•Fino alla fine•
"Se non avessi fermato Harry, probabilmente adesso non sarei qui, probabilmente non sarei a versare le mie lacrime su questo pezzo di pergamena consumato, probabilmente adesso starei meglio. Starei tra le tue braccia, stretto in un tuo abbraccio. Probabilmente adesso non mi sognerei te, ogni santissima sera. Non nasconderei le mie lacrime dietro un falso sorriso. Non rivedrei te in ogni cosa. Non ti amerei più di prima, ma eccomi qua, a ricordare la tua morte come ogni sera, a ricordare noi. Ti sto parlando da camera nostra, quella che sarebbe dovuta essere camera nostra, da quella casa che tanto sognavamo. Quest'oggi non mi ritrovo in tua presenza, ormai ci ho fatto l'abitudine. Mi sono ritrovato a scriverti per mio sfogo personale. Sono così sfinito dalla nostra distanza, eppure posso solo che rimanere, per sdebitarmi con James, per sdebitarmi con il mondo per avermi permesso di conoscerti. Non riesco a raggiungerti, non ora. Ho una famiglia, Tonks, il piccolo Teddy, Harry e il nostro ricordo. Il nostro ricordo. Quando mio figlio vorrà un cane, quest'ultimo, sarà un grosso cane nero, per ricordarti. Sai, senza te, qua non va più, non si sorride più. È difficile andare avanti, quando una parte di te non c'è, quando la parte più importante di te non c'è, ma tu mi hai insegnato a vivere, tu sei quello che mi ha insegnato a sognare, che mi ha insegnato a combattere e vincere, a credere in me stesso, e te lo devo, ti devo la mia vita. Mi hai insegnato ad essere un uomo forte e di questo te ne sono grato, ti sono grato di tutti gli insegnamenti e di tutte quelle volte in cui sei stato l'unico a starmi vicino, aspettami, non troppo presto, e preparati, perché il nostro sarà un abbraccio infinito.
Tuo fino alla fine, Remus."
Asciugatosi le lacrime e riletta per un paio di volte, piegò la lettera e la infilò in una busta ingiallita. Scrisse il committente e il destinatario con mano tremante e si decise ad alzarsi dal letto. Impugnò il pomolo della porta e fece pressione in senso anti-orario. Era deciso, avrebbe spedito quella lettera. Si attaccò allo scorrimano e scese le scale, cercando di fare silenzio.
"Remus, dove stai andando?" Chiese Tonks.
"Dovrei spedire una lettera al Professor Silente. Questioni dell'ordine." Si inventò sul momento Remus.
"Oh, certo. Posso vedere?" Tonks estese la mano.
"Emh...Amore, è tardi e l'avrei dovuta spedire una mezz'ora fa." Dopo aver detto questo si avviò verso la porta senza girarsi.
Tonks tentò invano di fermarlo, arrivando ad urlargli contro. Uscito dalla porta senza farsi vedere, Remus si incamminò verso la cassetta delle lettere, all'incrocio tra le due strade. Rimase fermo per qualche momento a contemplare la busta. Non sapeva dove sarebbe arrivata o se fosse partita, ma questo gesto era il gesto più significativo e liberatorio di tutta la sua vita. Imbucò la lettera e senza pensarci si girò e si avviò verso casa, quella casa che tanto gli ricordava il suo amato, quella casa tanto maledetta, quanto santa.
Salve a tutto il popolo di Wattpad, scusate realmente per il ritardo, ma in questo periodo ho dovuto affrontare dei brutti momenti che non auguro a nessuno. Non ero psicologicamente pronta per ritornare su questa amata piattaforma (i fatti accaduti in questo periodo mi hanno molto scossa) e mi sentivo in dovere di portare dei contenuti di qualità. Ringrazio certe persone che mi sono state accanto e anche voi, che avete avuto molta pazienza. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima volta piccoli carciofomodori, non perdete mai la voglia di sorridere.
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