~Chi Realmente Sei~

Ludwing teneva stretto a sé Maire e con l'altro braccio nuotava seguendo la fune. Lei piangeva ancora, come un neonato appena nato, nascondeva il suo viso nell'incavo della spalla della persona che l'aveva salvata.

Grazie alle nuove ali, che spostavano molta acqua ad ogni bracciata, riuscirono a raggiungere velocemente la nave e Alastor li accolse aiutando la strega e coprendola con una calda coperta.

-Devi cambiarti Maire, o prenderai un malanno.

-Non è vero... - rispose Maire sotto voce. - Gli oggetti non si ammalano.

Ludwing era ancora scosso da ciò che era appena accaduto e sfogò la sua rabbia verso colui che credeva l'unico responsabile.

-Questa è tutta colpa tua!- urlò a denti stretti.

-Avevi pianificato tutto questo! Tu sapevi già cosa sarebbe successo, ci hai portato qui sapendo comunque della profezia di Illy!

I suoi muscoli si tesero, le unghie diventarono artigli ed i suoi occhi erano iniettati di rosso.

-Era la risposta che aveva sempre avuto davanti agli occhi. - si giustificò Alastor.

-Un essere più antico di tutti quanti noi. Immortale, indistruttibile, un talento naturale per la magia ed una forte empatia riguardo il prossimo. Per non parlare della prosperità e fertilità che portava in ogni luogo... Era naturale che fosse una stella! Di tante razze, lei è l'unica che emette un piccolo bagliore dagli occhi...

-Piantala! Non parlare di lei in questo modo!

La rabbia stava ribollendo dentro Ludwing. Maire stava soffrendo davanti i suoi occhi, piangeva, ed il modo di Alastor nel parlare in quel modo, coprendola con la coperta, come se fosse un benevolo samaritano lo faceva solo di più arrabbiare.

Era tutta colpa sua.

-Vedi di calmarti, mezzo demone. Se infrangerai le regole, sarò costretto a fermarti o addirittura ucciderti.

-Non mi interessa! Leva subito le tue sporche mani da Maire!

L'ira lo stava accecando, la ragione che lo aveva sempre contraddistinto era sparita lasciando una fiorente collera.

Era questo ciò che significava essere un demone?

A fermare la sua ira, però, fu la stessa Maire. Lei si mise in mezzo.

-Vuoi forse morire Ludwing? Alastor ha molta più esperienza di te nell'ammazzare i demoni.

Maire, senza far nulla, aveva questo potere di tranquillizzarlo. Davanti a lei, riusciva a respirare, riusciva a ragionare. C'erano delle regole, leggi che i demoni superstiti non potevano infrangere, o sarebbe stata la morte.

Fu la stessa Maire a difendere Ludwing, per poi avvicinarsi a lui.

Senza toccare alcuna pietra, senza utilizzare alcuna stella, tentò un incantesimo. Accarezzò la guancia di Ludwing, ed il sangue del mezzo demone si spense di botto, le ali sparirono, ritornando normali braccia.

Maire aveva appena fatto un incantesimo, utilizzando se stessa.

Si guardò la mano, stupita riguardo quella scoperta, ma si fece triste subito dopo.

Si tolse la gemma che aveva al petto, quella che utilizzava di solito è la diede a Ludwing.

-Non mi serve più, puoi anche tenerla.

Disse per poi dare le spalle.

-Grazie Alastor per avermi aiutato, ti dispiace se ce ne andiamo, vorrei tornare a casa.

-Figurati. - Alastor non sorrise come suo solito.

-Vuoi... Vuoi utilizzare una... Una delle mie...

-Non importa, farò da sola.

Con un dito tracciò un cerchio grande quanto una porta, dall'altra parte si poteva vedere che era giorno, ma soprattutto si vedeva villa Gorwel.

La strega diede un ultimo sguardo alla gallina, che ancora aveva il becco rivolto all'orizzonte.

-La stella, quando è caduta, ha preso le sembianze di un essere vivente già preesistente. E adesso è una gallina.

Oltrepassò il cerchio è non si voltò più indietro, seguito poi da un dolorante Ludwing.

All'improvviso fu caldo, molto caldo.
Dal freddo gelido dell'oceano Gefot, erano passati al clima più mite di Niifer in un istante.

La strega entrò in silenzio dentro casa e ad accoglierla fu un Danfilio che beveva in salotto, come proprietario di quella lussuosa villa.

-Oh! Maire è tornata! Mia signora che gioia!- salutò tutto contento e mezzo sbronzo alzandosi in piedi.

-Ho una stupenda notizia! Finalmente è una femmina, Altea ha partorito una bellissima bimbetta sgambettante, volevamo darle il suo nome se non era troppo.

-Sei licenziato. - disse di punto in bianco.

-Cosa...?

-Siete tutti licenziati, non voglio più vedere nessuno in questa casa.

Il tono della strega era severo, con una rabbia fredda e controllata.

-Ma... Non può farlo... Noi abbiamo appena partorito il terzo figlio e...

-Credi che possa importarmi qualcosa!? - questa volta si rivolse direttamente all'uomo.

-OH CHE BELLO, un altro essere umano è venuto al mondo! Sai quante volte succede al giorno? Sai quanti inutili esseri come voi vengono al mondo e muoiono il giorno dopo!? Un numero così alto che non credo nemmeno tu conosca.

Danfilio era davvero confuso. Maire aveva alzato così tanto la voce che arrivò anche il giardiniere.

-Ho detto che siete tutti quanti licenziati! ANDATE VIA!

