La principessa e la fuga col mascalzone
La principessa e la fuga col mascalzone
Ho sempre pensato, sin da quando ero una bambina, che Bill e Pamela necessitassero di un documentario tutto loro.
In un simile momento come questo, pagherei per sentire la solita voce monotona che è la causa principale dei pisolini che interrompono il nostro momento di cultura. Quella voce sarebbe perfetta, ora, per poter descrivere uno dei miracoli più grandi e affascinanti della vita, una delle tecniche animali più inquietanti e spaventose al mondo e che Pamela e Bill sono sempre stato in grado di far vedere nei modi più disparati.
Il corteggiamento.
Sono sempre stati così, e probabilmente lo saranno per sempre. Anche una persona che non li conosce e che non li ha mai visti prima d'ora insieme potrebbe rendersi conto dell'evidente tensione e desiderio sessuale che scorre fra i corpi di loro due.
Gli occhi di mio fratello sono sgranati, due giganteschi smeraldi che sembrano increduli per lo spettacolo che hanno davanti. Non riesce a far coincidere la nuova acconciatura di Pamela con la ragazza castana e banale qual era stata un tempo, la fissa come se dalla spalla le fosse spuntata una seconda testa, e poi - perché si tratta pur sempre di Bill che è famoso per la sua perversione - fa calare gli occhi sulla piccola scollatura che lei ha lasciato attraverso i bottoni della sua camicetta.
Tipico di Bill.
«Cosa diavolo hai fatto ai capelli, Pam?» Il suo pomo d'Adamo sta facendo su e giù in questo momento, una pallina impazzita che sembra non sapere più quale direzione prendere. Mi scosto leggermente, così da scrutare la figura più che soddisfatta di Sasha, ora di nuovo in cucina intenta a intossicarsi ancora una volta con un altro panino al salame.
«Io... ho voluto cambiare look!» Non c'è bugia più palese di questa. Pamela scuote la testa e storce leggermente il naso, per rivolgere così la sua attenzione sul vestiario elegante che mai si è adattato a un tipo perverso come mio fratello. O, per lo meno, lei finge che sia il suo outfit a interessarla, ma io so che dentro di sé sta pensando a tutti i muscoli che nasconde quella camicia bianca perfettamente stirata. «E tu? Da quando ti vesti come un pinguino?»
Il pomo d'Adamo di Bill schizza così in alto che quasi mi sorprendo non lo sputi dalla bocca. «Sasha mi ha detto che Sophia era qui e stava piangendo per quello che era successo...»
Fulmino con un'occhiataccia Sasha che, in tutta risposta, scrolla le spalle e addenta felicemente il suo maledettissimo panino al salame. Non l'avevo vista così orgogliosa di se stessa qda quando aveva dato un calcio alle palle di Kyle Jensen dopo che questo umiliò suo fratello Luke. Spero sinceramente che non abbia alcuna intenzione di ripetere una simile esperienza, non so quanto mio fratello possa resistere a un simile attacco fisico.
«Non è andata così, Bill» mi ritrovo a informarlo, mentre mi rialzo lentamente per sistemare i vestiti che Sasha aveva distrutto. Jack si piega per riafferrare la sua maglia e infilarsela. «E' stato tutto un piano di Sasha per farti incazzare. Io e Jack... non stavamo facendo nulla di quello che pensavi.»
«Prima di tutto, perché Valentine è qui?» Mio fratello è furibondo, ora, sta rivolgendo tutta la sua attenzione a Guar come se volesse incendiarlo con lo sguardo. «Che diavolo stai facendo a mia sorella, eh?»
«Io?» Lui sorride con malizia. «Non ho fatto nulla, fidati, è stata tutta opera della tua cognatina.»
«Confermo» aggiunge Pam, che pare priva di fiato ormai. «Tutta colpa di Sasha.»
«Tutto merito mio» ci corregge lei, dall'alto della sua strafottenza. «Avanti su, forza, iniziate a parlare. Oppure volete direttamente passare alla fase della copulazione? In tal caso la mia camera è libera, e Doberman può prestarvi dei preservativi.»
Il sopracciglio di Jack si solleva insieme al mio, il volto di Bill impallidisce al punto di diventare quasi trasparente. Sta fissando Sasha con un misto di irritazione e ammirazione, le mani strette in due pugni serrati mentre pronuncia la verità di cui si è reso conto solo ora: «Mi hai incastrato.»
