2.0

CAPITOLO IX


Si ritrovò a scivolare nel solito tunnel dove tutto era sottosopra. Eppure, nonostante sembrasse tutto uguale alla prima volta, c'era qualcosa che non quadrava. I libri avevano le pagine strappate, i dipinti erano cupi e le espressioni delle statue erano inquietanti. Ma Alice, nella sua ingenuità, ignorò tutto questo. Infine cadde sul pavimento a scacchi del corridoio con le quattro porte.
- Accidenti, che male!- Si lamentò massaggiandosi il fondo schiena.
- Ce ne hai messo di tempo, lentona!- Esclamò lo Stregatto che era apparso dal nulla.
- Ah, eccoti qui! E comunque non sono lenta! Sono scivolata il più in fretta che potevo!
Il gatto girò intorno quasi a volerla giudicare con lo sguardo.
- Dobbiamo passare per la porta nera.- Disse infine.
- Non credo sia possibile per me passare. Sono troppo piccola, non arriverei alla serratura. Inoltre non potrei passare dalla fessura sottostante, perché non sono così bassa.
- Allora dovresti cambiare prospettiva.
Alice lo guardò perplessa.
- Invece di guardare in alto, parti dal basso.
La ragazza posò lo sguardo sui suoi piedi, scorgendo una scatola curiosa e ben decorata. La aprì e vi trovò dei pasticcini dall'aspetto invitante, su cui era apposto un nastro con un'etichetta e la scritta "MANGIAMI".

- Che strano! Beh, immagino di dover seguire le istruzioni.- E così Alice assaggiò un pezzetto di dolcetto e, mentre ne assaporava il gusto, crebbe in men che non si dica.

- Wow!- Esclamò ammirandosi sbalordita.

- Non stai dimenticando qualcosa?- Chiese il gatto annoiato, che aveva fatto sparire metà del suo corpo.

- Ah, giusto!- E si precipitò alla porta.

- Ma è chiusa!

- Allora prendi la chiave.- Le rispose lo Stregatto che continuava a fluttuare beatamente.

- Se sapessi dove fosse...

- Ma sul tavolo, sciocchina!- Commentò il gatto.

- Quale tavolo? Oh! Avrei giurato di non averne visto nessuno...

- È perché non sai guardare oltre il tuo naso. Ricordi ciò che dicevi da bambina, quando pensavi a sei cose impossibili prima di fare colazione?

- Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe.- Disse Alice con un sospiro. Poi si avvicinò al tavolino e prese la chiave dorata. Aprì la porta nera e la attraversò accompagnata dallo Stregatto che intanto era tornato tutto intero.

Il mondo che incontrò, era cupo, nero, oscuro. L'aria sembrava pesante, inquinata da chissà quale aura malvagia e terrificante che si trasformava in una foschia torbida e pungente.

- Proseguiamo?- Le domandò lo Stregatto.

Allora ella si voltò verso la porta, trovandovi anche questa volta uno specchio al posto di essa. Il suo aspetto era quindi diverso, dal suo solito e da quello precedente: capelli lunghi e occhi nerissimi, la consueta pelle pallida che contrastava, però, con l'abito scuro in stile vittoriano. I polpacci erano scoperti e ai piedi calzava delle scarpe leggerissime.

- Sì.- Rispose poi con risolutezza, e si lasciò completamente (e ancora una volta), la realtà tangibile alle sue spalle.

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