, fulminandolo in meno di un istante, mentre Mattia sembra essere del tutto indifferente. Isabella, invece, è arrossita palesemente, incapace di articolare ulteriori parole che, del tutto inaspettate, giungono senza interesse dalla voce di Valeria. Accarezzando il ciondolo pendente dal suo collo, questa parte a parlare con un'invidiabile tranquillità.
«No, Manila, non è una Grimaldi. Lavora insieme a Silvia, Maurizio e Diego all'interno della società. È stata la tata di Gaia per anni e ha avuto una storia con mio marito. Recentemente, lui l'ha di nuovo assunta.»
«Lo hanno entrambi negato fino alla morte ma ha avuto anche una storia con il mio, di marito» riferisce Silvia, prendendo anche lei un sorso di vino per farsi coraggio. «Ti direi, futura sposa, di non fidarti di un Grimaldi.»
«Ho già avuto modo di parlare di questo» interviene Isabella con voce calma , fissando Silvia mentre questa, disinteressata, continua a bere il suo viso senza poter essere scalfita. «Ho chiesto scusa ad entrambe per ciò che è successo. Ero giovane ed ho sbagliato.»
«Continui a sbagliare, vorrai dire. La mia amica non parla, ma ti consiglierei di tenere giù le mani dal braccio di suo marito per risultare più credibile» stocca la risposta Silvia, intimorendo Isabella al punto tale da farla contrarre sul posto. Diego fissa il suo tentativo palese di nascondersi.
«Siamo amici ormai, Silvia, ed a questo tavolo sono l'unico ad essere dalla sua parte. Se vuole toccarmi il braccio può farlo, così come può parlare con me se qualcosa non le sta bene.»
«Davvero premuroso, da parte tua» continua a commentare Silvia con malignità, provocando così l'improvviso collasso nervoso di suo marito.
«Ora basta, Silvia. Finiscila.»
«A quanto pare ti sei svegliato...»
«Isabella è tornata come parte integrante dello staff. Io mi sono licenziato, ormai da una settimana, e non presenzio più nella società. Per cosa puoi provare invidia? E' una ragazzina a tuo confronto, tu sei una donna, comportati da tale!»
«Esatto, sono una donna! Sono la madre dei tuoi figli e tu sei arrivato a desiderare questa ragazzina!» Sbotta lei, voltandosi nella direzione del marito per argomentare la propria protesta. Sofia guarda divertita la scena assieme a Mattia mentre Valeria e Maurizio si sono isolati nel loro mondo allo stesso modo.
«Adesso basta, Silvia, piantala» interviene Diego, rompendo l'ondata di rabbia che aveva coinvolto moglie e marito. «Ormai è parte dell'azienda, lo devi accettare.»
«Così come ha fatto Valeria? Vale» la richiama l'amica al che Valeria solleva lo sguardo, «sei troppo calma.»
Le hanno sempre detto cosa essere e cosa non essere. Come mostrarsi al meglio e come non farlo al peggio, per poter mantenere la compostezza ed in una situazione del genere Valeria, stremata nella mente dal confronto con la tavolata e nel corpo dal violento incontro avuto quel pomeriggio stesso con Antonio, si limita a sospirare sconfitta, cessando di giocare con la catenella.
«Se mio marito vuole tradirmi troverebbe il modo di farlo sia che lei sia dentro o fuori dalla società. In fondo, gli è bastato schioccare le dita per farla tornare, quindi hanno mantenuto i contatti. Non posso arrabbiarmi di fronte l'inevitabile.»
A queste parole, Diego irrigidisce appena la schiena e tira appena più lontano il pezzo di pane che teneva tra le mani. Valeria non si scompone e l'intero tavolo rimane in silenzio, specie nell'angolo riservato ad Isabella.
Sofia non poteva aspettarsi di meglio ma è comunque incuriosita dalla reazione di Valeria e dagli strani sguardi che le lancia suo figlio Mattia. Sembrano quasi di rispetto e divertimento, come se non volesse altro che un simile istante si palesasse per mettere in mostra l'indifferenza di lei.
