12- BIANCO COME LA MEMORIA

SCUSATE IL RITARDO!
VORREI AVVERTIRVI DEL FATTO CHE DURANTE L'ANNO SCOLASTICO PUBBLICHERÒ UNA SOLA VOLTA ALLA SETTIMANA, OVVERO IL SABATO MATTINA.

BUONA LETTURA❤

Decido di concedergli l'opportunità di parlarmi, con il fine di sapere di più sull'omicidio.
Non saprei come sentirmi o cosa provare: la situazione è talmente strana e inusuale, che per me diventa complicato anche il solo capire come comportarmi; le emozioni sono così tante...

Tradita, spaventata e confusa.

Mi allontano dalla finestra per uscire dalla stanza, ma Jeff mi blocca dicendo:

"Dove vai?"

"Sto uscendo, no?" rispondo bruscamente,

"Gettati dalla finestra, non sei molto in alto. Ti prendo. Se scendi dalle scale rischi di svegliare tuo padre."

"Sei pazzo? Scordatelo" dico seccamente, come se avessi sentito qualcosa di molto stupido.

Desidero che mio papà dorma profondamente.

In questo modo raggiungo l'ingresso ed esco nel giardino sul retro.

Incontro gli occhi azzurri e luminosi del ragazzo dai capelli corvini e resto in silenzio.

Iniziamo a camminare e al contrario di quanto mi aspettassi, Jeff non parla; mantiene lo sguardo rivolto verso il terriccio e dopo poco faccio la stessa cosa.

"Ho ucciso la sorella di Britney. Come è successo?"domando tremante,

"Tu... l'hai.. Non so bene come spiegartelo"

"Adesso basta. Pretendo che tu sia sincero con me. Oppure chiuderò le cosiddette 'porte dell' amicizia' e tutti e tre."

"No Emma, è che nessuno di noi se lo sarebbe aspettato. Durante l'estate hai partecipato ad una gara di surf. Te e Anna dovevate attraversare il tunnel di un'onda particolarmente alta e mentre eravate sotto di essa lei ti ha sorpassata. Molti sostengono di averti vista destabilizzare la tavola, facendo cadere la ragazza in acqua, allacciandole poi al collo la corda, che andrebbe attorno alla caviglia, annegandola. Ma caso ha voluto che l'onda s'infrangesse con estrema forza sulla tua tavola, che ha colpito a sua volta il tuo cranio. Sei svenuta in acqua." Jeff racconta con estrema velocità e si avverte la pesantezza che aggiunge a ogni parola,

"Io non avrei mai agito in quel modo!" esclamo stupefatta e in preda al panico."

Il ragazzo continua:

"Per Anna era troppo tardi, ma con te hanno fatto in tempo. Avevi respirato molta acqua e la ferita alla testa era grave. Così sei entrata in coma".

Ho fatto davvero una cosa del genere?

"Voi due eravate migliori amiche dalla nascita. Sembrava assurdo, ma erano molti i testimoni che insistevano sul fatto di averti vista agire così da dietro il muro di acqua. Mi dispiace... Io non so ancora cosa pensare" conclude con un filo di voce rotta.

La storia che mi ha appena raccontato la sento così estranea da me, che avverto maggiore desiderio di consolare lui che me.

È per questo che mia madre se n'è andata? Ha paura che sua figlia sia un'assassina? Io non ricordo... non ricordo nulla.

"Io non mi ricordo di lei e nemmeno di te... tu c'eri quel giorno?"

"No, noi non ci conoscevamo ancora. Me lo ha raccontato Cora qualche giorno dopo l'accaduto."

"Ma che dici? Avete detto tutti che ci conosciamo da molto tempo e che siamo migliori amici. Credo che stiate sbagliando persona, perché oltre a non ricordare di te, non credo di sapere nemmeno surfare; il nome Anna mi giunge nuovo e l'unica di cui mi ricordo bene è Cora. Ho bisogno di sapere che tutto quello che mi hai detto sia vero; una prova, magari un articolo di giornale." parlo in tono accusatorio,

"Sei entrata in coma e Britney ti ha urlato contro per aver ucciso sua sorella. Credo che questo basti. So che non ricordi e che ti sembra strano il fatto che io ti dica che ci conosciamo da molto, ma ti giuro che non ti mentirei mai Emma...", confessa mentre ci arrampichiamo lungo l'albero antico.

Ho la sensazione di conoscerlo e di essere legata a Jeff in qualche modo, ma non ho ricordi e soprattutto il fatto che lui mi abbia detto che tre mesi fa non ci conoscevamo, mi manda ancora più in confusione.

