17- TI PORTO CON ME

Sono le 14:00.
Le lezioni sono terminate, preparo la cartella e mi fiondo ad inseguire Jeff, ma una voce mi precede:
"E da quando te ne vai senza salutare, tu?",
"Perdonami Cora, ma oggi ho un impegno urgente da sbrigare", spiego,
"No, no. Non hai sentito cosa ha detto la professoressa di scienze? Dobbiamo fare a coppie una ricerca sul primo soccorso e sul codice comportamentale da adottare in caso di incidente. La scadenza è fra due giorni e ovviamente noi due la faremo insieme.", risponde lei decisa.
Davvero la prof. ha dato questo compito?
"Non ascoltavo, scusa", ridacchio per l'imbarazzo.
La determinazione nel portare a termine il mio obiettivo però permane.
Dopo qualche minuto di battibecchi, Cora cede e ci accordiamo di vederci da lei, ovvero qui a scuola, per le 17:00.

La folla di studenti che si dirige ai cancelli mi impedisce di individuare il ragazzo pallido, ma da capelli neri, fino a quando non sento la sua voce tra le persone alle mie spalle: saluta un suo amico e senza notarmi scende rapido gli scalini.

M'impegno a non perderlo di vista e tra un vicolo e l'altro giungiamo di fronte ad una palestra.
Attendo che vi entri per poi tentare di accedervi io stessa.
Lo guardo salire una rampa di scale, ma un signore mi blocca:
"Ehi ragazzina, non ti ho mai vista qui. È il tuo giorno di prova?".

Annuisco incerta, senza emettere suoni, per timore che Jeff mi possa sentire.
Il colossale omone, posto di guardia all'entrata mi scorta in un piccolo ufficio impregnato dall'odore di gesso e polvere.

"Che taglia porti?", mi domanda all'improvviso,

"Emm... Esse", affermo detestandomi per il guaio in cui mi sto cacciando.

Dopo pochi secondi mi consegna una tuta bianca, una pettorina, un elmetto e una spada.
Ma certo, è una divisa da scherma!

"Lo spogliatoio è al piano di sopra. Seconda porta a destra", mi congeda con un sorriso poco rassicurante.

Una volta dentro lo spogliatoio, sento una voce acuta e irritante dire:
"Emma Colemann! Cosa ti porta qui? Non vorrai mica far fuori qualche povero innocente per una competizione? Come hai già fatto in passato d'altronde", è Jessica con il suo caratteraccio e l'uniforme già indossata.

Ma possibile che questa ragazza sia ovunque?
Non rispondo e un leggero vociferare cresce nel gruppo di ragazze alle spalle di Jessica.

"Senti Poverella, questo è il mio territorio. Mi alleno in questa palestra dall'età di cinque anni e sono come una specie di dea per tutti, perciò fa un solo passo falso e sei finita. Chiaro?", afferma con durezza.

Abbasso lo sguardo e vengo sorpassata da tutte in pochi attimi e uno dei bisbigli che si portano appresso è: mi hanno detto che è un'assassina.
Già un'assassina.
Mi siedo abbattuta su una panca e ripenso alla serata al bowling.
Io non posso sapere con certezza se tutto quello che mi è stato detto sia vero ,ma finché non scopro qualcosa in più, la parola di Jessica sarà contro la mia e sarò sempre additata come un'assassina.

Il bene che provavo per Anna è vivido nella mia mente anche se ho pochi ricordi della nostra amicizia, perciò trovo impossibile che un gesto del genere sia stato fatto da me.
Finché resto ferma però, non risolverò nulla.

Desidero di essere già pronta e in un baleno ogni parte della divisa è al posto giusto sul mio corpo.
Indosso la maschera per evitare di essere riconosciuta e mi dirigo nella palestra.

***

"Bene ragazzi, vi siete riscaldati? Come saprete, oggi ci sono le nuove reclute, perciò vi chiedo di disporvi a coppie con loro in questa lezione.", spiega l'insegnate, che con mia grande sorpresa si rivela essere Jeff.

Non avrei mai immaginato che Jeff facesse scherma e che fosse un maestro di questa palestra.
Mentre perdo tempo ad evitare il suo sguardo, un ragazzo dai lineamenti familiari si avvicina a me:

"Ehi ciao, io sono Ian. Ti sembro adatto per farti da insegnante in questa ora?", domanda ironico.