Occupata nello scambiarsi ironici sguardi maliziosi con Maurizio, Sofia non si accorge dell'istante in cui suo figlio Mattia posa una mano sulla coscia, coperta dalla trasparente tela nera, di Valeria e la percorre, fino a risalire all'incontro delle gambe. Diego si solleva dalla sedia di scatto, andando a prendere una nuova bottiglia di vino dal tavolo destinato alla posa del dessert, ed il gesto allontana in preda alla paura l'irriverenza di Mattia.
Valeria è ancora immobile, non si scompone nemmeno quando Diego ritorna al tavolo, fingendo di focalizzare l'attenzione e le dita nella tessitura fatta a mano della tovaglia.
«Scusate se l'ho chiesto. Non volevo dar vita a niente del genere» sussurra Manila mentre Diego si accomoda, tentando di guadagnare la fiducia del suo sguardo per poter avere una rassicurazione.
«Non è colpa tua, tesoro, ma di questa famiglia troppo incasinata» commenta Maurizio, scivolando con lo sguardo, per la prima volta dall'inizio della cena, su ognuno di loro.
«Quando vi sposate?» Domanda Claudio, interrompendo per il momento le liti familiari. Fino a pochi istanti prima non faceva che pensare a quanto sia stato ingenuo nel credere che la cena in cui aveva ceduto le quote societarie a Diego potesse essere l'ultima in quella casa. Dopodiché era arrivato a concepire come lo sciocco non fosse lui ad averlo pensato ma piuttosto sua moglie ad averli costretti a presenziare a scenette tanto patetiche.
«Poco meno di due settimane, Martedì 22 Dicembre.»
«Lo stesso giorno di uscita del nuovo film di Terence Hill e Bud Spencer, "La chiamavano trinità"» commenta Claudio, appassionato dei film western.
«Ci auguriamo che non siate al cinema ma in chiesa, quel giorno.»
«Vedremo che cosa potremo fare, se riesco a convincere l'intera ciurma a venire e a vestirsi come si conviene.»
«Ti riferisci ai bambini?» Domanda a questo punto Mattia, ricevendo un annuire lento di Claudio, al che Mattia mostra una sorta di piacevole interesse. «Dove sono? Ho visto il piccolo nella culla, lo scorso giorno.»
«Ti riferisci a Davide» commenta Silvia ed il bicchiere di Sofia si ferma a mezz'aria.
«Si chiama Davide?» Domanda Mattia, rivolgendo appena la testa indietro, verso Valeria, mentre questa continua a tacere.
«Sì, anche Edoardo è cresciuto da quando te ne sei andato anche se continua ad essere Gaia la più veloce di tutti a farlo.»
«Non li vedo da tempo.»
«Non li portiamo a cene del genere» commenta Silvia, spostando lo sguardo verso la ripresa di Sofia caratterizzata dal declino del suo bicchiere. «Si preoccuperebbero troppo a vederci ferire a morte.»
Nessuno alla tavola osa riferire, in quella serie di pugnalate, quanto sia stato sconveniente che proprio Mattia avesse chiesto informazioni riguardo a dei bambini. Ognuno ha imparato ad evitare grosse crisi che renderebbero ingestibile il futuro obbligo di ritrovarsi di nuovo a cena.
«Abbiamo finito?» Sibila fuori, con la sorpresa di tutti, la voce di Diego non appena questi termina di bere un sorso di vino. Sofia valuta il completo abbandono delle posate ed il risultato ottenuto dalla serata, ricavando delle proprie conclusioni.
«Direi di sì.»
«Bene. Hai bisogno di un passaggio a casa?»
Una lieve tensione, piena di fastidio, accompagna le parole di Diego in direzione di Isabella.
«N-no, io... posso chiamare un taxi» commenta lei, salvandosi da una lapidazione in pubblica piazza.
«D'accordo, allora» commenta, alzandosi in piedi e vestendo la propria giacca, portata premurosamente da uno dei camerieri. Valeria, però, non si muove di un passo, al che Diego, vestito il soprabito, posa entrambe le mani sullo schienale della sedia sporgendosi verso di lei.
