Capitolo 7

<<Traditore e infame,
La crudeltà di chi un'anima non ha in te tace.
Foschia di infernali trame,
Peccatore e portatore sei di pace.>>

Funi e catene mi stringono la carne livida, mi lasciano in bilico tra il vuoto dell'anima e il precipizio della sconfitta.
Brucia più del fuoco questa mancanza, mi scava nel petto come una belva affamata e si nutre delle mie debolezze. Dei miei affetti, conquistati con sacrificio e difficoltà.

Dannato è l'amore per chi come me muove passi nel buio, vive negli incubi della gente e sotto il letto di innocenti fanciulli.

Non esiste menzogna più grande: ogni fronte ha le sue perdite.

La comparsa di una piuma bianca tra la pece è stata la sentenza definitiva che mi ha condotto al castigo eterno.
È una vergogna, per chi viene partorito dell'oscurità, portar vita nel petto e speranza negli occhi.

Arsa e secca è quest'aria che mi tocca respirare: ci sono nato in questo clima torrido, ma adesso non sazia più i miei polmoni anneriti, che sulla terra hanno goduto della libertà.

Günter mi gira attorno, brandendo la sua fedele frusta al mio cospetto; agita la mano in aria, lasciando che essa fischi nel vuoto, come una minaccia inquietante e priva di parole.
Solleva il braccio e lo spinge indietro con maggior veemenza, per dare carica a quel gesto ormai meccanico.

"Sono pronto."

Schiocca sulla mia pelle il colpo privo di pietà; le labbra si spalancano in grida furiose che non sono capace di contenere.
Si disperde il suono del mio tormento e fa eco in questa scatola buia, si propaga come il dolore che il mio corpo assaggia.
Una scia calda mi percorre la schiena a ritroso, mi accarezza alleviando di poco quel terremoto che mi smuove le ossa.

Prende la forma di una goccia, mi solletica il collo e da esso si separa per finire contro l'oblio. Come figlie della prima, altre piccole perle di sangue seguono il percorso della precedente, per far la stessa fine, disegnando su di me un intricato disegno vermiglio e rappreso.

<<Senza dignità, inutile scarto dell'inferno.>> scuote il capo rasato, adornato da una cresta di punte in ferro, poste proprio al centro della testa, in fila; prendono vita dal cranio e perforano la cute per scintillare nel gioco di luce e ombra del luogo nativo. <<Non sei degno di Zachary!>> mi urla contro, spuntando la sua rabbia mista a delusione.

Si ferma davanti al mio busto sporco, mi osserva dall'alto con un'espressione soddisfatta, godendo a pieno della sua posizione di superiorità. <<Sapevo fin dall'inizio che saresti stato una totale delusione. Non servi al nostro regno, ai nostri scopi. Alla nostra guerra.>>

Scuoto il volto per liberarmi dal sudore che lo imperla, grondando via persino dai capelli completamente madidi. <<Non ho mai detto di voler far parte alle vostre inutili diatribe. Chiunque prenderà il controllo del sottoregno di Rothcröwn è qualcosa che non mi riguarda!>> ringhio, portando alla luce i denti appuntiti.

Corruga la fronte, il viso paonazzo per la rabbia, <<Christopher...>> sibila con disgusto, lasciando che la presa delle dita diventi più rigorosa attorno all'impugnatura della frusta.
Stringe gli occhi in due fessure minacciose e prive di umanità.

Si inginocchia per raggiungere l'altezza del mio volto patito, allunga il braccio sinistro e mi afferra i capelli, strattonandoli con prepotenza e tirandoli all'indietro. <<A testa in giù, come un maiale che sta per essere sgozzato, questa è la posizione che più ti si addice.>> avvicina il suo volto al mio, arricciando le fini labbra in una smorfia schifata.

Sputo in direzione del suo occhio, colpendolo in pieno. <<Fottiti...>> sussurro rauco.

La presa sulle mie ciocche nere si affievolisce, fino a diventare del tutto assente. Si solleva e torna a troneggiare sulla mia figura; indietreggia lentamente, fino a voltarsi per darmi le spalle. I suoi muscoli si tendono: la rabbia che gli monta nel petto vibra e mi arriva netta.

<<Non hai capito nulla...>> mormora a tono basso, <<nulla.>> ripete piccato.

<<Avevi una missione>>
<<A cui ho tenuto fede!>> ribatto, stroncando il suo discorso. <<Dovevo proteggerla, tenere la sua vita al sicuro e così è stato!>> alzo il tono fino a rendere vivide le vene scure sul collo, <<Lei respira, il suo cuore batte ancora!>>

<<Proprio come il tuo!>> Günter si volge di scatto a metà busto e fa cozzare la sua frusta contro il mio petto, proprio lì, dove mi accusa di avere similitudini con la razza umana.

