Quando ti voglio... Solo per me... - Capitolo 2
Non è come le mille ragazzine vuote, fotocopiate, che ti ronzano attorno, che non mi fanno né caldo, né freddo; con Emilie è diverso.
L'intimità del momento mi distrugge.
Sto male e grido, ti grido basta, ti urlo smettila, fermati!
Ti grido che ti odio quando pensi a lei, quando la tocchi, l'abbracci, la possiedi così.
Non c'è risposta.
Non me l'aspetto: non puoi sentirmi.
Non mi hai mai parlato di lei, ma so che quello che ho visto è vero, dev'essere vero.
Ricordo quando quei giochi riempivano la mia, di fantasia, le mie di giornate, dipingendo d'una tinta proibita, incomprensibile le mie ore.
E' come se lì con te, bambino, nella mia visione ci fossi anch'io, con quella gonna orrenda, anche la mia a fiori, quegli occhi strabici, dietro gli occhiali tondi, infantili, di plastica rossa.
Sono anch'io lì, con quel mio modo assurdo, scomposto di camminare: come una paperetta che ancheggia dondolando su gambe tozze, rigide.
Ci sono anch'io lì, con la mia barbie con la b minuscola, quella delle bancarelle da festa del paese, nella confezione piatta di cartone grigio, con la plastica dura e anatomica ad avvolgerla.
Sei lì sul letto che non mi guardi mentre faccio sgobbare la barbie, sguattera senza nome, con il suo vestito sporco, lacero, nella cucina di plastica giallo fluorescente.
Sei lì sul letto a sfregarti Emilie contro i pantaloni, troppo occupato a leggere ogni tua sensazione per vedermi.
Ci sono anch'io, però, lì, con la servetta senza nome, barbie delle bancarelle, mentre, facendolo balzellare a saltelli brevi, nella mia mano destra che sale e scende, scartando a sinistra, porto in scena un'omaccione muscoloso, con un paio di slip neri soltanto indosso.
Ecco Big Jim, quello vero, dritto dallo scaffale del negozio.
Ecco Big Jim, rubato solo per questi piccoli fuori programma dal cesto di giochi di mio fratello più piccolo.
Ti sfreghi il bozzo ancora più forte, Emilie ridotta quasi a pialla per quel puntello di frassino che non vuol saperne di piegarsi.
Sfreghi con più vigore, per vedere come ci si sente, che effetto fa, mentre Big Jim, ubriaco, di ritorno dal bar, ha da ridire con la barbie sguattera per la cena preparata.
E' un pugno, uno solo, violento, al centro del viso.
E' un pugno solo, alla maniera di papà con mamma.
Barbie, col naso pendulo, sanguinante, si piega in terra, si inginocchia.
"No, no ti prego, anche stasera no... perdonami". È solo un sussurro disperato, che sa di moccio e sangue, del salato delle lacrime calde, mentre finiscono in bocca sporche, quando si piange disperati, col naso rotto, coscienti che, tanto, non servirà a nulla.
Big Jim la spinge contro il tavolo, la sbatte con tutto il tronco sui piatti, sulla minestra, come se il suo vestitino non fosse già abbastanza sporco.
Big Jim le tira su il vestito, le mette la gonna sulla testa e le tira giù le mutande, come se il vestitino non fosse già abbastanza strappato.
Proprio come papà.
La prende rude, violento.
Non le interessa che urli, strepiti, che lo implori, anzi.
E' proprio come il mio papà, Big Jim. Papà che sbatte violentemente il suo bacino contro quello di mamma, strappandole urla ad ogni colpo, mirando alto, in quello che dopo ho capito essere l'altro buchetto che a voi maschietti tanto piace.
Big Jim, nei miei giochi, ha le gambe sporche di sangue, sulle cosce dure, da muratore... barbie piange lacrime rosse che scivolano sui polpacci.
Big Jim è sporco di sangue, come ora vorrei lo fossi tu, in questo quadretto che sa d'un afrore insopportabile, come vorrei che fossi tu mentre continui a strusciarti quel pezzo di stoffa sui calzoncini, mentre tieni ad Emilie la gambe assurdamente divaricate, strette per le caviglie tra le tue manine voraci.
Vorrei che i tuoi calzoncini, lì, si sporcassero di sangue, di quello di Emilie: vittima d'una emorragia copiosa, stroncata, mentre lì, come una donnaccia di quart'ordine si dimena sul tuo bozzetto.
Emilie, come quella barbie, come la mamma, se lo merita.
Sgualdrine!
Non succede nulla.
Il flash, così com'era arrivato, così come s'era arricchito, svanisce nel silenzio, in quella mia scrollata di testa, con gli occhi chiusi, stretti, che faccio per cacciarlo via.
No, questa luce azzurrina non la si può sporcare con i giochi zozzerelli, coi ricordi neri d'un gioco d'infanzia.
Sei ancora lì.
Il tuo volto è disteso, in penombra, mentre lo sterno, incassato debolmente al centro del tuo petto scuro, va su e giù debole, al ritmo del tuo respiro.
