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CAPITOLO XIX


Alice arrivò al castello. Si stupì moltissimo nel vedere che anche esso era ridotto a brandelli. Le rose stavano appassendo e i colori erano smunti, così come il contorno delle cose, che sembrava sfumato, privo di valore e bellezza.

In tutta fretta arrivò il Bianconiglio, dall'aspetto trasandato, con il panciotto rammendato. Fra le mani, stringeva una lettera.

- Alice! Grazie al cielo sei qui! Devo avvertire la Regina immediatamente!

E sparì nuovamente con la stessa rapidità con il quale era arrivato.

- Che strano...aveva una lettera.- Commentò la ragazza.

- Ho come il presentimento che stesse uscendo a cercarti.- Disse l'unicorno.

- Me? E perché mai?

Presto ritornò il coniglio.

- La Regina chiede di ricevere all'istante. È nella stanza nel trono!- Annunciò con affanno.

Alice fece come le era stato detto. Non ci fu nessuno ad annunciare la sua presenza. La stanza era buia, quasi spoglia. Le tende strappate, la mobilia impolverata. La regina sedeva sulla grande sedia, una donna austera e sicuramente forte. Ma nel suo sguardo si leggeva qualcosa di diverso. Paura mista a rassegnazione, il tutto mostrato con la dignità e la fierezza che contrastinguevano quella dama scarlatta.


- Vostra Altezza.- Si inchinò Alice.

- Non serve che ti inchini. Si può quasi dire che non sono più regina.- Disse la donna alzandosi.

- Sono felice che tu sia qui. So che fra noi non c'è stata molta simpatia...ma io vorrei metterti al corrente di come stanno davvero le cose. Vieni, accompagnami alla finestra. C'è una cosa che desidero mostrarti.

La ragazza fece come le venne chiesto.

- Questo è ciò che rimane del mio regno. Rovine. So cosa stai pensando. Che sono stata io a ridurlo così. Ma debbo dirti che ciò non corrisponde alla realtà dei fatti. Io ero regina molto tempo fa. Ero la prescelta, la designata al trono. Ma mia sorella era invidiosa di me, e ha lottato per spodestarmi. Lei non vuole la libertà, vuole che tutti vivano secondo la sua dittatura. Un regno ovattato racchiuso in un cristallo di ghiaccio. Mi ha tolto tutto, ha sabotato le miniere, prosciugato le risorse. E ora, dilaga solo miseria.

- State parlando della Regina Bianca?- Chiese Alice sbigottita e disorientata.

- Le persone non sono ciò che sembrano.

Ci fù un tonfo, poi altri rumori confusi in lontananza.

- Stanno arrivando. Stanno venendo a prendermi! Alice! Devo chiederti un favore!- Disse la Regina Rossa, prendendo le mani della ragazza.

- Dite maestà.- Le rispose quest'ultima.

- Promettimi che combatterai, che non ti arrenderai mai! Sconfiggi mia sorella, estirpa il male. Diventa regina!

- Cosa?!

- So perfettamente che saresti stata pronta a batterti contro di me, se fosse stato necessario. Così, ora che sai la verità, sono io stessa a domandarti di farlo.

La regina si inginocchiò, con le lacrime agli occhi.

- Vendica il mio regno. Salvali. Salva i miei amati sudditi. Solo tu puoi farlo!

- Aprite!- Si sentì bussare forte il portone.

La donna si alzò portandosi una mano al collo.

- È il momento di dire addio.

- Ma se io lottassi per salvarvi?- Le domandò Alice con la voce rotta dall'emozione.

- Tu devi salvare te stessa! Sei in pericolo! Per me non c'è speranza. Sono già morta. Ma tu, sei così piena di vita e di sogni. Hai il temperamento di una regnante, sei tenace e credi nelle tue capacità. Io ti conosco da quando eri solo una bambina. Hai sempre messo in dubbio la realtà circostante, e anche se volevano mettere a tacere la tua intelligenza, tu hai continuato a percorrere la tua strada, hai medicato da sola le ferite del tuo cuore, senza farti mettere i piedi in testa.

- Maestà...- Disse Alice fra le lacrime.- Posso abbracciarvi?

- Certo cara.

Le due si abbracciarono, e alla fanciulla parve di tenere stretta sua madre a sé.

- Io vi giuro su ciò che ho di più caro al mondo, che vi vendicherò. Voi e il vostro regno. Sarò vostro degno successore.

Alcune guardie, vestite di bianco, fecero irruzione nella stanza

- Siete in arresto. Con processo immediato.

- Sono io stessa a consegnarmi.- Poi si voltò verso Alice.- Ti voglio bene figlia mia.

E per un momento il viso della Regina Rossa prese le sembianze della vera madre della ragazza.

- Anche io mamma.

Piangendo, assistette alla sua decapitazione, consolata dal Bianconiglio che le carezzava la mano.

- Vincerò io questa guerra. Costi quel che costi.

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