~Capitolo 13~

Volevo vederci chiaro in quella situazione. È il mio regno, posso... devo fare qualcosa. Non ci pensai a lungo, afferrai il cappuccio e scesi giù di impeto. Diverse persone della servitù mi passarono accanto come se niente fosse e neanche io ci feci troppo caso, eravamo troppo spaventati e intenti a spintonarci per osservare la confusione dalla soglia del castello.

Il tutto si stava svolgendo ad una ventina di metri da noi: uno schieramento di cavalieri oltre le mura esterne stavano tenendo a bada l'esercito nemico. Molti di loro scagliavano strane luci dalle mani, luci pericolose che si trasformavano in fuoco, acqua o altri elementi. Sembrava uno scontro impari. I nostri soldati stavano cadendo come pedine sotto colpi scintillanti.

Poco dopo qualcosa mi destò dal mio stato di sgomento, facendomi tornare alla realtà. Una mano mi si posò pesantemente sulla spalla  facendomi ruotare verso la figura.

《Tu chi sei?》 Era una guardia, un cavaliere dell'esercito del re. Mi stava scrutando in modo severo. Credeva fossi il nemico?! Un intruso... una spia?!

Mi crollò il mondo addosso. In quel momento realizzai. Cosa avevo fatto!? Ero uscita dalla mia stanza ed ero in mezzo ad altre persone... allo scoperto.

Mi si bloccò il fiato in gola, ero sconvolta, il panico prese il sopravvento del mio corpo; la prima reazione che ebbi fu quella di scappare, ma l'uomo mi faceva da ostacolo col corpo, era poco più alto di me, ma robusto il doppio.  Allora scappai in avanti, verso la guerra, mi intrufolai in mezzo l'esercito in attesa che i nemici sfondassero il muro, ci mancava poco.  L'uomo mi perse di vista e si allontanò a sua volta verso la battaglia, intento a prenderne parte,  così potei tornate all'interno del castello.

Ero salva. Sarei tornata nella mia stanza senza conseguenze.

Ma qualcosa mi bloccò sul primo scalino delle scale che davano sulle stanze. Un sentimento  a lungo soppresso balzò fuori incontrollato: libertà.

Quella sarebbe stata la mia unica occasione di fuga. In quel momento non c'era nessuno a preoccuparsi di una donna incappucciata, avevano ben altri pensieri, sarei potuta passare inosservata per il villaggio, ma mi mancava qualcosa; io non sapevo niente di cosa ci fosse fuori le mura, di cosa mi aspettasse.

Ma qualcuno lo sapeva.

Scesi di corsa le scale dei sotterranei, ignorando la vocina del mio buonsenso. Le chiavi delle celle dovevano essere da qualche parte. 

《Idryll?》Una voce curiosa e sollevata mi destò dal mio stato di concentrazione catatonica.

《Idryll sei tu?》ripete' intensificando il tono che divenne turbato.

《Idryll che sta succedendo?》 Il turbamento divenne preoccupazione.

Le cercai sui muri dell'entrata ignorando quella voce, ero troppo concentrata, spaventata ed euforica in quel momento per prestargli attenzione. 

Eccola lì. Appesa su un chiodino arrugginito nel muro, non ci avevo mai fatto caso, in quanto pochi istanti prima non avevo mai immaginato di liberare un prigioniero per fuggire insieme.

Corsi verso la cella di Magnus stringendo le chiavi tra le dita. Non mi aveva mai vista così seria, neanche io credevo di saperlo fare.

《Io ti libero, ma ad una condizione: portami con te ed insegnami a vivere》il mio tono perentorio, lo stranì non poco. Alzò un sopracciglio analizzando meglio la mia impostazione.

《Idryll, te lo ripeto: cosa sta succedendo?》 Chiese serio anch'esso.

《Penso sia scontato, lo avrai visto cosa sta succedendo là fuori》

《Si questo l'ho capito, io intendevo a te cosa sta succedendo》

《Non voglio averti sulla coscienza》 c'erano molte altre ragioni di questa scelta, che celavo anche a me stessa.