Il sorriso della mia amica è più crudele che mai in questo momento. «Se ti avessi incastrato, Ridarella, a quest'ora staresti patendo le pene dell'inferno. Dovresti ringraziarmi, invece, prostrarti ai miei piedi e baciarmi le mani. Ti ho concesso un'opportunità che non ti capiterà due volte nella vita.»
«Sei una stronza» ringhia Pamela. «Una grandissima stronza.»
Non posso davvero controbattere a simili parole, ma è evidente che né lei né Bill hanno apprezzato il suo gesto. Sasha pare quasi delusa di fronte alle loro risposte, ma poiché è Sasha, la cosa non le interessa più di tanto. Si stringe nelle spalle e prende un altro morso dal suo panino, mastica il boccone con tanto di versi disgustosi e terrificanti per poi ingoiarlo rumorosamente.
Un lampo d'ira attraversa lo sguardo di mio fratello. «Ti ho già detto e ripetuto almeno mille volte di smetterla di intrometterti nei miei affari. Sto con Francine, adesso, e, tra l'altro-»
«Già, già, già. Cavallina, giusto. Senti, potresti ripeterlo di nuovo?» lo interrompe. «No, perché a onor del vero, Ridarella, non sei molto convincente se mentre dici queste cose fissi palesemente le tette che non ci sono della mia amica.»
Ho già detto che Sasha non ha peli sulla lingua? No, eh? Be', lo dico ora. Non ha peli sulla lingua. Non ne ha fin troppi. E il suo modo sfacciato di parlare sta alterando i nervi a tutti i presenti, soprattutto quelli del mio gemello, che è sempre stato famoso per essere una persona estremamente impulsiva. Lui sembra sul punto di picchiarla, Sasha sul punto di castrarlo, e il mio sguardo cade su Pamela. Inarco un sopracciglio quando la vedo fissarsi la scollatura che mostra la sua tavola piatta e sorridere con orgoglio di se stessa.
Credo che il suo seno abbia riacquistato un po' dell'autostima perduta dopo aver visto quello di Cavall-ehm, Francine.
«Principessa» mi richiama Jack con un sussurro «non so perché ma ho davvero l'impellente bisogno di fuggire via.»
Il mio corpo trema per trattenere le risate. Questo è tutto fuorché un momento di ilarità, ma per qualche strano motivo la sua presenza scandalizzata pare rilassare la tensione palpabile nell'aria. «Lo so, anche io, ma se fuggissimo ora ci noterebbero subito, e a quel punto per me e per te sarebbe la fine.»
«Ricordami di non accompagnarti mai più a casa della tua amica.»
Sghignazzo.
«Mi spieghi perché Valentine è qui? E perché lui e Sophia erano a terra come se fossero pronti per darsi da fare da un momento all'altro?» Bill si rivolge a me con il volto carico d'ira. «Valentine, Sophia? Per davvero? VALENTINE? So che sono stato uno stronzo a pranzo, me ne rendo conto e ti chiedo scusa per questo, ma non ti pare un gesto estremo questo per vendicarti delle mie parole?»
Prima che possa in qualsiasi modo controbattere, sento il braccio di Jack avvolgersi attorno la mia spalla e trasportare il mio corpo contro il suo. La mia guancia sbatte sotto il suo petto quasi con violenza, mentre il mio corpo si surriscalda fino a raggiungere l'autocombustione. «A dire il vero, King, tua sorella mi ronza attorno da un bel po' di mesi, se proprio vuoi saperlo. E tu non hai nulla a che fare con tutto ciò.»
Sgrano gli occhi e con forza tiro un pugno al suo torace. «Smettila di raccontare stronzate!» esclamo disperata. «Bill, te lo assicuro, la situazione è molto diversa da quella che credi...» mi schiarisco la gola. «Vedi... sono diventata amica con... con...» faccio fatica a rielaborare i pensieri se il mio corpo è così vicino al suo, e tutti in questo appartamento sembrano accorgersene. Le mie guance vanno a fuoco: «Con la sorellina e la nonna di Jack, e ogni tanto vado a trovarli, tutto qua. La sua presenza in questo posto è solo una coincidenza.»
