2.1

CAPITOLO X


Alice e lo Stregatto si diressero verso il bosco. Più lo percorrevano, più tetro diveniva lo scenario, con il suo innaturale silenzio, e le ombre nere che ballavano a ritmo del fischio del vento.

- Mi sono giusto ora ricordato che ho un impegno urgente che non posso assolutamente rimandare. Ci vediamo più tardi Alice!- Disse ad un certo punto lo Stregatto, sparendo in tutta fretta.

A nulla valsero le parole e gli implori della ragazza: ormai era rimasta sola.

Mentre camminava titubante e impaurita per i sentieri alberati, sentì delle voci che le parvero piuttosto familiari. Si trattava di tre vecchie conoscenze: il dodo, l'anatra e il topo. Se ne andavano a braccetto canticchiando una filastrocca senza senso, ignari e spensierati. La ragazza decise di raggiungerli. Questi appena la videro le chiesero in coro:

- Hai trovato la rosa rossa, Alice?

E continuarono cantilenando in coro la domanda, mentre le voci si distorcevano e confondevano e il vento prendeva a soffiare più forte facendo contorcere gli alberi. Tutto si fece buio, mentre il pezzo di cielo visibile veniva squarciato dai lampi e la terra rimbombava a causa dei tuoni. Il paesaggio prese a tremare, poi a girare ed infine...Alice iniziò a sognare. Non è ben chiaro cosa, ma di certo non era piacevole. Sognò le sirene dell'ambulanza, la polizia e folla asfissiante. Sognò il senso di solitudine, che le stringeva il cuore e che la attanagliava ogni giorno. Sognò l'aiuto che non aveva mai avuto e un paio di mani grandi che le facevano paura. Una stanza bianca e fredda e le cinghie di cuoio strette. Poi le lacrime salate che era costretta ad ingoiare, insieme alle pillole e gli aghi enormi che le bucavano le braccia, mentre l'anestetico faceva il suo effetto.

- Buongiorno!- Esclamò il primo gemello.

- Buongiornissimo!- Continuò il secondo gemello.

Alice si risvegliò fra i soffici cuscini e le calde coperte di un comodo letto. Quanto aveva dormito? Si chiese.

- Dove sono?- Domandò ancora stordita, passandosi una mano fra i capelli.

- Prima dovresti chiederci chi siamo.- Disse il primo gemello.

- Esatto. Prima dovresti presentarti.- Continuò il secondo.

- Mi chiamo Alice Liddell. E voi?- Rispose la ragazza.

- Il mio nome è Pinco Panco.- Disse il primo.

- Il mio, invece, è Panco Pinco.- Si presentò il secondo.

Alice pensò che fossero molto buffi oltre che assolutamente identici. Il loro aspetto, seppur così eccentrico e stravagante, era molto curato nei dettagli. Portavano un cappello sulla testa, il viso pallido era incorniciato dai folti capelli lisci e biondi, gli occhi vispi e scuri e la bocca rossa a forma di cuore. Indossavano una salopette nera arricchita di pizzi e merletti e una camicia a scacchi a maniche corte. Avevano calze bianche decorate con un fiocco nero e calzavano scarponcini con fibbie.

- Dove sono?- Si azzardò a chiedere ancora Alice.

- Sei a casa di Panco Pinco.

- Infatti la casa di Pinco Panco è proprio qui affianco.

- Capisco.

- Beh se non dovessi capire, dovresti dircelo.- Disse Panco Pinco.

- E se non dovessi dircelo noi non potremmo spiegartelo.- Continuò Pinco Panco.

- Ma perché dovete specificare ogni cosa?- Domandò Alice.

- Perché se non specificassimo, non sarebbe chiaro.- Rispose Pinco Panco.

- E se non fosse chiaro, saresti confusa.- Incalzò Panco Pinco.

- Beh, per me è una cosa ridicola!- Protestò la ragazza alzandosi dal letto.- Mi è venuto un gran bel mal di testa a causa di tutte queste "spiegazioni".

- È evidente che non ci sei abituata.- Commentò Panco Pinco.

- E se non ci sei abituata, vuol dire che non ti spieghi affatto.- Disse Pinco Panco.

- Mi è venuta proprio voglia di tè.- Esordì Pinco Panco.

- A proposito di tè, ho proprio bisogno di un cappello nuovo!- Esclamò Panco Pinco.

- Perché non andiamo dal...-Propose Pinco Panco.

- Cappellaio!- Quasi urlò Alice.

In quel momento, le venne in mente che nell'incendio, lo aveva perso di vista perché qualcosa la aveva colpita violentemente alla testa. E si sentì in colpa e le vennero le lacrime agli occhi.

- Suvvia! Non c'è bisogno di fare così!- Disse Pinco Panco.

- Perché sei triste tutto a tratto?- Domandò Panco Pinco.

- Perché l'ho abbandonato nell'incendio...- Rispose Alice.

- Sta bene. L'hai salvato tu, ricordi?- Disse Pinco Panco.

- Ma come...- Chiese la ragazza asciugandosi le lacrime.

- Beh, puoi vedere tu stessa se vuoi!- Esclamò allegro Pinco Panco.

- Allora è deciso! Tutti dal Cappellaio Matto!- Annunciò a gran voce Panco Pinco.

E così i tre amici lasciarono la casa e si incamminarono a braccetto verso la dimora del Cappellaio, che era tanto caro ad Alice. Non vedeva l'ora di incontrarlo, di prendere il tè cambiando di tanto in tanto di posto come fosse una danza sgangherata. Voleva parlare ancora con lui, nonostante si esprimesse anch'egli in modo bizzarro. Ma d'altronde, cosa vorresti aspettarti dagli abitanti del Paese delle Meraviglie?

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