Like a man on a wire

Se c'era una cosa che Harry Styles aveva imparato sulle relazioni, era quella di non innamorarsi mai di una persona che abita troppo vicino casa propria.

O ancora meglio. Di qualcuno che in tutta la fottutissima Londra abita nel palazzo letteralmente accanto al tuo.

Perché poi rischi di incontrarla ogni santissima volta che scendi di casa: davanti al portone, nel parcheggio, al supermercato, al bar. Praticamente di continuo.

Ma Harry era abbastanza sfigato da essersi innamorato di un ragazzo che non solo possedeva questo requisito base , ma in più già impegnato con un altro uomo, il quale sembrava non stancarsi mai della sua dolce metà e permettendo così al giovane riccio, di godere della vista della coppietta felice in tutti i posti sopracitati. Praticamente ovunque.

E se non è ancora abbastanza, il migliore amico di Harry, un certo biondino irlandese tutto pepe di nome Niall James Horan, era anche impegnato sentimentalmente con il migliore amico del suddetto vicino di casa, un certo Zayn Jawaad Malik, straniero di origine e con una strana propensione al mutismo selettivo.

Questa cosa del mutismo selettivo era in realtà circoscrivibile a chiunque non fosse Harry, Niall, Liam SonolaltromiglioreamicodiHarold Payne o questo famosissimo ragazzo di cui ancora non abbiamo detto il nome. Praticamente tutto il resto del mondo.

"Tomlinson, Louis Tomlinson." Terribilmente drama queen, mi dicono. Eppure si era presentato così alla prima uscita di gruppo, sorridendo fino a quasi far svenire e stringendo calorosamente la mano del tanto spilungone, quanto fragilino, Styles.

Per essere un piccolo nano sassy aveva una forza niente male.

Ma tornando a ciò che Harry aveva imparato, possiamo anche dire che non trovasse affatto sana la relazione che Louis e il suo ragazzo-sanguisuga Stan, si ostinavano a portare avanti, ai danni del povero riccio dagli occhi verdi che uggiolava come un cucciolo maltrattato ogni volta che la sangu-Stan, si allacciava tipo piovra affamata al piccolo corpo del suo ragazzo, prontissimo a risucchiargli la faccia.

Alla fine si erano accorti tutti di quello che il moretto provava per il ragazzo dai capelli color miele, tutti tranne il diretto interessato ovviamente. E con tutti, intendo anche il ragazzo piovra, che aveva subitissimamente intimato al riccio di tenersi a debita distanza dalla sua vittima.

Ops, ragazzo, volevo dire ragazzo.

E seppur di malavoglia, il giovane si era tirato ancor più indietro di quanto non avesse già fatto, rivolgendosi a lui giusto per un saluto. Non che potesse cambiare davvero qualcosa considerando il tempo assolutamente minimo che aveva a disposizione per chiacchierare con lui.

Dopo qualche mese passato così Harry si sentiva totalmente spiazzato, in piedi su di un filo steso su quel burrone che era Louis.

Profondo e scuro, con un eco che ripeteva solo e soltanto il suo nome.

E per quanto questa mia frase sono sicura finirà con l'attirare un sacco di battute, Harry davvero era in bilico su quel maledetto filo.
Cercava di aggrapparsi a grandi speranze, come quella di trovare qualcuno che lo potesse salvare dall'uragano di sentimenti che provava per il dolce nanetto dagli occhi azzurri.
Ma in cuor suo sapeva quanto improbabile fosse innamorarsi così velocemente e profondamente di nuovo.

E così aspettava pazientemente quella folata di vento più potente delle altre che lo avrebbe definitivamente trascinato verso di lui, pur non potendo permettersi di amarlo liberamente.

Harry era sempre stato un po' pazzo, ma questa volta aveva decisamente esagerato. Per qualche strano motivo aveva deciso che la sua vita non fosse abbastanza spericolata e aveva così progettato di far morire Niall di infarto.

"Ma ti rendi conto delle cose che dici e che pensi?"
Il riccio proprio non capiva perché Niall facesse tutte quelle storie..
"Ma che cavolo hai nella testa al posto del cervello? Cicoria!?"
Okay sarebbe potuto cadere da un palazzo di dieci piani, ma non era mica un grattacielo.. poteva farcela.
"Ah già sono solo dieci piani che vuoi che sia.. potresti solo ritrovarti sfracellato prima di avere il tempo di dire Quidditch!" Probabilmente a furia di frequentare SassyTommo, era finito per diventare una regina del drama quanto lui.

