Between Us

5 Febbraio, ho scoperto la verità:

Posso dire che ho sempre avuto ragione su tutto? Posso?
Certo, l'ho saputo alla veneranda età di quasi 23 anni, ma meglio tardi che mai.
E adesso, se vi sedete comodə, vi racconto tutto.

Stamattina avrei voluto dormire tranquilla, ma alle otto e mezza mi è arrivato un cuscino dritto in testa.
Mi sono rigirata dall'altra parte, borbottando. E cinque nanosecondi più tardi, sono stata investita da un abbraccio.
Esatto, un abbraccio.
-Pigrona eri, e pigrona sei rimasta, Mal- ha sussurrato la rossa.
-Ma vai in culo, potevo ronfare ancora qualche minuto.
-Sempre cortese, vedo-

Mi sono alzata, ritrovandomi tra le sue braccia.
-Jade ha detto che sono arrivati i risultati del test del DNA. Così vedrai chi è davvero tuo padre.
-Non credo di essere pronta, Gona.
-Sarò accanto a te, e ti stringerò le mani. Ti basta per essere più sicura, tesoro?-
Ho annuito, mentre lei mi sorrideva, poi mi lasciava un bacio sulla bocca.
Mi sto seriamente chiedendo come ho fatto a vivere senza di lei, e sinceramente... non so che risposta darmi.

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Abbiamo raggiunto la sala scientifica, dove ci attendevano la direttrice e un'altra donna, probabilmente una dottoressa o una scienziata.
-Eccovi, ragazze- ci ha salutato Jade- lei è Irena, a capo della divisione scientifica E-FIELD.
-Ah, perfetto. Chi di voi due aveva ordinato un test del DNA?-
Ho alzato la mano, senza aprire bocca.
In fondo ero pur sempre terrorizzata, da cosa sarebbe potuto saltare fuori.

Se il risultato fosse stato "Polytheus è il mio vero padre", allora tutto ciò avrebbe significato che quell'idiota mi aveva abbandonato davanti al palazzo degli elfi non mi aveva mai voluto fin dall'inizio e non sapendo cosa fare di me dopo la mirabolante messinscena di mamma, ha preso il bracciale di scorta, si è teletrasportato a Centopia, mi ha mollato al palazzo, è tornato indietro, si è liberato di tutto e buonanotte al secchio.

Se invece il risultato dovesse essere "Tuo padre era quello che ti aveva abbandonato" potrei incazzarmi parecchio, e non solo perchè Polytheus mi ha mentito alla grande, ma anche perchè mio padre doveva proprio odiarmi, per disfarsi di me, dopo che mamma era finita nel limbo.

Ok, ma bando ai pensieri.
Irena ha acceso il display, dove sono rapidamente comparse una M, in viola, che stava per me, e una P, in verde, che stava per Polytheus.
In mezzo, scritta in giallo, campeggiava una percentuale, ora ferma a zero.
-Dottoressa Delovinoff, prego- ha detto Jade.
-Delovinoff?- ho sussurrato, curiosa.
-È bielorussa. Si è teletrasportata qui, dopo essere stata rifiutata da cinque lavori diversi- mi ha spiegato brevemente- ci siamo? Molto bene. Mal, se il monitor segnerà più dell'80%, significa che lui è tuo padre. Altrimenti nulla. Via-

La macchina si è messa in moto, e la percentuale ha iniziato a salire. Dieci... venti... quaranta... cinquanta... settantacinque... ottanta... novanta....

Cento.
Cento per cento.
Polytheus è mio padre.
Lo è sempre stato, fin dal primo attimo.

Ho mormorato, tra me e me: "Allora aveva ragione... era serio quando mi aveva raccontato quella storia... che cogliona sono stata a dubitare di lui... che cogliona."
Gona mi ha preso per mano, e mi ha portato fuori dalla sala, siccome stavo per avere un crollo emotivo, ed è meglio che nessuno mi veda, quando ne ho uno.

Sono tornata in camera, mi sono lanciata sul letto, e ho iniziato a piangere disperata. La mia vita intera era stata una menzogna.
Per anni ero stata convinta di essere una principessa, poi era saltato fuori che ero stata adottata ed ero una strega, strega purosangue. Ora invece, ho scoperto che mio padre è sempre stato a Centopia, e ha sempre cercato di salvarmi da chi mi faceva del male, ma in un modo o nell'altro, loro glielo impedivano.
Potevo essere felice fin da subito, invece la felicità devo trovarla, e non sarà affatto facile.

Ho preso la pergamena dorata, dal comodino, e l'ho stretta, fingendo che mamma fosse lì con me.
Nel frattempo, cantavo sottovoce:

🎶 Like damn, we got history
Shared every misery
Lived every victory
Yeah, we got synergy
If they hurt you, they're hurting me
That's just the way it be
We walked through the fire
And as the flames got higher
It made us survivors
Yeah, it made us fighters, fighters

So here's my vow
Starting from here and now
Nothing comes between us
Nothing comes between us
I swear that we won't lose this thing we found
'Cause love will never leave us
Nothing comes between us, between us 🎶