La paura colse tutti loro e come se avessero paura della stessa morte, scapparono dalla casa. Solo uno vinse quella paura rimanendo nel salone.

-Maire...- cercò Ludwing di chiamarla.

-Ho detto... DI ANDARE VIA!

L'urlo fu così forte da far sanguinare le orecchie del ragazzo. Per proteggersi si ranicchiò su se stesso, chiudendo anche gli occhi, e quando li riaprì si ritrovò fuori in giardino.

Non arrendendosi, cercò di tornare in casa, ma una barriera invisibile gli impediva di rientrare.

Maire non voleva nessuno in casa, voleva rimanere da sola.

Perfino Chip, il suo rapace da compagnia, volò via dalla finestra, planando poi in giardino, proprio accanto al ragazzo.

Fissavano entrambi la villa, come se fossero indecisi sul cosa fare, mentre una nube nera stava mano a mano formandosi sopra la casa.

-Sta utilizzando troppa magia...- pensò ad alta voce Ludwing.

-Se... Se facesse troppi incantesimi... Lei si potrebbe consumare... Come una stella.

Ludwing aveva finalmente capito. Era questa la profezia di Illy. Il giorno in cui Maire avrebbe scoperto cosa fosse in realtà, sarebbe stata anche la sua fine.

-Cosa vuoi fare? Vorresti salvarla da sé stessa?- disse qualcuno di fianco a lui.

-Che altro potrei fare!? - Ludwing si rivolse verso la voce. Spalancò gli occhi quando vide un uomo alto, dai capelli lunghi e scuri, lo sguardo verso l'alto nell'osservare la casa.

-V... Vikram?

Vikram si girò verso Ludwing.

-Ti direi che hai le orecchie di tuo padre, ma non ce ne sarebbe il tempo.

Ludwing era confuso, come poteva il re dei demoni essere di fianco a lui, quando invece dovrebbe essere imprigionato...

-Tu... Tu eri imprigionato nella forma di un rapace. Tu eri sempre stato Chip. Sei sempre rimasto con la strega... E lei ti strappava anche le piume e...

-Veramente Ludwing? Vogliamo parlare di questo? Perché sennò avrei tanto da ridire sul tuo modo di accudire gli animali. Mai avuto un servizio così scarso...

Ludwing, pensò velocemente, che era proprio uguale alla sua padrona... O era lei che voleva assomigliare a Vikram?

-Devi andare tu Vikram! Solo tu... Solo tu puoi farla tornare in sé.

-Non è vero. Io ormai sono la sua delusione più grande, non farei altro che peggiorare le cose... Mentre tu, Ludwing. Tu sei ciò che le ha dato speranza in questi ultimi dieci anni. Io l'ho visto.  E adesso usa la stella che hai fra le mani e vai a salvarla da se stessa per una volta per tutte!

Vikram aveva ragione... Ludwing aveva fra le mani un nuovo potere.

Davanti alla barriera utilizzò la gemma che le aveva donato la strega e finalmente rientrò in casa...

Quasi non riconobbe l'interno della villa. Era tutto a soqquadro, nulla si era risparmiato dalla furia della strega. I quadri strappati, gli specchi rotti, ma soprattutto i gioielli e le stelle buttate a terra come se non avessero valore.

Dentro la stanza di Maire pioveva e l'acqua scendeva dal soffitto. Lei era a terra, abbracciata su se stessa come se volesse cercare un minimo di conforto. Non si era accorta di Ludwing, e lui avanzò sotto la pioggia.

-Non sono niente, non ho nessuno, sono solo un oggetto... Uno stupido oggetto. Voglio morire, voglio andarmene, voglio rompermi e non riaggiustarmi più. Non sono niente, non ho nessuno... Solo solo un oggetto.

-Non è vero Maire.

Le dita di Ludwing si allungarono formando nuovamente un ala, con la quale coprí Maire dalla pioggia.

-Tu sei Maire Gorwel. Tu sei stata molte cose. Mai un oggetto.

-Sono... Sono solo la brutta copia di un essere umano...

-Sei la parte migliore dell'umanità Maire, io lo so bene. Tu sei stata l'unica che ha voluto accogliermi, l'unica che mi ha aiutato.

-Io... Io non sono...

-Smettila di dire che cosa non sei.- Ludwing si avvicinò chinandosi.

-Smettila di vedere cosa ti manca, di riempire quel vuoto che senti. Guarda invece ciò che hai, ciò che sei...

-Sono solo uno stupido oggetto! Proprio come quell'anello! Sono una stella! Sono una stella... Non ho origini... Non sono mai nata...

Ludwing guardò l'anello con inciso una catena.

-Maire, tu sei stata molte cose invece. Sei stata una figlia, un eletta, una sposa, ed anche un avventuriera che ha salvato il mondo da devastanti guerre. Ora sei la strega più potente. Scoprire che sei una stella, non ti rende ancora più speciale?

-Ma...- Maire si stava calmando, guardò negli occhi Ludwing cercando ancora risposte da lui.

-Ma io non voglio essere speciale, voglio... Non voglio stare da sola! Non voglio più soffrire la solitudine.- confessò fra le lacrime.

-Speravo di scoprire... Di scoprire di appartenere ad una razza, di avere una famiglia! Ed invece... Ed invece...

Ludwing la abbracciò. Cercò di stringere il più forte possibile pur di comunicare che lei non era sola.

-Tu non sei mai stata sola Maire, ti sei sempre circondata da amici e persone o esseri che ti volevano bene. Adesso hai noi. Adesso hai te stessa, e non ti serve nient'altro.

Maire pianse ancora, ed alla fine si strinse abbandonandosi in quell'abbraccio.

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