Il lenzuolo, ormai anch'esso azzurrino, solo un punto più scuro delle pareti, ti copre discreto il sesso e la gamba destra, avvolgendo quel pezzo di te tra le sue pieghe. Quanto sei dolce, così addormentato.
I capelli, sudati, sulla fronte che solo ora s'è asciugata al vento fresco che filtra da fuori, si sono solo un po' arricciati sulla fronte, in piccoli tirabaci scomposti.
Te ne darei uno, cento, mille per ognuno di quei graziosi ricetti che ti incorniciano.
Te ne darei milioni.
Ma dovrai giurarmi che sono sola, con te... che esisto solo io.
Te ne darei miliardi, miliardi e di più. Ma Emilie dovrebbe morire, morire stanotte stesso, assieme alla tua promessa.
Il sesso mi si gonfia, le labbra, quelle grandi, si allargano. Lasciano venir fuori quelle più piccole, intime, nascoste: la mia "signorina segreta" si erge altezzosa, prima ballerina d'un debutto mondiale.
Mi sento impazzire, sento la saldatura delle mie cosce che pulsa di sangue, piena: ho lì sotto un altro cuore, o è solo una sensibile cassa di risonanza per quello che ho nel petto?
Non lo so, adesso non mi interessa capirlo, saperlo: voglio solo vivere con tutta la passione che serve questo momento, assaporare questo nuovo quadro che mi esplode sul viso, qui su questo letto. E che mi fa eccitare così forte.
E' assieme a questa immagine che mi sono d'un tratto accesa, lì sotto.
E adesso voglio viverla tutta, finché vorrò.
M'hai detto sì, me lo hai sussurrato nell'orecchio, senza ascoltare neppure quello che volevo dirti. L'hai detto così, d'istinto... perché "al Cuor non si comanda".
Ti sei alzato, hai tirato a te il lenzuolo che ci copriva, lasciando me nuda e avvolgendo le tue gambe, il tuo bacino.
Simpatico, improbabile pudico che sei!
Ti perdono tutto, ora.
Ti perdonerei tutto, ogni cosa, adesso che prendi quella sgualdrina dal collo, strappandola alla mensola dov'era seduta.
Ti perdonerei ogni cosa: ti perdono d'avermi lasciata qui nuda, nella luce azzurrina di questa stanza.
Ma mai, ascoltami bene, mai potrei perdonarti se tu non avessi il coraggio d'andare fino in fondo. Mai ti perdonerei se adesso tu non facessi quanto ti ho chiesto di fare.
Se adesso tu, col sangue di quella stronzetta a lordarti le mani, non mi giurassi eterno, esclusivo amore.
E tu lo sai.
Lo hai letto nei miei occhi.
Non c'è bisogno d'aggiungere altro!
Sembra quasi che anche tu senta quell'odore forte di passione, quell'odore che sa di umido, che si fa afrore ogni passo in più che muovi per raggiungermi su questo letto.
Solo al pensare a quel sangue che presto lorderà le federe del letto dove, poi, frenetici, ci lasceremo andare, spudorati come mai, senti che ancor più prepotente si fa il bussare lì sotto, tra le mie cosce. Sembra quasi che tu possa vedere tutto il mio pube che s'infiamma come ferro fuso, si surriscalda, sfrigola chiaro in questa riposante penombra, mentre fai qualche passo indietro, senza togliermi gli occhi di dosso, per prendere il taglierino che hai sulla scrivania.
Godo.
Godo come una matta nel vedere gli occhi di quella palla di stracci che strabuzzano, mentre le stringi la gola nell'incavo angusto tra indice e pollice.
Mi eccita quello sguardo consapevole, quegli occhi mi mandano in estasi mentre leggono le ultime, violente, feroci righe della vostra storia.
Bravo Amore mio, bravissimo.
Ogni passo che ti separa dal letto dove sgozzeremo assieme quella vacchetta è un passo che ci separa dal te dentro di me, adorabile, furioso come mai. Un passo ancora e poi sarai tu, dentro di me Tu che spingi, premi, ansimi sulla mia pelle sudata.
Eccoti, dolce cuore mio.
Sei in ginocchio sul letto, proprio di fronte a me.
Il lenzuolo è ormai appallottolato ai piedi della scrivania, il tuo sesso dritto, gonfio, dialoga telepatico con la mia Lei.
Ha fame di me, come io non ho altro desiderio se non quello di divorarlo dentro la mia carne.
**Nota dell'autore.
Se la lettura è stata una esperienza vera e viva, se hai sentito inquietudine...
Se leggendo sei stato o stata male, perchè questa storia d'amore è riuscita a comunicarti orrore, allora, magari, potresti aver voglia di consigliarla. Mettendola nelle tue liste di lettura per restare aggiornato oppure facendo un po' di passaparola. Potresti aver voglia di farmi sapere che ti è piaciuta regalandomi una stellina. Oppure anche solo un commento.
Grazie mille del tempo che mi hai regalato. E scusa, davvero, se questo amore si è rivelato un orrore diverso da quello che ti aspettavi.
Grazie anche e soprattutto allo staff di @HorrorIT per l'inconsapevole stimolo a recuperare queste due vecchie storie.
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