~La Stella~
Ludwing non riuscì a riposarsi nella sua camera, come se il peso che gli avesse regalato Alastor gravasse sul suo stomaco.
La conoscenza era potere, ma alle volte era davvero difficile sapere la verità riguardo una persona davvero cara.
Ragionando sul come avere una normale conversazione con la strega, Ludwing percepì qualcosa di strano nel dondolio della nave, come se stesse rallentando. Uscí dalla sua cabina per andare su in coperta e notò che al timone della nave non vi era più la strega, bensì Alastor.
Maire era più avanti, si affacciava dal corrimano per osservare l'acqua. Ludwing le si affiancò, guardando invece la linea che era di fronte a sé, la linea dell'orizzonte; una retta perfetta che delineava il confine fra cielo e mare.
Non aveva mai visto un tempo così quiete, piacevole, quasi inquietante dal silenzio che ne proveniva, gli unici che disturbavano erano proprio loro.
Lo sguardo di Maire era malinconico, vedeva ricordi così lontani, così vicini, ma allo stesso tempo distanti, come quella linea dell'orizzonte.
-Tu sei religioso Ludwing?- chiese all'improvviso non distogliendo lo sguardo.
-Mia madre lo era. Era devota a Arot e Memeric, pregava ogni sera per la mia salute.
Rispose Ludwing, ricordando sua madre che lo accarezzava sempre durante le preghiere della sera, coccolandolo davanti al fuoco.
-Vivevate in un villaggio che si alimentava grazie all'agricoltura, era ovvio che credeva in Memeric, il dio della terra e degli uomini... Ma io ho chiesto di te. In che cosa credi Ludwing?
-Ho imparato in questi anni a credere in me stesso. D'altronde, è stato il suo primo insegnamento.
Ricordava bene quella sera, quel giorno in cui aveva visto la strega in giardino, persa da un suo vecchio ricordo. Si era arrabbiata, gli aveva detto che non doveva fidarsi di nessuno, che sarebbe stato sempre da solo.
-Credere in se stessi, almeno si è certi di non venire abbandonati.
Non l'aveva mai vista così malinconica, così fragile.
-Mai affezionarsi a nessuno, non lasciare che il ricordo dei defunti si riaffaccia e possa farci male... Che belle stronzate da codarda ti ho propinato. - sorrise amaramente.
-Io, una volta, quando ero ancora stupida ed immatura, ero molto credente. Sai, l'ignoranza alle volte fa crescere la fede. Pregavo tutte e cinque le divinità, ogni giorno, senza sosta. Credevo veramente che Arot vegliasse su di me, che avesse un piano... Ma ho vissuto così a lungo che ormai non so nemmeno più dove andare... Quale è il mio posto.
Ludwing aveva capito. Voleva aiutare Maire, voleva togliersi il peso sul petto e rivelare cosa realmente fosse. Ma le parole dette era come se non arrivassero alle sue orecchie, lei era sorda sul chi fosse veramente.
Era questa la maledizione di Illy? Qualunque cosa dicesse, scrivesse, Maire l'avrebbe filtrata, non notandola.
Forse, in parte, era un bene...
-Sai dove siamo Ludwing? - chiese voltandosi verso di lui ingenuamente.
-Siamo nel punto più alto del mondo, proprio al vertice di tutto quanto. Le scritture sostengono che proprio qui, viva Arot, è da qui che l'essere onnisciente controlla tutte quante le sue creature.
Poi con il dito, fece una parallela della linea dell'orizzonte.
-Oltre è territorio divino, non ci è permesso oltrepassare, è per questo che non stiamo andando oltre, per questo non seguiamo più le stelle. Per colpa di Alastor e della sua stupida religione, non possiamo andare avanti. È per questo che ti ho chiesto se sei religioso.
La strega mise un braccio intorno al collo di Ludwing per avvicinarlo a sé e parlare sotto voce.
-Siamo due contro uno, direi di mettere fuori uso Alastor ed andare avanti. Lui è forte, ma credo che in due potremmo farcela. E se lo mettiamo fuori gioco per sempre, sarebbe anche meglio.
-Un omicidio non gioverà al tuo stato d'animo. Mi avresti per sempre sulla coscienza, e con te, è per sempre per molto tempo.- disse ad alta voce Alastor dal timone.
-Santo cielo, sente ogni cosa, altro che Arot...
-Maire, posso parlarti francamente?
-Cose è questa confidenza? Dov'è il lei?
-Mi piacerebbe parlarti d'amico, più che da servitore.
Maire guardò la linea dell'orizzonte, perplessa da quella frase.
-Amico... Non credo di averne molti... Un tempo ne avevo così tanti. Tutti morti, tutti che mi hanno abbandonato. Preferisco di più la porola conoscenti, servitori, o schiavi... Vorrei che mantenessi... Vorrei che tu sia un mio dipendente. Non amico.
Disse la strega, facendo scoraggiare il ragazzo.
