Tra gli innumerevoli non-morti che le passarono davanti, Axsa riconobbe qualcuno dei minatori con cui aveva parlato poche ore prima, nel villaggio fuori dalle miniere. La negromante non si vedeva da nessuna parte, ma era presumibile che avesse attaccato quell'agglomerato di casupole per potersi fare un piccolo esercito e mandarlo in avanscoperta per i cunicoli.
Che lurida infame.
«Axsa, quelli son-»
Un cacciatore le sussurrò nell'orecchio con tono carico di cupo terrore, ma lei lo zittì tappandogli la bocca con entrambe le mani.
Perché aveva deciso di portarseli dietro? La stavano solo intralciando! Però, in effetti, le azioni di Zellania avrebbero potuto ribaltarsi a suo favore; ricordava bene la velocità con cui in passato era riuscita a polverizzare i non-morti dell'emissaria di Celenwe, quindi forse per lei quelli erano avversari più semplici rispetto ai mostriciattoli verdi.
La bambina si aprì in un ghigno sadico, tornò a voltarsi verso lo spiraglio da cui aveva osservato la schiera di minatori avanzare e, dopo aver atteso che anche l'ultimo li superasse, rese partecipi gli umani dei suoi pensieri.
«Quelli ci apriranno il passaggio, facendo il lavoro per noi. Lasceremo che i goblin e i non-morti si combattano a vicenda, poi potremo uscire e finire i superstiti. Inoltre, la mia magia è particolarmente efficace contro ai cadaveri.»
Anche i gemelli sorrisero, riacquisendo un poco di sicurezza, e ben presto negli stretti passaggi presero a rimbombare gli echi della battaglia. Urla acute e straziate, suoni metallici e rantoli terrificanti facevano supporre che i goblin stessero avendo la peggio e Axsa decise di muoversi rapida verso il luogo dello scontro per poter capire come agire.
Permise ai gemelli di riaccendere le loro torce e si fermarono di nuovo al limitare dello spiazzo, assistendo di nascosto al barbaro assassinio degli ultimi goblin. Il suolo roccioso si era ricoperto di corpi sanguinanti e polvere, mentre una ventina di non-morti era ancora in piedi e in salute, per quanto dei cadaveri potessero esserlo. Si allontanarono, proseguendo in gruppetti attraverso i tre cunicoli che si aprivano nella parete antistante alla loro posizione.
«Beh, direi che possiamo anche andarcene, visto che non ci sono più goblin da uccidere!»
Deret parlò allegro, scompigliandosi i capelli, ma l'elfa oscura lo fulminò con lo sguardo. «Io vi ho pagati per accompagnarmi all'interno.»
L'altro fratello sbuffò, allargando le braccia. «Ma li hai visti? Quelli sono non-morti! Non abbiamo mai affrontato nulla del genere.»
Axsa dapprima strinse un pugno, poi si rilassò e incrociò gli arti al petto, alzando un sopracciglio. «Quindi volete fuggire? Cosa pensate che succederà quando quei cadaveri ambulanti avranno finito i vivi da uccidere qui dentro? Gila non è poi così distante da qui, no?»
Si era espressa canzonatoria e crudele, facendo intendere agli umani che la loro città sarebbe stata il prossimo obiettivo dei non-morti, cosa che lei sapeva benissimo essere una gigantesca menzogna. Il modo in cui i due fratelli si rabbuiarono, chiudendo le spalle con gli occhi fissi al massacro che avevano davanti, le fece capire di aver colto nel segno.
Oh, era davvero semplice circuire gli umani.
Senza aggiungere altro, la bambina li precedette nello spiazzo dove ormai il piccolo falò era stato spento dai corpi che ci erano finiti sopra. Camminò attenta a non inciampare nei morti e si trattenne dallo stringersi le narici con le dita a causa del fetore che permeava l'aria, rendendola pesantissima. Lasciandosi guidare dal richiamo della lacrima, l'emissaria scelse il passaggio al centro e avanzò circospetta. Avrebbero potuto ritrovarsi a fronteggiare i servi di Zellania da un momento all'altro, quindi esortò i cacciatori a tenere già in pugno le spade.
La via procedeva un poco in pendenza verso l'alto e nel silenzio i passi dei suoi accompagnatori le sembrarono fin troppo rumorosi. I cunicoli si estendevano labirintici, incrociandosi e aprendosi in frequenti biforcazioni.
Possibile che i nani amassero tanto scavare? Non potevano limitarsi a delle vie dritte? Ormai Axsa neanche sapeva se sarebbe riuscita a ritrovare la strada per tornare indietro, una volta recuperata la lacrima, visto che stavano proseguendo solo grazie alla guida dell'artefatto.
