Lara: Confronto

Norman e Connor erano usciti dalla struttura. Si muovevano ponderando ogni movimento e si guardavano attorno costantemente. Poco dopo uscirono dalla visuale di Lara, qualche attimo dopo erano riapparsi nell'oscurità del tunnel, nella quale sparirono definitivamente.

Il Sergente aveva una pessima sensazione e non riusciva a capire per che cosa fosse, se la causa fossero proprio Norman e Connor. L'avevano lasciata sola, ora, con un prigioniero ambiguo e con un problema da risolvere: aprire l'unica via di fuga. Forse la causa erano proprio loro due, ma non per tale ragione, magari perché avevano un atteggiamento strano. Poteva essere che credessero davvero che i Gotropodi fossero vicini – ed aveva intenzione di capire come avesse fatto Zaki a capirlo-, d'altronde li avevano affrontati poco prima. No, non era questo nemmeno. C'era qualcosa di strano nei loro occhi. Suo marito era un allevatore esperto e le aveva spiegato come capire quando il cane pastore vuole attaccare la pecora e quando la pecora ne è a conoscenza; riusciva a comprendere ciò soltanto guardando gli occhi e il loro atteggiamento. Negli sguardi che Connor e Norman si erano lanciati mentre si allontanavano aveva intravisto gli stessi occhi, poi le stesse movenze.

<<Dovremmo muoverci e mettere in funzione il meccanismo, prima che sia troppo tardi>>, si azzardò a far notare Zaki. Era diventato quanto più impaziente di quanto si potesse pensare, la sua gamba destra continuava a tremare, si mordeva il labbro e non riusciva evidentemente a sopportare che Lara stesse vicino allo spioncino della porta a guardare di fuori. Quando la donna, però, estrasse dalla fondina la pistola di servizio, il prigioniero dovette ritrovare la calma e distendere i nervi.

Lara prese l'altra sedia libera e la trascinò lentamente di fronte all'uomo. Prima di poter procedere aveva bisogno di capire se potesse fidarsi davvero. <<Come fai a sapere che stanno arrivando?>>

<<Intuito, li conosco bene>>, gli occhi di Zaki erano tornati flemmatici ed il tono fermo. Lara lo fissò, poi si tolse l'elmetto (aveva preso quello che apparteneva a Oliver) e lo lasciò cadere a terra, stava cominciando ad avere caldo e ad avvampare in volto. La pistola toccò il legno su cui era seduta più volte, provocando dei piccoli e sordi suoni. <<Abbiamo fatto un patto, no? Ora siamo alleati, dico bene?>> Aveva cominciato a parlare più velocemente.

<<Dovresti dimostrarmelo, liberan->>

<<Tu dovresti dimostrarmi di essere affidabile. Non ti piacere rimanere legato, eh? Sei tu che non mi lasci altra scelta. Fra alleati non si nascondono segreti, tu ti stai mettendo nella posizione di un nemico qualunque.>>

<<Sergente Richardson, è vero che siamo alleati, ma momentanei. Una volta tornati in superficie torneremo ai nostri eserciti e la guerra continuerà come sempre.>>

<<Allora ritrattiamo i termini della nostra alleanza. Tu mi dirai tutto ciò che devo sapere per tenerci in vita qua dentro e io farò tutto ciò che devo per tenerti in vita.>>

Zaki sembrò arrendersi ed annuì debolmente.

<<Bene. Iniziamo. Che cosa ci facevano i Gotropodi qua sotto e quanti ce ne sono?>>

<<Erano l'ultima difesa, se il castello fosse caduto li avremmo liberati in massa e non sareste usciti dalla città. Sono molti, ma addio effetto sorpresa, dubito che li potremo più usare in quel senso.>>

<<Voglio un numero preciso>>

<<Qualche migliaio, i tunnel scendono in profondità di qualche km in alcune zone, ai loro nidi, e sono risaliti>>

<<Migliaia?>> Lara sgranò gli occhi. <<E davvero la vostra Compagnia avrebbe dovuto occuparsene da sola?>>