Lo dico sempre che cantare mi calma. E ha funzionato pure stavolta, meno male...
Ho aperto la pergamena, per sentire cosa volesse dirmi mamma:
-Tesoro... mi dispiace che tu l'abbia scoperto solo ora. Ma ti senti meglio? Sapendo che non sei completamente sola?
-Sì, mamma... ma porca troia, potevo vivere normalmente, invece no. Questo mi manda in bestia, capisci?
-Certo che lo capisco. Ho già riferito tutto a Theus, cioè... tuo padre. Starà saltando dalla gioia, sicuro.
-Fantastico... davvero.
-Ma ora ho io una richiesta per te.
-E sarebbe?
-Vai nel mio studio, lì alla base, e cerca il libro rosso. Contiene le nostre foto di famiglia... e le lettere che scrivevo a tuo padre dall'altro mondo. Andavo a trovarlo ogni volta che potevo, siccome quel Felix mi mollava da sola, ogni singolo giorno, dalle otto di mattina alle otto di sera. Anzi, a volte passava addirittura la notte, all'ufficio misteri, pur di non vedermi-

Un po' mi ritengo fortunata a non essere cresciuta nel mondo magico... mi sarei sentita in una gabbia, esattamente come mamma. E riguardo ad Hogwarts... non mi sarei trovata affatto bene, con il carattere che avevo e che ho ancora oggi. Probabilmente avrei passato i giorni da sola, sia a lezione, sia in sala comune. E non avrei certo preso il diploma, alla fine.
Mi dispiace Percy... non ero fatta per Hogwarts, ma grazie lo stesso per avermi insegnato le basi della magia.

Magia che, tutt'ora, faccio molta fatica a controllare, data anche la mia mancanza di autocontrollo generale.
Mi riesce meglio inventare armi e poi usarle... sono stata allenata, come Natasha, in un posto molto simile alla stanza rossa. Allenata per uccidere.
Ma siccome ho anche un cervello perfettamente funzionante, ci arrivo benissimo a capire quando bisogna uccidere e quando basta menare. E che cazzo.

Mi sono fatta forza e mi sono rialzata, per andare alla sala vedove, dove mi allenavo da sette mesi a questa parte.
La dottoressa che mi seguiva, Ophelia, aveva progettato un tutore speciale per la mia gamba, in modo tale che non mi avrebbe giocato brutti scherzi, durante una battaglia.

-Mal, dunque, il tutore è pronto. Dopo mesi di progettazione, qualche smadonnamento e moooooolta pazienza, da oggi potrai usarlo e i dolori alla gamba saranno solo un lontano ricordo. Ok?- mi ha spiegato, sorridente.
Ho annuito, un po' impaurita.
In fondo, non ne avevo mai messo uno, e non sapevo che sensazione avrebbe dato.

Ed è andata molto meglio di quanto pensassi.
Riuscivo a colpire, girare e calciare come se non avessi nulla, come se non avessi un gigantesco pezzo di acciaio attorno alla gamba destra.
Ero fiera di me. Sul serio!

-Ascoltami. Dovrai tenerlo sempre. Ma per non farlo notare, potrai farlo diventare invisibile- mi ha suggerito Ophelia- ti lascio questa fascetta, con questo bottoncino verde. Premilo quando vuoi rendere invisibile il tutore. Intesi?
-Va bene... ma si arrugginirà, dopo un po?
-No, assolutamente.
-Meno male... ehm, io adesso... andrei-

Sono uscita di volata e ho raggiunto gli uffici, al quinto piano.
Fortuna che sulla prima porta, appena uscita dall'ascensore, era appesa una targhetta dorata che riportava il nome di mia madre.
Non ci ho impiegato nulla a scassinare la porta, e a intrufolarmi nella stanza. Stranamente, non si sentiva puzza di chiuso e gli oggetti di mamma erano ancora dove lei li aveva lasciati.
Compreso il famoso libro rosso, che ho immediatamente intascato.

Ma non mi sono limitata a prendere solo quello.
Ho notato che sopra il computer c'era una busta, indirizzata a me. Forse era la chiave per farla uscire dal limbo?

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Quella stessa sera, seduta sul letto, ho aperto la busta.
Sì, era ciò che pensavo... ma non solo:

"Ciao Mal, sono la mamma.
Finalmente hai trovato questa lettera.
Se prima pensavi che sarei rimasta intrappolata in questo postaccio per sempre... ti sbagli.
Potrai rivedermi ancora, se costruirai ciò che è contenuto nel mio ultimo progetto.
Purtroppo però, alla base non è rimasto nulla, perchè pochi giorni prima della mia finta morte, ho sistemato i progetti in un luogo dove nessuno avrebbe potuto trovarli.
Sì, hai capito giusto: le pergamene sono da tuo padre. In mezzo a quel mucchio dev'essercene una legata con un nastro nero...
Quella è l'ultima, dove ho disegnato il progetto che mi farà uscire dal limbo. Fai del progetto un invenzione... e io ritornerò tra i vivi.

Ti voglio bene, piccola mia

Mamma"

Ho ripensato a quelle parole, mentre riguardavo le vecchie foto di mamma e papà. Lui era diversissimo, da umano... e mamma pure. Erano ancora giovani... e non sapevano cosa gli sarebbe capitato qualche anno dopo.
Anche loro volevano solo essere felici... e sto destino di merda glielo ha impedito.

-Mal? Cosa succede?- mi ha chiesto Gona, accarezzandomi una guancia- che ti ha detto tua mamma?
Ho tirato su col naso, mentre Gona mi baciava delicatamente all'angolo della bocca, prima, e sulle labbra, poi.
-Mi dispiace dirtelo, ma...
-Cosa?
-Dobbiamo tornare a Centopia-

E... rieccoci. Si ritorna all'isola maledetta...
Dal prossimo cap inizierà la seconda parte, non andate via! 💛

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