•Solitudine•

"I suoi occhi, gli occhi migliore che avesse mai visto. Gli occhi che l'avevano amato più di ogni altra cosa e che avrebbero continuato a farlo. Occhi che avrebbero continuato a scintillare al chiarore delle stelle, al chiarore della luna.
Gli occhi dell'unica persona che avesse mai amato, con quella particolare luce che lo caratterizzava, puntati su di lui. Adesso con una luce diversa, quasi con disprezzo.
Lo stava guardando attraverso delle sbarre. Scuoteva il capo con insistenza.
"Spero tu sia felice, ora." Disse il biondo guardando dritto verso Sirius.
"Potevamo essere una famiglia, ma tua hai rovinato tutto. Hai ucciso i nostri migliori amici, hai ucciso l'amore che provavo per te. Sei un mostro, Sirius Black. Un mostro tale e quale al resto dei Black."
Sirius ebbe un fremito. Un'unica lacrima uscì fuori e seguì il percorso ben delineato del suo zigomo alto, rigando tutta la guancia per poi scomparire in un lancio suicida al limitare del mento.
Una singola lacrima simbolo del dolore che stava provando.
Chinò il capo, schiacciato sotto il peso dello sguardo di Remus.
Si sentì, per la prima volta dopo tanto tempo, indifeso, abbandonato. Era da tanto che la sua vecchia amica, di nome solitudine, non veniva a trovarlo.
"Patetico." E con questo, Remus se ne andò.
Le lacrime iniziarono a scendere copiosamente.
Sirius capì di essere di nuovo solo."

"Sirius, Sirius!" Nel cuore della notte Remus stava scuotendo il suo moro, cercando di svegliarlo.

Le lacrime rigavano le guance di Sirius, probabilmente vittima di un incubo.
Aprì di colpo gli occhi e, appena la vista gli si fece più chiara, si guardò intorno.

Remus lo strinse a sé. "Sirius, stai bene?" Alzò il mento del moro per riuscire a guardarlo in volto.
Sirius scosse la testa, incrociando gli occhi pieni di preoccupazione del lupo.
"È stato solo un brutto sogno." Gli accarezzò la guancia, cercando di tranquillizzarlo. "Ora sei con me, non ti succederà nulla. Non ti abbandonerò, non ti lascerò.
Non sei solo."

Solo. Sirius, sentendo le parole di Remus, iniziò a respirare più lentamente, riuscendo a placare le lacrime.
Solo. Remus lo aveva giurato, non lo sarebbe mai più stato. Non si sarebbe mai più sentito solo.
Sarebbero rimasti per sempre insieme, il grosso cane nero e il suo lupo mannaro.




E buongiorno a tutti, popolo di Watty. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ho iniziato la scuola da poco, ma ho già uno sproposito di compiti.
Spero vivamente che apprezziate questo capitolo, ci ho messo tutto il mio impegno.

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