~Missione~
Sognai Vikram per molte notti. Mi pregava di tornare, di stare ancora con lui, poi si irritava, si arrabbiava, lanciava tavoli e strappava gli stessi libri che amava tanto. Era come impazzito, era come disperato.
-Tu mi avevi cambiato Maire! Mi sentivo più calmo, meno in collera! Ora è come se fosse ritornato tutto! Perché!? Perché mi hai tradito in questo modo! Scappare di nascosto come topi! Ma appena rivedrò Godwing... È lui che ti ha rapito vero!? Siete per caso amanti?! Mi tradivi con lui! Io lo ammazzo! Io giuro su Fionsu che darò fine alla sua patetica vita!
Mi alzavo con l'ansia alla gola, sudavo freddo e tremavo. La rabbia, la collera... Sembravano emozioni così vere, così reali.
-Non sono sogni. - mi disse Godwing una mattina.
-Sta tentando di comunicare con te... Strano, non dovrebbe essere così forte per chi non è della nostra razza.
In quel momento, notai che l'uomo alto è forte che avevo davanti, stava tremando.
-Anche tu... Ha tentato di comunicare anche con te Godwing?
Era stremato, Godwing aveva già il viso affilato, ma ora lo era ancor di più ed il suo pallore mi fece preoccupare.
-Non vuoi sapere Maire... Non lo vuoi sapere. Lui ha... Lui è il re perché ha una forte influenza su tutti noi. Lui riesce a potenziare i nostri poteri, ad influenzarci... Ma anche a comunicare delle sensazioni... E lui in questo momento è parecchio irritato.
Poi Godwing mi guardò, come per cambiare discorso.
-Però è strano Maire... È come se tu provassi più empatia rispetto gli altri umani. Sapevo che tu... Fossi diversa, ma non così tanto.
In quel momento, Godwing mi spiegò cosa fosse l'empatia, uno dei concetti cardini del nostro mondo. L'empatia era una sorta di entità che aleggia intorno a noi, come l'aria, e lega ogni essere vivente e non. Avere una maggior empatia voleva dire come toccare questi fili, sentirli era come sentire cosa provasse un'altra persona.
Quasi tutte le creature sentivano l'empatia nei confronti della sua razza, solo gli umani non la sentivano. Ed era per questo che venivano considerati la razza più abietta e vile, appunto perché non sentivano ciò che provavano fra di loro, non comprendevano il concetto di razza e facevano la guerra fra loro stessi.
-Per questo volevamo conquistarvi, se vi ammazzavate fra di voi, sarebbe stato facile... E in un certo senso... Vi sareste anche uniti per affrontare un nemico comune. Ma se ripenso che non hanno esitato un istante a condannare una della loro specie per della pace provvisoria... Io non so cosa pensare.
Godwing era in conflitto con se stesso. Voleva solamente fare la cosa più giusta... E nemmeno io sapevo cosa fosse giusto.
Gli umani mi avevano sempre scansato, evitato, cacciato... Perché proteggerli? Perché non lasciare che Vikram li conquistare? Che li uccidesse tutti quanti...
Ma dopo le persone vili, pensai invece a quelle che mi avevano dato speranza. I miei genitori ed il loro incondizionato amore, le sorelle dei vari conventi che ho visitato così gentili e pazienti con una impacciata persona quale ero, i bambini dell'orfanotrofio, le persone che avevo guarito e che mi avevano ringraziato con un sincero sorriso.
Sicuramente ci sarebbero state molte altre persone come loro che non meritavano così tanta sofferenza.
I giorni passarono ed erano molto faticosi, camminammo per molto tempo. Ci voleva molto prima di raggiungere la capitale, ma Godwing aveva già scritto ad un cavaliere con il quale ci saremmo incontrati, almeno così credevo.
Godwing mi insegnò seriamente l'arte della spada, per proteggermi, infatti eravamo vicini al campo di battaglia, popolato sicuramente da molte creature fra cui goblin, orchi e soprattutto demoni.
-Vorranno sicuramente catturati per riportarti da Vikram, è meglio che impari a difenderti.
Ma, ovviamente, per una che non aveva mai preso un'arma se non per far compagnia alla persona che amava, era obbligatorio ricominciare da capo.
Godwing era molto paziente, era dietro ogni mio errore, e mi faceva I complimenti dicendo che imparavo molto in fretta.
Dopo una settimana di camminata e allenamenti, arrivammo al confine della capitale... E lì Godwing si fermò.
-Dovrai andare senza di me Maire.
-Sei forse impazzito!? Vuoi abbandonarmi così?
