Capitolo 37

Differentemente dagli Elementali, Rasputin aveva deciso di attraversare lo spazio e il tempo assieme ai mortali, desideroso di raggiungere Donaueschingen nel minor tempo possibile. E così li aveva condannati a una sensazione claustrofobica, che aveva compresso loro polmoni e ossa fino a ridurli in uno stato di ottundimento sulle rive del Brigach, a pochi passi dai soldati del Re.

Guardandolo, Damian pensò che la sua non potesse essere altro che una tattica, un modo come un altro per renderli inoffensivi prima dell'arrivo al castello. Deglutì a vuoto, si lasciò attraversare da un brivido e poi mancò un battito in quello che per lungo tempo aveva creduto fosse il suo cuore.

«Cosa c'è che non va, Cibele?» si sentì chiedere sottovoce.

Lui accennò un sorriso tirato, volse lo sguardo su Erdmann e lo vide respirare piano, a fatica. Piano, sottovoce, mormorò: «Malgrado voglia collaborare con voi, mi duole ammettere che sono comunque legata all'uomo che un tempo era mio fratello. Mi fa male vederlo in questo stato».

«Vi farebbe molto più male saperlo ucciso, credetemi, e questo accadrà tra non molto» mugolò, storcendo il naso in una smorfia. «Siete sicura di volermi seguire al castello?»

Annuì, sollevando gli occhi su di lui e non riuscendo neppure a guardare Adalric, mentre un groppo gli si formava in gola e il suo rantolo gli arrivava alle orecchie. Respirò piano, disse: «Certo. Se permettete, vorrei separarmi dal passato in modo definitivo».

Sorrise e assentì: «È un piacere sentirvelo dire».

E fu allora che, distratto com'era, parve non accorgersi del mormorio alle sue spalle. Affannato, basso, impastato. Quando venne meno, però una luce sinistra attirò la sua attenzione e lo spinse a voltarsi, così come lo sguardo perplesso e sconcertato di Damian.

Ciò che vide gli fece aggrottare le sopracciglia. «Non può essere» esalò.

Adalric, puntellato sui gomiti, teneva in mano il frammento di una pergamena bruciacchiata, uno di quelli che, quasi per fortuna, aveva recuperato da terra prima di essere trascinato via dalla Valle dello Schwarza. I muscoli del volto tesi, contratti, e un'espressione assente. Biascicò: «Perché? Credete forse che io non sia in grado di battermi con le stesse armi in vostro possesso?».

Alle sue spalle, il gracchiare di un corvo e poi i passi pesanti di un uomo dalle lunghe vesti nere.

Rasputin batté le palpebre, poi spinse gli occhi verso Gabi e subito gli vide scuotere la testa. «Questo cosa significa. Avanti, parla!» gl'intimò.

«Non so dirvelo, Maestro» mentì, sollevò perfino le mani in segno d'innocenza. «Io non ho fatto niente, sono sempre stato assieme a voi, li ho cercati nella Foresta Nera e vi ho seguito fin nella Valle dello Schwarza.»

Arricciò il naso, puntò il corvo e subito si ricordò di Agares, il demone al quale aveva chiesto di poter avere uno Spirito Impuro come sottoposto in cambio di qualche anima. «Cosa vi porta qui, Duca?» chiese, mostrandosi sorridente e allargando le braccia. «Non vorrete davvero schierarvi contro di me a causa dell'evocazione di un semplice mortale, spero.» Osservò il suo viso pallido, gli occhi decisi, ghiacciati, e si disse che era proprio come un tempo, come se lo ricordava: la pelle tesa, gli zigomi alti, le labbra carnose e inespressive. Indugiò, mentre il pennuto cinereo gli si posava su una spalla, e deglutì a vuoto, mosso da un moto di terrore.

Lui lo guardò, si avvicinò ancora e abbassò il cappuccio, facendo ondeggiare la chioma scarlatta. Una leggera occhiata ad Adalric, poi a Gabi, infine tornò su Rasputin e mosse appena le labbra, disse: «Dovrei farlo, sono stato richiamato qui con un pentacolo di Re Salomone».

A quelle parole, abbassò il mento e le palpebre, indurendo lo sguardo. Non disse nulla, ma lo sfidò in silenzio e cercò di allungare un braccio per proteggere Damian, quella che pensava essere la sua creatura perfetta. Storse il naso e sputò un: «Ma davvero? Fareste questo dopo tutto ciò che ci siamo concessi l'un l'altro, Duca?». Una piccola pausa, il respiro che si faceva incalzante all'annuire di Agares. Disse: «Sappiate che il vostro Spirito Impuro non è stato di grande aiuto; al contrario, si è posto più volte in modo ambiguo e ha cercato di mettermi i bastoni tra le ruote».

«Vi stupite? È uno Spirito Impuro, non un Angelo. Avreste potuto cercare d'imbrigliare una creatura celeste.»