Le labbra di Bill si serrano. «Una coincidenza?» ringhia.
«Una coincidenza.»
Dietro di lui, Sasha per poco non sputa il suo pezzo di panino per trattenere le risate.
«No.»
Quest'unica parola, pronunciata dalle labbra di mio fratello, è carica di significati. Il verde dei suoi occhi è oscurato dall'ombra di rabbia e irritazione che in questo momento sta oscurando il suo viso, spalanco la bocca, stupefatta, ma il suo volto è inflessibile: «Mi rifiuto. Non lo accetterò mai. Vuoi trovarti un ragazzo? Mi va bene. E' giusto e ne sarei più che contento, visto tutto quello che hai passato, Sophia, ma non Jack Valentine.»
Il corpo di Jack si contrae attorno il mio, muscoli che diventano di marmo per colpa dell'ira, e quando sollevo lo sguardo, vedo i suoi zaffiri luccicare di fuoco. «Hai qualche problema con me, King?» la sua voce sembra uscita dall'oltretomba.
«Sì. Respiri.»
«Potrei dire la stessa cosa di te.»
«Io non spacco gli armadietti della gente.»
«Be', almeno io non sono cosi stronzo da far piangere la mia sorellina.»
Sasha lancia un fischio di ammirazione per la risposta pronta e violenta di Jack, pare quasi ammirarlo. Credo si stia segnando la frase nella testa per poterla rilanciare quando necessario a Bill o Aaron. E' davvero una stronza.
Il corpo del mio gemello sembra diventato di granito, ora, una lampo d'ira attraversa i suoi occhi, le narici si dilatano per inalare più aria possibile. Prima che possa dare inizio alla rissa che intende a tutti i costi cominciare, con sommo stupore di tutti a intervenire non sono io e nemmeno Sasha, bensì Pamela, che si frappone fra noi due con il suo corpo e fissa Bill spazientita. «Sei ridicolo»
Sasha stappa un'altra lattina di birra. Quasi vorrei me ne desse una, in questo momento.
«Come, scusa?»
«Sei ridicolo» ripete Pamela. «Vuoi fare davvero la morale a tua sorella, tu? Un minuto fa hai detto a Sasha che è una stronza ficcanaso perché si intrometteva nella tua relazione con Francine, e ora vuoi fare tu la stessa cosa con tua sorella e Valentine!»
Ah, Pamela ha fatto centro, e Bill lo sa. Il suo volto si fa livido di rabbia, consapevole di aver appena commesso un errore che, lui sa bene, la mia amica nonché suo desiderio più grande sa riconoscere a distanza di chilometri. «Non hai nulla a che fare con questa storia.»
Sasha sputa un pezzo di salame per colpa delle risate, anche io, lo ammetto, fatico a mantenere un aspetto dignitoso in questo momento. «Sophia è la mia migliore amica!» Pam serra le braccia al petto. «E ha tutti i diritti di farsi strapazzare da chiunque voglia.»
«Non Valentine!»
Jack si fa ancora più rigido. «Sto per picchiare tuo fratello, Anja.»
Be', non posso proprio biasimarlo per questo.
«Ti prego, fallo» lo implora Sasha. «Magari con un colpo in testa il suo cervello perverso tornerebbe a ragionare lucidamente, piuttosto che fingersi interessato a una Cavallina.»
Il collo di Bill si tende per la frustrazione quando rivolge il suo sguardo carico di rammarico verso di lei. «Per la milionesima volta, lascia Francine fuori da questa storia.»
«E' per colpa sua se tua sorella ha pianto!» strilla Pamela, fuori di sé. «Maledizione, Bill, sapevo che eri un idiota, ma non mi aspettavo certo fino a questo punto! Non posso credere che hai detto a quella Cavallina di Andrew! Per la miseria, usa un po' di quel poco di cervello che ti è rimasto una volta tanto.»
La situazione si sta scaldando, e non per i motivi che io e Sasha ci auguravamo. Bill sembra sul punto di esplodere, la camicia si tende sotto la rigidità delle sue spalle quando grida: «Non hai nulla a che vedere con tutta questa situazione, non hai alcun diritto di dubitare delle mie scelte nella mia vita privata quando tu ne sei fuori!»
