~Capitolo 5~

Quella sera ero più furiosa che mai, mio padre mi riteneva infantile e viziata? Mi sarei comportata come mi aveva descritta.

A tarda notte afferrai il mantello e scesi direttamente nelle segrete senza pensarci... ma un istante di lucidità mi colse di sorpresa.

Mi fermai sull'ultimo scalino, titubante. Cosa stavo facendo? Stavo veramente andando a trovare un criminale che mi aveva vista in volto?

《Sei tornata》 quella voce mi bloccò sul posto, facendo sparire i miei pensieri... mi aveva sentita di nuovo.

Ormai mi aveva sentita, era inutile tornare indietro, tanto valeva continuare a vedere dove mi avrebbe condotta quella follia.

Mi posizionai difronte la sua cella, mi stava aspettando in piedi difronte le sbarre, ai polsi e caviglie portava di nuovo le catene.

《Quel mantello è solo un ingombro per te, dovresti toglierlo, non ti serve a niente, ormai ti ho già vista》proferì incuriosito dalla mia presenza lì.

《Non avresti dovuto》 lo accusai come se avesse commesso un errore.

《Perché?》 Chiese confuso.

《Dovesti saperlo, gli umani odiano le razze come la mia 》proferii intimidita.

《Io non ti odio》sorrise leggermente.

《Lo dici solo perché vuoi che ti liberi》quell'affermazione mi stupì, ma continuai a restare impassibile.

《E puoi farlo?》chiese speranzoso.

《 no, assolutamente》 protestai.

《Ci ho provato...》 portò le spalle all'insù in una buffa espressione a metà tra la rassegnazione e l'ironia. La sua spontaneità mi divertì molto, mi lasciai andare ad un sorriso che durò pochi istanti ma venne subito recepito come approvazione alla sua battuta.

《Ecco, finalmente vedo un'espressione sincera》 sorrise anche lui. Rimanemmo così qualche istante poi riprese parola. 《Comunque, non mi sono presentato, io sono Magnus, e tu?》chiese allungando la mano verso di me attraverso le sbarre.

《Idryll》 risposi indifferente, rifiutandomi di stringergli la mano, non potevo fidarmi e poi dovevo mantenere un basso profilo... anche se ormai era troppo tardi. Sapeva della mia esistenza, ed era un grave rischio.

《Quindi, Idryll, cosa ti porta nelle segrete? È uno sporco trucchetto per farmi parlare?》 Inarcò un sopracciglio squadrandomi scettico.

《Volevo solo... bhe ecco, ehm, ero curiosa di, ehmm...》 non sapevo cosa rispondergli, effettivamente non sapevo neanche io perché ero lì, forse volevo dimostrare qualcosa a mio padre.

《Okok, non credevo fosse una domanda così imbarazzante》 alzò le mani in senso di resa cercando di sdrammatizzare la situazione. 《Facciamo così, tu fai una domanda a me e dopo te ne faccio io una?》 Propose.

Quel giochetto mi incuriosiva, ma allo stesso tempo mi sembrava una trappola. Lui era di certo più esperto di me in queste cose, ma volevo godermi un pó di conversazione con qualcuno, un qualcosa che mai avevo sperimentato.

《Ehm, si, d'accordo, ma non sono tenuta a rispondere se non mi aggrada la domanda》sbuffai.

《Ci sto, affare fatto?》 Allungò di nuovo la mano fuori le sbarre, io la guardai di nuovo indifferente e severa.

《Ok, niente mano》 la ritrasse.

《Dunque Idryll, prego inizia tu》riprese parola.

《Quando ieri ci siamo conosciuti, hai detto che sei un avventuriero, di cosa si tratta?》

《Oh ehm, è una domanda alquanto buffa》 sospirò confuso.

《Perché mai?》

《Bhe tutti sanno cosa fa un avventuriero: va in giro per villaggi, boschi e radure desolate in cerca di tesori, taglie e ricompense》

《Capisco》 annuii interessata, 《e puoi parlami delle avventure chd hai vissuto?》

《Prima spetta una domanda a me》 sospirò divertito 《non barare》

《hai ragione, vai》

《Dunque, che mansione svolgi nel castello?》

Credevo mi riservasse una domanda più difficile o impertinente, rimasi sorpresa, ma lo stesso non ero pronta alla domanda... a nessuna forse.

《Ehm, sono una domestica》 dissi la prima cosa che mi venne in mente.

Lui annuì e poi riprese parola : 《 Adesso posso rispondere alla tua domanda》 si sedette in terra incrociando le gambe, 《conviene sederti anche a te, c'è tanto da raccontare, spero tu abbia abbastanza tempo》

Istintivamente guardai dallo spiraglio di luce nella sua cella e capii che avrei avuto un altro paio d'ore.

Annuii e mi sedetti ad un paio di metri difronte a lui.

《Tutto iniziò quando compii sedici anni e-》

《Quanti anni hai?》lo interruppi bruscamente.

《 Questa è un'altra domanda.》 sbuffò divertito 《Proprio non vuoi rispettare le regole.》 Guardò la mia espressione incuriosita, il mio buffo modo di scrutare ogni suo movimento e il mio irragionevole entusiasmo. 《Facciamo così, risponderò se anche tu mi dirai la tua età》 propose.

Perché no, mi dissi, effettivamente la mia età si poteva quantificare in anni normali degli altri umani, avrei vissuto più di loro, ma non quando i veri elfi. Ed avevo ancora un'età normale per loro.

《Ho ventuno anni》 proferii.

《Ventisei》 rispose lui 《 me li porto bene?》 Chiese pavoneggiandosi.

Non sapevo minimamente come giudicare la sua età, non avevo altri paragoni, quindi mi limitai ad annuire.

《D'accordo, continuiamo con la mia storia》

Mi raccontò della sua prima esplorazione in solitaria nel bosco, lì aveva visto cinghiali e cervi e inziò a cacciarli. Da quel momento decise che quella era la sua vita. Abbandonò totalmente la vita nel villaggio e continuò a viaggiare senza meta fin quando in una locanda vide una bacheca di caccia, piena di taglie da riscuotere, entusiasta si unì ad un altro gruppo di avventurieri e cacciatori di taglie.

Passò ore a raccontarmi di come è diventato membro di una gilda e di quanto sia bravo a sconfiggere belve e strane creature. Ero rimasta tutto il tempo incantata ad ascoltare il tutto con massimo interesse. Con le mani sotto il mento, con le braccia sostenute sulle ginocchia, come una bambina che ascolta le favole a lei raccontate prima di dormire.

《...e quindi mi ritrovai difronte questo enorme orsocivetta da solo e- 》

《Aspetta...》 lo interruppi un'altra volta in malo dopo, alzandomi bruscamente 《Devo andare》 intravidi da quello spiraglio la luce che iniziava a schiarirsi.

《Domani ti racconto il resto,》 sorrise alzandosi anche lui, per salutarmi 《alla stessa ora?》 Chiese speranzoso.

Non sapevo cosa dirgli, volevo disperatamente vederlo di nuovo, avevo assolutamente bisogno di aggrapparmi alla speranza di avere qualcuno che mi conosca, che sappia della mia esistenza, che mi tratti come una persona normale...

Ma non potevo palesargli i miei bisogni e non potevo assolutamente aggrapparmi a lui, a quella speranza, lui era un criminale... e io l'ultima persona che avrebbe dovuto parlare con lui.

《Non posso....》 E corsi via.


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