-Non vorrei, ma se alla capitale capissero che un demone è in mezzo a loro... Si scatenerebbe il panico.
Cercai di fargli cambiare idea, che sarebbe stato tutto inutile, che non mi avrebbero mai ascoltato, ma Godwing era fermo nelle sue convinzioni.
-E tu che farai Godwing... Ora non puoi tornare a casa... Le persone che stai aiutando ti caccerebbero appena ti vedrebbero... Sei... Sei nel mezzo.
-Ci sono così tanti posti in questo mondo, Maire, e li visiterò e cercherò un posto tranquillo. Potrei anche andare a parlare con gli orchi e fargli cambiare fronte. Il mio compito non è ancora finito.
-Ma io... Cosa farò, non mi lasciare, non so cosa fare!
-Maire, ancora non hai capito che sei una persona forte, determinata. Capisco che ti sei fatta travolgere dagli eventi, ma questa è la decisione che hai preso da sola, e che forse metterà fine a questa inutile guerra... E solo da sola puoi capire cosa fare d'ora in poi, nessuno te lo deve dire.
E fui da sola, con delle carte geografiche e appunti che avrebbero cambiato il corso della storia in una borsa di stoffa, da consegnare in una locanda chiamata Carniva.
Tremavo, ero impacciata, ed era già tanto se mettevo un piede uno davanti l'altro senza inciampare. Dovevo essere per forza io con quell'importante compito? ... Non poteva essere Godwing, lui aveva più carattere e forza.
Mi sottovalutavo, volevo andare via... Ma il ricordo del mio nemico, di Vikram, mi diede coraggio. Lui mi diceva che dovevo essere migliore, dovevo essere forte ed intelligente. Che dovevo essere egoista.
Arrivai alla locanda e mi guardai in giro. Dovevo trovare una persona dai capelli azzurro come il cielo.
Fu difficile trovarla, dato che era nascosta da un cappuccio.
Mi guardò con diffidenza, e mi fece cenno di sedermi ad un tavolo nascosto da sguardi indiscreti.
-Come faccio a sapere che non mi stai imbrogliando? Come potrei fidarmi?
-No... Non puoi che fidarti, infondo ci sono anche i sigilli.
Un coltello... Lo sentii freddo accanto al mio collo.
Un'altra persona era con il cavaliere.
-Ti consiglierei di portare più rispetto, mostro.
-Io... Non sono un demone.
Il cavaliere intervenne.
-Ed allora come fai ad avere queste carte? Dov'è Godwing.
-Ha deciso di non mettere piede nella capitale.
-Saggio. Ma rimane comunque il problema della fiducia.
Guardai negli occhi il cavaliere. Non era possibile.
-Fran... Tu sei Fran...
Quasi avevo le lacrime agli occhi. Mi voltai per guardare la persona che aveva il coltello, non curando i di quel gesto avventato.
Era Ennie.
-Sentito comandante? Conosce il tuo nome, stai diventando famosa.
Maire era confusa... Saranno passati più di 50 anni, e loro erano giovani, non dimostravano neanche 30 anni. Mi sorpresi molto.
-Per caso ci conosciamo? - chiese il cavaliere togliendosi il cappuccio.
Volevano la prova... L'avrei mostrata. Per darmi coraggio mi misi gli occhiali di Vikram, cercai di stare con la schiena dritta ed appoggiarmi meglio alla sedia, sorrisi.
-Da piccole eravate delle pesti, ricordo come dovevo rincorvervi per tutto il villaggio...
Fran mi guardò, mi studiò meglio, e poi sgranò gli occhi. Era sorpresa quanto me di vedermi in quel locale in quel momento.
-Maire... Sorella Maire...?
-Cosa stai dicendo Fran... Non è possibile porca vacca è proprio lei.
Mi guardavano tutte e due con la bocca aperta.
-Come fai ad essere ancora viva, sono passati anni.
-Potrei chiedervi la stessa domanda.
-Non ora... Ne riparleremo a tempo debito.
Enny si fece avanti. - Tu... Quindi sei l'Eletta? Sei andata nelle terre rosse se non ricordo male.
-E rieccomi qui... Ed ho portato cose molto importanti.
Cercai di assomigliare di più a Vikram, mi sentivo anche meglio. Mostrai la borsa e Fran tirò fuori una cartina geografica. La studiò con serietà.
-Se fossero vere... Potremmo ribaltare la situazione.
-Sono vere... E saranno tutte vostre...
Dovevo osare! Dovevo essere egoista.
-Ma dietro compenso, ovviamente.
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