Papillon, ai miei piedi, torna a latrare contro Bill, vedere un uomo alzare la voce gli ha improvvisamente ricordato che ha una reputazione da cane virile da difendere, così inizia a vibrare di frustrazione e ad abbaiargli contro senza, ovviamente, successo. Perché l'unica cosa a cui Bill guarda è Pamela, e l'unica cosa a cui Pamela guarda è Bill. Si stanno divorando con gli occhi. «Ah! Questa sì che è bella! Sei tu quello che mi ha chiesto il permesso di metterti con quella rincitrullita! Non io!»
«Francine non è rincitrullita! E' solo-»
«-stupida?» suggerisco io.
«-deficiente» conclude Sasha al mio posto.
Bill spalanca la bocca, stupefatto. «E comunque, non ti ho chiesto il permesso!» strilla poi. «Era solo un... argomento di conversazione.»
Sasha ha appena afferrato la sua mazza da baseball che aveva lasciato per terra e la sta lucidando con un panno per la cucina. Jack sbianca nel vederla, Bill le dà le spalle, perciò non può accorgersene, ma non si rende conto che sta pian piano firmando sempre di più la sua condanna a morte. «Fuga?» mi propone alla fine Guar, sottovoce.
«Sì, ma non ora, o Sasha asporterebbe gli organi genitali a entrambi» rispondo con un sussurro. «Aspettiamo il momento in cui mio fratello spara la stronzata e Pamela inizia a colpirlo con i cuscini.»
«Come sai che andrà così?»
«Lo so e basta.»
Pamela spalanca le braccia al cielo. «Argomento di conversazione? ARGOMENTO DI CONVERSAZIONE? Quale cretino chiederebbe mai a una ragazza se può mettersi con un'altra come argomento di conversazione?»
«Non sono un cretino» - eccome se lo sei, fratellone - «e l'ho chiesto a te perché... perché...»
Sì, è decisamente cretino.
«Perché?» Pamela sembra sul punto di picchiarlo.
Bill inspira a fondo. «Perché ti conosco da anni... e... e perché... perché per me tu sei come una sorella.»
Oh.
Merda.
OHMERDA.
OHMERDAMERDAMERDAMERDA.
«Jack» con violenza afferro il suo braccio e lo strattono. «Jack, ora, ora!»
C'è un'esplosione di ira che scoppia nella stanza come una bomba ad orologeria programmata nel momento perfetto in cui mio fratello avesse detto la sua più grande stronzata. Il corpo di Pamela si scaglia contro il divano e afferra i cuscini per lanciargli addosso, e Sasha si sta avvicinando a lei per prestarle la mazza da baseball.
Oddio.
«Fuga?» mi domanda Jack.
«Fuga!»
E' un attimo, un solo istante, il suo corpo si muove così velocemente da apparire quasi invisibile. Non dovrei sorprendermene, in fondo, per com'è fatto, questa non deve essere la prima volta che corre per poter scappare qualcosa. Negli ultimi tempi l'ho dimenticato, ma Jack Valentine resta e rimarrà per sempre un mascalzone. Con il braccio ancora attorno la mia spalla, mi trascina con sé, per poi afferrare il corpicino ancora vibrante di Papillon e trasportarci verso la porta d'ingresso, ormai del tutto dimenticati da Sasha, Pamela e Bill.
Prima che richiuda la porta, sento Pamela gridare: «Preferirei rinunciare a tutti gli zuccheri del mondo piuttosto che essere imparentata con un deficiente come te!»
«Corri!» esclamo, spronando Jack a muoversi. «Prima che Sasha si renda conto che siamo scappati!»
Per qualche motivo, il principio di un sorriso appare sulle sue labbra. Scendiamo velocemente le scale, con Papillon che ancora latra sotto la stretta sicura di Jack, e io che ancora mi affanno per capirci qualcosa, una volta usciti, ci fermiamo di fronte al grosso parcheggio che si apre di fronte all'edificio del condominio. Rimaniamo fermi, immobili, a respirare a fatica. Guar lascia andare il mio cane, il mio cane inizia a graffiarmi le caviglie, io poggio le mani sulle ginocchia piegate per poter tornare a inalare normalmente l'aria.
