La principessa e il perdono
La principessa e il perdono
Dire che è stata una pessima idea lasciarmi convincere da Sasha ad andare a questa cena insieme a Jack... sarebbe un eufemismo. Per la prima volta da quando sono venuta al mondo, temo sinceramente la reazione che potrebbero avere i miei fratelli una volta esser venuti a conoscenza della realtà dei fatti. In particolar modo Bill, che, più di tutti, si deve esser convinto di aver smontato via ogni pericolo quando mi ha invogliato ad uscire con Gerard, del tutto ignaro che Sasha aveva già pianificato tutto alle sue spalle.
Sono sull'orlo di una crisi di panico e l'unica cosa che mi viene in mente, in questo momento, è di scappare via sopra un unicorno per scomparire per sempre in qualche territorio sperduto.
Certo, sempre che gli unicorni esistano.
Papillon, di fronte a me, sembra in paradiso. Non l'ho mai visto con un'espressione così entusiasta negli occhi da quando non riuscì a spaventare un dobermann che viveva nelle vicinanze. Ha gli occhi assottigliati, la lingua a penzoloni, sembra aver appena finito di fumare una canna gigantesca, a giudicare la sua goduria mentre Lala lo gratta ovunque, stringendolo al suo petto mentre resta seduta per terra, sopra un telo da mare estremamente sporco.
Il campo, oggi, è estremamente attivo. Un sacco di persone stanno facendo avanti e indietro per poter risistemare ciò che è stato distrutto da quei vandali piromani, persino i bambini, di solito troppo intenti a giocare, si stanno preoccupando di dare una sistemata. Nell'aria si può percepire il calore di una famiglia allargata e le risate delle persone che sono riuscite a non farsi abbattere una seconda volta da quei mostri crudeli che volevano distruggerli.
«Ecco qua, Mikael» Lala fa scivolare le sue dita lunga la schiena di Papillon. Lui pare sul punto di avere un orgasmo. «Anja, il tuo cane è davvero molto dolce.»
Credo che sia la prima e l'ultima persona che dirà mai queste parole.
Siamo ferme immobili sotto la sua tenda ormai da più di venti minuti, sedute l'una affianco all'altra, a osservare le persone davanti a noi che fanno avanti e indietro per ripulire ciò che è stato distrutto. I miei occhi si sollevano da terra e osservano il paesaggio che ho davanti: Jack, a pochi metri da me, che porta in spalla pesanti travi di legno mentre parla con Anifa.
«Sono contenta» la voce di Lala mi ridesta da questa visione, portandomi a guardarla. Il suo volto rugoso è piegato in una smorfia sorridente, i suoi occhi azzurri che il nipote ha ereditato sono rivolti unicamente al mio cane, ma so già che, nella realtà, tutte le sue attenzioni vengono dirette a me. «Nell'ultimo periodo ho sentito molta tensione fra te e Guar, sono stata molto felice di vedervi tornare qua insieme. Va tutto bene, ora, vero?»
Ho la gola secca, le mani sudate. Spiegare a una persona così incredibile come Lala quello che sta succedendo nella mia vita pare l'impresa più difficile di tutte. Osservo le mie dita spoglie, la loro pelle di porcellana che copre ogni cosa, fino a fermare il mio sguardo sull'elastico per capelli che porto sempre lì, legato al polso, sulla vena del cuore.
«Credo... credo di sì» mi costringo ad ammettere alla fine. «Non dovresti esserne sorpresa, hai incontrato Sasha, no?»
«Sì, è stato molto interessante conoscerla.» La mano tremante di Lala si ferma sopra la testa di Papillon per grattargli il dietro delle orecchie. «Sasha. Custode. Credo non ci sia un nome più adatto a lei di questo. Ti protegge molto, quella ragazza, vuole che tu sia felice. Sei amata in ogni luogo e in ogni tempo, Anja, non dimenticarlo mai. Ci sono persone che ti supportano e ti stanno accanto, anche se a volte la disperazione della perdita ti porta a scordare tutto ciò.»
A pochi metri da noi, Jasmine, insieme a uno dei suoi fratelli, corre incontro a Jack e Anifa per mostrare loro un gigantesco orsacchiotto. Il volto di Guar, di solito sempre così teso, si rilassa nel vedere quello entusiasta della sorellina. Ora che ci rifletto, per l'intera giornata non ha mai mostrato segno di irritazione. È stato rilassato tutto il tempo, come mai lo avevo visto prima d'ora, nonostante l'idea di andare a cena dai miei fratelli dovrebbe far tremare più lui che me.
«Ha passato la notte da te.» La sua non è una domanda, bensì un'affermazione. Le mie guance vanno a fuoco mentre ogni dettaglio di quello che abbiamo fatto viene rievocato dalla mia memoria, e per quanto possa esser grata del fatto che Lala stia osservando unicamente Papillon, sono piuttosto sicura che si sia resa conto del mio immenso imbarazzo. Le sue labbra sottili si piegano verso l'alto, in un sorriso anziano, stanco, ma estremamente soddisfatto. «Sono contenta che finalmente abbia imparato a metter da parte l'orgoglio. Era terribilmente scontroso ultimamente, non faceva che arrabbiarsi per tutto. Sembra che la tua presenza lo calmi, Anja. Cercate di stare assieme, non dimenticatevi l'uno dell'altra. Tu sai meglio di me quanto è importante godere di ogni attimo in compagnia di chi si ama, perché potrebbe essere l'ultimo.»