Pensieri funesti, sempre e comunque, e preoccupazioni che divennero pressanti quando, giunta all'ennesimo bivio, si ritrovò a pochi metri un gruppo di cinque non-morti che parevano star tornando sui loro passi.
I gemelli gridarono, terrorizzati, nell'esatto istante in cui i minatori cadaveri, quattro umani e un nano, si avventarono su di loro senza grazia o raziocinio. Conscia che mai sarebbe riuscita a schivare la picconata che il nano le stava per tirare, Axsa bloccò il tempo per tutti.
Col cuore che martellava frenetico, il respiro pesante e la punta d'acciaio a pochi centimetri dalla faccia, l'elfa oscura ringraziò che il potere arcano rispondesse più veloce dei suoi stessi muscoli e analizzò la situazione: riattivato il normale scorrere della realtà, i due non-morti umani più avanti avrebbero provato a colpire i cacciatori, mentre quelli dietro non avevano scelto un bersaglio.
Axsa non aveva idea se, durante le stasi, potesse o meno polverizzare qualcuno che era già morto, ma nel dubbio decise di non rischiare. Si limitò a togliere i picconi dalle mani dei due davanti facendoli levitare a terra grazie alla magia, poi camminò alle spalle di quelli dietro, si mise in mezzo a loro e afferrò i polpacci di entrambi con le braccia aperte.
Quando riattivò il tempo, l'arma del nano, privata del suo precedente obiettivo, cozzò contro la roccia del suolo e i due fratelli si ritrovarono a dover fronteggiare dei pallidi minatori ormai disarmati. Forse neanche se ne accorsero, però, poiché le loro espressioni erano tirare dalla paura. Axsa non attese oltre e fece confluire la magia nelle mani, investendo i suoi non-morti con quel potere che sapeva li avrebbe resi cenere in un battito di ciglia; così avvenne e anche i gemelli morsero la carne putrescente dei loro rispettivi avversari con le lucide lame già sguainate.
Tutto accade con estrema rapidità, tanto che la cenere stava ancora piovendo a terra quando il nano piantò la sua arma nella coscia di Deret, facendolo gridare dal dolore. Il fratello fu più rapido di lei ad agire e si abbassò quel che gli bastò ad affondare la spada nella pancia del nano cadavere, che svanì come gli altri.
«Per la misericordia di Galadar!»
Ansimando, lo sfregiato si espresse in quell'invocazione inutile e aiutò il gemello ferito a sedersi con la schiena a una parete, tra i resti dei loro avversari, e fissò il piccone nella carne di Deret a bocca aperta, palesemente indeciso su cosa fare.
Axsa sbuffò e lo spinse via. «Spostati, ci penso io.»
Il cacciatore ferito stava sudando senza ritegno e tenne le palpebre strizzate, la testa puntata in alto e i denti stretti anche quando l'emissaria gli tolse l'arma dalla gamba, per poi occuparsi di guarire quella ferita riportando i muscoli e la carne allo stato in cui erano qualche minuto prima.
L'inquieta voce dello sfregiato la infastidì mentre stava compiendo il suo incanto. «Cos'è appena successo? Tu... ti sei teletrasp-»
Terminò la frase a metà, colto da un rantolo basso e cupo. Axsa alzò e girò il capo per vedere che cazzo gli fosse preso, ma la collera nei suoi riguardi si smorzò in fretta, non appena vide una punta metallica spuntargli dal centro del petto.
«Deren, no!»
Deret, ormai guarito, gridò colmo di disperazione e Axsa si diede dell'idiota cento e cento volte, poiché era evidente che le precedenti grida dei due decerebrati che si era portata dietro avevano attirato i non-morti nella loro posizione.
Lo sfregiato crollò al suolo, con ogni probabilità morto sul colpo, rivelando che dietro di lui vi erano due minatori già pronti a mietere altre vittime tra i vivi. Con gli occhi ricolmi di lacrime, il cacciatore raccolse la spada e si alzò, utilizzando il movimento per completare un potente affondo nelle viscere dell'assassino del fratello.
Anche Axsa sfruttò lo slancio dell'umano, gli sgusciò al fianco e toccò l'altro non-morto, monotona nell'utilizzo del dono di Varodil che sapeva essere efficace contro quelle creature.
Eliminati anche quei due, non poterono nemmeno prendere fiato, poiché a pochi metri scorsero subito che altri non-morti li stavano per raggiungere. La bambina bestemmiò il suo spirito, voltandosi per capire se sarebbe stato più saggio affrontarli in quel corridoio, accanto al corpo di Deren, oppure provare a cercare un nascondiglio. Non poté ragionare, però, poiché anche dalle loro spalle si stavano avvicinando, ciondolando, almeno altri cinque minatori.
