20- FIATO SUL COLLO

Canzone per il capitolo, consigliata da lulu2oo4: "Credimi ancora" di Marco Mengoni

"Dove credi di andare? Ma non hai ancora capito che ogni volta che resti da sola ti succede qualcosa?", commenta Jeff con voce bassa, ma decisa e mantenendo il mio polso saldo fra le dita,

"Devo solo andare in bagno. Preferisco essere da sola quando faccio pipì", rispondo impettita, cercando di risultare il più convincente possibile.

Detto ciò, il ragazzo lascia la presa, senza staccarmi gli occhi di dosso.

Non appena salgo le scale, mi rendo conto di non sapere dove si trova il bagno e avvolta nel buio, orientarsi diventa un'impresa. Il mio vero obiettivo però è un altro: oltrepassare quella porta; sento che la verità è a pochi passi da me, esattamente di fronte a me.

Avverto il cigolio dell'ultimo scalino di legno e subito dopo la punta del mio piede nudo tocca il tappeto, mentre il tallone sente ancora il gelo del pavimento.
Continuo a camminare lenta, furtiva. Forse sarebbe più astuto accendere le luci e comportarsi normalmente, ma la sensazione di commettere qualcosa che possa andare contro le regole mi spinge a nascondermi nell'ombra.

Una voce nella testa sembra dirmi 'ci sei quasi', ma non è la mia: è grave e virile. Riesce ad ottenere un effetto calmante sul mio spirito, che mi spinge ad avanzare con più sicurezza.
Giunta davanti alla porta però, lo strusciare di un pelo lungo e morbido tra le mie caviglie mi fa capire di non essere più sola.
Perché ti sei svegliato gatto?

Provo a spingere la porta, ma questa non accenna ad aprirsi, cerco intorno le chiavi, ma il gatto si mette a miagolare e ad allungare le zampe sui miei polpacci.

"Ma che fai micio, torna giù", esorto mentre agito la gamba per allontanarlo,

"Allora? Hai trovato quello che cercavi?", vedo Jeff con le braccia incrociate e con una spalla appoggiata al muro vicino alle scale.

Nell'oscurità lo vedo iniziare ad avanzare e per istinto indietreggio toccando la porta.

"Non ci sei ancora stata in bagno, dunque era molto improbabile che tu sapessi dove fosse", afferma appoggiando la mano sinistra sul legno alle mie spalle, e posizionandola a pochi centimetri dal collo.

"Tu la devi davvero smettere di fare di testa tua. Rischi di aggravare solo di più la situazione ed è quello che vogliamo impedire. Torniamo giù", continua il ragazzo facendo penetrare le sue iridi nei miei occhi,

"No, io non posso. Non mi fido di te, o di Cora. Mi proteggete è vero, ma mi tenete nascosto qualcosa di grosso.
La fiducia va guadagnata, non magicamente concessa", sbraito mantenendo il contatto visivo.

La sua vicinanza mi rende nervosa, sempre più nervosa.
Trascorrono pochi secondi di silenzio, dopodiché noto il suo viso avvicinarsi con un'angosciante lentezza, fino a quando il tessuto della sua maglietta nera tocca le mie spalle facendomi percepire il calore che emanano e i nostri nasi si sfiorano.

All'improvviso il gatto bianco si mette a soffiare verso Jeff e lui per la sorpresa si allontana girandosi nella direzione del suono.

"Tu adesso torni giù e qui sopra non ci dovrai mai più mettere piede", dice in tono imperioso e sollevandomi da terra.

Grido un sonoro 'No!', poi inizio a divincolarmi per liberarmi da quelle braccia possenti. Ed è in questo preciso istante che mi viene in mente di fare l'unica cosa che può aiutarmi a uscire da questa situazione:

"Desidero diventare così piccola da poter attraversare la serratura della porta", penso quasi con isteria e chiudendo con forza gli occhi.
Riesco nell'impresa e chiedo ancora delle ali per aiutarmi a raggiungere l'apertura.

Jeff, arrabbiato si guarda intorno, ma senza capire dove sono. Intanto riesco a raggiungere l'altro capo della porta.
Ciò che mi si presenta agli occhi in modo evidente è un'infinita serie di teli bianchi e impolverati, illuminati dalla luce della luna che arriva da una finestra al fondo della camera, che coprono quelli che dalla forma sembrano essere dei lunghi e stretti mobili. Tutti uguali.

Volo al di sopra di essi, per paura che possa capitare qualcosa di pericoloso e osservo la stanza dall'alto.
Non appena un raggio della luna inonda il mio piccolo corpo, vedo il fascio di luce che mi circonda proiettarsi su uno di quei mobili. L'unico ad essere più basso.

Percorro il fascio dall'interno fino a che atterro sul telo. Con un po' di sforzo riesco a spostarlo e sotto di me si mostra una teca di vetro contenente un libro chiuso: la copertina sembra antica, il volume è corposo e sui bordi è tappezzato di gemme di vario tipo.

'Osserva con attenzione la scritta sulla copertina', sento dire di nuovo da quella voce calda. Fisso oltre il vetro e noto inciso, al di sotto di un foro tondo sulla copertina, una serie di leggere sconnesse. 'Tu sai leggerle', udo per la terza volta. Inizio a guardarmi intorno, ma sono da sola.

Giro attorno alla teca, cercando di trovare una giusta inclinazione o un'improvvisa illuminazione che mi facesse capire che cosa ci sia scritto.

Le uniche parole che leggo sono: misil a assodnim. Dopo un attimo di sconforto però inclino il capo, guardando nella stessa direzione delle lettere e noto stupefatta, che sul soffitto le lettere sono riflesse dalla luce della luna, come in uno specchio: lisim a mindossa.

Ripeto queste parole ad alta voce, senza conoscere il loro significato e un attimo dopo il libro compare della grandezza adatta alla mia statura, tra le mie piccole mani.

La fierezza che provo viene interrotta, dopo pochi secondi, dal suono di una chiave nella serratura e dalle voci di Cora e Jeff che bisbigliano oltre essa.

'Desidero che il telo torni al suo posto e che, anche se il libro è in mio possesso, Jeff e Cora lo vedono sigillato nella teca, mentre quello originale dovrà essere invisibile ai loro occhi'.

Il tutto si svolge come appena richiesto e mi posiziono davanti alla porta. In un attimo il mio sguardo e quello dei due ragazzi, si incrociano.

"Sembra essere tutto a posto.", dice Jeff,

"Tranne la tua statura piccola fatina dei miei stivali. Sei stata imprudente e sciocca a venire qui. Fortunatamente siamo arrivati in tempo prima che quei maledetti teli...", continua Cora furibonda,

"Va bene così", la interrompe il ragazzo, "Hai visto quello che volevi vedere, adesso però finiscila qui e andiamo a dormire".

Senza avere il tempo di replicare, vedo il piccolo micio azzardare un balzo e afferrarmi per il colletto della maglia.

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Ciao tribù! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto 😄! Se è così lasciate una bella stellina e come sempre vi invito anche a lasciare un commento, perché la vostra opinione è super importante♡
Alla prossima♡♡

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