Il respiro affannato si districa nel silenzio, le unghiette di Papillon graffiano la gonna che Kostana mi ha gentilmente prestato, e quando sollevo lo sguardo, incontro i brillanti zaffiri di Jack, che mi inchiodano nel mio posto. Ci guardiamo, per qualche istante, l'uno più costernato dell'altra, le sue spalle si tendono, le mie si rilassano. Inspira, espiro. Ci scambiamo l'aria, il respiro, tutto. Per poi esplodere entrambi in una fragorosa risata che riempe il vuoto e nasconde l'affanno. E' piacevole, è calda, rilassante. Credo di adorare questa risata, credo di adorare questo momento. L'ilarità di una simile situazione mi permette di apprezzare ancora di più il piacevole affanno che si è creato dopo così tanto tempo passato a disprezzarmi.
«Dio...» mormora Jack.
«Lo so.» La mia voce trema per la violenza delle risa.
Lui si passa una mano sul volto, tenta di darsi un contegno, ma non riesce a trattenersi ed esplode di nuovo insieme a me. «Non avrei mai creduto che un giorno avrei detto simili parole ma... Anja, la tua famiglia è più assurda della mia.»
Il suono che esce dalla mia gola è stanco e sofferto, ma incredibilmente depurativo. Chiudo gli occhi, copro il mio volto, mi irrigidisco e mi rilasso, percepisco la tensione allentarsi a ogni grido e a ogni commento, a ogni sentimento e risata. «Non esagerare, ti ricordo che tua nonna ci ha teso il tranello di lasciarci nudi insieme nella sua casa.»
«Be', ti ricordo che la tua futura cognata ti ha quasi strappato i vestiti di dosso per lasciar credere a tuo fratello che io stessi per intingere il mio biscotto nella tua marmellata così da farlo incazzare.»
«Hai ragione» con un gesto deciso, afferro Papillon e lo sollevo in aria, il suo nasino a liquirizia sfiora la punta del mio, una gigantesca goccia di bava cade sulla mia canottiera. «Direi che siamo pari, allora.»
«Assolutamente sì.» Aggrotta la fronte e per qualche secondo ammutolisce. «E ricordami, ti prego, di non far mai incazzare Sasha.»
Rido ancora.
«Dico davvero, principessa» continua lui «mi avevi detto che era pazza, ma non credevo fino a questo punto. Come diavolo fa tuo fratello a starci insieme? E' assurdo il modo in cui si comporta, quella donna è una bestia.»
Sasha sarebbe orgogliosa di sé se sentisse un simile discorso sul suo conto, non ho dubbi a proposito. Mi sforzo di non sorridere e allaccio velocemente il collare di Papillon al guinzaglio che ho tirato dalla mia borsa - fortunatamente a tracolla e rimasta accanto a me tutto il tempo - per poterlo lasciare andare a incazzarsi con esseri invisibili che solo lui vede. «Be', sì, ho una mia teoria a proposito di questo» ammetto con un'altra risatina.
«Ho paura a chiedere, ma la curiosità prevale, perciò su, forza, parla, e dimmi come quella folle omicida è riuscita a incatenare il cuore di tuo fratello.» C'è sincero divertimento nella sua voce e nei suoi occhi, che brillano come due stelle nel cielo.
«Aaron è sempre stato... be', lo vedi anche tu, no? Serio, inespressivo e a volte anche estremamente, dannatamente pesante» mi stringo nelle spalle e fisso Papillon, ad alcuni metri da me, iniziare a graffiare con le sue unghie la ruota di una smart verde posteggiata. «Aaron non riesce ad essere impulsivo, è più forte di lui, è un organizzatore nato. E' sicuro, deciso, sa cosa fare e come farlo. Non ha mai avuto dubbi sulle sue decisioni, tranne in rare occasioni.» Stringo con forza la bocca al ricordo di come un tempo avessimo trattato Pamela. «Gli mancava qualcosa.»
«Gli mancava qualcosa?»
