Capitolo 2
"Credo sia il momento di andare" dico sussurrando e Camila annuisce apprensivamente. Prendo per mano Mia che inizia a lamentarsi perché ha appena fatto amicizia con un bambino. "Non fare i capricci" la sgrido a bassa voce. La prendo in braccio e saluto con lo sguardo la mia amica.
Cammino lentamente per cercare di prendere tempo. Quando sono a poca distanza da Justin ci fissiamo dritto negli occhi per quei pochi secondi che mi sembrano secoli. Si morde leggermente il labbro e quel gesto, nella sua semplicità, mi sembra fottutamente sexy. Mia figlia lo fissa immobile, senza esprimere alcuna emozione. Poi, quando meno me lo aspetto, scoppia a ridere. Una risata cristallina diversa dalla sua solita. Noto che gli sta rivolgendo un sorriso a trentadue denti. Che lo abbia riconosciuto? Impossibile.
Justin la guarda sorridendo e mi accorgo che è tentato dal toccarla per il modo in cui gli trema la mano.
Distolgo lo sguardo da quel ragazzo che tanto ho amato e proseguo la mia strada verso l'uscita. Nel passare gli urto leggermente la spalla e a quel contatto rabbrividisco. Mi era mancato, tanto.
Esco velocemente dal negozio. L'aria era diventata troppo soffocante. Mia rimane a fissare Justin attraverso la vetrata mentre ci allontaniamo. "Guarda avanti tesoro" le sussurro girandole il viso con la mano.
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"È tutto così confuso!" esclamo buttandomi a peso morto sul divano. È pomeriggio e dopo aver messo a letto Mia ho chiamato mio fratello maggiore Louis così che venisse a darmi del 'supporto morale'.
"Ti stai creando solo paranoie- dice lui guardandomi dall'alto. -Ora Justin non può neanche andare a prendere un caffè tranquillamente?" mi chiede prendendosi gioco di me.
Alzo la testa e lo guardo accigliata. "Stronzo" sussurro per poi lanciargli addosso il cuscino. "Okay stavo solo scherzando" dice lui alzando le mani in alto come per scusarsi.
"È la prima volta dopo quasi un anno che lo vedo. Come pensi che possa reagire?" mi giustifico alzando di qualche ottava la voce. Lui viene a sedersi accanto a me e inizia a massaggiarmi la spalla con una mano: "Lo so, ti capisco..." inizia a dire ritornando serio ma io lo interrompo immediatamente. "No che non puoi farlo! Per tua fortuna non ti trovi nella mia stessa situazione- dico con le lacrime agli occhi. -Il modo in cui lui guardava Mia e viceversa è stata la cosa più emozionante della mia vita. Perché quindi non posso avere una famiglia come tutte le altre? Perché mi sono dovuta innamorare e fatta mettere incinta da un ragazzo che non è in grado di assumersi le sue responsabilità?" sbotto ormai piangendo.
Non ricevo nessuna risposta. Rido amaramente per poi interrompermi quando lo schermo del mio cellulare si illumina mostrando un messaggio da parte dell'ultima persona che mi sarei aspettata in questo momento: Justin. Louis rimane sbalordito tanto quanto me e con la testa mi fa cenno di leggere ciò che mi ha mandato.
'Ho bisogno di parlarti' leggo ad alta voce. Mio fratello dice prontamente: "Rispondigli".
Io lo guardo aggrottando la fronte. "Cosa? Questo è il tuo consiglio in questa situazione? E tu saresti il tipico 'fratello protettivo nei confronti di sua sorella'?" sbotto scimmiottando la sua voce alle ultime parole. Lui mi guarda spalancando gli occhi.
'Forse starà pensando che sto seriamente impazzendo' penso dentro di me.
Lui chiude gli occhi e sospira forse per cercare di non tirarmi un pugno. "So che qualsiasi altro fratello in questo mondo non reagirebbe come me, ma proprio perché ti voglio bene ti sto dicendo di rispondergli. Forse non tornerà da te in quel senso e forse tu non lo accoglierai a braccia aperte, ma dagli la possibilità di spiegarti il perché del suo comportamento. Tu lo ami ancora Ari, non continuare a soffrire a causa del tuo orgoglio" dice lasciandomi sbalordita. "Grazie per tutto Lou. Ti voglio tanto bene" dico fiondandomi tra le sue braccia.
"Però metti anche tu da parte il tuo orgoglio e fidanzati con Camila" dico stuzzicandolo ancora nell'incavo del suo collo. Alle mie parole lui rimane con la bocca aperta. "Devo andare" dice velocemente staccandosi da me e andando verso la porta senza darmi la possibilità di dire qualcosa. Nonostante il mio stato d'animo scoppio a ridere per il suo comportamento. Prima di scomparire dietro la porta, si gira e mi dice facendo l'occhiolino.
"Pensa a quello che ti ho detto".
Rimango immobile per qualche secondo a fissare un punto indefinito sul pavimento riflettendo sulle parole di mio fratello. Quando prendo coraggio, afferro il cellulare e con mano tremante digito: 'Okay. Ti aspetto a casa mia questa sera alle 9'.
Dedico tutto il resto del pomeriggio a Mia. La osservo mentre ride, gioca, parla con i personaggi dei cartoni. E come sempre mi faccio scappare qualche lacrima. La immagino giocare con Justin, saltargli addosso quando torna da lavoro, ascoltarlo con occhi sognanti quando lui le legge le favole che lei tanto ama. Purtroppo questo non è reale e forse non lo sarà mai.
