Morso

La notte in cui venne morso, Remus chiese a suo padre di controllare sotto al suo letto se ci fossero dei mostri.

Lyall, però, gli disse di smetterla: era troppo grande, ormai, per credere a cose del genere.

Ma, quando spense le luci e chiuse la porta, indovinate chi uscì da sotto il letto di Remus?

*

«Buona notte, Remus» sussurrò dolcemente Hope, baciandogli la fronte, per poi uscire dalla sua stanza. Remus tirò su le coperte, si rannicchiò nel letto e appoggiò la testa sul cuscino. Poi, stringendo il suo orsacchiotto di peluche, cadde in un sonno profondo.

Che sogno strano... non ricordava d'aver mai fatto sogni del genere...

Remus continuò a tener il capo poggiato sul cuscino, voleva addormentarsi di nuovo, fare un altro sogno. Quello era così reale... sembrava che riuscisse a sentire per davvero il peso sulle sue gambe.

Le gambe gli facevano male. Le sue gambe bruciavano!

«Mamma! Papà!» urlò Remus, mentre il lupo dinanzi a lui si faceva più vicino.

Sua madre comparve poco dopo sulla soglia della porta della sua stanza, seguita poi da suo padre. La donna urlò, mentre l'uomo si fece avanti. Levò la bacchetta e lanciò delle scintille rosse contro il lupo. Quest'ultimo, si schiantò contro la libreria di Remus, distruggendola.

Hope corse da suo figlio e lo prese tra le braccia, correndo via. Il bambino urlò dal dolore quando sua madre gli urtò inavvertitamente la gamba. Riusciva a sentire suo padre urlare e lanciare incantesimi dalla sua stanza.

Hope lo fece sedere sulla sedia della cucina, e gli tolse via i pantaloni del pigiama. Remus si guardò la gamba sanguinante e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Sua madre ebbe la sua stessa reazione, corse in cucina e, pochi secondi dopo, fece ritorno da lui con una scatola di disinfettante e bende. Iniziò a mendicarlo, usando una gran quantità di disinfettante. Ma non servì. Ma Hope non si fermò: srotolò le bende e le avvolse alla ferita del figlio. Si sedette sui talloni e si asciugò la fronte, stava sudando freddo.

Remus sussultò dal dolore, e quel minimo movimento bastò a macchiare le bende di sangue fresco. Cominciò a girargli la testa, iniziò a vedere strane macchie di luce.

«LYALL! Lyall, aiutami! Aiutami! Ti prego!» urlò Hope, con una voce che non sembrava la sua.

Ci fu un frastuono, subito seguito da un ruggito disumano. Lyall corse dalle scale, bloccandosi poi alla vista della moglie e del figlio. Sbiancò.

Si avvicinò alla gamba di suo figlio, puntandoci contro la bacchetta. «Episkey!» ma non successe nulla. Il dolore stava annebbiando i sensi del piccolo Remus, e iniziò a percepire la voce di suo padre come un eco lontano.

«Episkey! Episkey! Episkey!»

Si bloccò un attimo, poi spostò la bacchetta e urlò: «Accio Dittamo!»

Comparve una bottiglietta. Remus riuscì a ricordare che era la stessa bottiglietta che gli era stata proibita di toccare, a meno che i suoi genitori non gli dicessero di farlo. Lyall versò delle gocce di quella sostanza sulla gambe di Remus, e lo spaventoso rosso della sua pelle divenne rosa. Hope fece un sospiro di sollievo, ma Lyall no.

«Dobbiamo portarlo al San Mungo. Questo morso non guarirà, non importa cosa facciamo. Forse i Medimaghi sapranno cosa fare» disse velocemente.

«Mi faranno entrare? Possono essere accettati i Babbani come me?» chiese la moglie.

Ma Lyall non rispose.

Prese in braccio Remus e lo condusse, insieme a sua madre, nel camino.
Che sogno strano...

Quando Remus riprese i sensi, la prima cosa che vide fu i volti preoccupati dei suoi genitori. Quando, poi, sbattè gli occhi, sua madre lanciò un urlo e corse a stringerlo nelle braccia. Suo padre lo abbracciò subito dopo, mentre Hope tirava su un sospiro profondo.

Remus si guardò. Indossava degli indumenti bianchi, invece che il suo pigiama blu, e giaceva su un letto che non era il suo, un letto di ospedale.

«Remus? Come ti senti?» gli chiese gentilmente un'infermiera.

Remus si scostò di dosso le coperte, provò a scendere dal letto, ma gridò dal dolore quando tentò di muovere la gamba.