Restare in quel passaggio li avrebbe chiusi in una morsa difficile da superare e fermare il tempo per i non-morti non sarebbe servito, poiché Axsa era certa che quel cretino di Deret si sarebbe perso nel tentativo di rianimare il fratello, oppure avrebbe attaccato gli aggressori, a giudicare dal misto di furia e dolore ben leggibile sulla sua faccia devastata.
Ringhiando, l'elfa oscura gli affondò le dita nella coscia appena curata e i loro sguardi s'incrociarono.
«Corri.»
Gli diede quell'ordine e non attese una risposta, chiedendo al suo piccolo corpo di spingersi oltre i limiti per compiere qualche metro in avanti nel cunicolo e girare a sinistra, in modo che i due gruppi di inseguitori confluissero in uno solo. L'umano esitò, ma poi l'udì seguirla e, anzi, presto le gambe lunghe gli permisero di superarla, buttandosi in avanti con la torcia in una mano e la spada nell'altra, gemendo e ansando come un animale.
Axsa odiava correre e, rendendosi conto che i non-morti l'avrebbero raggiunta in un attimo, constatò quanto fosse improbabile che lei riuscisse a tenerne una decina tutta da sola. Quel cagasotto stava filando via veloce e l'unica soluzione la colse raggiungendo una diramazione del cunicolo.
I non-morti potevano vedere al buio?
Non ne aveva idea, ma infilarsi nello stretto condotto alla sua destra le parve sensato; forse i minatori avrebbero proseguito in avanti per seguire la luce della torcia in mano al cacciatore o magari si sarebbero divisi.
Imboccò la nuova via e proseguì per qualche metro, concedendosi un secondo di riposo per piegarsi coi palmi alle ginocchia fin quando scorse nell'oscurità una mezza dozzina di cadaveri ambulanti svoltare per raggiungerla; a quanto sembrava, non avevano bisogno di nessuna luce.
«Maledizione!»
Riprese la fuga, ma optò per bloccare il tempo dei suoi inseguitori per mettere quanta più strada possibile tra lei e loro, salvo rendersi conto di quanto quella trovata fosse inutile: stava prosciugando le energie fisiche e magiche, nei dintorni non c'erano nascondigli e il cunicolo proseguiva dritto, quindi prima o poi l'avrebbero raggiunta.
Si fermò, sentendo in lontananza gli echi della voce di Deren, e attese che i servi di Zellania la raggiungessero.
«Sono qui, fatevi avanti!»
Urlò con tono acuto non appena li scorse e aspettò di averli a un passo, per fermare il tempo di nuovo. Lo aveva fatto troppe volte, lo percepiva dalle sue membra sfinite, e sentì di poter mantenere quella stasi per una manciata di secondi, insufficienti per disarmare i sei che l'avevano seguita.
Decise di andare alle spalle di tutti e toccarne due, per sbriciolarli subito dopo aver riattivato la realtà.
Per fortuna era difficile per chi le stava intorno comprendere cosa accadesse durante le sue stasi, quindi la bambina riuscì ad avanzare e afferrare le gambe di altri due prima che se ne accorgessero. Da sei che erano, in un battito di ciglia ne erano rimasti giusto un paio, ma Axsa era sfinita.
«Luridi ammassi di carne putrida, lasciatemi in pace!»
Si fece coraggio attraverso le parole e si buttò di lato per schivare degli imprecisi fendenti, arrivando a toccare il penultimo e infondere in lui il dono dello spirito.
Ormai le sue vesti nere si erano ingrigite a causa della polvere che le piombava addosso quasi fosse neve e strinse i denti, obbligandosi a un ultimo intenso sforzo per infilarsi tra le gambe dell'ultimo, stringere le dita attorno alla carne marcescente e mettere fine a quello strazio.
Sarebbe stato bello potersi rilassare, ma con la coda dell'occhio vide che c'era della luce appena giunta nel cunicolo e rumorosi passi a rimbombare tra la volta e le pareti. Col petto che si alzava e abbassava frenetico, si girò e trattenne il fiato nello scorgere un uomo, un uomo vivo, correre nella sua direzione, inseguito da due non-morti.
Indossava un mantello rosso e semplici abiti da viaggio, accanto a lui fluttuavano delle piccole luci magiche, al fianco aveva uno stocco e in mano stringeva un liuto.
Il potere arcano la investì come un'onda travolgente.
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