«Non vieni?»
«No.»
«E per quale ragione?»
«Stasera non torno, resto da Silvia.»
Diego intercetta lo sguardo dell'amica di lei e cogliendo l'improvviso stato di stupore non cede all'inganno.
«Ti presenti a casa loro senza che la proprietaria lo sappia?» Le domanda in un tono di voce ancora più basso, con la calma trattenuta a stento. Vale non cede.
«Lo avrei fatto, è stata Gaia a chiedere di me.»
«Non è un problema che Valeria venga da noi, Diego.»
Quest'ultimo torna diretto all'intervento non richiesto di Silvia, in soccorso dell'amica, valutando le opzioni.
«Io credo di sì, invece. Dovremmo lasciare soli moglie e marito, Vale, e la piccola dovrebbe imparare a rivolgersi più a Silvia che a te.»
Valeria sorride, maligna. «Sono parole cattive, Diego, vuoi tenerci lontane?»
Mattia rimane in ascolto del loro dibattito, pronto ad intervenire nella malignità del fratello, se necessario.
«Sto solo dicendo di tornare a casa. Andremo da loro un altro giorno.»
«Come il capo comanda» sussurra Valeria, alzandosi dalla sedia alla stregua di una marionetta e ricevendo contro lo sguardo adirato, ma controllato, di Diego.
Il marito attende che un altro degli addetti vesta sua moglie del proprio soprabito, prima di congedarsi con una semplice frase.
«Buonanotte a tutti» riferisce, ricevendo un basso augurio da parte di Maurizio ed uno più convinto da parte di Claudio e Manila.
Escono dal soggiorno fianco a fianco ed Isabella attende qualche minuto, prima di fare lo stesso. Fuori dalla villa, la coppia e la ragazza bionda aspettano insieme, nel silenzio, qualche istante affinché i valletti procurino la macchina ed un taxi. Arrivata, tra i due, per prima l'auto, Diego vi gira intorno osservando Isabella, immobile sulla ghiaia dell'ingresso. Sembra chiederle una rassicurazione in merito al ritorno e questa annuisce, senza destare interesse in Valeria che semplicemente sale in auto dalla parte del passeggiero. Diego rimane fermo, a fissare la visibile tristezza nello sguardo della ragazza dai capelli oro, prima di salire sulla grigia Alfa Romeo.
Inserisce le chiavi nel cruscotto ed una volta messa in funzione la radio, ferma su un'affezionata stazione, l'abitacolo si riempie delle musicali parole di "What is life", di George Harrison.
Moglie e marito rimangono soli mentre la voce del cantante grida l'inno di un amore espresso con difficoltà al punto da diventare, esso solo, il centro dell'intera esistenza.
"Ciò che provo non so dirlo, ma il mio amore è qui per te in ogni momento. Ma se non è l'amore ciò di cui hai bisogno farò del mio meglio perché ciò accada. Dimmi, cos'è la mia vita senza di te" traduce mentalmente Valeria, lasciandosi trascinare dalla melodia del sound.
Diego rimane in silenzio, ben oltre il termine della canzone seguita, subito dopo, da un'altra di genere più dance e dalla ritmica scandita con audacia.
Anche Valeria mantiene il silenzio, lasciando così solo alla radio il compito di accompagnarli lungo il tragitto, riflettendo su tutti gli eventi capitati in una sola giornata ed in particolare sull'espressione entusiasta che Sofia pareva mostrare volontariamente nel corso di tutta la cena. Devono essere gli spettacoli a cui più volentieri assiste, così da sfuggire alla noia. Loro, in fondo, non erano altro che commedianti privi di qualsiasi volontà che la matriarca muoveva e spostava, faceva parlare, a proprio piacimento.
Valeria riflette su quanto, più di una volta, fosse stato possibile per Sofia accennare appena all'inizio di una frase, gettata come carne fresca tra di loro, prima di vederli sbranarsi per afferrarla. Rimanere in disparte era stata la cosa migliore per non farla vincere eppure era stato sfiancante mostrare una così bassa gamma di emozioni.
