Mangiando caramelle
Note: questa OS non tiene conto della S2 come l'abbiamo vista.
E ora io ho bisogno di te per dormire la notte
Basta che mi stringi forte tutto va a posto
Manuel non riesce a chiudere occhio quella notte. Tutto quello che sta succedendo in quei giorni è come un vortice senza eguali: Viola, suo padre, le bugie di sua madre, la malattia di Dante, Simone che sta affrontando una ricaduta quando dopo l'estate sembrava andasse meglio e lui che si sente inerme, impotente davanti ad ogni situazione.
Una crepa che sta solcando tutta la corazza che in quei diciannove anni si è costruito a fatica, facendo il duro.
In realtà, tutto quello, gli sta mostrando quanto anche lui abbia bisogno di qualcuno, quanto in realtà non può cavarsela sempre da solo, che - alla fine - nessuno si salva da solo.
Si rigira nel letto cercando di zittire i suoi pensieri, le sue paure, l'incazzatura. Troppo per un ragazzo di soli diciannove anni.
Mentre si gira dal lato di Simone, tuttavia, sente un singhiozzo arrivare attutito alle sue orecchie. Segno che non è l'unico sveglio in quella notte di Gennaio.
«Simo» sussurra piano.
Non vuole spaventarlo, sa che non si è accorto di lui. Lo vede muoversi, grazie alla flebile luce che entra dalle fessure delle persiane, come se si stesse asciugando le lacrime.
Non aspetta una risposta, esce da sotto le coperte e si mette sotto quelle di Simone. Quest'ultimo non si gira verso di lui nemmeno in quel momento.
Manuel porta un braccio sotto la testa e poggia l'altra mano sulla spalla di Simone. Non sa nemmeno come ci riesce a farlo. Da dopo il cantiere non è mai riuscito ad avere un contatto fisico con lui, non per qualcosa di preciso, non perché non gli piacesse, semplicemente perché aveva paura di cedere e ferire nuovamente i sentimenti di Simone, quando nella sua testa c'era ancora troppa confusione. Sa per certo, tuttavia, che quello che sente per Simone va oltre ogni sentimento provato fino ad ora e non vuole, non può, rovinare il legame di ora per qualcosa che gli ha ancora troppa paura, soprattutto visto come sono andate le cose l'ultima volta: lui che non si accetta e Simone che finisce in ospedale.
In realtà ne hanno parlato, durante l'estate, Manuel sa che il gesto di Simone è stato dettato dall'insieme di più fattori, eppure non riesce a togliersi dalla testa che il suo atteggiamento abbia contribuito.
Crede che quel tocco possa bastare per non sembrare troppo invadente.
«Mi spiace, Manu, non volevo svegliarti» dice tutto senza spostarsi, né girarsi verso di lui.
«Non m'hai svegliato, tranquillo.» Evita di dire che non si è mai addormentato, non vuole si preoccupi. «Ho– ho paura, Manu. Non doveva andare così.»
«Sssh» Manuel non vuole farlo continuare, perché sa che nella testa di Simone si sono già susseguiti tutti gli scenari peggiori e non vuole fargliene aggiungere altri. «Qualsiasi cosa succederà, Simò, non l'affronterai da solo, non più. Ce sto io con te.»
Vede la sua testa muoversi lentamente in segno di assenso. Non si aspetta chissà cosa come ringraziamento, ormai ha imparato a conoscerlo, ed è consapevole che si chiude a riccio quando le cose non vanno.
«Resto qui un po', finché non te addormenti, va bene?» gli chiede, senza aspettare una risposta. Vede la mano di Simone appoggiarsi alla sua, che non si era mai mossa dalla spalla e lo riconosce come un consenso, quindi si sistema un po' meglio nel letto e sotto le coperte aspettando che Simone torni tranquillo.
Solo che, alla fine, Simone non è l'unico che si addormenta grazie alla compagnia dell'altro.
Nel casino che c'è trovi sempre le cose
E oltre alle mie chiavi trovi il senso che avevo perso dentro me.
