Living For Love

26 Aprile 2017, si torna alle origini (ancora):

Avevo ragione a dire che sarebbero fioccati nuovi casini nella mia vita, mannaggia se avevo ragione.
Avrei voluto scavarmi una buca, nel cimitero reale, e lasciare che il tempo mi rendesse una mummia.
No, Mal, no no no, non sparare cazzate, e racconta tutto dall'inizio. Ok? Ok.

Partiamo da dieci giorni fa, al mio compleanno, per intenderci.
Ero ferma davanti al mega specchio della mia camera, in corsetto/busto sistema schiena, pantaloni del pigiama e ciabatte puffose, tutto nero dalla testa ai piedi.
Ero arrivata a 27 anni. Quasi non mi riconoscevo più dall'ultima volta che mi ero guardata ad uno specchio.

Ero più alta, certo (un metro e settantotto ormai, porca vacca, ma come era possibile) e sembravo più magra rispetto all'anno prima, però vabbè.
I capelli erano sempre blu elettrico, lisci, lunghi fino alla schiena, gli occhi sempre color acquamarina e la pelle sempre color luna, talmente bianca che nemmeno la gradazione più chiara dei fondotinta sarebbe stata giusta da usare.
No, dai, scherzo... ho un fondotinta di Astra che è la fine del mondo, ahahahahahah...
Va bene, va bene, torno seria.

Cosa ci facevo davanti allo specchio da sola?
Beh... dovevo scegliere l'abito per il "Giorno della Regina" ovvero la festa nazionale più attesa dell'anno (qui si festeggiano così i compleanni dei sovrani, dalla notte dei tempi).
Avevo sempre detestato i vestiti troppo scollati, anche perchè non me li posso permettere (provate a indovinare come mai) e i vestiti corti (ho pur sempre un tutore alla gamba destra, vorrei evitare derisioni e prese per il culo, almeno qui), perciò la mia scelta si sarebbe spostata su uno di quegli elegantissimi abiti che adoravo indossare per le occasioni speciali.

Prima che potessi cominciare con la maratona del prova e riprova, Gona è entrata nella stanza e c'è mancato poco che svenisse, non appena ha chiuso la porta dietro di sè.
-Quanto sei bella, Mal tesoro- mi ha sussurrato, abbracciandomi da dietro- nonostante tutti i tuoi difetti e i tuoi problemi, sei assolutamente stupenda.
-Vorrei che i difetti sparissero, però... vorrei davvero potermi mostrare, senza dover nascondere una parte di me.
-Te ne salterebbero fuori altri. E potrebbero essere peggiori... fidati, sei perfetta così come sei.
-Mi dai una mano col vestito?
-E lo domandi pure?-

Un buon quarto d'ora più tardi, ero uscita dalla cabina armadio, esibendo un lungo abito fucsia, con i ricami dorati.
-Il mio giudizio lo sai già. Però, Mal... devi piacerti tu. Altrimenti non se ne fa nulla- mi ha ricordato la rossa, seduta su una poltroncina.

Davanti allo specchio, non sapevo come reagire. Adoravo il rosa, mi stava alla grande addosso, ma non ero in grado di auto giudicarmi. Me ne ero sentite dire di ogni colore, durante gli anni passati, e ora non riuscivo più a vedermi bella.
-Va... vado bene così- ho mormorato, tremando.

Il tremore si è dissolto in un pianto disperato, pochi minuti più tardi, una volta finito il discorso di rito.
Ero arrivata a vedermi come se fossi un mostro, con qualunque cosa avessi addosso. Ero arrivata a considerarmi orrenda, e ad aver quasi paura degli specchi.
Ero arrivata a non avere più un briciolo di autostima.

Mi ci sono voluti tre giorni, per radunare quelle poche forze che avevo, uscire dalla mia stanza, e scendere nel giardino reale, per stare un po' da sola, con i miei pensieri.
Avevo indossato la mia jumpsuit nera da vedova, in versione aggiornata, ed ero andata al recinto di Ono.
Nonostante il crollo avuto poco prima, non avevo dimenticato perchè avevo portato nel mio regno quell'unicorno: dovevo clonare il suo corno magico e portarlo al pensatoio, per restituire a Lord Drakon i suoi poteri e il suo aspetto.
E ora non potevo più rimandare.

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Un paio di ore dopo ero seduta davanti alla piscina del pensatoio, piena di acqua che risplendeva sulle pareti.
Drakon è comparso immediatamente e, vedendomi, ha esibito il suo sorriso migliore.
-Mal, ben arrivata... è il corno di Ono, quello che hai tra le mani?
-Sì... corno clonato, ma sì.
-Sei sicura di star bene? Quegli occhi spenti non mi convincono affatto... ma forse è una mia impressione.
-Te ne parlo dopo.
-Come vuoi. Getta il corno nel pensatoio, vediamo se funziona-

Ho lanciato il corno stellato dentro la piscina, e ho atteso.
Dallo specchio d'acqua è emersa una luce dorata, prima lieve, poi sempre più accecante, fino a farmi quasi perdere la vista.
Ci sono voluti trenta secondi perchè la luce sparisse, e a primo impatto sembrava non essere cambiato nulla.
Anzi, mi correggo, non era veramente cambiato nulla.

-È più tremenda di quanto pensassi... - ha sospirato Drakon, sedendosi sul bordo del pensatoio, e invitandomi a far lo stesso.
-Di cosa stai parlando?- gli ho chiesto, sospettosa.
-Lo sai chi è stato a ridurmi in questo modo?
-Ehm... no, non lo so.
-È stata mia madre, Medusa. Per il mio millesimo compleanno, al posto di un regalo normale, ha preferito maledirmi, per il resto della mia vita-

Ci sono rimasta di sasso: ma come si può arrivare a scagliare una maledizione sul proprio stesso figlio?
Doveva essere successo qualcosa di atroce, per spingere Medusa a tutto ciò.