Il mio capo si inclina all'indietro, le catene si scuotono e fanno ondeggiare il mio corpo ferito, mentre le ennesime grida di dolore si propagano nello spazio stretto e angusto che ci circonda.

Stringo i denti per contenere la sofferenza che ghermisce ogni centimetro della mia carne, respiro con fatica e annaspo come se fossi stato con la testa sott'acqua per svariati secondi, minuti o addirittura ore.

<<Vorrei ucciderti, farti tornare cenere e far cessare la tua cazzo di esistenza!>> sbraita in preda alla collera, che lo mangia da dentro e consuma il raziocinio di cui ha sempre goduto. <<Se solo non fosse stato Zachary a darti forma...>> lancia un grido di sfogo e tira un pugno dritto verso il mio stomaco.

Gemo e tossisco, mentre il sapore ferroso del sangue mi graffia la trachea e si riversa sul suolo; incasso il colpo con notevole difficoltà, sentendo la mia resistenza fisica perdersi nel tempo che scorre.
Dispiego la bocca in un mezzo sorriso, trovando a malapena la forza di spiccicare la mia risposta alle sue provocazioni. <<Se solo la mia vita non fosse collegata alla sua... questo è ciò che ti disturba...>> un colpo di tosse mi fa perdere il fiato. <<Se fai fuori me, il suo piano andrà in fumo. Io possiedo parte della sua forza, quella stessa che lo ha fatto risorgere dal buco nero, quella che gli sarà utile per raggiungere i suoi obbiettivi.>>

<<Proprio tu che non sei grato e fedele alle tue origini; tu, che ti sei lasciato abbindolare da una sciocca ibrida, hai un dono che non meriti!>> sbava come un cane davanti a un osso, mostra la dentatura ingiallita e aguzza per rimarcare la sua sporca natura, <<L'unico che può ucciderti è il tuo stesso creatore, e lo farà. Sai che lo farà... si riprenderà quel che vive in te, decreterà le nostre sorti e ci darà la possibilità di essere temuti dal mondo intero!>>

<<Hai mai pensato di evadere da questo luogo?>>

Mi guarda confuso non comprendendo il senso della mia domanda. <<Cosa cazzo c'entra, ora?>>

<<Non hai mai desiderato allontanare la solitudine? Hai mai provato a prendere una decisione da solo, senza sentirti addosso il peso di un dannato ordine?>> respiro con fatica, sentendo le costole dolermi ad ogni frase pronunciata.

<<Noi siamo nati per incutere terrore, per far uscire il peggio da ogni individuo e  condannarne quanti più possibile a questo luogo. Noi siamo il male!>>
La sua risposta mi fa tornare alla mente le parole di Reneè, quando quel giorno nel bosco provavo a convincerla che non sempre il credo e le idee portate avanti nel tempo sono veritiere e incontestabili.

Il suo ricordo mi colpisce in pieno volto, come uno schiaffo tirato con frustrazione e risentimento: solo ora mi rendo conto di quanta ragione ella avesse.
Ero io ad aver compreso male le intenzioni del mio predecessore.
Ero io ad essere caduto in trappola e con la mia ingenuità ho trascinato anche loro nella ragnatela di menzogne.

<<Se nasci solo, vivi solo e muori solo!>>

Le parole di Günter mi tolgono dal torpore di quei pensieri, lontano dai sensi di colpa per aver ceduto a tanta falsità.

<<L'amore non esiste per chi è sempre stato senza, Christopher.>> volge lo sguardo in un punto impreciso, senza convinzione nella voce.

<<Detesti me, ma ti ostini a stimare colui di cui sono il riflesso. Sono una piccola parte di ciò che lui è stato: le debolezze che tanto mi rimproveri sono appartenute a lui prima che a me.>> sospiro e cerco di prendere aria per placare le fitte che mi tormentano.

Stringe le labbra in una linea dura e severa, addolcendo però gli occhi scuri, che per qualche istante si ricoprono di un velo di sincerità. <<Ti odio perché per dimostrare il mio valore devo gridarlo, mettermi in mostra continuamente; mentre tu non nascondi di essere l'incarnazione di fragilità passate e presenti, eppure continui ad avere la stima di tutti. Nonostante tutto. Nonostante lei.>>

<<Mi ha reso migliore.>> sorrido.
<<Ti ha reso debole!>> mi punta l'indice contro, tornando a respirare l'ira funesta che gli abita nel petto. <<Sei diventato il suo schiavo, apri gli occhi!>>

<<No, Günter, ti sbagli. Nel momento in cui mi sono donato a lei, sono diventato libero. Tu puoi affermare lo stesso?>>

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