Sospira al solo ricordo, sollevando il capo per poter buttare fuori l'aria e così facendo si rende conto dell'imbocco della macchina di una strada ad alta percorrenza. Confusa, volta la testa in direzione del marito illuminato dalla retrostante luce bianca di ulteriori fari e lo trova con il volto tirato da un'espressione dura. La mascella ben marcata nel suo profilo scandisce il modo con cui sta stringendo tra loro i denti, nonostante la presa sul cambio e sul manubrio appaia rilassata.
«Non sei tu a dover fare domande, che cos'era quel teatrino?» Le chiede a brucia pelo, alzando lo sguardo solo per incastrarlo nello specchietto retrovisore e valutare il sorpasso di una macchina.
Aveva ben inteso come Valeria stesse per interrogarlo riguardo la loro tratta.
«Che teatrino?» Ribatte lei, al che Diego annuisce.
«Hai ragione, ce ne è stato più di uno.»
«Non so di cosa parli.»
La macchina che li sorpassa permette a Diego di tornare con gli occhi sulla strada, cambiare marcia e poter usare una mano per passare le dita all'interno dei capelli. Dopodiché, usa il palmo come un poggiatesta, posando il gomito contro lo spazio destinato al finestrino così da poter volgere più comodamente lo sguardo verso Valeria. I suoi occhi sono indecifrabili.
«"Prometto", mh?» Le ricorda, al che è Valeria la prima a dover volgere altrove la testa.
«Me ne sono andata.»
«Lo so.»
Diego inserisce una nuova marcia e la macchina velocizza, sfrecciando tra le strade notturne illuminate dalla luce gialla e rara dei lampioni e dai fari bianchi di altre auto. Vanno veloce ma lei non se ne preoccupa: Diego è bravo ed è attento, pronto a qualsiasi imprevisto e provvisto di una guida calma in grado di non generare il panico, per quanto Vale non abbia paura della velocità. Anzi, le piace al punto tale che abbasserebbe i finestrini per assaporarla. A bloccarla è solo la presenza del freddo all'esterno, dovuto all'ora tarda.
«Che cos'è quella collana?» Chiede dal nulla Diego, destando la sua completa attenzione.
«Un regalo.»
«Da parte di chi?»
«Mia madre.»
Diego tace, valutando una risposta simile. «Conosco il prezzo di quel gioiello, Vale.»
«Aveva messo su un po' di risparmi.»
«E non aveva messo a regola la tenuta? Non credo proprio.» Ed ha ragione, la bugia non regge. Valeria si chiude di nuovo nel suo mutismo prima che Diego lo interrompa di nuovo. «Che lavoro fa Antonio?»
Trafitta dal tono maligno della sua voce, non riflette sul perché di una simile domanda.
«Il farmacista.»
«E quanto guadagna?»
«Regolare, lo stipendio di un impiegato, la farmacia non è sua.»
Diego tace, continuando a guidare fino a che non procede con un'azione repentina: stacca la collana dal collo di lei, apre il finestrino e la getta in strada, aumentando la marcia per allontanarsene in tempo.
Valeria rimane immobile, prima di realizzare a pieno ciò che è appena successo. Quando ci riesce, stupore e rabbia si interfacciano assieme.
«Che diavolo hai fatto?!»
«Ti ho strappato dal collo un regalo di mio fratello e l'ho buttato fuori dal finestrino. Tu, invece, che diavolo stai facendo?» Sputa fuori lui, voltandosi verso di lei, altrettanto pieno di rabbia.
Valeria arretra leggermente sulla propria postazione mentre l'auto continua a correre fino che Diego, metri più avanti, non avvista un'isolotto. Mette la freccia e scala le marcie, fermando l'auto e premunendosi in tempo di chiudere tutti e quattro gli sportelli con il blocco di emergenza. Vale, che già cercava di uscire, si trova chiusa all'interno.
«Ti fai toccare da mio fratello ed indossi un suo regalo?» Le domanda, preda della rabbia e del bisogno di fissarla negli occhi per comprendere quanto tutto ciò possa essere folle. «Parla, Vale, prima che dia sul serio di matto. Dimmi che diavolo sta succedendo.»