-Quando avevo 8 mesi, i miei litigarono, perchè a detta di mio padre, mia madre mi aveva avuto da un altro, e gli aveva mentito, sul fatto che io fossi suo figlio. Lui la lasciò, e mi portò al palazzo di Asgard, dove abitava la sua famiglia adottiva. Da quel momento mia madre setacciò tutto l'universo per stanarmi e farmela pagare.
-E ti ha trovato qui.
-Già. E al mio compleanno, mi ha puntato lo scettro addosso, togliendomi il mio corpo e i miei poteri. Solo un corno magico può salvarmi... e quello di Ono non era abbastanza potente-

L'ho guardato, con un velo di tristezza, misto a pena: credevo di averlo aiutato e invece...
-Quest'estate ti toccherà tornare ancora a Centopia, Mal. Mi dispiace, davvero, ma mi serve per forza il corno dorato.
-E dove starò? Non costruisco un'altra fortezza per soli tre mesi, col cazzo, proprio.
-E allora ristrutturerai il vecchio palazzo di Panthea-

Ah, di bene in meglio. Ora mancava solo che ci affiancasse un altro assistente, ed eravamo a posto.
-Sei stata la rovina di Panthea... ora sii la mia salvezza- ha mormorato Drakon, prendendomi la mano destra e stampandoci sopra il segno delle sue labbra.
Ero tentatissima di rifilargli uno schiaffo, ma sarebbe stato come spostare della polvere.
Un giorno scoprirò il perchè di questi suoi atteggiamenti... oh, se lo scoprirò!

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E arriviamo così a oggi, 26 aprile, una settimana dopo quella tremenda scoperta.
Grazie ad alcune specifiche lezioni di "recupera l'autostima" fatte nientemeno che da Azalea, ho ripreso a guardarmi allo specchio, senza scoppiare in lacrime o preoccuparmi del mio corpo.
-Vicovda, ma regine- si è raccomandata- sei pevfetta in ogni tuo aspetto. Non dave vetta a chi non ti conosce. Tu sai comme est ton cavatteve. Non pevmetteve che la gente ti abbatta, pavlando a vanveva.
-Grazie Azalea, davvero non...
-Niente gvazie. Ma fille aveva vagione, più diventi potentè, più diventi bella. E non voglio più sentive che disci il contvavio-

Perchè non ho avuto anche io una madre come lei?
Perchè sono dovuta crescere con una tizia che fingeva, sì fingeva, di volermi bene?
Perchè, in questi due anni, non ho avuto ancora notizie della mia vera madre?

Mi sono sdraiata sul letto, pensando a lei, a mia mamma, e ho cantato sottovoce:

🎶 I could get caught up in bitterness
But I'm not dwelling on this crazy mess
I found freedom in the ugly truth
I deserve the best and it's not you
You've broken my heart
But you can't break me down
Not falling apart, once was lost, now I've been found
Picked up my crown, put it back on my head
I can forgive, but I will never forget

Took me to heaven and let me fall down
Now that it's over
I'm gonna carry on
Lifted me up, and watched me stumble
After the heartache
I'm gonna carry on

Living for love
I'm living for love
I'm not giving up
I'm gonna carry on 🎶

Quando ho finito di cantare, mi sono accorta che Gona si era sdraiata accanto a me.
-Porca troia, che infarto... ma quando sei arrivata?
-Due secondi fa, Mal tesoro. Non volevo disturbarti mentre cantavi, perciò mi sono sistemata qui e ho aspettato che finissi.
Dovresti vedere, anzi leggere, questa-

Mi ha passato una busta, dentro cui c'era una lettera, scritta con un particolare inchiostro verde.
Il contenuto era:
"Ciao tesoro mio,
Come te la passi a Dystopia? Ti hanno accolto bene? Hai rivoluzionato tutto il rivoluzionabile?
Qui a Centopia è tutto un disastro: gli elfi si stanno preparando all'ascesa al trono di quel tonto del principe Mo, che ormai è praticamente maggiorenne, e non fanno altro che venire qui da me a chiedere di tutto e di più.
Ma siccome le mie regole continuano a essere le stesse, cioè "il prezzo lo decido io", "niente sconti" e soprattutto "niente resi", mi hanno già accusato di essere un truffatore tipo una decina di volte. Non cambieranno mai...
La mamma sta bene, ma ha qualche problemino di memoria... non si ricorda il mio nome e temo non si ricordi nemmeno il tuo, o peggio ancora...
Torna presto a Centopia e portaci con te, ti prego.
Ti voglio un mondo di bene.
Papà"

Adesso ero io che piangevo in silenzio, rileggendo la lettera.
E Gona, già abbracciata a me, mi ha baciato sulle guance, prima, e poi sulla bocca, per calmarmi.
-Senti... non dirmelo.
-Gona, dobbiamo tornare là. Di nuovo.
-Non ci credo...
-Invece devi crederci.
-Ma saremo solo noi due, giusto?
-Non lo so. Spero di sì, mi sono ampiamente rotta le palle di dover addestrare l'incapace di turno-

E prepariamoci ad un'altra estate di merda... ma se voglio salvare i miei genitori (quelli veri, stavolta), devo farmi forza e ritornare a Centopia.

Siete prontə per la terza e ultima parte di questa storia? Vi aspetto, sempre qui! 💋

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