"Non osare usare Madama Hooch contro di me stupido elfo." Disse mettendo su un broncio degno di un cucciolo bastonato.

Non si capacitava delle reticenze dell'amico: e okay, sapeva che forse stendere un filo che passasse dal tetto del suo palazzo a quello di Louis fosse un tantino azzardato, ma non così pericoloso come avrebbe voluto farlo passare lui. Tutto sommato non erano così alti e poteva farcela. Doveva attirare la sua attenzione in qualche modo, fargli davvero capire cosa provava per lui.

"Ma io non mi spiego come cazzo ti sia venuta questa cosa in mente. Perché questa dannata follia?"

Disse per poi fare una pausa. "Aspetta. C'entra con la canzone che stavi scrivendo? Aveva tipo Man on a Wire come titolo."

Harry lo guardò indignato "Hai frugato fra la mia roba Horan? Quelle canzoni sono personali!"

Ma Niall era ancora preso dalle sue intuizioni da Sherlock Holmes.

"Harry Edward Styles da quanto tempo stai progettando questa cosa? Senza dirmi nulla per di più."

E Niall questa volta sembrava davvero offeso. "Capisco che tu non ne abbia parlato con papà Liam, ma con me avresti potuto parlarne, nonostante mi sembri una follia. Ma io almeno non avrei minacciato di farti rinchiudere"

"Non da Tanto Nì, non pensare così ti prego. La canzone è per come mi sento.. e l'averla scritta e il cavo accanto al mio balcone mi hanno dato l'idea."

"Cazzo." Disse il biondo allora, come colpito da una improvvisa rivelazione. "E' per Tommo." Continuò per poi guardarlo negli occhi alla ricerca di una conferma.

"Ehm"

"Oddio lo sapevo. Ma HAz, non puoi rischiare di ucciderti solo per attirare la sua attenzione." "Devo Nì. Devo dimostrargli come quel coglione non lo merita affatto e non potrà mai amarlo come ho fatto io. E anche se dovesse andare male, non sarà comunque colpa sua, non mi ama e lo posso accettare."

"Io non ne sarei così sicuro" brontolò fra se e sé il biondo.

"Cosa??" il riccio sgranò gli occhi.

"Beh no mi sembra che tu gli sia mai stato del tutto indifferente, ma non mi ha mai detto nulla a riguardo.. e poi ha Stan quindi non so.."

"Appunto Nì, ha quel troglodita e non me, io saprei trattarlo molto meglio. Insomma lo hai visto! Zay non gli rivolge neanche la parola!"

"A proposito di fidanzati problematici..." commentò il biondo con un sorriso affettuoso

"Okay Harry, ti aiuterò, ma sappilo. Se Suor Leeyum mi uccidesse perché sei morto, ti ammazzo." Decretò facendo ridere l'amico, che si limitò a fargli spallucce e a chinarsi per controllare la sicurezza del cavo.

"Vai, ti prego, non posso farcela altrimenti." "Okay fratello, ma ti prego fa presto e fa attenzione, se puoi evita di fermarti troppo tempo. La finestra della tua stanza è aperta, puoi saltare sul balcone. Ho lasciato porta di casa tua aperta per qualsiasi evenienza."

"Grazie Niall. Ti voglio bene." "Smettila coglione."

"Ehi Harry. Ti voglio bene anche io. Muoviti che devo farti picchiare da Liam".

Harry cominciò a camminare, lentamente piccoli passi, uno dietro l'altro. Cerca di non guardare in basso, concentrandosi sulla sua stanza e sulla consistenza del filo sotto i suoi piedi. E comincia a canticchiare Man on a Wire per distrasi dalla sensazione di vertigini che sembra assalirlo con un passo incerto e una folata incerta di vento.

Si azzarda a guardarsi indietro: è a metà del filo, ce la può fare, manca poco. Eppure sembra infinitamente lontano. Si sforza di non guardare giù, ma gli viene da piangere, il panico lo assale, la paura di cadere cresce. Sa che giù ci sono decine e decine di metri per cui cadere e spiaccicarsi la testa sulla strada.

Drastico, poco attraente, ma di certo reale.

Non vuole mollare, non vuole dimostrare a Stan che è meglio di lui, che è un inutile incapace. Che è sospeso sul baratro senza Louis a guidarlo e senza reti di sicurezza.

Avrebbe bisogno di sentire la sua voce, vedere i suoi occhi azzurri illuminarsi alla sua vista.