Verso le 8 le do da mangiare e dopo averla lavata cerco di farla addormentare con scarsi risultati. Sono così concentrata su ciò che sto facendo che quasi non mi accorgo del campanello. Faccio stendere Mia sul mio letto e piano le dico: "Sta buona qui. La mamma arriva subito". Le bacio una guancia e prima di uscire dalla stanza mi giro a guardarla.
'Sto andando da tuo padre, piccola' penso.
Cammino nervosamente per il corridoio. Quando arrivo alla porta, con cautela giro la maniglia. La figura che mi ritrovo davanti sembra un angelo. Justin indossa semplicemente una felpa nera e un paio di jeans; i capelli castani sono tirati indietro dal gel e i suoi bellissimi occhi color nocciola non sono più luminosi come un tempo. Ci fissiamo per un tempo indefinito fino a che non è lui il primo a rompere il ghiaccio.
"Ciao" sussurra.
"Ciao" ricambio il saluto.
Mi sposto di lato e con il braccio gli faccio segno di entrare. Però, appena varcata la porta, Justin inciampa a causa di un peluche sul pavimento. "Scusa. Glielo dico sempre a Mia di non lasciare i suoi giochi in giro ma lei non mi ascolta" dico raccogliendolo.
"Tranquilla" mi rassicura sorridendomi.
Lo conduco al salotto e lui si guarda intorno. Improvvisamente timoroso mi chiede: "Mia? Sta dormendo?".
"No, non sono riuscita a farla addormentare. Ora sta in camera da letto" dico.
"Posso vederla?" .
Rifletto un po' sul da farsi. "Si" dico anch'io insicura.
Saliamo le scale e ci dirigiamo nella mia camera. Mia è ancora sveglia e sta giocando con la sua bambola. Appena entriamo si volta verso di noi e non appena nota Justin lo saluta ingenuamente con la manina. Lui si avvicina e si siede sul bordo del letto.
"Ciao Mia" dice sorridendole. I due iniziano a parlare e Justin le fa persino il solletico e a quella scena mi volto per non far notare le mie lacrime. Lui la prende in braccio e inizia a cullarla cantandole una ninna nanna e dopo qualche minuto Mia si è già addormentata.
Lui la fa stendere nuovamente sul letto e facendo attenzione a non fare rumore usciamo dalla stanza. Ritorniamo in salotto e ci sediamo sul divano.
"Perché non hai voluto prenderti le tue responsabilità un anno fa?" gli chiedo senza giri di parole con tono duro. Lui pare in difficoltà dal modo in cui si passa continuamente la mano tra i capelli.
"Hailey, è stato una botta la notizia della tua gravidanza. Avevo solo 20 anni e non mi sentivo pronto". Lo guardo accigliata.
"E io ne avevo 19 Justin! Neanch'io ero pronta. Avere il padre di mia figlia accanto però avrebbe reso il tutto più semplice".
"Lo so che ho sbagliato. E mi sento uno schifo per questo".
"Avresti dovuto pensarci prima però. Diventare mamma alla mia giovane età non è stato per niente facile. Ogni volta che Mia mi chiede di suo padre io cerco sempre di cambiare discorso,ma non posso continuare così per sempre!" gli urlo contro e mi sento subito meglio. Era tanto tempo che avevo voglia di dirglielo. Lui si alza dal divano incapace di sostenere il mio sguardo colmo di rabbia.
"Lo so. È per questo che sono ritornato sui miei passi. Io voglio aiutarvi Hailey, stare il più vicino possibile a te e alla bambina. Voglio sostenervi economicamente. Ho un lavoro da cui guadagno bene e per me non c'è problema...- lo interrompo ridendo amaramente. -Il problema non sono i soldi! Io voglio che Mia abbia una figura paterna affianco che la sostenga in tutti i suoi progetti e che la sgridi per tutti i suoi sbagli".
"È questo ciò che voglio Hailey. Fammi essere un padre per nostra figlia" dice seriamente abbassandosi alla mia altezza e guardandomi dritta negli occhi. Posso dire che il mio stomaco in questo momento è uno zoo. È bastato quel 'nostra figlia' per mandarmi in tilt il cervello.
"Va bene" dico a corto di fiato a causa della sua vicinanza.
"Grazie" dice sorridendo. Segue qualche momento di silenzio, dopo di ché dico: "Credo che ora sia il momento che tu vada, Justin. È molto tardi e...-
"Ho capito. Vuoi che sparisca" dice ridacchiando. Si allontana da me e si dirige verso la porta. Mi alzo e velocemente lo seguo. Apro la porta e prima che se ne va si volta e sorride.
"Buonanotte Hailey".
Salgo velocemente le scale e mi dirigo in camera. Dopo aver indossato il pigiama mi stendo sul letto accanto a Mia. La guardo attentamente dormire e con il dito le traccio il contorno del suo piccolo nasino,dei suoi occhi e delle sue labbra carnose; proprio come suo padre.
"Non preoccuparti piccola mia. Finalmente avrai anche tu un papà presente al tuo fianco" dico a bassa voce per paura di svegliarla. Le do un leggero bacio sulla guancia e finalmente chiudo gli occhi.
💎💎💎
Ciao! Eccoci qui con il secondo capitolo. Riconosco io stessa che non è un granché e che io non sono una grande scrittice,ma poco importa. Scrivo questo libro semplicemente per divertirmi e per cercare di appassionarvi. Detto questo vi auguro una buona lettura e vi chiedo di esprimere un vostro giudizio nei commenti.
Viky❤
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