《Dov'è finita la Idryll che mi portava gli avanzi prelibati e i bendaggi ?》mi guardava confuso, ma anche felicemente sorpreso da questo cambiamento.

《Ha esaurito la premura, ora vuole la libertà》non capivo in quel momento cosa mi sia preso, ma diventavo più convinta che mai di quello che stavo facendo 《Allora, ci stai?》

Si prese qualche altro istante per guardarmi circospetto, poi annuì.《D'accordo》

Annuii anche io di risposta, anche come affermazione a me stessa di quello che stavo per fare.

Non farmene pentire, ti sto affidando la mia vita. Ripetei questa frase  a ripetizione, mentre lentamente girando la chiave nel chiavistello un click alla volta.

Poco dopo, la cella si spalancò in un cigolio assordante. Magnus uscì lentamente, si guardò attorno circospetto, poi mi afferrò la mano e, senza una parola, corremmo insieme verso l'uscita. Rimasi in silenzio tutto il tempo, ancora confusa da quello che avevo appena fatto. Stavo per conoscere la vera libertà ...accanto ad un uomo.

Arrivammo dietro la folla sull'uscio. Inspirai profondamente e in un sospiro eravamo fuori.

Ancora non potevo crederci, adesso ci separava solo un muro, ma era ancora assediato e sotto attacco.

Magnus improvvisamente si scostò da me ed iniziò a stiracchiarsi come se fosse rimasto intorpidito a lungo in qualche posizione scomoda. Lo guardai confusa. Non è il momento per sgranchirsi. Lo ammonii con lo sguardo.

Si girò verso di me, mi scoccò un sorriso e in un'espressione rassicurante mi disse: 《Non ti preoccupare, adesso ci penso io a te》

Cosa stava succedendo? Non lo avevo mai visto così, c'era qualcosa di diverso in lui, ma non riuscivo a capire cosa. Sembrava più radioso, come se fosse miracolosamente guarito.

Posizionò le mani distese difronte a se, palmi rivolti verso l'esterno e da lì iniziarono a spuntare strani filamenti di luce celeste.

《Cosa sta-》 non riuscii a terminare la domanda che quei filamenti sfrecciarono veloci e potenti verso i nostri soldati che caddero a terra colti alla sprovvista alle spalle colpiti da scariche elettriche.

Era stato lui. Li aveva colpiti. Lo guardai sconvolta. Impallidii all'istante.

《Co-cosa hai fatto?!》 Riuscii a bofonchiare.

《È la nostra occasione per uscire da qui, non è quello che volevi?》

All'improvviso qualcuno gli arrivò alle spalle, erano alcuni superstiti di quello che aveva appena fatto. Lo afferrarono per le spalle e lo girarono verso di loro brutalmente.

Nella confusione non mi ero accorta che mio padre era lì, schierato assieme alle truppe, che lo guardava truce.

《Finalmente abbiamo le prove che tutto questo è opera tua》gli esclamò mio padre. Io indietreggiai sbigottita tentando di tenere il volto abbassato, sperando di sprofondare nel cappuccio.

Opera sua? In che modo  sarebbe riuscito ad architettare tutto questo da una cella, in fin di vita!?

Volevo rispondere, ma la paura era troppo forte, ero allo scoperto davanti a  mio padre.

《E questo chi è?》 Esclamò un soldato notando il mio tentativo fallimentare di mimetizzarmi 《 Una tua spia? Sapevamo che stavi tramando qualcosa》 si avvicinò sempre di più nel tentativo di strapparmi il cappuccio di dosso.

Magnus si frappose tra noi 《Lei non c'entra niente》 esclamò furioso.

《Lei!?》i soldati si guardarono sbigottiti e in un attimo riuscirono ad abbassarmi il cappuccio.

 E da lì il mio mondo crollò di nuovo.




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