Avrebbe bisogno di Louis, per cercare di andare avanti, per sapere se tutto questo ha un senso. Perché è davvero arrivato ad un punto della sua vita in cui ha davvero troppo bisogno di quel ragazzo nella sua vita, anni di silenzio che si è fatto bastare. Ora non è più abbastanza.

E per uno strano scherzo del destino la presenza di Louis cambierebbe davvero tutto, perché in quel momento ha davvero bisogno di essere strattonato verso di lui, in modo da superare quella stupida crisi di panico che lo ha preso nel momento peggiore possibile.


Louis era sempre stato il ragazzino energico e divertente del suo gruppo di amici, il primo a far festa, chiassoso, rumoroso. Amava giocare a calcio, ai videogiochi, andare sullo skate.

Perciò tutti erano rimasti sconvolti quando un Tommo sedicenne aveva fatto coming out, nessuno se lo aspettava.

Ed era rimasto da solo, accettato solo dalle sue sorelle e sua madre, l'unico punto fermo della sua vita.

E da Harry: quel timido bimbo riccio che vedeva giocare nel giardino del palazzo accanto, inseguendo il suo micetto. Lo stesso bambino che aveva osservato da sempre e per cui aveva sempre provato una sorta di attrazione.

Louis doveva ad Harry il suo sapere di essere gay. Ma non l'aveva mai confessato a nessuno, se non a Zayn. Quando aveva conosciuto Zayn erano entrambi soli: il pakistano con troppi problemi di fiducia, troppo silenzioso, troppo strano per gli altri; lui troppo omosessuale.

Si avvicinarono silenziosamente, insinuandosi nelle vite l'uno dell'altro, diventando l'uno l'ombra dell'altro.

E poi era arrivato Niall e la sua esuberanza e un'allegria che a Louis avevano ricordato tanto la propria ed Harry dalla risata sguaiata e terribilmente imbranato: queste tre persone gli avevano permesso a poco a poco di lasciarsi scoprire e di tornare il chiassoso ragazzino che era sempre stato.

E poi si era preso una terribile cotta per Harry. Come avrebbe potuto anche solo guardarlo? Così incasinato e brutto, con quella stupida voce troppo acuta. Harry era davvero meraviglioso, molto più di quanto non potesse permettersi, quindi perché rischiare di rovinare l'amicizia con lui per nulla?

Ed era arrivato Stan. Due anni e mezzo erano passati ormai. Troppi. A lui neanche piaceva all'inizio, troppo appiccicoso, troppo geloso. Troppo spesso gli diceva che doveva smetterla di essere così rumoroso e fastidioso, eppure era ancora lì. E Louis non lo aveva mai allontanato per la stupida paura di rimanere da solo.

Anche in quel momento Louis stava pensando di allontanarlo, di lasciarlo, dopo l'ennesima ramanzina sul suo comportamento poco appropriato, mordendosi la lingua per non rispondergli male e mandarlo a quel paese.

Eppure si sentiva strano, come se fosse in attesa, come se qualcosa nell'aria fosse diversa e le cose stessero per cambiare.

Il telefono di Louis suonò all'improvviso, interrompendo il monologo infinito di Stan che Louis non stava neanche più ascoltando.

"Niall" rispose subito. "Lou, sei a casa?"

"Si Nì, sono con Stan" "Okay so che ti potrebbe sembrare strano ma ho bisogno che lo cacci.. sta per succedere qualcosa di folle e lui deve andar via."

"Aspetta" gli rispose e liquidò il suo ragazzo con un secco "Devi andare, ci sentiamo domani" a cui seguì un ovvio "Louis che diavolo stai dicendo?"

"Sto dicendo che devi andare via, ho da fare ora. Ciao." Disse spingendolo fuori dalla porta e chiudendogliela in faccia.

Sapeva di esserci riuscito solo per averlo colto di sorpresa, ma se ne preoccupò poco.

"Niall che sta succedendo?" "Riguarda Harry". Il castano si mise subito seduto più dritto e chiese con angoscia "Che sta succedendo, sta bene?"

In quel momento una strana ombra lo fece girare verso la finestra e gli sembrò di scorgere una schiena e delle lunghe gambe camminare sul cavo che collegava i due palazzi.

"Ma che" "Louis?" "Mi è sembrato di vedere una cosa strana fuori dalla finestra." "Ehm, si ecco, era quello che volevo dirti. Forse è meglio se lo vedi con i tuoi occhi." Disse il biondo facendo precipitare l'altro ad affacciarsi. E quello che vide lo lasciò senza fiato.