Simone esce dal dottor Fanelli leggermente scosso, quel pomeriggio. È stata una seduta complessa e non sa da che parte cominciare a mettere insieme i pezzi ora che si stanno frantumando di nuovo.
La prima cosa che vede è Manuel con in mano le chiavi della sua vespa. Non le trovava più: motivo per cui aveva dovuto chiedere un passaggio a Manuel per arrivare allo studio. Solo che, a quanto pare, quei quaranta minuti di seduta, Manuel li ha usati per cercare le chiavi che lui non trovava.
«Dove stavano?» gli chiede non appena si avvicina.
«Io non te rispondo nemmeno, Simò. Sei un perfettone der cazzo e in camera tua ce sta er peggio casino.» Vorrebbe dirgli che non è vero, ma sa che ha ragione.
Quando è in fase depressiva non presta attenzione alla camera, anzi. La confusione che c'è in camera sua rispecchia molto la sua psiche. Le forze mentali gli mancano a tal punto da lasciare che tutto si accumuli. L'ha appena capito parlando con lo psicoterapeuta.
«Sti cazzi, Manu» lo dice bruscamente. Forse troppo.
«Seh, vabbè» Manuel incassa il colpo e capisce. Per quello abbassa lo sguardo e «Tutto a posto?» chiede, prima di passare il casco all'altro. Simone alza le spalle a quella domanda e «Andiamo a casa?» dice solamente mentre sale sulla moto.
La presa di Simone rimane salda su Manuel per tutto il tragitto.
Non proferiscono parola nemmeno una volta arrivati a casa, ma si ritrovano a bordo piscina, dopo cena, con un pacchetto di caramelle gommose a forma di coccodrilli.
Simone sa che un pacco di caramelle non può calmare le sue angosce, sa che non può fermare il destino, tuttavia condividerlo con qualcuno può aiutare. O almeno così gli ha detto lo psicoterapeuta.
Solo che per lui, parlare, è una cosa complessa. Mette sempre l'altra persona davanti ed evita quindi di parlare, non mettendo sul piano i suoi problemi: il terapista dice che è una forma di difesa.
C'è chi ha voglia di volare alto più delle stelle
E chi vede in ogni cosa il lato oscuro che c'è
Passa un'altra settimana, ma Manuel e Simone sono sempre seduti in piscina, dopo cena, con un pacchetto di caramelle gommose tra di loro.
«Non mi ci abituerò mai al fatto che siamo passati dalle canne alle caramelle gommose» Confessa Simone. Ormai era quasi un anno che andava avanti quella routine e potevano dire di aver provato tutte le caramelle gommose in circolazione. Fortuna vuole che non abbiano provato il dentista: Simone ogni tanto ci pensava al fatto che ci sarebbero finiti.
«Te non te ce abitui? Ma se sei lo stesso che diceva che puzzavano, T'o ricordi, sì?» Il sorriso sulle labbra di Manuel esce spontaneo a quel ricordo.
«Che fai, sfotti?»
«Seh, se non te fossi schiantato sotto casa mia, vedi che saremmo ancora qui a farci le canne» Sottolinea.
«Stai davvero dando la colpa ad un povero ragazzo ferito?»
«Ovvio. Altrimenti mica l'avrei mai fatto sto fioretto.»
Fioretto.
Se qualcuno gli avesse detto che, nella sua vita, avrebbe fatto un fioretto, Manuel non ci avrebbe creduto. Non per qualcosa, semplicemente non era credibile.
Solo che l'incidente di Simone l'aveva messo a dura prova e l'unica cosa che gli era venuta in mente, mentre si stava addormentando sulle sedie scomode dell'ospedale, era stata quella di promettere di non toccare più una canna in vita sua, se Simone si fosse ripreso.
«Non vorrei dì, ma credevo che Manuel ferro e i fioretti fossero due rette parallele destinate a non incontrarsi mai» Simone lo dice quasi ridendo. In effetti non ha mai visto Manuel come un tipo da fioretti.
«Mo sei te che sfotti» Manuel si sbilancia un po' per dargli una leggera spallata. Prende il pacchetto di orsetti e li allunga verso Simone «Magna, va.»