Le mani di suo marito l'hanno afferrata alle braccia per trattenerla e per fare in modo che possa fissarlo negli occhi. Vale ha il cuore che trema ma nessuna intenzione di perdere quel loro confronto.
«Non mi ha dato quella collana stanotte e non l'ho indossata per un motivo specifico. Nemmeno ricordavo fosse sua.»
«Era parte del vostro passato e non ricordavi che te l'avesse regalata?»
«No.»
«Hai altri oggetti solo vostri?»
«No.»
«Mi stai mentendo?»
«Perché dovrei?»
«Non so perché dovresti. Non so nemmeno perché ti lasci toccare in quel modo senza alcuna protesta!»
Pur di difendersi dall'aggressività di Diego, pur di mantenere i propri segreti, Vale decide di schierare un carico da novanta contro di loro, capace di frantumarli. La scelta migliore per lasciare Diego fuori dalla questione di Mattia. La peggiore per riuscire a fissarsi negli occhi.
«Un tempo l'ho amato. Per quello che mi ha fatto, per il nostro passato, certe volte mi è difficile ritrarmi. Tu come sei riuscito a tradire con Isabella, senza amore?»
Diego perde ogni forza nelle braccia, ogni spirito combattivo, tornando alla propria postazione. Fissa la strada, non lei, prima di mettere di nuovo in moto la macchina.
«Non mi risponderai?» Domanda con sussurrata violenza Vale, mentre lui riprende a guidare. «Come immaginavo.»
Era stata una bugia bella e buona, dal momento che Valeria detesta il tocco di Mattia addosso ma ha appena lasciato credere a Diego il contrario, credere che possa ancora significare per lei qualcosa e lui aveva ceduto all'istante, come se lo avesse dubitato da sempre.
Quanti dimori e quante bugie pur di schermarsi, quanti sotterfugi.
Seguendo, in silenzio, l'imbocco dell'auto di una strada secondaria, Vale finisce per scontrarsi, oltre il finestrino dal suo lato, con la geometrica disposizione di un lungo filare di alberi che la porta a schizzare con la testa verso il parabrezza, per vedere ciò che ha davanti.
La casa di Cuneo la raggiunge come un pugno allo stomaco, spingendola a domandarsi quanto tempo siano rimasti in silenzio e con quale reale velocità abbiano percorso la strada.
Zampa è sveglio nonostante l'ora tarda e abbaia feroce in direzione dell'arrivo della macchina.
«Perché siamo qui?» Nessuna risposta. «Diego!»
Diego parcheggia l'auto nella solita postazione tra gli alberi, passando un braccio dietro lo schienale di lei per poter sporgersi indietro. Zampa segue la manovra, sbagliando solo nell'approcciarsi, per primo, allo sportello di lei: una volta che l'auto è infatti ferma, Diego è il primo a scendere senza pronunciare una sola parola. Il cane gli corre incontro e lui lo accarezza distrattamente, afferrando dal mazzo delle chiavi in tasca quella appartenente alla casa di proprietà.
Valeria fissa la scena, domandandosi se non fosse il caso di dormire in macchina. Diego non sembra desideroso di aspettarla, furente con lei per le parole passate tra di loro, ed anche Vale è arrabbiata per ciò che ha fatto alla collana. Da arrabbiati non si risolve nulla e la maggior parte delle volte si finisce inutilmente per litigare... Zampa, però, tornato indietro le abbaia forte contro per convincerla a scendere. Vale fissa quel cane in attesa, la condensa del suo fiato nel freddo della notte, domandandosi nonostante il lungo pelo quanto possa resistere così, in attesa di lei, nel pieno gelo.
Scende dall'auto nell'istante in cui Diego apre la porta di casa, lasciando l'uscio aperto per lei, ed il cane le corre incontro riempiendola di affettuose coccole.
Vale si inginocchia, prendendolo tra le braccia e scuotendo la sua lunga pelliccia mentre continua a fissare la porta aperta della casa e la luce che scaturisce dall'interno. Attende che Zampa si sia calmato e sia corso via per poter avanzare.