"Harry" sussurrò il castano. "Già.." "Ma è impazzito Niall? Che sta cercando di fare?".  " Vuole arrivare dall'altro lato camminando su quel filo." "E tu glielo hai lasciato fare? Cristo Niall! E se dovesse cadere?"

Louis era sull'orlo delle lacrime e mentre inveiva con Niall al telefono si precipitò fuori casa e scaraventandosi in strada. "Ommioddio" gli sfuggì un singhiozzo. "Lou lo sai com'è fatto, quando si mette un'idea in testa è impossibile fargli cambiare idea."

"Oddio Niall, se si dovesse fare male, se dovesse cadere." E non potè fare a meno di lasciar scorrere le lacrime calde sulle guance.

"Si è fermato, non va avanti!" "Cosa?" il tono allarmato di Niall lo fece preoccupare maggiormente. "Non si muove più, è fermo al centro del cavo." "Deve andare avanti, non può bloccarsi troppo tempo. Cazzo."

Poi l'opzione più orribile prese il sopravvento nella testa del più grande. "Nì? Harry soffre di vertigini..." "Lo so Lou." "E se gli stesse venendo un.." e non riuscì a terminare la frase.

"Un attacco di panico. E' possibile. Merda."

"Cosa posso fare Nì?"

"Ho lasciato la porta di casa di Harry socchiusa. Vagli incontro sul balcone. Avrà di sicuro bisogno di vederti."

Le braccia allargate per darsi equilibrio, il vento che gli scompiglia i capelli, ma non è abbastanza forte da far muovere il cavo; gli occhi chiusi e il respiro corto: ecco come Louis trova Harry quando irrompe nella casa del riccio ed esce sul balcone.

Non grida, non lo chiama disperatamente come vorrebbe. Ha paura che se si spaventasse maggiormente potrebbe cadere. Quindi aspetta che il ragazzo apra gli occhi e lo veda da se.

Ed Harry li apre e sorride, sembra visibilmente più sereno, tranquillo.

"Perché?" è un sussurro portato dal vento. Non è sicuro del suo tono di voce, Louis è terrorizzato.

"Perché mi sento così." "Cosa?Non capisco.." e il riccio sorride.

"Tu mi fai sentire così, sull'orlo di un precipizio, un uomo su di un filo sottilissimo che non sa se reggerà o meno, se cadrà in un baratro senza sicurezze o se arriverà dall'altra parte e accoglierà il suo piccolo angolo di paradiso a braccia aperte." Poi aggiunse "Volevo guarire da te, nella canzone ho scritto di voler andare avanti, ma non avrei mai potuto smettere di volerti davvero, di amarti così tanto."

"Harry" ma sembra più una domanda. L'altro scuote leggermente i ricci e gli sorride ancora, quelle fossette che scavano il suo volto.

"Raggiungimi Louis, raggiungimi, perché senza di te non posso arrivare alla fine. Anche se dovessi cadere tu sarai la mia rete di sicurezza. Ti amo, l'ho sempre fatto e ogni giorno questo sentimento mi soffoca sempre di più. E se tu fossi felice con Stan potrei accettarlo, ma li vedo i tuoi occhi e non capisco perché tu stia con una persona che non ti merita."

Dice lasciando Louis senza fiato. "Ti amo e potrei trattarti infinitamente meglio di quel troglodita... Scusa" il liscio scuote la testa divertito. "Lo è davvero"

Poi prende un respiro. "Harry, ti amo anche io, l'ho sempre fatto. Ma avevo paura, non ti ho mai visto guardarmi in quel modo e mi sono spaventato. Avrei preferito averti come amico che perderti."

Louis fece una cosa che fece sgranare gli occhi ad Harry, più di quanto la sua confessione non avesse già fatto. Poggiò i piedi sul filo e cominciò a muoversi lentamente verso di lui.

"Tu sei pazzo a camminare qui sopra." Gli fece notare.

"Tu sei più pazzo ad avermi seguito davvero."

"Mi hai chiesto di raggiungerti Harry. Lo farei ovunque, sempre e comunque. Ti amo davvero." Gli disse con le lacrime agli occhi. "Ma ora ti prego, vieni con me. Cammina con me e torniamo al sicuro." Ed Harry lo seguì senza dire nulla.

Una volta al sicuro fra le pareti della camera del riccio, Louis lo baciò profondamente, come aveva sempre desiderato.

"Sei tutto ciò che ho sempre sognato. Ti prego dimmi che rimarrai"

"Certo che lo farò Harry, se tu rimarrai con me."

"Non mi sento più di camminare su di un filo quando sei con me. Con te sono semplicemente al sicuro."

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