-Perché così sarei certa che non mi abbandonerei mai, che dovrai lasciarmi solo se vieni licenziato da me.
Ludwing si sorprese. Sorrise calorosamente e alla fine parlò volendolo aiutare, facendole capire che comprendeva il suo stato d'animo.
-So perché ha intrapreso questo viaggio. Lei non era curiosa delle stelle, non voleva rifornirsi di animali magici... Lei... Tu volevi solamente capire chi realmente fossi, non è vero? Speravi di scoprirlo, almeno questa volta, perché la tua vita non è stato altro che un viaggio alla scoperta... Di te.
Maire continuò a guardare l'orizzonte. Ludwing non sapeva se lei lo avesse sentito, poi la strega si mosse per andare via.
-Sei parecchio intelligente Lu. Tuo padre sarebbe orgoglioso di te.
E si ritirò nella sua cabina.
Arrivata la notte, tutti si riposarono nelle loro stanze, di comune accordo che il giorno dopo sarebbero ritornati a casa. Ludwing ancora non riusciva a calmarsi, si svegliava ogni volta agitato ed in ansia.
Quel viaggio era per Maire, era per questo che Alastor lo aveva organizzato. Lui sapeva cosa fosse Maire, ma non poteva comunicarglielo... Data la maledizione della maestra Illy.
Maire non avrebbe mai capito da altri chi era in realtà, e il giorno in cui lo avrebbe scoperto... Lei sarebbe morta.
Ricordata la maledizione, o profezia, di Illy, Ludwing si svegliò in piena notte e si era diretto verso la cabina di Maire. Quando l'aprí senza nemmeno bussare, scoprí che non c'era nessuno.
La strega era sparita.
Chiamò Alastor preoccupato, ribaltarono la nave per cercarla, finché non trovarono una corda legata al corrimano da un nodo stretto. La fune continuava verso il mare, andava oltre l'orizzonte non vedendone la fine.
-Dici... Dici che si è legata e si è buttata in mare? - domandò nel panico Ludwing.
Alastor non disse nulla, non sembrava nemmeno preoccupato, ma non aveva neanche voglia di scherzare, mostrando una fredda serietà.
-Dobbiamo muoverci a recuperarla Alastor, chissà dove sarà finita. Muoviamoci con questa nave!
-Non possiamo...
Alastor ribadí che non poteva superare le acque della divinità. Ludwing diceva che era una stupidata, che non potevano lasciarla da sola in acqua in una notte così gelida.
-Tu... Tu puoi andare.
-E come? Non abbiamo neanche una bagnarola e crearne una non ci vorrebbe troppo tempo?
Alastor si avvicinò velocemente a Ludwing e con un dito adoranato da un grosso anello brillante, gli toccò la fronte.
Improvvisamente, tutto si fece più chiaro. Il sangue di Ludwing ribollì, come la volta in cui aveva incontrato Vikram per la prima volta.
-Tu puoi volare da lei... Sei figlio di Godwing no!? Sfrutta il tuo lato demoniaco!
Dolorosamente, le sue braccia si fecero più lunghe, le dita più affusolate che si legarono di una strana membrana. Il suo colore bluastro si fece più acceso, i suoi sensi più fini, un dolore atroce che copriva quasi tutto il suo corpo.
Poi tutto passò, all'improvviso, come se nulla fosse accaduto, ma Ludwing era diverso, era sempre lo stesso, ma dalle sue braccia erano apparse ali da pipistrello.
-Ma devi sbrigarti.- disse Alastor puntando al cielo.
-Sta arrivando la pioggia di stelle.
Ludwing guardò in alto e per la prima volta vide il cielo.
Anche se era notte, mille puntini lo accecarono. Quelle erano stelle che lentamente si muovevano lasciando una scia.
Senza neanche capire come, affidandosi solo all'istinto, Ludwing spiccò il volo, tentennando alle volte. Non aveva neanche paura dell'altezza, finché seguiva la corda, non doveva avere timore di nulla.
Doveva solamente raggiungere Maire.
Alla fine la raggiunse, un punto in mezzo quella tela nera che era l'acqua.
Era a galla, sembrava svenuta, ma non era mai stata così sveglia, così viva in vita sua.
Ludwing si buttò in acqua e la raggiunse dopo delle lunghe bracciate.
-MAIRE!
Urlò a pieni polmoni, grato di averla trovata sana e salva.
Si avvicinò e... Lei stava piangendo.
-Esisto...
Diceva fra le lacrime.
-Io... Io esisto... Io sono qui... Io sono viva...
-Maire, ti senti bene? L'acqua è gelata e...
-Ho capito Lu... Ho capito cosa sono.
Maire, tremando e ancora piangendo, abbracciò Ludwing.
- Non è vero... Io sono viva!
In mezzo al nulla, c'erano solo loro due, ed il mare stava riflettendo una pioggia di stelle cadenti.
-Io... Io non sono viva... sono solamente un oggetto... Sono ciò che vendo... Io sono una meledetta stella!
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