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                                                                CAPITOLO IV


Era più di un'ora forse che girava a vuoto. Beh, ad occhio e croce, naturalmente. Si sedette su una grande pietra con la testa sulle mani, tutta sconsolata.

- Sono davvero stanca. E qui non c'è anima viva. Ma tanto se ci fosse stata, probabilmente mi avrebbe liquidato immediatamente e con modi alquanto discutibili. Certo, lamentarsi, al posto mio, è un po' buffo se non grottesco, dato che da dove provengo io la situazione non è molto migliore. C'è un posto o qualcuno che mi vuole in questo universo?- Disse Alice in tono drammatico.

All'improvviso, ella sentì qualcosa, simile a una filastrocca, anzi più musicale come se qualcuno stesse cantando. Mossa da quell'evento improvviso, si alzò. Seguì il suono, perché l'aria era diventata inspiegabilmente densa. Inoltre, era parso un fitto strato di nebbia, così dovette camminare a tentoni, sperando di non inciampare, o peggio, di cadere in qualche fosso. Poi piombò il silenzio, e il fumo poco a poco si disperse. Apparve il Brucaliffo, tutto azzurro e ben distinto, su di un fungo se ne stava appollaiato, tirando ogni tanto dal narghilè molto bello e decorato. Alice era affascinata da cotanta prestanza ed eleganza.

- Cosa esser tu?- Chiese poi fumando in tono annoiato.

- Beh, la domanda più corretta sarebbe "chi sei tu?". Ma forse, non so, qui la vedete in modo diverso. Mi chiamo Alice Liddell, piacere di fare la sua conoscenza Signor Brucaliffo.- Disse facendo una graziosa riverenza.

Il Brucaliffo tirò ancora ed Alice tossì.

- Sì, ma cosa esser tu?

- Io...sono un essere umano.

Il suo interlocutore così si voltò, facendo per andarsene.

- Aspetti! Potrei, per cortesia, farle una domanda?- Domandò la ragazza timidamente.

- Perché invece tu non rispondi alla mia di domanda?

- Ma io le ho risposto, signore.

- Non è esattevolmente così. 

-Esatt...

- Ti ho chiesto cosa sei, che è diverso da come ti chiami o da chi sei. Hai mai riflettuto su questa differenza?

- Beh, credo che allora, la forma più corretta sia chiedere chi sono. 

- Sciocchezze! Niente di più errato. 

Alice si sentì frustrata. Non riusciva proprio a capire cosa intendesse dire il bruco.

- La forma non è un chi, ma è una cosa. Raccontami una storia. Una allegra per favore.- Incalzò il Brucaliffo.

- Non saprei...- Rispose Alice confusa.

- Un ricordo felice, magari?

Così Alice si schiarì la voce e cominciò. Raccontò di quando era bambina, di quando la domenica la mamma la portava al parco dopo la messa, e le comprava il gelato, oppure un cupcake al cioccolato. Di quando a Natale decoravano l'albero, appendevano le calze sul camino e preparavano i biscotti alla cannella. Che bel profumo aveva la casa in quel periodo. Descrisse la sua mamma, che era bellissima e che ogni sera le raccontava una fiaba e le dava il bacio della buona notte, promettendole che il mattino sarebbe arrivato presto e che non doveva avere paura del buio. Tanto a colazione l'aspettavano sempre le sue amate frittelle.

Alice si asciugò una lacrima.

- Perché sei triste, improvvisalevolmete? Non sono ricordi felici, per caso?- Chiese il Brucaliffo continuando a fumare.

- Oh no! Lo sono eccome. È solo che...sono cose che appartengono a molto tempo fa. Un tempo che non potrà mai tornare. Il Dottor Wright, il mio psichiatra, dice che non devo rivangare il passato. Perché fa male, ed è controproducente.

Il bruco sembrava ignorare le sue parole e sbadigliò annoiato.

- Ti consiglio di riflettere sulla forma. Ti aiuterà a capire cosa sei.

Prese il narghilè e se ne andò.

Non valsero a nulla gli implori e le suppliche della ragazza. Inoltre, stava calando la sera e doveva trovare un posto in cui accamparsi e rifocillarsi. Benché non avesse sete e non provasse i morsi della fame. Non le restò, dunque, che proseguire e sperare di incontrare un volto amico o una personalità benevola, quantomeno. Così, passo dopo passo, si inoltrava sempre di più nel bosco, riflettendo però, sullo strambo e apparentemente insensato quesito del Brucaliffo.


Cosa esser tu?



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