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CAPITOLO VII
Mentre il ghiro, ad intervalli di lunghi sbadigli, tentava di raccontare la sua storia, passò di lì un corteo di gente, tutta agghindata a festa.
- Stanno andando al ballo organizzato dalla Regina Bianca.- Spiegò il Cappellaio.
- Oh come mi piacerebbe parteciparvi!- Sospirò la Lepre Marzolina.
- Perché non ci andiamo?- Propose Alice.
I presenti la guardarono perplessi.
- È per via di quella specie di maledizione?- Chiese la ragazza.
- Non importa! Tu ci vuoi andare?- Domandò a sua volta il Cappellaio.
- Ehm...Si credo.- Rispose lei incerta.
- Benedetta ragazza! Cerca di essere più convinta! Devi prendere una decisione per una buona volta!- Esclamò la lepre.
In quel preciso istante, Alice sentì qualcosa sbloccarsi dentro di sé. Non aveva mai deciso nulla, era come se la sua vita non le appartenesse, che la sua anima fluttuasse dentro un corpo trascinato dagli eventi e dalle scelte degli altri, dottori, infermieri, la legge. La motivazione era che ella non disponesse delle piene capacità mentali per gestirsi da sola e lo aveva sempre creduto, cedendo ad ogni imposizione con la scusa che fosse esclusivamente per il suo bene. Ma come poteva essere un bene il fatto che a distanza di dieci anni, Alice non fosse guarita dai suoi traumi? Molte volte si era chiesta se in realtà non stesse aggirando il problema senza mai affrontarlo veramente. Ma poi c'erano le disposizioni e le prescrizioni del dottor Wright.
- Io dico che dovremmo partecipare anche noi.
- Oh perbacco! L'orologio ha ripreso a funzionare come si deve!- Disse il Cappellaio ricolmo di stupore.
- Andiamo al ballo! Sbrigati buono a nulla! Smetti di dormire! Non vorrai di certo fare una brutta figura davanti alla regina?- Asserì la Lepre Marzolina rivolgendosi al ghiro.
- Oh, no!- Rispose quest'ultimo all'amico un po' indispettito.
Dopo tante chiacchiere e frivoli rimproveri, finalmente i quattro amici capitanati dal Cappellaio, si misero in cammino verso il Castello di Ghiaccio e Zucchero filato.
Il giardino era composto da bianchi roseti, con le sue sculture elaborate fatte di siepi fiorite, il labirinto imponente ed il viale che conduceva al palazzo reale ricolmo di dolcetti alla panna e candidi marshmallow dalle svariate forme.
Alice ne rimase incantata dalla bellezza e la particolarità del paesaggio, sembrava di vivere in un luogo di fiabe. Il Cappellaio la prese per mano, mentre il ghiro e la Lepre Marzolina battibeccavano su certe questioni personali.
- Vogliamo entrare?- Le domandò dolcemente il Cappellaio.
Un brivido percorse la schiena di Alice. Non sapeva spiegarne il motivo, né se fosse una sensazione piacevole o sgradevole. Si limitò ad annuire con il capo.
Il Cappellaio allora sollevò un sopracciglio e lei rispose con convinzione.
- Sì.
L'interno del castello era popolato, anzi sovrappopolato, di nobili, borghesi ed aristocratici, che si accalcavano in gruppi aspettando l'arrivo della regina.
Successivamente si aggiunse il corteo dei favoriti e del Bianconiglio che suonò la tromba ed annunciò con reverenza la sovrana.
- Sua maestà illustrissima, graziosissima e benevolissima, Regina Bianca!- E tutti si inchinarono.
La regina notò subito la ragazza e la invitò ad avvicinarsi verso di lei, ovvero dove era posto il trono.
- Come ti chiami mia cara?- Le chiese.
Tutti iniziarono a mormorare tra di loro.
- Alice Liddell, vostra maestà.- Rispose con una riverenza.
- Non ti ho mai vista da queste parti. Devi certamente venire da un posto lontano.- Disse la Regina Bianca.
- Sì, vostra maestà.- Affermò Alice.
- Unisciti a noi! Che si aprano le danze!- Annunciò la regina.
Si formarono le coppie e a breve la sala venne riempita di musica, passi di danza e fruscii di abiti fluttuanti e leggiadri.
- Posso avere l'onore di questo ballo?- Chiese il Cappellaio con un grazioso inchino ad Alice.
- Non so ballare!- Gli rispose arrossendo per l'imbarazzo.
- Nemmeno io!
Così la prese sottobraccio e la trascinò con sé.
I due ballarono e si divertirono come non mai.
Ad Alice tutto ciò sembrava il paradiso, non si ricordava neppure quando era stata l'ultima volta che aveva riso. In un'altra vita, pensò.
Ad un certo punto qualcuno gridò "A fuoco!" e tutti i presenti si dispersero, mettendosi in salvo, mentre l'incendio continuava a propagarsi in fretta.
- Alice! ALICE!- La chiamava incessantemente il Cappellaio, mentre la folla continuava a spingerli e a dividerli.
Quando finalmente le loro mani stavano per toccarsi, Alice venne urtata con violenza e colpita alla testa, cadendo a terra priva di sensi.
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