«Ce lo diceva sempre nostro nonno» con un sospiro, mi sforzo di sorridere. «"Dovete trovare qualcuno che vi completi, qualcuno che riempa la mancanza". Diceva che ognuno di noi era un puzzle con un tassello vuoto di congiunzione, e che nella vita dovremmo cercare un altro puzzle in grado di riempirlo, così da creare un unico, gigantesco e perfetto quadro completo. E se questa metafora fosse vera, allora credo che Aaron e Sasha siano così. Aaron è fin troppo pesante e Sasha è fin troppo esuberante, Aaron è elegante, Sasha è uno scaricatore da porto. Ma non sono così diversi, in realtà, perché il loro anello di congiunzione - quello che ha permesso loro di amarsi - è il loro desiderio di custodire e proteggere chi amano. Sasha un tempo si definiva "custode di cuori", e lo era per davvero, Jack. Con tutti tranne che con se stessa, Aaron è riuscito a proteggere il suo, di cuore, e a farla ricredere su molte cose. E viceversa. Ecco, loro due sono l'uno la mancanza dell'altro, e si completano così.»
Ho un groppo in gola, ora, ed è difficile da mandare giù. «E tu ci credi?» è la domanda inaspettata di Jack. Quando sollevo lo sguardo, i suoi occhi sono attraversati da una strana luce per me non interpretabile. «Ci credi a... questa metafora? A questo puzzle?»
«Sì» la mia risposta è rapida e veloce, istintiva. Le sue spalle si irrigidiscono. «Eh, già, Jack, proprio così.» La mia voce ora è amara. «Io l'ho perso, il mio tassello mancante. Io ho perso quella che era la mia mancanza. Immagino che...» inspiro a fondo dalla bocca, prima di riprendere a parlare. «Resterò incompleta per il resto della mia vita.»
La sua mano si posa delicatamente sul mio capo, un gesto affettuoso e ospitale, che mi fa aggrottare la fronte nel disperato tentativo di non crollare per quella che deve essere l'ennesima volta. «Non dovresti pensare questo, Anja» mi sussurra «un puzzle può essere risolto in molti modi, sai?»
Il guinzaglio si tende e io lo stringo con più forza, nel disperato tentativo di sfogare l'acredine di tutta una vita strappando Papillon dal suo desiderio di attaccare un gatto sotto la smart. Deglutisco rumorosamente e chiudo gli occhi. «Non lo so, Guar» mi ritrovo ad ammettere alla fine. «Quando quel tassello se n'è andato, ha distrutto tutta quanta me. Non so come risistemare i pezzi di me stessa, non so nemmeno se voglio farlo.» Mi sfugge un amaro sorriso. «Non ci sono seconde opportunità per Prudence Sophia King.»
«Come sei negativa» sussulto quando il suo braccio torna ad avvolgere la mia spalla, e quando rialzo lo sguardo, mi ritrovo a pensare che il suo sia il volto più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita. «Sai di cosa ha bisogno una donna in lutto e masochista come te?»
«Di una lobotomia?»
Jack scoppia a ridere. «Cibo, dolcezza. Cibo.»
«Non ho davvero fame.»
«Non si mangia solo quando si ha fame, sai? Si mangia per qualsiasi motivo, per festeggiare o per consolarsi. Noi lo facciamo sempre.»
Mi sfugge una risatina. «Sì, lo avevo notato.»
«E dopo che mi hai costretto a venir violato dalle mani di quella pazzoide, come minimo mi devi una cena, Anja» aggiunge lui, con un sorriso che sembra illuminargli tutto il volto. «E sai cosa? Ho una voglia matta di ostriche.»
«Ostriche?» lo fisso allibita. «Dio, Jack, sono le sei del pomeriggio, come ti viene in mente di andare a cena a mangiare ostriche.» Sputo quest'ultima parola con una certa diffidenza.
«Ah-ah, mi devi una cena, ricordi? E conosco un posto niente male che fa le ostriche più buone del paese. Certo, non credo che sia un locale che una principessa come te frequenta...»
«Ci risiamo.»
«... ma» sollevo dubbiosa un sopracciglio quando lo sento pronunciare questa congiunzione avversativa, la cicatrice sulla sua guancia quasi scompare non appena le sue labbra si arcuano verso l'alto «ho imparato che, sotto sotto, non sei poi così Cenerentola con me. Un pochino snob, non lo nego-»
«Io non sono snob!»
«Tu sei un po' snob» ribatte lui a questo punto, ridendo quando tento di colpirlo con un pugno sulla spalla che è troppo lontana per me perché possa raggiungerla «andiamo, Anja, non te la prendere. Ti sto facendo un complimento. Sei un po' snob, ma ti piace stare in mezzo a contesti che non sono i tuoi, e anche se quando sei in mezzo alla mia famiglia sembri un pesce che sta tentando di scalare un albero, non posso che apprezzare l'impegno che ci metti per riuscire ad adeguarti alla nostra cultura.»