Giunta nel soggiorno, nota un paio di coperte sul divano e la luce accesa della camera da letto di lui. Hanno due stanze, perché quelle coperte? Non le sembra il momento più giusto per chiederlo. Diego attraversa il corridoio e si dirige verso la cucina senza degnarla di nota.
«Allora? Vuoi spiegarmi perché siamo qui?»
«La villa è più vicina a questa casa che alla nostra. Mi sono messo in macchina ed ho pensato questo. Avevo intenzione di arrivare presto in qualsiasi posto in modo da poter essere da soli e chiarire, ma siamo riusciti a litigare a metà strada» lo sente sibilare, prima di bere un sorso d'acqua dal bicchiere appena finito di riempire.
«Hai iniziato tu con il litigare.»
«Già, senza motivo, giusto?» Commenta, compiendo un giro attorno al divano, così come aveva fatto con la macchina poco prima, finendo per accomodarsi sotto lo sguardo di lei.
Valeria resta immobile, ad un passo dall'entrata, decidendo cosa possa essere più giusto fare.
«Chiamo un taxi e torno a casa.»
«Perché? Detesti così tanto restare sola con me?» Domanda lui, pieno di risentimento. Valeria lo fissa, valutandone lo stato emotivo.
«Finiremo per litigare» constata, al che Diego si alza in piedi, posando il bicchiere per terra ed avvicinandosi a lei, rimanendole dinanzi.
«Avanti» sussurra, fissandola negli occhi mentre la luce desta brillantezza nei suoi. Valeria è affascinata dalla sua serietà, dal modo attento con cui attende l'inizio della guerra. Prima d'ora non aveva mai trovato qualcuno così aperto al confronto, preparato ad accogliere qualsiasi cosa potesse succedere. Ne è totalmente spiazzata, al punto che prova l'stinto, in un primo momento, di fuggire.
«Voglio parlare di Isabella» gli dice, al che Diego solleva la mano e punta il dito all'altezza del suo seno, posandolo sulla stoffa della stola e su di un punto preciso sulla sua pelle.
«Voglio parlare di questo.»
«Voglio sapere se ci hai portato anche lei, qui.»
«Perché avrei dovuto?»
«Ho trovato dei preservativi. Qui, nella tua stanza.»
«Stai diventando curiosa, Vale?» Domanda lui, sollevando appena un sopracciglio per marcare il rimarchevole atto.
«No, è successo per caso.»
«E che ci facevi nella mia stanza?» Sarebbe inutile specificare che quell'incidente risaliva alla notte della verità in bottiglia, essendo stata l'unica ulteriore notte passata in quella casa. Diego può quindi capire lo stato confusionale nel quale aveva tentato, scappando in bagno, di trovare un modo per respirare a seguito del loro confronto sull'amore.
«Non risponderai?»
«No, non l'ho portata qui. Non ci ho portato nessuna ragazza.»
«Allora quei preservativi?»
«Erano per noi.» La risposta la manda al tappeto, dettata come è dal suo sguardo deciso. «Tanto sorpresa? Non dovresti arrossire in quel mondo, non siamo ragazzini.»
«Come hai potuto pensarlo?» Sussurra lei, rossa in viso e con un tono totalmente privo di accuse quanto spiazzato, piuttosto. Diego valuta la sua reazione, con le palpebre divenute sempre più pesanti nel corso dell'analisi.
«Siamo moglie e marito, sarebbe così assurdo?»
«Per noi sì!»
Diego pronuncia un "ah", ponendosi poi entrambe le mani in tasca, quasi fosse ferito da ciò che, da più di sette anni, o almeno da tre, era parso più che ovvio. Nessun contatto dal loro ultimo! Ma quei preservativi mostrano una premeditazione per cui Vale non può fare a meno di chiedere.
«Volevi venire a letto con me, la notte che mi hai fatta ubriacare?»
«Formula meglio la frase, Vale» la rimprovera lui, fissandola con uno sguardo deciso ed ancora socchiuso. «Così fai sembrare che mi volessi approfittare di te, quando sai che non lo farei mai.»
