Capitolo 4

"Se è vero che tutto torna allora com'è che mi trovo più confuso di prima?"
Dopo quel sogno, sempre se tale posso definirlo, mi sento ancora più smarrito.

Il cuore mi batte forte mentre con i polpastrelli indugio sulle copertine ammuffite di questi libri vecchi e consumati.
La biblioteca è l'ala più silenziosa dell'intera reggia; situata nella zona est, nascosta dalla lunga sfilza di stanze vuote e porte chiuse, rimane lì in attesa di essere frequentata.

Mi ci sono imbattuto per caso; preso dalla noia ho iniziato a girovagare lungo i corridoi alla ricerca del nulla.
<<Mi perdonerai prima o poi?>>
Volgo il capo verso mio padre che, a quanto pare, è in vena di chiacchiere.

Sospiro e corrugo la fronte con aria pensante, <<Un giorno, forse.>>

A quanto pare anche a Thomas non dispiace questo posto.

<<Ho agito nel tuo interesse. Sei vivo Luke, per me questo è l'importante. E se dovessi tornare indietro farei tutto allo stesso modo, non cambierei niente se il risultato è averti qui, con me.>> Il suo tono graffiante mi porta indietro nel tempo, a quando ero solo un bimbo e mi perdevo ad ascoltarlo.

<<Sono felice per te.>>

Afferro un libro a caso e lo rigiro tra le mani: un modo come un altro per far finta di non essere in alcun modo disturbato dalle sue affermazioni.

<<Ti prego, smettila di avere questo atteggiamento nei miei confronti.>> sussurra.
Sento il rumore dei suoi passi farsi più vicini.

<<Fermati.>> gli intimo severo. <<Non avvicinarti oltre, sopporto a malapena la tua presenza.>>

<<Sei mio figlio, cazzo!>> sbatte un pugno contro la superficie ruvida del legno; lo scaffale si scheggia leggermente, i tomi riposti su di esso traballano e la polvere che li riveste prende a vagare nell'aria.
<<Ho perso la stima del branco e il tuo affetto. Volevo solo tenere tutti al sicuro!>>

<<Da chi, papà? Da una ragazzina indifesa che si è trovata con la merda fino al collo per cause non volute da lei?!>> grido contro di lui con rabbia, detestando sempre di più le ragioni che lo hanno spinto ad agire in quel modo.

<<Ragazzina indifesa?>> schiocca la lingua contro il palato e scuote il capo, mirando con lo sguardo verso il soffitto. <<Guardaci Luke, anche ora che non è più nelle nostre vite riesce comunque a essere un problema!>>

<<Non posso crederci...>> alzo le braccia verso l'alto, completamente esasperato dalla situazione. <<Ho sempre pensato che in fondo tu le volessi un briciolo di bene.>> mi infilo le mani nei capelli e afferro alcune ciocche stringendole con forza.

<<Mi sarebbe piaciuto, ma non era possibile.>>

Socchiudo gli occhi e pongo un'espressione interrogativa, <<È una vittima, non puoi prendertela con lei per degli errori che non le appartengono...>>

<<È vero.>> sorride amaramente. <<Ma quando Vania ha sottratto con uno dei suoi incantesimi la licantropia a mio fratello, beh, non sono riuscito un solo giorno a guardare quella bambina senza pensare che era in possesso di qualcosa che non le spettava.>> allunga la mano sinistra verso di me e mi sottrae con delicatezza il libro, <<William ha rischiato di morire dopo quel rito.>> soffia con malinconia.

<<Ma Reneè non ha colpa per questo.>> insisto. <<Non era lei che dovevi detestare.>>

<<Indirettamente è colpevole, visto che il rito per anni ci ha tenuti vincolati a lei: un Licantropo non può assassinare un suo consaguineo, anche solo per la licantropia stessa che ci accomuna. Vania ha quasi ucciso mio fratello per rivendicare quel legame e assicurare la vita della figlia. Ha giocato sporco, ci ha ingannati e nonostante tutto ha avvicinato un demone alla ragazza, pur sapendo che a quel punto non avrebbe più corso pericoli con noi. William non ci avrebbe comunque mai permesso di farle del male, anche senza quel miscuglio genetico.>> stringe le dita fino a sbiancarsi le nocche.

"Già, Christopher non è stato avvicinato a Reneè perché andava protetta, ma solo per scopi puramente secondari che sono venuti a galla troppo tardi; peccato che di questo non possa farne parola con nessuno per ora."

<<Sono confuso...>> sollevo gli occhi per qualche istante verso il soffitto, <<Mi chiedo come sia possibile tutto questo.>> esprimo a voce la mia riflessione, non comprendendo tutti questi vili atti compiuti.

Mi fa cenno di accomodarmi su una delle poltrone in stoffa rossa, imbottite malamente da cuscini di spugna e molle saltate, mentre lui fa lo stesso, sedendosi di fronte a me: occhi negli occhi a scovare le verità mancanti.

Poggio i gomiti sulle cosce e reggo il mento con i palmi, scrutando mio padre con intensità: "voglio la verità."

<<Sto per fare un grosso salto nel tempo, Luke. Ti racconterò tutta la storia dall'inizio, ma a una sola condizione.>> punta l'indice verso l'alto.

<<Ti ascolto.>>

<<Ci incontreremo in questa biblioteca alle tre e un quarto di ogni pomeriggio che verrà; ti parlerò di Vania e William, di quel che accadde dopo l'arrivo di Zachary fino alla nascita di Reneè.>> sospira amareggiato. <<Inutile dar voce solo ad alcuni tratti di questa vicenda che ci ha visti coinvolti tutti, perché continueresti a farti ulteriori domande.>>

<<Non trovo la condizione di cui hai accennato nelle tue parole...>> aggrotto le sopracciglia.

<<È da tempo che mi eviti. Fai di tutto per non starmi accanto e non lo sopporto. Se questo racconto è l'unica cosa che mi permette di poterti parlare e rimanere vicino, allora, lasciami approfittare della situazione prendendomi più tempo possibile; rivivere determinati eventi mi fa male, ma per te sono disposto a tutto.>>

Punto lo sguardo verso il pavimento per alcuni istanti prima di dare il mio consenso.
<<Ok, va bene...>> rilasso i muscoli del viso.

Sorride e delle fossette prendono vita ai lati delle labbra distese, <<Incominciamo...>> si sfrega le mani tra loro, prima di eseguire il fatidico tuffo nel torbido passato.

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