«Fermo, un momento» lo fisso incredula «mi hai indirettamente appena fatto un complimento?»
L'angolo sinistro delle sue labbra ha un tremolio, segno evidente che sta trattenendo un sorriso. Il calore del suo braccio sulla mia spalla sembra filtrare nella mia pelle e darle fuoco, i miei polmoni tornano a liberarsi dall'oscura presenza del rimpianto che ha intossicato il mio respiro. Rido sguaiatamente, stupefatta, e lascio che il mio corpo si rilassi accanto al suo, e che il suo si rilassi accanto al mio. «Diavolo, avanti, dillo!» esclamo.
«No.»
«Forza, Guar, so che ce la puoi fare» gli do una gomitata. «Dillo che inizio a piacerti.»
«Mi rifiuto.»
Papillon torna verso di noi, quasi sculettando, fiero di aver scacciato demoni invisibili che attentavano alla nostra vita. Si ferma ai miei piedi, sbuffa con orgoglio, e attende con solennità di poterci guidare, nonostante lui, proprio come me, non ha idea di quale sia la direzione da percorrere. Ma Jack è veloce, e io lo sono altrettanto, e le nostre gambe si muovono da sole, passo dopo passo, verso una destinazione sconosciuta, verso una speranza mai vista.
«Anche se non lo dici, so che è così» dichiaro. «So che non mi odi, a differenza di quello che volevi lasciarmi credere. Anzi, sai una cosa? Penso che tu non mi abbia mai veramente odiata, solo che tu sei troppo orgoglioso da ammetterlo.»
«Ovviamente, devo mantenere la mia reputazione da... come mi avevi chiamato tu? Australopiteco decerebrato?»
Sghignazzo. «Sì, australopiteco decerebrato.»
«Sai, sì, lo ammetto, credo che forse un po' mi piaci. Hai preso un pezzo del mio cuore quando hai iniziato a insultarmi con quei termini altolocati che solo tu riusciresti mai a comprendere.»
Rido ancora una volta, ci muoviamo lenti, attraverso il marciapiede, attraversiamo il mondo intero, tutto e tutti. Non riesco neanche a guardarmi attorno, non riesco nemmeno a scrutare il paesaggio che ci si staglia davanti, i miei occhi sono irrimediabilmente attratti dai suoi. Lui è il Sole, e io la Terra che vi gira attorno, o forse sono io ad essere il Sole e lui la Terra, ma, in fondo, poco importa. Perché in questo momento - in questo singolo istante - tutto quello che vedo e sento e percepisco è il suo corpo, la sua voce, il suo respiro.
Perciò lascio che mi prenda in giro, lascio che mi parli, lascio che mi ascolti, e rimaniamo così, a camminare verso questo luogo sperduto che solo Jack conosce, ma che fremo dalla voglia di scrutare a mia volta. Per poter far parte ancora una volta del suo mondo, per poter fare un altro passo che possa avvicinarmi a lui, per poter dare forma, colore e contorni a questa sagoma informe qual è Jack Valentine.
Così camminiamo, e camminiamo, e camminiamo, il suo braccio ancora sulla mia spalla, il capo ancora sul suo fianco, e lascio che lui parli, lascio che lui mi ascolti.
E un tassello del puzzle rotto che sono torna al proprio posto.
NOTA AUTRICE:
Dichiaro ufficiale l'idiozia palese di William King, aka Bill.
Lo volete uccidere, non è così? Non vi biasimo, un pochino se lo merita, ma...
...
Eheheheh
E come potrete vedere, il rapporto fra Sophia e Jack sta cambiando. Oh sì, pian piano sta cambiando.
Il prossimo capitolo sarà tutto su Sophia e Jack, tutto quanto, specialmente sul loro rapporto.
Sophia si è resa conto di provare attrazione sessuale nei confronti di Guar (era anche ora Sophia), ma Guar che ne pensa a proposito di ciò?
Perché, insomma, stanno per andare a cena insieme, no? Con Papillon! Non sentite anche voi profumo di...
...appuntamento?
💗
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