Prende due orsetti: uno rosso e un verde. Li porta alla bocca e inizia a masticare. Pensa che probabilmente finiranno con la glicemia alta o con i denti a pezzi, ma tant'è. È una cosa solo loro e a lui va bene così.
«Ci pensi mai agli universi paralleli, Manu?» chiede Simone dopo attimi di silenzio.
Il ragazzo inizia a guardare in un punto non precisato della piscina e aspetta una risposta.
«Ogni tanto. Tipo me chiedo se ce sta un universo dove ho un padre da sempre e non c'ho le pezze ar culo.» Simone annuisce a quella riflessione. Manuel, da quando ha scoperto che Nicola è suo padre, è stato un fiume in piena di crolli che Simone ha saputo gestire. Per quello, Manuel, non si stupisce che continui ad ascoltarlo. È stato il primo a cui lo ha raccontato ed è l'unico con cui ne parla quando i dubbi gli bussano alla porta.
«Anche io ci penso» Manuel si gira e guarda Simone negli occhi. Quest'ultimo ci mette poco a distogliere lo sguardo e portarlo sulle sue dita e ricominciare a parlare «Penso ad un universo in cui Jacopo è vivo, con papà che non se n'è mai andato e che ora non ha una bomba ad orologeria nel cervello. O almeno, se ce l'ha comunque, avrei almeno Jacopo al mio fianco.»
Manuel resta in silenzio per tutto il tempo. L'unica cosa che fa è mettergli una mano sulla coscia e stringere leggermente, come a cercare di dargli forza.
«So che non è 'a stessa cosa, Simò, ma, per quel che vale, ce sto io con te.» Manuel vorrebbe che questo gli bastasse nei momenti in cui si chiude in sé stesso.
Vorrebbe che gli bastasse quando vede tutto nero, ma sa che non gli basta perché la mancanza di Jacopo, per Simone, è come la mancanza di un arto e lui non potrà mai riempirla.
Vorrebbe riuscire solamente a fargli capire che, con il pensiero, si può volare in alto, più delle stelle.
«E credo una cosa, Simò: in questo universo, Jacopo, guarda giù sempre. So' sicuro che ce sta, anche senza che lo vediamo.»
Simone sorride, grato per quelle parole. Quell'universo gli ha tolto tanto, è vero, ma gli ha dato Manuel.
E Manuel, senza di lui, non sa più stare.
Non come sperava ultimamente, vero; ma ritrovarsi ogni sera, sotto il cielo stellato, con Simone e un pacchetto di caramelle gommose, gli va bene.
A lui, in fondo, basta tutto quello per smettere di pensare e sentirsi al posto giusto, nonostante tutti gli sbagli e gli errori commessi con Simone.
Non sarebbe male per sempre
Manuel entra in camera cercando di far meno rumore possibile. Simone è rientrato da poco dall'ospedale e crede stia riposando, quindi non vuole disturbarlo.
Gli ultimi giorni l'hanno provato e Manuel non sa se quello che sta facendo sia abbastanza per Simone, ma sa con certezza che non vuole fare gli errori dell'anno precedente.
Vede un pacco di caramelle sulla scrivania e Simone seduto sul letto, rivolto con lo sguardo alla finestra.
«Non ce credo. Dove li hai trovati?» Manuel non riesce a contenersi. Hanno parlato più volte di quelle caramelle, ma non erano mai riusciti a trovarle in un supermercato. Il suo piano di non disturbare Simone era andato a rotoli, ma tanto non stava dormendo.
«Ho i miei fornitori.» Vede Simone togliere lo sguardo dalla finestra e girarsi verso di lui mentre dice quella frase.
Manuel alza le sopracciglia. Non ci crede.
«De Flanbotti caramel? C'hai dei fornitori strani, 'o sai, sì?» Sì, perché trovare i Flanbotti caramel in un pacco unico era qualcosa di impossibile per Manuel.
L'aveva detto più volte, a Simone, che erano i suoi preferiti. Il problema è che li ha sempre trovati solo nei dispencer dei cinema e mai in pacchi.
«Lascia stare che ho girato tutta Roma per trovarli.»
