3.5
CAPITOLO XX
Alice rimase sola nella sala del trono. Attendeva il suo arrivo, che non tardò ad avvenire.
La Regina Bianca, pur vestendo con abiti candidi, agli occhi della ragazza appariva sporca, impura, macchiata di sangue e dei suoi peccati.
- Alice, cara! Sono davvero lieta di rivederti!- Esordì con dolcezza.
- Davvero? Risparmia il fiato. So cosa sei realmente. Ho visto ciò che hai fatto!- Rispose l'altra con occhi di fuoco.
- Ah...Mi dispiace, ho il cuore affranto dal dolore. Ma il mio popolo non poteva vivere sotto la tirannia di mia sorella.
- L'unica tiranna sei tu!- Disse Alice sguainando la spada.
La Regina Bianca rise.
- Andiamo, Alice! Non vorrai fare sul serio? Vuoi davvero metterti contro di me? Non essere ingenua!
- Credo di aver smesso di esserlo finalmente.
- Io invece credo che tu non ti renda conto dell'insensatezza del tuo gesto. Dovrei farti arrestare, mi basterebbe schioccare le dita e tu staresti già marcendo in una lurida prigione. O magari chissà? Saresti già al patibolo ad implorare per la tua vita.- Rise ancora.
- Ma non succederà. Inoltre non ho bisogno della tua pietà.
- Vuoi la guerra? E la avrai! Una sfida all'ultimo sangue. Dovrò ucciderti, lo sai questo, vero mia cara?
- Chi vince otterrà la corona.
- Continua a sognare, Alice!
La Regina Bianca si voltò, afferrando una delle spade appese alla parete. Nell'ombra avvenne una specie di incantesimo, qualcosa di inspiegabile. Poi si accesero tutte le luci e le candele, creando un'atmosfera infernale. Ma il vero orrore fu il volto sfigurato della donna.
- Tu!- Esclamò Alice indignata.
- Sorpresa?- Dise il dottor Wright.
- In fondo no. Al mondo non c'è nessuno così crudele e viscido quanto te!- Disse la ragazza sferrando il primo colpo.
- Aw, mi fai arrossire così!- Ribattè l'altro schivando.
- Mi fai schifo!
- Come sei ripetitiva!- Asserì l'altro contrattaccando.
- Non sono io quello che vuole ripetere le azioni del proprio fratello psicopatico!
- Non ti azzardare a nominarlo!
- Come ci si sente a sentirsi dire che una persona cara non è stata una brava persona? Come ci si sente a beccarsi insulti? Eh? Almeno io ho la coscienza pulita, dato che mia madre non era una bastarda priva di coscienza!
Continuarono la lotta, mentre nella stanza eccheggiavano i rumori delle lame.
- Per tutti questi anni non ho fatto altro che darti ascolto, seguendo i tuoi stupidi consigli. Ma tu eri quello professionale, il migliore. Mi sono beccata gli sguardi più patetici, gli insulti più offensivi, le parole più crudeli. E pensi che non abbia scoperto il segreto dei tuoi tranquillanti, di tutti quei sonniferi? So che hai abusato di me più e più volte, coperto da quella troia dell'infermiera Chapman!
- Non dirmi che non ti piaceva, che non facevi sogni erotici mentre ti scopavo come una puttana!
- Ah! Il tuo livello di presunzione è divertente. Davvero!
- Lo vedi che sei pazza!- Esclamò il dottor Wright ferendola sul fianco e facendola cadere a terra.
- Chi amerebbe mai una pazza? I giochi sono finiti, Alice. Credevi di vincere contro di me? Te l'ho fatto credere. Sono bravo a farti credere le cose. Devo ammettere che sei sempre stato un osso duro, è stata una sfida piccante. Tutta la vita a provare a te stessa di non essere nient'altro che una psicopatica illusa. Dicono che la vendetta è un piatto che va servito freddo. Come ti senti? Stai sanguinando. È meglio che ti arrendi. Non posso prometterti che non ti farò male, perché la mia intenzione è proprio quella di vederti soffrire!
Sollevò la spada per darle un ultimo colpo di grazia. Ma proprio in quel momento, Alice la bloccò con una mano, nonostante il sangue che iniziò a colarle giù per il braccio.
- Hai ragione sono pazza.
Si alzò di scatto e gli piantò la lama dritta nello stomaco.
- Non saresti capace di uccidere un essere umano.- Disse il dottore sputando sangue mentre era in ginocchio con le mani sulla ferita.
- Infatti non ne sarei capace. Ma tu non sei un essere umano. Sei lo sterco della società. È il momento di fare le pulizie. Sto per tirare lo scarico. Bye bye merda.
Alice sferrò il suo ultimo colpo decisivo, tagliandoli la testa in modo secco, senza rimorsi nè rimpianti.
Poi si lasciò cadere a terra, mentre le campane in lontananza avevano ripreso a suonare.
Si risvegliò su un letto a baldacchino.
- Coraggio Alice, svegliati! Oggi è il giorno della tua incoronazione!- Esultò il Bianconiglio.
Alice si alzò. Venne lavata, vestita e pettinata. Si guardò allo specchio e si trovò bellissima: il lungo e ricco mantello rosso che le scendeva lungo le spalle e l'abito color oro. I capelli castani lunghissimi le contornavano il viso ricadendo in morbide onde delicate.
Sfilò sul lungo tappeto rubino, mentre la corte le sorrideva inchinandosi solennemente. Scorse il Cappellaio, stava bene, Pinco Panco e Panco Pinco. Stavano tutti bene ed erano felici.
Il Bianconiglio fece il suo discorso, poi le pose la corona sulla testa e le consegnò lo scettro, mentre la folla applaudiva con ardore.
Successivamente si aprirono le danze e il Cappellaio si fece avanti.
- Posso avere l'onore di questo ballo?
- Con assoluto piacere!- Rispose ella con gioia.
Danzarono tutta la notte, e risero e festeggiarono come non avevano mai fatto. Poi si appartarono raggiungendo la grande balconata che dava sul giardino anteriore del palazzo. Alice posò la testa sulla spalla del Cappellaio e lui le prese la mano.
- Sono felice di stare al tuo fianco.- Gli sussurrò.
- Anche io sono felice...- Disse lui in tono malinconico.
- Cosa c'è? Perché sei triste tutto a un tratto?- Si allarmò Alice guardandolo dritto negli occhi.
- Vedi...devo darti una cosa.- Le rispose il Cappellaio mettendosi una mano nella tasca.
Ne estrasse una pistola.
- Cosa significa?- Domandò lei allarmata.
- La tua guerra non è finita.
- Ma come? Ho sconfitto la Regina Bianca, cioè il dottor Wright...
- In questo mondo. Ma nel tuo mondo, lui è ancora in quella stanza. Devi tornare indietro, Alice! Devi aprire gli occhi! Prendi questa pistola! Chiudi gli occhi, apri gli occhi!
La sua voce divenne un eco lontano che continuava a ripetersi all' infinito nella testa della ragazza. La vista si appannò e tutto l'incanto svanì come un sogno vago e distante.
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