Digrignò i denti e corrugò la fronte fin quasi a far scontrare le sopracciglia bionde sulla sommità del naso. «Vi burlate di me?»

«Siete voi che vi burlate di voi stesso» replicò.

Accennò un sorriso teso, nervoso. «Permettetemi di sistemare questa questione senza inutili sprechi di energie» mormorò, i pugni serrati. «L'umano che vi ha evocato è una mente superiore, immagino che vorrete senz'altro nutrirvi di lui; tanto delle sue paure quanto della sua anima.»

Agares volse appena la testa di lato, cercò d'ignorare le sue parole e udì il lieve gemito contrariato di Adalric. «Non tentate di corrompermi, Rasputin» sussurrò.

«Potrete farlo subito, se mi permetteste di aiutarvi e di andare via» incalzò. «Sappiate che sono diretto al castello per consegnarlo al Re. È un ricercato, perciò verrò presto condannato a morte.»

Lo sguardo di Agares si fece interessato. «Continuate» disse.

«Quando penderà dalla forca, voi avrete la possibilità di cibarvi di lui.»

Damian serrò i denti, vide l'espressione di Agares ammorbidirsi e il suo volto tendersi in un sorriso compiaciuto, prima di spronarsi in basso, verso Adalric, per mormorare:

«Mi dispiace, piccolo uomo, ma il tuo destino pare segnato».

«"Piccolo uomo"?» citò. Spronò gli occhi verso la figura di Gabi, rendendosi conto di ciò che Rasputin aveva detto fino a quel punto, e tremò. Balbettò qualcosa come: «Dovevate aiutarmi, non condannarmi. Chi siete?».

«Questo non deve interessarti» rispose piano, carezzandogli il capo. «Dopotutto sei un piccolo uomo morto, e i morti non parlano.» Mosse appena le dita di fronte al suo volto, bloccandogli la voce in gola.

E fu allora che, rialzandosi, lanciò un sorriso a Gabi. «Ci vedremo presto, spero.» Non aggiunse altro, sparì in un battito d'ali del suo corvo, lasciando dietro di sé un paio di piume nere.

Subito dopo, la voce di Rasputin si levò rabbiosa e disse: «Perché, Gabi, hai interferito di nuovo? Sei stato tu, non è vero?»

«No, Maestro» squittì, sollevando le sopracciglia.

«Non mentire, piccolo pezzo di sterco» ringhiò, allontanandosi da Damian per raggiungerlo. Lo afferrò per il farsetto e quasi lo sollevò da terra. Con gli occhi piantati nei suoi, sillabò: «Dimmi cosa hai fatto».

«Nulla, glielo giuro.»

«E allora perché è riuscito a evocare un demone?»

«Si sarà liberato dal vostro incantesimo. Pensateci, lo abbiamo incontrato solo di recente e sulle rive dello Schwarza. Non è impensabile come ipotesi» sussurrò. Gli vide sollevare una mano, fare come per colpirlo, ed ebbe l'impressione di stare per ricevere un pugno, un manrovescio o qualcosa di simile; così chiuse un occhio, trattenne il fiato e fremette. L'eccitazione nelle vene, deglutì.

Tuttavia, Rasputin non fece niente. In un moto di disgusto, lo lasciò andare e si avvicinò ad Adalric. Frustrato, gli tolse ciò che restava del pentacolo dalle dita e prese a tastargli gli abiti. Lo sentì ringhiare senza voce, lamentarsi in silenzio, eppure non smise fin quando non raggiunse le sue tasche. Poi sgranò gli occhi, trovò i chiodi e sputò un: «Tu, maledetto...». Le pupille ridotte a due capocchie di spilli, si lasciò andare a una risata nervosa. «Come diavolo ti sei permesso?» chiese, consapevole di non poter udire la sua risposta. I denti esposti, si sollevò e, furioso, gli diede le spalle per avanzare deciso verso l'accampamento dei soldati.

Solo a quel punto, Gabi gli si avvicinò. Ignorò Damian, si puntellò sui calcagni e, dopo aver afferrato Adalric per i capelli, sussurrò a un palmo dal suo naso: «Mi dispiace, piccolo uomo, ma questa è davvero la fine. Mi hai fatto proprio arrabbiare quella volta, sai? Non si caccia così uno Spirito Impuro».

Note:

Salve a tutti.

Dite che sono stata troppo cattiva?

Si sa, i demoni sono volubili, e con questo non voglio dire che siano tutti cattivi. Nonostante ciò, ad Adalric è andata male, perché nei pressi c'era proprio lui, Agares, che spiava la situazione e voleva vedere come andavano le cose a Gabi.

In fondo, Rasputin avrebbe scoperto, prima o poi, quella storia dei chiodi.

Cosa ne pensate del capitolo? Vi è piaciuto?

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