✞♟『PROLOGO』

25 Dicembre 1120:

La sera del 25 Dicembre, si prospettava al giovane monaco pellegrino, come un regalo per il piú piacevole dei compleanni. Quella sera il giovane monaco il cui nome era Matteo, sentiva il cuore scoppiargli di gioia.

Finalmente, dopo tanto tempo, avrebbe potuto parlare nuovamente con il monaco che reputava il suo maestro, l'unico a cui avrebbe affidato la sua stessa vita.

Per Matteo peró, il monaco che avrebbe dovuto incontrare quella sera, non era solo un conoscente ma il suo piú grande amico.

L'amicizia fra Matteo e il monaco aveva radici molto profonde. I due si erano conosciuti dieci anni prima, quando Matteo non era ancora un vero e proprio monaco, ma solo un piccolo bambino che per sopravvivere rubava agli altri. Da quando peró l'aveva conoscito, aveva smesso di rubare e senza farsi vedere, l'aveva seguito ovunque per imparare meglio quello che predicava. Quando peró il monaco l'aveva scoperto, Matteo aveva voluto sapere tutto della vita monastica.

I due avevano viaggiato insieme per molto tempo, finché il monaco l'aveva lasciato solo in un monastero, per imparare cosa voleva dire essere un vero monaco. I due non si erano visti per molto tempo e Matteo non vedeva l'ora di fargli vedere cosa aveva imparato in quei lunghi anni. E, finalmente dopo tanto tempo, i due potevano parlare di nuovo liberamente, senza la paura che qualcuno li ascoltasse.

Matteo faceva ancora molta fatica a capacitarsi di come, in un monastero, ci fossero così tante orecchie pronte ad ascoltare, e quanti occhi pronti a spiare.

Cosí avevano scelto di incontrarsi in un luogo sperduto per evitare di essere ascoltati dagli altri monaci, perché nel monastero si aveva sempre la sensazione di essere osservati da qualcuno.

Matteo ripensó per un attimo al suo grande amico che, al contrario di lui, non era per niente cambiato. Gli occhi erano sempre uguali, di colore azzurro simile al grigio, duri e severi come il ghiaccio ma anche gentili come solo lui lui  possedeva.

Matteo prese, con mani tremanti, il piccolo pacchetto che gli era stato dato da un ragazzino del monastero, per conto del suo maestro.

Il fatto che non glielo avesse dato di persona, lo fece sorridere e ripensare ai vecchi tempi. Quando il monavo gli lasciava un presente, e poi, pieno di imbarazzo, si dildguava velocemente, per ragioni di massima importanza.Tornando poi, dopo alcuni minuti per vedere se il regalo gli era piaciuto.

Così, molto lentamente iniziò ad aprirlo. A causa delle sue dita tozze e corte, fece fatica a non rovinare la confezione e ci mise anche molto più tempo di quanto si sarebbe aspettato.

Quando aprì la scatola ci ritrovò dentro tre cose: un foglietto, una statuetta ed un piccolo libretto. La prima cosa che attirò il giovane ragazzo fu la piccola statuetta.

In pochi secondi, mentre se la rigirava fra le dita, la riconobbe, era la statuetta della Madonna. Così, dopo essersi preparato dal punto di vista mentale, diede un bacio alla statuetta.

Poi prese, con le mani tremanti dall'emozione, il piccolo foglietto stroppicciato che recitava all'esterno la scritta ormai simbolo dei monaci benedettini: Ora et Labora.

Infine prese il libriccino e mentre sfogliava le pagine, le leggeva con molto interesse, portando le mani alla bocca, per girare meglio le pagine.

Quando lo ebbe finito, pochi minuti dopo, appoggiò le mani alle labbra, in un gesto riflessivo. Quel libro era, sicuramente molto interessante.

Ma improvvisamente, senza alcun preavviso, la nausea lo pervase, insieme ad un dolore atroce al addome, seguito poi da numerosi crampi. Matteo si passò la mano sulla fronte che era eccessivamente sudata, poi lentamente, si sentì sprofondare nel buio.

Senza via di scampo, il giovane morì, avvelenato.

Pochi secondi dopo, uscì da dietro un grosso albero una figura di colore nero, quando questa però vide la faccia del cadavere, una smorfia gli si palesò sul viso. Furioso, tirò un calcio addosso al tronco.

《 Maledizione, non è lui!》

Con la rabbia, però, non arrivò alcun rimpianto verso la vita, che senza alcun motivo, aveva strappato.

La sua esclamazione non venne sentita da nessuno.

Dopo pochi secondi, però, la maschera del giovane, lo fece tornare alla sua apatia, che lo distingueva in ogni occasione. Aveva fatto sí che il regalo del giovane venisse sparso di veleno con le sue stesse mani, ma probabilmente, quello sciocco ragazzo a cui aveva affidato il pacchetto, aveva dato il regalo sbagliato. Che gran imbecille!

La figura all'esterno, in quel esatto istante, esternamente sembrava tranquilla, ma dentro di sé ribolliva di rabbia.

Aspettò ancora, guardando il cadavere riverso sul prato, ma nessuno segno di pentimento attraversava la sua mente e il suo viso.

La figura nera, non appena sentì dei rumori sospetti, si dileguò senza emettere alcun rumore. Facendo arrivare davanti al cadavere, la sua vittima, colui che sarebbe dovuto essere morto, secondo i suoi piani.

La figura scura strinse i pugni, furiosa, non avrebbe mai e poi mai potuto accettare una sconfitta.

Così, in quella notte, giurò a se stesso che avrebbe posto fine alla vita di colui che gli aveva rovinato l'esistenza.


ANGOLO PER ME:

Salve a tutti, so che ho annullato la pubblicazione di molti capitoli ma presto li rivedrete di nuovo tutti. Alla prossima e spero che questo nuovo prologo vi piaccia.

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