Avevo sette anni - Capitolo 2

Mamma!

Ancora mia madre, mentre m'avvio al tram.

Di nuovo lei, mentre penso a quanto sporca e vigliacca sia la donna con cui brinderò, stasera, ad un "Buon San Valentino".

Getto la sigaretta accesa pochi passi più dietro – ma l'ho già divorata? – e con i piedi ancora sulla banchina ho negli occhi mia madre in cucina, ai fornelli, che mi scalda il latte. Cerco il biglietto della corriera e sento frusciare tra le narici il suo profumo buono, mentre mi svegliava con un dolce bacio sulla fronte.

Cerco posto, mi faccio strada, e lei è lì, dolcissima, quella mattina. Proprio quella mattina: avevo sette anni, mi saluta dalla finestra.

"Ciao Mamma!"

Lo faccio uscire quasi ad alta voce, con lo sguardo fisso davanti a me.

"Come scusi?"

È la signora seduta di fronte, quella che fino a due secondi fa mi rivolgeva le spalle. 

"Scusi lei, pensavo ad alta voce...".

M'accende un sorriso dritto negli occhi, prima di voltarsi, con una tenerezza davvero da mamma. Stringo al petto la valigetta, occupo meno spazio possibile – perfetta astrazione – devo concentrarmi su stasera.

Il tram parte.

L'unica cosa che riesco a ripetere a me stesso, maledicendomi, è che solo l'intelligenza e l'arguzia, l'intuito e quella mia capacità di leggere perfettamente la realtà mi permettono di capire in modo limpido, cristallino direi, ciò che nessuno potrebbe mai neppure notare.

E' una maledizione.

Beata ignoranza: a quest'ora sarei convinto d'essere, meglio, di dover essere felice. Saprei di avere una donna devota, splendida, unica nella passione e nella voglia di stupirmi e proteggermi. E non quella stramaledetta arpia, quella svergognata; diciamolo pure, quella gran puttanona di Claudia!

Adesso, a metà corsa – ma come vola il tempo! – sul viso mi si dipinge un sorriso. No, non è un sorriso: è un ghigno.

Claudia non sospetta minimamente che io stasera sia lucido abbastanza da capire che è tutta una messinscena. Mi crederà abbastanza instupidito dalla sua verve d'attrice, non saprà che so.

Ecco la fermata. Eccoci qua!

Mentre metto il piede incerto sull'asfalto – scendo che il tram ancora si muove – come un flash mi torna in mente quello che è accaduto tre anni fa, quando mi accorsi, quando fui certo per la prima volta, dei continui tradimenti di Claudia.

Tutti continuavano a dirmi che non avevo alcuna prova di quello che dicevo, tutti mi accusavano di delirare, di addossarle colpe che non aveva: lei, novella Desdemona, ed io Otello smacchiato, succube di un demone dagli occhi verdi che qualcuno ha chiamato gelosia.

Mi credevano davvero così deficiente?

Abbozzai un pianto liberatorio, allora. Finsi di aver capito che era tutto nella mia testa. Non potevo certo spiegare a tutti che il non aver trovato alcuna prova poteva voler dire solo una cosa: Claudia era stata troppo brava nel fare le cose!

Mentre infilo la chiave nella toppa della porta, quella blindata, mi tornano in mente gli ultimi quattro anni: la consapevolezza di condividere il mio letto con una femmina costretta da sé stessa a tradire. Penso a quanto tutto questo sia meschino, e penso anche che stasera, lucido, così come sono ora, dovrò parlarle. Io devo dirle quanto soffro: chiederle di smetterla.

Apro e mi ritrovo mia madre di fronte alla porta: immobile, sorridente, con le mani a sfregarsi nel grembiulone da cucina e gli occhiali che tornano lucidi, mentre il freddo, qui fuori, li ripulisce dal vapore delle pentole che li aveva appannati.

Andrà bene! Se ci sei tu andrà bene, Mamma!

Proprio come quel giorno, quando mi salutasti dalla finestra. Avevo sette anni.

"Ciao amore, sono a casa!" e lei che mi risponde dolce dalla cucina

"Eccomi tesoro..." proprio come la mogliettina che tutti vorrebbero, l'altro pezzo di cuore da ricongiungere ogni sera al proprio.

Brava, brava Claudia: hai riassettato il tappeto in maniera quasi perfetta.

Non fosse per quell'angolo lì, a destra, contro il muro, nessuno potrebbe dire che qui dentro, forse solo fino ad un'ora fa, c'era qualcuno.

Qualcuno che ti ha premuta contro il muro, mentre ti facevi baciare la bocca ed il collo, languida.

Qualcuno che ti ha tenuta stretta tra sé e la parete mentre ti prendeva da dietro, con violenza, come piace a te quando non lo fai con me. Già: non con me.

Male, Claudia: andiamo male!

Anche oggi che è San Valentino? Anche oggi mi tradisci? Qui, in casa mia, magari mentre sono già in metro, mentre fumo aspettando il tram che deve portarmi a casa, tra le tue braccia.

Saresti così sciocca da farlo andare via mentre sto scendendo alla fermata dietro casa, così stupida da credere che con un movimento frettoloso del piede tu possa zittire quel tappeto che mi guarda ed urla disperato.

Adesso basta: questo è troppo!

Punto gli occhi sul bordo del persiano. Voglio seguirlo così, camminando con il piede destro parallelo, come facevo da bambino quando rientravo in casa e dal corridoio, di soppiatto, raggiungevo mia madre alle spalle. E in silenzio, senza fiatare, la abbracciavo forte, affondando la faccia nella sua schiena e le manine sulla sua pancia già cicciotta.



** Nota dell'autore.

Se la lettura è stata una esperienza vera e viva, se hai sentito inquietudine...

Se leggendo sei stato o stata male, perchè questa storia d'amore è riuscita a comunicarti orrore, allora, magari, potresti aver voglia di consigliarla. Mettendola nelle tue liste di lettura per restare aggiornato oppure facendo un po' di passaparola. Potresti aver voglia di farmi sapere che ti è piaciuta regalandomi una stellina. Oppure anche solo un commento.

Grazie mille del tempo che mi hai regalato. E scusa, davvero, se questo amore si è rivelato un orrore diverso da quello che ti aspettavi.

Grazie anche e soprattutto allo staff di HorrorIT per l'inconsapevole stimolo a recuperare queste due vecchie storie.

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