16- SHUT UP I'M A PRINCESS
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Il sangue si fa sempre più copioso e la violenza di Jeff mi terrorizza, ma ancora più spaventosa è la sensazione di sentirmi in salvo.
Sono ancora sotto il corpo morente della donna e noto che i suoi occhi sono tornati normali mentre il viso è occupato da un'espressione di dolore. Mi fissa con la bocca semi aperta e lo sguardo confuso, come se fosse ingnara del perché si trova in questa situazione.
Mi si stringe il cuore e percepisco un vuoto nel petto, quando gli occhi della donna si chiudono e i suoi muscoli cedono facendola scivolare su di me.
"Pe..p..perché?!", urlo spostando il cadavere e girandomi tremante nella direzione di Jeff. È completamente ricoperto di sangue, ma la sua espressione è rilassata, con un solo accenno di preoccupazione.
"Stava per ucciderti! È sempre così...", ribatte quasi inalberato,
"Che significa che è sempre così?!", insisto mantenendo alto il volume della voce,
"Non sono un mostro Emma, devi credermi, lo faccio per proteggerti!", dice gesticolando con le mani,
"Si lo vedo che mi hai protetta e ti ringrazio, ma a quale prezzo! Tu l'hai uccisa. Pensavo che riguardasse solo me questa faccenda, ma adesso stanno morendo anche delle persone, Jeff! Tu mi devi dire la verità o ti giuro che mollo te, mollo Cora e sua sorella e me ne vado via da questa città schifosa!".
L'odore del sangue è sempre più intenso e mi viene la nausea; il ragazzo se ne accorge e mi soccorrere per sorreggermi nei possibili conati, senza rispondere a quanto ho appena detto.
Desidero poi mentalmente di non avere più il gesso attorno alla gamba e con sorpresa questo sparisce.
Ma io non ho la collana...
"Ti presento il tuo guardiano: lui può indossare la tua luna senza subire alcun danno e allo stesso tempo tu puoi esprimere e far avverare i desideri", annuncia indicando il gatto bianco ancora nella stanza.
Ci mancava solo un guardiano...
Non apro più bocca e dopo poco ricompaiono magicamente tutte le persone dell'ospedale. Faccio sparire il cadavere, faccio dimenticare a tutti gli infermieri di essere stata lì, dopodiché Jeff mi riaccompagna a casa, da mio padre.
Cancello anche i suoi ricordi e per quanto questo mi rattrista e mi faccia sentire una bugiarda, so che è l'unico modo per proteggerlo.
Saluto Jeff, mentre il gatto inizia a trotterellare per la casa. Lo guardò per qualche istante, ma poi lo ignoro e vado a farmi una doccia: l'acqua mi aiuta a pensare.
Da quando mi sono risvegliata dal coma stanno capitando fenomeni aberranti, ma ho tra le mani un potere che nessun altro ha: dovrei almeno provare a renderlo, per quanto possibile, un elemento positivo nella mia vita.
Non posso liberarmene, ormai è chiaro, non posso impedire l'accadere di queste calamita e non posso decidere di cambiare vita, ma posso scegliere di essere una persona dignitosa e di fare giustizia per una donna morta a causa dei presunti demoni che mi perseguitano.
***
Quando riapro gli occhi la mattina seguente, non mi sento per nulla scossa dagli eventi della sera passata! Anzi sono determinata a scoprire ciò che ancora i ragazzi mi tengono nascosto. Mi preparo veloce come non ho mai fatto e mentre mi guardo allo specchio con una forcina tra i denti e le mani che lavorano per rendere decenti i capelli, prendo la decisione di fare visita alla casa di Jeff prima di andare a scuola.
So più o meno dove abita adesso: lui, Cora ed io ci siamo allenati con i poteri in un parco di fronte a casa sua, tutto un pomeriggio.
Mi catapulto giù dalle scale e afferro il bicchiere di latte pronto sul tavolo e bevo il contenuto di fretta e con poca grazia.
Proprio in questo momento sento suonare il clacson di un'auto di fonte alla mia casa.
"Chi è tesoro?", domanda mio padre,
"Non so", spiego per poi salutarlo con un cenno e uscire dalla porta.
"Avanti bellezza è ora di andare a scuola!".
Vedo Ian sorridente seduto di fronte al volante.
Resto ferma per un tempo che non calcolo per cercare di realizzare quello che sto vedendo. Ma Ian come fa a sapere che sono uscita dall'ospedale.
"Emma, muoviti! Che fai ferma lì?", ripete con un sorriso raggiante stampato sul viso.
Mi avvicino alla macchina rossa fiammeggiante, con la curiosità a mille; prendo posto al suo fianco e lui mi saluta con il bacia-guancia facendomi accelerare il battito cardiaco. Che scema che sono, mi agito per così poco.
Come se mi avesse letta nel pensiero poco prima, dice: "Ti ho vista tornare a casa ieri notte, accompagnata da un ragazzo dai capelli corvini. Sembravi turbata, così ho pensato di darti un passaggio a scuola questa mattina. Come fai a non avere già più il gesso?".
Non so cosa rispondere e lui sembra notare il mio imbarazzo: "Okay, non farò più domande... L'importante è che tu stia bene. Sei un tipetto strano, sai?.
***
Arriviamo alle porte della scuola e una volta dentro incontriamo Jeff e le sue cugine: i due ragazzi si scambiano un'occhiata strana, poi si salutano.
"Vi conoscete?", chiedo,
"Siamo compagni di classe", rispondono quasi in coro e io rimango sorpresa.
A un certo punto mi sento afferrare con energia il braccio da Cora e il messaggio di quella stretta è : Dobbiamo parlare di ieri, vieni con noi e lascia perdere il ragazzo figo e castano che ti sei portata dietro.
Jeff ci guarda e comprende al volo, così allontana Ian da noi per andare con lui a lezione.
Le ragazze sono preoccupate e mi fanno un sacco di domande a cui rispondo in modo secco o con cenni: sono loro che mi dovrebbero spiegare ciò che sta succedendo, non io a loro.
Dopo aver salutato Audrey, ci dirigiamo verso l'aula di scienze e incontriamo sull'uscio Jessica, accompagnata da Britney:
"Eccole qui le due poverette inseparabili", afferma la biondina;
"Potremmo dire lo stesso di voi", incalzo inalberandomi,
"Assolutamente no. E stai zitta. Sono una principessa io, rispetto a te", risponde a sua volta minacciandomi con i suoi occhietti da vipera.
È talmente assurdo quello che hanno appena udito le mie orecchie, che i domando se questa sia una conversazione reale.
"Voi due non siete mie alunne, fuori dall'aula che devo iniziare la lezione", sbraita il professore. Lo ringrazio in silenzio e prendo posto al mio banco. Cora fa lo stesso.
Trascorrono le ore e quando arriva quella di matematica inizio a vedere i triangoli diventare sui miei fogli, strane formazioni rocciose di un paesaggio lunare, le linee dei grafici si contorcono in fili per stendere il bucato e mentalmente incomincio ad appendere maglie e calzini.
Ho deciso: alla fine dell'orario scolastico seguiró di nascosto Jeff e forse scopriró quello che sto cercando.
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