Non ci posso credere: anche lui qui? Ma cosa sta succedendo? Allora lui e Jeff non sono solo compagni di classe.
Annuisco, ma la paura di essere scoperta si fa sempre più strada nelle mie vene.

"Come ti chiami?", domanda altezzoso e mettendo le braccia attorno le mie spalle per aiutarmi a prendere posizione.
Non so cosa rispondere e con un filo di voce, quasi impercettibile, rispondo: "Bo...",

"Okay Bo, vediamo quello che sai fare", dice abbassando la maschera sul viso.

"Tutti in posizione di attacco!", urla Jeff, "Iniziate!"

Le regole base le conosco, me le ha insegnate mio padre quando ero più piccola. Lui era un vero appassionato
Muovo abilmente la spada, più di quanto potessi immaginare.
Ricevo un attacco, ma riesco a difendermi. Passo al contrattacco e miro a dargli stoccata, ma non controllo la forza e disarmo il mio avversario.

"Accidenti Bo! Sembra che tu abbia del talento: sei la prima ad essere riuscita a battermi in questa palestra", afferma sorpreso e con un po' di delusione rivolta a se stesso.

"A quanto pare abbiamo già una promossa! Complimenti novellina!", si avvicina Jeff sbalordito,

"Sarai un ottimo guard...", continua, ma viene bloccato da Jessica:

"Vediamo se riesci a battere me".
Tutti ci osservano incuriositi.

"A te sta bene combattere ancora, Bo ?", chiede con una nota incerta Ian.

Se questo è un modo per permetterle di sfogarsi su di me, allora accetto. Forse così si leverà più in fretta dalle scatole.
Annuisco e ci mettiamo in posizione d'attacco.
Iniziamo: Non penso, non parlo, non provo nulla, mi concentro e mi preparo per il successivo affondo.
Le tengo testa cercando di controllare ogni movimento, ma all'improvviso la bionda punta la sciabola davanti ai miei occhi e per la sorpresa cado dalla pedana. Mi accorgo solo dopo che la mia maschera è rimasta appesa all'arma della mia avversaria.

I due ragazzi corrono verso di me, preoccupati e non appena mi vedono dicono in coro:

"Emma?!",

"Già! Mi avete mentito. Non siete solo semplici compagni di classe, mi sembra che vi conosciate da tempo vista la vostra bravura nella scherma", sputo ciò che mi sono tenuta dentro dall'inizio della lezione,

"Non rigirare la frittata, che ci fai qui?", domanda Jeff, tendendo puntati i suoi occhi azzurri, molto azzurri, sul mio viso.

Provo ad alzarmi senza dire una parola, ma un dolore bruciante mi pervade la caviglia destra, diramandosi come una saetta per tutta la gamba. Ricado a terra.

"Accidenti ti sei fatta di nuovo male, sei incredibile. Jessica, ma non potevi stare più attenta? Lo sai che non è corretto puntare alla faccia", dice Ian girandosi verso la ragazza che cerca di nascondere un ghigno con la mano, poi prosegue, "Ti riporto a casa",

"No, ci penso io. Tu resta qui.", ribatte Jeff,

"Non esiste. Sono io il suo guar...", si inalbera il ragazzo dagli occhi verdi, ma l'altro lo blocca:

"Ho detto che ci penso io.".

Dopodiché mi prende in braccio e mentre usciamo dalla palestra mi nascondo dietro la sua spalla muscolosa per evitare gli sguardi.

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Ragazzi spero tanto che anche questo capitolo vi sia piaciuto :) se è così lasciate una stellina prima di andarvene e lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate della storia!!!

Riusciamo ad arrivare a 30 stelline e 20 commenti? Così continuerò la storia!

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(Per chi non sapesse cosa è Telegram: è un' app gratuita e il gruppo a cui accederete dalla mia bio è un posto dove posso scrivere solo io e vedrete i miei disagi quotidiani! Con l'aggiunta di spezzoni inediti della storia MWS (questa). Sarete sempre aggiornati su ogni cosa! Spero vi faccia piacere! Partecipate in tanti e facciamo crescere la family😀)






NON HAI ANCORA MESSO LA STELLINA? STO VENENDO A PRENDERTI!!






E il commento dov' è?? Eh?! (Ti voglio tanto bene 💜💙💚💛❤️)

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