<<Probabilmente lei si chiede perché noi Fantasmi andiamo in giro quasi sempre armati con armi bianche, invece che con fucili o mitraglie, quando siamo delle truppe d'èlite molto capaci. Forse pensa che questo ci fa morire a decine, inutilmente.>>
<<Non è questo che ti sto chiedendo, non cambiare argomento.>>

<<Sergente, lei non è abbastanza paziente. Le spiegherò tutto, ma lei deve fidarsi di ciò che dico e di come lo voglio dire. Le assicuro che sto cercando di rendere tutto il più comprensibile possibile, quindi sii paziente.>>

Lara restò impassibile per qualche secondo, poi sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia. Fece vibrare lentamente la rivoltella nell'aria. Zaki ringraziò.

<<Questa, in realtà, è tutta una tattica. Noi con le spade e le lance siamo davvero forti e agili, tanto quanto siamo silenziosi. Uno di noi può far fuori una squadra di fucilieri, con le giuste tattiche, come può essere ucciso con una pistola da un ferito, se fa i passi falsi.

Un fuciliere, però, non può uccidere un Ferale perché ha la pelle troppo dura. Una squadra qualunque verrebbe annichilita da solo uno di loro. Noi Fantasmi, infatti, siamo diversi. Le armi bianche sono più efficaci dei proiettili e noi le sappiamo usare, abbiamo anche gli attributi fisici adatti. In più, conosciamo bene i Ferali. Per queste due ragioni, noi ne siamo i guardiani e ci occupiamo che non si torcano mai contro di noi. >>

Lara indebolì la presa sulla pistola e inarcò le sopracciglia. <<Evidentemente avete fallito nel vostro lavoro.>>

<<Non è colpa nostra, è vostra>>, il Sergente Zaki si fece improvvisamente cupo. <<Noi Fantasmi siamo collegati ai Ferali, in un certo senso, e li sappiamo tenere a bada e farci ascoltare. Questo è grazie al Colonnello del nostro reggimento, lui era 'speciale'. La sua esistenza è ciò che ci permetteva di tenerli a bada. Stava venendo in città in macchina con un piccolo convoglio, quando un vostro dirigibile ha bombardato la strada su cui stava passando, uccidendolo. Morto lui, i Gotropodi sono impazziti. Il mio Capitano doveva sostituirlo, ma gli avete sparato.>>

<<Ed è morto.>>
<<Forse.>>

Lara si riagganciò l'elmetto in testa. <<Questo non spiega come tu abbia fatto a capire che stanno arrivando.>>

<<Gliel'ho detto, siamo collegati. Noi sappiamo percepire loro, loro sanno percepire i Fantasmi. Non si spaventi e si risieda, ci percepiscono solo quando siamo morti. E questa è la nostra ragione d'essere: morire per segnalare ai Ferali dove attaccare, ecco perché attacchiamo in massa le posizioni più fortificate. Pensavamo foste una qualche Compagnia d'élite, per esempio, ed invece siete solo una squadretta.>>

<<Spiegami una cosa, però: in che senso siete collegati?>>
<<Voi dell'Impero narrate storie su noi della Repubblica, dipingendoci come dei tribali assatanati, legati alla superstizione e al mondo dell'occulto. Le dite ai vostri bimbi, gli dite di queste leggende per fargli paura e loro ci credono. Voi non ci credete, ma le raccontate comunque e ci temete comunque. I vostri bambini hanno più ragione di voi, però: ogni leggenda, in fondo, ha un briciolo di verità. Ora che le ho detto tutto ciò che le serve sapere, mi libererà? Andiamo a trovare un modo per aprire il portone.>>

Lara gli si avvicinò e si mise dietro di lui. Mentre egli non guardava gli ammanettò una mano alla sedia grazie a delle manette trovate dentro l'edificio, nascoste sotto un cumulo di fogli. Zaki cominciò a dimenarsi e lamentarsi, ma era già troppo tardi. <<Resta qua dentro un po', verrò a prenderti più tardi.>>

E così, mentre Zaki urlava tentando di farle cambiare idea, Lara usciva, chiudendosi dietro la porta ed andando da sola verso il portone da aprire.

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