Capitolo 6
Mio padre strofina le mani vissute sulla stoffa dei jeans slavati, asciugando l'umidità del sudore che ha colto il suo palmo ruvido.
<<La tranquillità che circondava quel periodo di spensieratezza si spezzò durante il terzo turno di caccia: quella notte il nostro Alfa morì, lasciando orfani di padre me e William. Eravamo ancora alle prime armi, con l'unico compito di seguire le orme di chi doveva insegnarci a cavarcela come cacciatori, incoscienti e privi di consapevolezza.
Solo allora capii quanto i demoni fossero pericolosi e mi ritrovai alla tenera età di quattordici anni a capo di un branco che non sentivo mio...>>
<<Cosa accadde?>>
<<Il finimondo...>>
Il bosco di Turbinio ci svela la sua inquietudine, indossa il mantello scuro della notte e si lascia abitare dai mostri che albergano in città. Gli alberi piegano le chiome, assecondando la carezza del vento; l'erba morbida si fa calpestare, accogliendo le mie zampe acerbe e non ancora possenti.
Il dolore mi punge le ossa, ricordandomi la pena della trasformazione subita solo poche ore prima.
"Questo non è un dono, come papà si ostina a farci intendere, ma una vera e propria croce."
Il cicaleccio degli animali ci accompagna nella ronda, nascondendo la solitudine che proviamo come singoli: essere in dodici non vuol dire nulla, conta solo l'Alfa.
<<Norman, Jack, Bryan e Frank andate verso nordest, esplorate quella frazione di boscaglia; Logan, Terence, Eric e Pool invece dirigetevi a sudovest, dove sono stati avvistati i demoni ombra e tenete gli occhi aperti. Io, Mark, Thomas e William ci occuperemo del tratto lungo il fiume.>>
<<Sebastian, sei convinto di non voler portare un altro di noi con la tua fazione, visto i numerosi avvistamenti sarebbe più sicuro per te. I tuoi figli sono ancora... inesperti.>> Norman, braccio destro di mio padre, nonché il suo migliore amico, esprime la sua preoccupazione per l'amato Alfa.
Condivido pienamente il suo pensiero, ma rimango in silenzio; anche Will pare essere d'accordo e annuisce al seguito delle parole di Norman.
<<No.>> secco e autoritario, nostro padre, declina la proposta del suo secondo, <<Ora andate.>>
Nonostante l'incertezza, l'intero branco, volge le spalle all'alfa e inizia a disperdersi secondo le sue indicazioni.
Anche noi ci indirizziamo verso il punto da ispezionare, contando i passi che ci dividono dalla destinazione.
Durante il tragitto un moto d'ansia cresce sempre di più dentro me, mi aggroviglia lo stomaco e mi provoca nausea; il respiro diventa pesante e la preoccupazione cresce in modo smisurato. Un presentimento cupo e ricco di sventura mi perseguita senza sosta, quasi fosse una presenza fisica che tiene le dita strette attorno al mio collo.
<<Thomas, avverti anche tu questa sorta di malessere?>> William mi affianca, aumentando la velocità della sua andatura impacciata e tremula.
<<È tutto troppo... tranquillo.>> sussurro.
Mi guardo attorno, lasciando che l'angoscia prenda il sopravvento su tutte le altre emozioni: "troppo tranquillo..." ripeto tra me e me.
<<Padre...>> mio fratello prova a richiamare l'attenzione del nostro genitore, che si limita a trafiggerci con un'occhiata severa senza permettere a Will di esporre il disagio che ci attanaglia.
Non ama essere distratto durante il giro di caccia; regola numero uno: <<Le parole inutili distraggono la mente, occupano l'udito e rallentano i riflessi. Non deve esserci altro rumore se non quello della natura.>> ce lo avrà ripetuto un centinaio di volte, almeno.
<<Lascia perdere, non ci darà mai retta.>> sbotto, mormorando appena per non essere udito da Mark, che ci controlla con volto severo.
Avere due reclute inutili come noi non lo fa saltare di gioia, anzi rappresentiamo un ulteriore impiccio di cui farebbe piacevolmente a meno.
Scuoto il manto scuro per scacciare quella sensazione di marcio che ancora mi ghermisce e invade dentro, lasciandomi poco lucido e concentrato; mio fratello pare far lo stesso e alcuni peli della pelliccia color del miele svolazzano via, catturando la mia attenzione per qualche istante.
Un breve fruscio nelle vicinanze ci fa rizzare le orecchie; i nostri passi si arrestano in quel punto profondamente immerso nella radura.
Poi il pianto di un bambino a fendere nuovamente il pesante silenzio.
Brividi di terrore mi percorrono la schiena, partendo dalla nuca fino ad arrivare alla punta della coda, e il pelo si alza in reazione a quel brusco tremito.