Manuel sorride a quell'affermazione. Si sente amato, come non gli era mai capitato prima, se non con sua madre. E questo dà ancora più peso a quello che è successo il giorno prima.
«Non faccio fatica a crederce.» Lo guarda e sorride. «Come... Come te senti?» Gli chiede, dopo aver aperto la scatola di caramelle.
«Ammaccato, ma immagino sia normale.» La risposta di Simone gli fa venire voglia di proteggerlo da qualsiasi sofferenza, perché crede che l'universo si sia accanito un po' troppo su di lui nell'ultimo periodo. Talmente tanto che non capisce nemmeno come faccia a stare ancora in piedi.
Nemmeno lui può dire di aver avuto momenti facili tra lo sfratto e la scoperta che sia madre gli ha mentito per una vita intera, però, tutto sommato, sta andando avanti. Le crisi sono rientrate, grazie alla conoscenza di sua sorella Viola e al trasferimento in villa, ma soprattutto grazie a Simone.
Simone che non l'ha lasciato, nonostante avesse tutte le ragioni per farlo. Lo stesso Simone che ha accettato le sue scuse.
Quindi vuole provare ad essere un appoggio per lui, qualcuno su cui sa di poter contare. Indipendentemente da tutto.
«Direi de sì. S'è svegliato e non sembra ci siano danni permanenti, direi che è già 'na cosa buona, no?» chiede.
«Mh-mh» Manuel lo vede abbassare lo sguardo ed è in quel momento che «Viè qui» gli dice.
Lo fa alzare in piedi e lo tira a sé in un abbraccio. Gli porta una mano tra i ricci e inizia a giocarci un po', cercando di tirargli su il morale.
«Quella cosa... Quella cosa che mi hai detto stanotte, la pensi davvero?» chiede Simone tra le sue braccia.
Manuel ripensa attentamente a quello che era successo quella notte, quando per l'ennesima volta erano finiti a dormire insieme perché da soli non riuscivano a prendere sonno.
Manuel, di quello che ha detto, è sicuro. Simone è la sua persona. È qualcuno di cui non può fare a meno. Qualcuno che lo rende migliore. Simone è un amore che cresce e per quanto l'abbia combattuto, non può farne a meno. Ha provato a mettergli i bastoni tra le ruote, ha provato ad allontanarlo, a respingere quel pensiero, ma è sempre tornato intatto. Simone è in ogni suo pensiero, in ogni suo gesto.
Sì, quindi, Manuel lo pensa davvero, deve solo imparare a gestire quel sentimento così forte che non ha mai provato per nessuno.
«Sì, Simò. So de non esse stato il migliore a dimostrallo, però 'a penso» gli risponde staccandosi un attimo da quell'abbraccio e lasciandogli una carezza sul viso mentre riprende a parlare «Damme solo un po' di tempo per riuscì a capirme completamente.»
Simone sorride e «Completamente... Ma come parli?»
«Come er perfettone de cui me so innamorato.» Manuel non si trattiene dal lasciargli un leggero bacio sulle labbra. Come se fosse qualcosa che ha sempre fatto.
Manuel ha capito che la versione migliore di sé stesso esiste solo con Simone e quello gli basta per salvarsi da tutte le paure.
Per quello, il giorno dopo, gli lascia un biglietto sulla scatola già mezza vuota di Flanbotti caramel:
Non sarebbe male per sempre
Io e te mangiando caramelle
Grazie.
Una vita senza Simone, ormai, non la sa immaginare.
Note finali: è un po' che non pubblico su di loro, non ho nemmeno riletto perché altrimenti non l'avrei fatto, quindi chiedo perdono per gli errori (in caso scrivetemi pure).
Le frasi all'interno della storia derivano dalla canzone presente all'inizio, l'ho messa lì così chi non la conosce può ascoltarla.
Il concetto di sua persona è preso da grey's anatomy. Spiace per chi ha scritto la S2, ma Manuel è - e sarà sempre - la persona di Simone e viceversa.
Spero di avervi addolcito un po' la serata e grazie se siete arrivati fino a qui ❤️🩹
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