"Ho bisogno che tu mi dia una prova. Voglio sapere se ti conosco davvero. Per favore..."

Una volta sistemati sul ramo più resistente Jeff sussurra:

"So cosa sei capace di fare con quella collana. Se vuoi ti insegno a rifare le stesse cose... per esempio volare" dopo aver pronunciato l'ultima parola inchioda i suoi occhi nei miei, cercando una conferma.

Vorrei ridere, ma quello sguardo così serio e a tratti rassegnato mi obbliga a resistere.

Annuisco e lui inizia a darmi qualche direttiva, che svolgo senza fiatare.
Mi dice di chiudere gli occhi e immaginare quali possano essere le sensazioni del vuoto, del vento che s'infrange sulla pelle, del contatto con una nuvola e così via.

Tento e ritento fino a quando Jeff mi prende la mano dicendo di focalizzarci in un punto del cielo. In alto o in basso.

Mantengo gli occhi chiusi e ad un certo punto si annulla il contatto tra il mio sedere con il legno del ramo, ma non con la sua mano.

Ci solleviamo molto lentamente, fino a quando non riesco più a immaginare a quale altezza siamo giunti.

"Apri gli occhi", lo faccio e il panorama che si presenta è mozzafiato.

La case sembrano piccole e addobbate di tante lucine dorate; alzando lo sguardo invece la luna e le stelle sono nitide e indescrivibili. Emanano una forte luce e attorno ad esse il blu è costretto a sfumare per tornare al colore della notte.

Sorrido meravigliata come non accadeva da molto e colgo Jeff a fissarmi rilassato; mi accorgo solo adesso delle nostre mani separate.

"Voli da solo?" chiedo stranita,

"No, sei tu che vuoi che io stia vicino. È unicamente opera tua" spiega seguendo una risata.

Rivolgo lo sguardo al cielo e provo a spostarmi in orizzontale, così mi volto per trovare ancora una conferma negli occhi di Jeff.
Ma la persona che ho al mio fianco non è lui, sono io.

Lo stesso riflesso con le guance tagliate e sanguinanti è di fronte a me.

Mi spavento, perdo il controllo e inizio a precipitare nel vuoto senza mai distoglie lo sguardo la lei; che mi guarda stranamente preoccupata...

"Emma devi fermarti. Rischi di morire!" è la voce del mio amico.

Chiudo gli occhi e mi immagino con i piedi sul suolo.
Quando li riapro solo vicina ai piedi dell'albero.

Inizio a correre e avverto dei passi che mi seguono, ma non mi volto e non mi fermo, fino a quando raggiungo un parco giochi. Entro, non c'è nessuno.
Mi nascondo in un piccolo rifugio definito da quattro mura grigie con mattoni; l'interno è vuoto.

Non sento più il suono di altri passi e dopo un lungo quarto d'ora provo a guardare fuori dalla porticina socchiusa.

Purtroppo intravedo una figura scura a pochi metri da me che dopo avermi vista pronuncia il mio nome.

Corro dentro desiderando di desiderare un desiderio sensato che mi possa aiutare, ma il panico mi fa solo rannicchiare in un angolo al fondo della struttura.

La porta si apre e urlo alla figura di andarsene perché non è reale.

Ma questa si avvicina finché non mi prende i polsi e riconosco il mio tocco in quella presa.

Chiudo gli occhi e urlo dimenandomi e tirando calci: desiderio che tu faccia tornare Jeff.

"Ma io sono qui Emma! Sono io, perciò calmati"

Dopo aver aperto gli occhi, realizzo di avere i suoi occhi azzurri di fronte.

"Volevo fidarmi di te. Riportami a casa" sputo agitata,

"Non so che cosa tu abbia visto, ma sono sempre stato qui, con te. Quindi calmati."

"Voglio andare a casa e liberarmi di questa collana, di te e di tutti voi" continuo con le lacrime agli occhi,

"Non sai cosa stai dicendo Emma. Devi calmarti."

Mentre mi allontano, Jeff mi blocca la strada appoggiando un braccio al muro e annullando rapidamente la distanza tra i nostri volti.

Mi immobilizzo permettendogli di baciarmi in un abbraccio disperato.
Dei brividi percorrono la mia schiena, raggiungendo la testa, nella quale diversi ricordi stanno riaffiorando.

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitoloooo! !

Se avete ancora un po' di tempo volevo consigliarvi un paio di storie:
La prima è una raccolta di racconti brevi, inventati da Chiara_Bi,
(10 storie e 1 bus)
Mentre la seconda è una fanfiction su 'Lo hobbit' scritta in inglese (impeccabile) da
patasubalini
(The last ice dragon)

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