Il frignare del pargolo mi graffia i timpani e disorienta i miei sensi. William arretra e si rifugia dietro le spalle di nostro padre, che con fare protettivo lo copre con la sua ombra possente.
Mark annusa l'aria e assottiglia lo sguardo iracondo, <<Demoni...>> ringhia con disprezzo.
Rimango paralizzato, senza neanche la forza di cercare riparo: l'unica cosa che mi appresto a fare e scoprire i canini minacciosamente, come se potesse realmente servire a qualcosa.
Un frastuono di dubbia provenienza si disperde nell'aria, gela il sangue nelle nostre vene e porta odore di sangue; uno spaventoso latrato si fa strada poco dopo.
<<Padre, che sta succedendo?>> mio fratello chiede una spiegazione a quel caos che pare voler scoppiare da un momento all'altro.
<<Accade ciò per cui non ho avuto tempo di prepararvi.>> sbuffa dalle narici scure, il respiro si condensa in nuvolette bianche. <<State dietro me e Mark, guardatevi le spalle e non fatevi mai, e dico mai, mettere alle strette in un angolo o potete già chiamare a gran voce la vostra dipartita.>> balza in avanti, dirigendo il capo in più direzioni.
Vacui fischi e folate di vento particolarmente forti ci colpiscono in pieno, schiaffeggiando i musi lunghi di noi presenti e obbligandoci a socchiudere le palpebre per evitare che la polvere sollevata dalle raffiche non giunga all'interno degli occhi.
Persino il respiro sembra mancarci e con affanno spalanchiamo le fauci alla disperata ricerca di ossigeno.
Sollevo lo sguardo verso il cielo, supplicando quella figura tanto venerata dagli uomini di preghiera, ma l'unica cosa che i miei occhi incontrano è la tenebra che risiede in questo mondo: uno stormo di Demoni ci vola sulla testa, come corvi in cerca di un cadavere di cui nutrirsi.
<<Sopra di noi!>> strillo con la voce della belva, indicando il pericolo a mio padre e Mark.
Le ali nere e possenti lottano contro le correnti invernali, vincendo senza difficoltà sulla natura, poco favorevole alla loro ascesa.
Deformi esseri privi di sembianza digeribili alla vista planano indisturbate e, come schegge impazzite, si dirigono verso il suolo: proiettili di morte che puntano all'anima e non al cuore.
<<Ciò che accadde da lì a poco sancì la disfatta del branco; morirono tutti al di fuori di me, William e Norman, quest'ultimo ci fece da mentore.>> pungenti lacrime inumidiscono gli occhi del mio vecchio, mentre le immagini di quella notte tornano a galla nella sua mente.
<<Come avete fatto a salvarvi?>>
<<Sebastian, tuo nonno, ci disse di fuggire; si lanciò contro chiunque provasse ad arrestare la nostra corsa e morì martoriato sotto i colpi di più senz'anima. Norman fu solo fortunato...>> si passa una mano tra i capelli con fare nervoso e malinconico, punto nel petto dal senso di colpa di essere sopravvissuto senza aver fatto nulla.
<<Dare la notizia ai figli di quegli uomini e alle loro compagne...>> aspira l'aria tra i denti, cercando di nascondere il tono incrinato dal dolore. Scuote il capo come per allontanare quel momento in particolare dalla sua memoria, <<Io e William iniziammo ad allenarci ogni giorno, con impegno e costanza, per poter essere di esempio alla prole dei nostri fratelli deceduti. Mi ritrovai a capo di un branco che non sapevo gestire, impreparato quanto loro, se non di più. Divennero lupi senza un padre ad indicare loro la strada e sorreggerli durante lo strazio delle trasformazioni.>>
Resto in silenzio, lo scruto con tristezza per l'accaduto e lo ammiro per la volontà che ha messo nel tirare su se stesso e i giovani lupi come lui.
"Nonostante gli sbagli, lui, rimane tra i miei esempi più grandi."
<<Ho visto mio padre perire sotto coltelli nemici per salvare la mia vita e quella di mio fratello; come tuo genitore non posso che fare lo stesso per te. Se per proteggerti devo sorbire il tuo disprezzo, allora, accuserò il colpo con piacere.>> i suoi occhi cercano i miei per riconoscersi, per specchiarsi nella consapevolezza della vita che ancora ci scorre dentro.
Inarca le sopracciglia, <<Zachary è giunto a noi durante quella disumana lotta, pronto a spezzare l'equilibrio che disperatamente cercavamo di ricostrurci attorno da quelle stesse macerie che ci avevano investito.>>
"Eccoci giunti a uno dei punti cardine della faccenda."
<<E Vania?>>
<<Come vi erano state perdite per noi Licantropi, anche i demoni si trovarono con guerrieri in meno nel loro fronte. Poi c'erano i feriti...>> si schiarisce la voce, <<Come Zachary.>>
Socchiudo gli occhi e scuoto leggermente il capo, <<Non capisco...>>
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