L'infermiera guardò i due coniugi, «Per favore, tra un quarto d'ora lasciate la stanza in modo che venga mendicato nuovamente» ed indicò una bottiglia dal contenuto sgradevole. Così dicendo, lasciò la stanza.

Remus si guardò intorno, non era mai stato in un posto simile prima d'allora.

«Mamma? Papà? Dove sono? Che è successo?»

Una lacrima scese sul volto di sua madre, «Remus, tesoro, sei stato così coraggioso. Ma, per via di un incidente, qualcosa ti succederà. Devi continuare ad essere coraggioso»

Remus sentì il disperato bisogno di stringere il suo orsacchiotto di peluche.

«Papà, cosa mi succederà?» gli chiese con voce tremante.

Lyall sbiancò, «Tu- tu ti strasformerai in una creatura» disse lentamente. Sua moglie gli lanciò un'occhiata d'avvertimento, e l'uomo continuò, titubante: «Mamma e papà dovranno allontanarsi per un po', quando questo accadrà».

Remus era confuso. Perché mamma e papà se ne sarebbero dovuti andare?

«Perché ve ne dovrete andare?» chiese loro, dimenticandosi per un momento della misteriosa creatura in cui si sarebbe dovuto trasformare.

«Perché, Remus, durante quei momenti potresti ferire accidentalmente mamma e papà, e noi non lo vogliamo, vero?»

Remus scosse il capo con decisione. Non riusciva ad immaginare di ferire sua madre e suo padre. Li amava.

«Mamma, in cosa mi trasformerò?»

«In un lu- lupo mannaro» sua madre sprofondò il viso nelle mani.

Il mondo di Remus cadde. Aveva sentito parlare suo padre riguardo queste cose. Erano cose sporche. Erano malvagie. Erano mostruose. Remus sapeva che suo padre lavorava al Ministero per cercare queste creature. Nella sua mente da bambino di cinque anni, giunse una conclusione.

Il mostro, ora, era lui.

«Papà, mi dispiace tanto!» urlò.

Ma Lyall si affrettò a stringerlo a sé, «È stata colpa mia. Ho provocato uno di loro, così si sono vendicati su di te. È tutta colpa mia» Remus riuscì chiaramente a sentire la disperazione nella voce di suo padre.

«Lyall, non è stata colpa tua. Non è stata colpa di nessuno. So- sono sicura che quell'animale non aveva idea di cosa stesse facendo» sussurrò Hope, ma suo marito scosse il capo violentemente.

Remus rimise il capo sul cuscino, gli occhi pieni di lacrime.

Per alcuni minuti, la piccola famiglia restò in un silenzio tombale.

Remus cominciò a valutare le sue opzioni. Avrebbe dovuto scappare via? Doveva.

Remus restò al San Mungo per una settimana. Quando, finalmente, fu autorizzato a tornare a casa, i suoi genitori ricevettero precise indicazioni su come somministrargli le medicine. Ogni infermeria lo abbracciò prima che se andasse: si erano affezzionate a quel piccolo, maturo e povero bambino.

Quando Remus tornò a casa, era ora di andare a dormire. Remus aveva evitato accuratamente di entrare nella sua stanza così, quando Hope lo raggiunse, lo trovò in piedi, in pigiama e con il suo orsacchiotto sotto braccio, sulla soglia della porta.

«Ho paura» le disse.

Strinse la mano di sua madre e, insieme, entrarono nella sua stanza. Gli occhi del bambino andarono subito alla finestra. Il vetro era rotto, frantumato.

«Reparo» disse Lyall, arrivato in quel momento, puntando la bacchetta in direzione della finestra.

«Starai benissimo, Remus. Niente ti farà del male» gli sussurrò dolcemente sua madre.

Entrambi i genitori gli baciarono la fronte e, con un'occhiata significativa, spensero le luci della sua stanza. Remus si rannicchiò nel letto, abbracciando il suo orsacchiotto. In poco tempo, si addormentò.

Ore dopo, un incubo lo costrinse a svegliarsi. Si mise a sedere, scese coraggiosamente dal letto e sbirciò dalla finestra. Ma non c'era niente. Allora, tornò nel suo letto, dove si riaddormentò velocemente e tranquillamente.

Poco dopo, Hope e Lyall aprirono silenziosamente la porta della sua stanza. Sorrisero entrambi dolcemente. Loro figlio dormiva, un'espressione beata in volto.

Hope sorrise, capendo che, per ora, Remus era al sicuro.








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ChiaraPotterSica
Claudiaserpeverde
spero vi sia piaciuta!

Ringrazio mrs_moony_ per avermi mandato la prima Headcanon.

Peace, love and chocolate.

Fatto il misfatto

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