«Volevi venire a letto con me?»
«C'è attrazione, Vale. È innegabile.»
Vale rivede il pomeriggio tormentato con Antonio, rivive il modo spietato con cui la mente aveva proiettato la stretta dell'amante verso una già vissuta lungo tutta la pelle.
«Vuoi farlo? Vuoi smentirmi?» Chiede lui, avanzando ancora di qualche passo. «Provaci, Vale. E prova anche a trovare delle belle parole che giustifichino il modo con cui mi hai toccato nel mio ufficio. Sono stanco di continuare a giocare.»
«C'è attrazione» sussurra Valeria, fissando il modo con cui Diego ancora si avvicina. «Ecco tutto.»
«Finisce lì?» Domanda l'uomo con un mezzo sorriso, stupito di quanto le parole di lei dicano una cosa ed il corpo tutt'altra. «Non ti interesso?»
«Non puoi interessarmi.»
«Sei mia moglie... con davanti agli occhi un contratto di divorzio da firmare. Se ti interesso è il caso di dirlo chiaramente...»
Diego si avvicina ancora e si china sulle sue labbra, sfiorandole. Vale è immobile, si lascia toccare persino dalle dita della mano che si posano sull'impronta della bocca di Antonio.
«...Ed è il caso che tu cerchi me, piuttosto che andare da altri.»
Le loro bocche si toccano con più pressione, senza unirsi. I respiri si incontrano assieme ad una bruciante attesa che ancora li vede immobili. Vale vorrebbe. Vorrebbe con tutta se stessa.
Quando la mano di Diego si solleva, forse per trascinarla più vicina a se, forse per posarsi sulla sua nuca e baciarla con più certezza, Vale riesce a ritrarsi con decisione, mormorando un basso "no."
La osserva farsi da parte con sguardo basso, quasi colpevole, ed a quel punto anche lui si allontana, liberandosi della giacca e tirandola sul divano per il caldo assurdo che si sente addosso. Inizia a camminare nel soggiorno avanzando passi stentati che possano portarlo lontano dalla tentazione di lei, fissando ovunque, ad eccezione di Valeria, pur di ritornare in se.
«Che cosa vuoi sapere di Isabella?»
Crede che sia per questo motivo se sua moglie si è fermata dal prendersi ciò che vuole ma Vale, tramortita dallo spinto contatto, non sa nemmeno più quali domande porgere a se stessa.
«Io n-non voglio sapere niente.» Lo nota sorridere, a due passi dai divani, per l'intromissione di quella certezza, di nuovo calmo avendo avuto prova del suo palese interesse.
«Ci sarà pure qualche domanda che mi vuoi fare» e detto questo sprofonda in uno dei divani, voltando la testa per fissarla.
«No, ora nessuna.»
«Allora passo io alle domande su Antonio?»
«No. Vado a farmi una doccia e poi mi metto a dormire. Ne ho avute abbastanza, per oggi.»
«Come preferisci» commenta lui, guardando dritto negli occhi la sua certezza.
Vale è intimorita, tanto da avanzare veloce, togliendosi il giubbotto, nella direzione del piccolo bagno della sua stanza. Una volta intrappolata al suo interno, sorprendendo anche se stessa, chiude due volte la chiave nella toppa.
Diego non ha mai invaso i suoi spazi e mai penserebbe di poter abusare di lei, come Vale pareva insinuare, mentre era ubriaca, ma Diego pareva aver smesso di essere se stesso da tempo. Il controllo che tanto lo caratterizzava sembra quasi essere sparito ed aver libera uscita alle proteste di un ragazzo innamorato e nel pieno della sua giovane età.
Non sono ragazzini, era stato lui a dirlo, ma mentre l'aveva visto sorridere nel corso della sua ritirata, mentre lei avverte il cuore battere inferocito come se prima d'ora non fosse mai stato sfiorato, è proprio così che appaino ai suoi occhi. Semplicemente due ragazzini che tentano, in una sfida contro il destino, di riavere indietro parte della loro libertà.
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