La mia bocca si fa asciutta, le labbra restano incollate fra di loro. È difficile, praticamente impossibile, poter rispondere qualcosa quando lei ha già detto e spiegato tutto. Una delle cose più belle e al tempo stesso inquietanti di Lala - che mi hanno più volte portato a credere fosse una strega - è la sua capacità di comprendere l'animo delle persone senza il bisogno di parole.
Resto in silenzio, le gambe accavallate, i rumori delle persone che ci circondano che si ripercuotono nella mia testa. Da lontano, scorgo ancora Jack con Jasmine. Si sorridono e scherzano insieme mentre lui posa le travi di legno in un cumulo creato dagli altri suoi compagni e la solleva da terra, facendola girare per aria.
«Anja» mi richiama lei, la voce roca piena di saggezza. «Non ti mentirò: non sarà facile. Non sarà per niente facile. Non andrà tutto bene e non sarà tutto rose e fiori. Ora sei felice, ma devi ancora andare avanti. L'ultimo passo, mia dolce bambina, è sempre il più difficile da compiere. Hai lasciato andare la sua mano, ma il tuo mignolo è ancora legato al suo.»
Il mondo dei vivi e il mondo dei morti, è questo quello che mi sta dicendo: di separarli, di allontanarmi da quest'ultimo. Perché è lì che si trova Andrew, è lì che rimarrà per sempre. Non c'è modo che possa tornare indietro. Non tornerà mai indietro. E per quanto io possa esser legata a lui, per quanto io possa volerlo al mio fianco, sarà sempre troppo lontano, non potrò mai raggiungerlo. Io sono nel mondo dei vivi, Jack è nel mondo dei vivi, e mi sta spronando a rimanerci, a restare qui, dove c'è luce, dove dovrò per sempre dire addio al mio primo amore.
Ed è giusto così, lo so, ne sono consapevole.
Ma è comunque straziante.
Una tazza di tè fumante finisce fra le mie mani che tremano prima ancora che me ne accorga, non so da dove sia sbucata fuori e non ho alcuna intenzione di chiederglielo. Le dita di Lala si posano sulla mia spalla, in una stretta tanto consolatoria quando struggente. «Ti ho mai detto come ho incontrato mio marito, Anja?»
Scuoto lentamente il capo, un boato di voci si leva di fronte a noi. Jack e Jasmine hanno iniziato a ballare a ritmo di una musica che solo loro due possono sentire. Vedo Anifa e il marito battere le mani a tempo, Kostana avvicinarsi a loro e iniziare a ballare con lo stesso ritmo, per poi venir imitata da tutti gli altri. Ballano per niente, ballano per tutto, festeggiano il mondo, festeggiano la vita.
«Ero giovane, molto giovane, e leggevo le carte, ma avevo bisogno di più soldi per mangiare. Di fronte alla mia bancarella c'era sempre un uomo che leggeva lo stesso libro, seduto su una panchina, sembrava sempre così triste e così solo, perciò un giorno provai a rubargli il portafoglio.»
Per qualche motivo, riesco benissimo a immaginarmi la scena. Una giovane Lala, disperata, che usa le sue arti per poter sfruttare al meglio l'abbattimento morale di uno sconosciuto. «Venni scoperta subito» mi informa. «Non ero spaventata, sapevo come scappare e come muovermi, ero pronta a ricevere i suoi insulti mentre rivelava a tutti che ero una zingara ladra, ma lui, con mia sorpresa, non disse nulla. Mi disse, invece: "signorina, le andrebbe di prendere una tazza di cioccolata insieme?"»
Non mi aspettavo un simile risvolto degli eventi, e a quanto pare nemmeno Lala. Lei ha il volto nostalgico, quasi sofferente, mentre ricorda i primi giorni del suo grande amore. Papillon resta in silenzio mentre viene accarezzato, e negli occhi di lei una luce di speranza e desolazione illumina il suo viso. «Ero così sorpresa e scandalizzata che non riuscii a dirgli di no, mi portò a questo piccolo bar e mi offrì una tazza di cioccolata bollente. Non ci dicemmo nulla, non scoprii neanche il suo nome, ma il giorno dopo, all'ora di pranzo, si presentò davanti alla mia bancarella e mi chiese, stavolta, di mangiare insieme. Aveva preparato due giganteschi panini, uno per me e uno per lui.»
«Un amore a prima vista?» suggerisco io, ma lei scuote la testa.
«Paul non si innamorò di me a prima vista. Era solo un uomo molto solo e molto triste. Aveva perso pochi anni prima la sua amata per colpa di un tumore, passava le sue giornate a leggere il libro preferito di lei - Il vecchio e il mare - fino a impararlo a memoria.»
