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CAPITOLO XV


Ancora un a volta, Alice si ritrovò nel lungo corridoio a scacchi. Corse verso l'atrio delle quattro porte. Quella rossa era semi aperta, così ella la varcò. Ciò che vide, non furono boschi o radure deliziose. Si trattava di un borgo oppure un quartiere. Fatiscente, squallido, rozzo. Il cielo era rosso, la gente e gli animali vagavano per le strade, dove dilagava la miseria, la sporcizia, la perdizione. Che ne era stato del mondo meraviglioso? Continuando a camminare per quelle vie, Alice si fermò davanti alla vetrina di un negozio. E lì poté vedere la sua immagine riflessa: una giovane donna dalla pelle candida, i capelli rossi, gli occhi color tramonto ed abiti scarlatti e succinti. I suoi vestiti erano esattamente la rifrazione del luogo circostante, in cui le prostitute, attiravano i clienti, sfacciatamente, senza pudore, mentre la puzza dell'alcol soffocava l'ambiente.

- Alice!- La chiamò lo Stegatto.

- Stregatto! Cosa ne è stato del Paese delle Meraviglie?

- Tante cose sono accadute. Ma questa non è una novità per noi.

- Perché è accaduto tutto questo?

- Era inevitabile. I cattivi attaccano i buoni e i buoni...beh non sempre sono buoni.

- Che vuoi dire?

Ad un certo punto, fecero capolino il dodo, l'anatra e il topo.

- Mi chiederete ancora della rosa rossa?- Domandò loro, Alice.

Questi la guardarono pensierosi.

- Non più. Non serve.- Risposero.

- Perché non ne troverei?

- Al contrario.

- Esiste davvero il Giardino Incantato?

- Certo che esiste!- Esclamò il topo.

- Puoi scommetterci!- Insistette l'anatra.

- Dovrai superare l'ultima prova.- Intervenne il dodo.

- Basta con queste prove! Tanto non hanno senso! Cosa mi chiederete adesso?

- Di far sbocciare un fiore dal seme del tuo cuore. Dovrai affrontare cose terribili, ma se sarai forte, raggiungerai il luogo che desideri.- Spiegò il dodo.

Allorché una porta si aprì, facendo apparire un fascio di luce sul pavimento in pietra. Da qui uscì un uomo, mentre sull'uscio apparve u ragazzo.

- Cappellaio!- Lo chiamò Alice con le lacrime agli occhi.

- Alice!- Esclamò lui, felice di vederla ed invitandola ad entrare.

Le offrì un té com'era sua consuetudine fare.

- Cosa ti è capitato?- Domandò la ragazza quando furono seduti a tavola.

- I cappelli non vendono più come un tempo. Come hai potuto vedere, qui dilaga la miseria e la desolazione. Cose terribili stanno accadendo. Il regno è distrutto, le uniche consolazioni sono il vino e la depravazione.

- Perché devi vendere il tuo corpo?

- Perché non ho altra scelta, Alice.

- C'è sempre una speranza, Cappellaio!

- Può darsi...non piangere per me. Non voglio che tu sia triste. Infondo sto bene.- Le sorrise.

- Ti tirerò fuori di qui. Fosse anche l'ultima cosa che faccio. Anche a costo della vita.

I due si abbracciarono forte. Poi suonarono alla porta.

- Devo andare, adesso. Un cliente mi sta aspettando.

Così i due si salutarono ed Alice uscì, incrociando il cliente con lo sguardo. Non si soffermò moltissimo, ma quel volto non le era certo sconosciuto.


Si fece notte e la ragazza non sapeva dove andare. Ad un tratto scorse una bottega con una luce accesa, ed ella si fece avanti. Vi trovò una pecora intenta a filare. Sembrava una brava creatura e decise di entrare. Questa, non sollevando lo sguardo dal suo lavoro, le chiese:

- Cosa desideri comprare?

- Prima dovrei guardare in giro.- Rispose.

- Che sciocchezza! Puoi solo guardare in avanti, o voltare la testa per guardare ai lati. Ma non puoi certo farlo in giro, dato che non puoi far roteare la testa sul tuo collo!- Rispose la pecora con una risatina sprezzante.

Alice pensò che aveva una gran fame.

- Vorrei acquistare un uovo per favore.

La pecora sollevò lo sguardo verso la ragazza.

- Allora compra la barca. Ti faccio un buon prezzo.

- Ma a cosa mi servirebbe?

- Per l'uovo, razza di stupidina!

Alice era confusa. Ma poi pensò che la barca non era una cattiva idea. Avrebbe attraversato il fiume, magari avrebbe incontrato qualche vecchia conoscenza. Riflettè sul fatto che se avesse potuto incontrare la Regina Bianca, se fosse stata in esilio da qualche parte, la avrebbe aiutata a ripristinare la pace nel regno e così avrebbe potuto salvare gli abitanti e il Cappellaio.

- Quanto costa la barca?

- Un nastro nero.

La fanciulla si ricordò del regalo del suo amico, che voleva assolutamente preservare ad ogni costo. Ragionevolmente lo cedette alla pecora, anche se a malincuore, tirandolo dal suo reggiseno. Una barca era più importante di un nastro, se avesse potuto cambiare la vita a qualcuno. Sacrificare la memoria per salvare il presente. Non è poi così raro, infondo.

- Dove si trova la barca?- Chiese Alice.

- Al molo.- Le rispose la pecora senza guardarla.

- E dove sarebbe?

- Più avanti.

- Potrebbe essere più precisa?

- Uscendo dalla bottega vai avanti e trovi il fiume. Ed ecco il molo delle barche.

Perplessa, la ragazza uscì dalla bottega ringraziando e salutando.

Percorse la strada nella direzione indicata e trovò ciò che stava cercando. Così prese i remi e prese a remare, aiutata dalla corrente dell'acqua che agiva in suo favore.


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