«Perché ti ha chiesto di mangiare insieme, allora?»
«Aveva visto che ero sola anche io» ammette alla fine, con un sorriso mesto sulle labbra e gli occhi perduti nel passato. «Avevo una famiglia che mi amava, ma mi sentivo fuori posto in questo mondo solo perché ero una zingara. Lui aveva capito che anche io ero sola e triste, e ha pensato che magari, insieme, avremmo smesso di esserlo entrambi. E così è stato. Il mio amore per lui è stato come il vento: invisibile e delicato. E quando l'ho notato era troppo tardi perché potessi fermarlo. Non si può combattere contro il vento, lo si può solo accettare.»
Jack volta il suo sguardo su di me, i suoi occhi incontrano i miei e per un istante il mondo sembra esser diventato un posto meraviglioso.
«Paul riuscì a dimenticarla?» domando alla fine a Lala. «L'amata che aveva perso. È riuscito a dimenticarla con te?»
«Cielo, cara, certo che no.» Una risatina nasale fa vibrare le spalle di Lala di fronte alla mia angoscia. «Non si dimentica, Anja, si perdona. È questa la differenza. Paul ha perdonato se stesso ed è andato avanti. Ora, invece, tocca a te, bambina mia.» La sua mano si solleva dalla mia spalla, mentre il mio cuore si riempe di agonia. «L'unico modo per andare avanti, Anja, è col perdono. Dimenticare è facile, è perdonare che è quasi impossibile. Ma lo si deve fare. È necessario.»
Perdono.
Questa parola, ripetuta nella mia testa, suona quasi priva di significato. Non ricordo il sapore del perdono, non ho idea di come sia fatto, e nella mia mente non posso fare a meno che pensare a quanto sia impossibile per me. Il volto di Avery torna ad accecare il mio sguardo, le mie mani si stringono in pugni serrati che Lala libera subito, grazie alla carezza dei suoi palmi. «Anja» mi chiama ancora, e nei suoi occhi io vedo lo stesso vento con cui per una vita intera ha amato suo marito. «La persona che devi perdonare è quella che incontri ogni giorno davanti allo specchio.»
Non avrebbe potuto colpirmi di più se non così, ora, con queste parole. Odio e amo il modo in cui Lala è in grado di scrutarmi dentro e rivelare quei segreti di cui nemmeno io ero a conoscenza. Sento il mio volto piegarsi di sofferenza autonomamente, fermarlo è impossibile e non riesco in alcun modo a riuscirci. Il sorriso di lei tempra la sofferenza che attanaglia il mio cuore, mentre con la mano accarezza il mio capo. «Voglio che tu sia felice, Anja» mi sussurra. «Lo vuole anche Guar, per stare con te. E sono sicura che anche lui vorrebbe questo, se fosse qui, ora. Perdona, Anja. È l'ultimo passo, il più difficile: perdona.»
Le mie labbra tremano per il desiderio disperato di urlare e dirle ogni cosa, sfogarmi in ogni modo, ma dentro, nel cuore, non c'è niente. Sono stanca di soffrire e sono stanca di morire ogni volta, lui non c'è più, non tornerà indietro e ora davanti a me c'è la prospettiva di un nuovo futuro.
Jack è fermo, immobile, ha smesso di ballare e mi guarda e basta mentre tutta la sua famiglia, attorno a lui, danza. Mi incatena con i suoi zaffiri e io mi ritrovo a sospirare e a sentirmi parte di lui in ogni battito di ciglia.
Il suo sorriso piega l'angolo delle labbra, quando Jack sorride il mondo intero trema. Mi guarda ed è come esser l'unico diamante in una montagna di carbone. Mi guarda ed è come il vento: invisibile e delicato.
«Va' da lui, Anja» mi sprona Lala. «Sta aspettando la sua compagna per ballare.»
E io vado da lui.
I miei piedi si muovono da soli, il mio corpo si muove da solo, le mie mani si protendono da sole verso la sua figura. Alle mie spalle, percepisco il sorriso di Lala che mi guarda, dall'alto della sua saggezza, mentre stringe Papillon fra le dita. Jack accoglie il mio arrivo con una risatina leggera, quasi infantile, e una musica soave, ritmata e dolce rischiara le tenebre in cui mi sono persa.
«Hai parlato molto con Lala» è il suo commento. «Ha per caso già iniziato a scegliere i nomi per i nostri figli.»
L'accoglienza del suo petto è troppo estrema perché riesca a resistere alla tentazione. Poggio la mia testa sopra di esso, a livello del cuore, dove potrò sentirlo per sempre e percepirlo per sempre in ogni singolo battito. Non voglio perderne neanche uno. Neanche il più piccolo e silenzioso. «No» sussurro alla fine, mentre i nostri corpi iniziano a muoversi per iniziare a ballare. «Anche se credo che inizierà a farlo presto insieme a Jasmine.»
«Altamente probabile» ammette lui, il suo sorriso che carezza la mia guancia. Questo mondo dove mi ritrovo è diventato pura follia: ci sono persone che ridono, altri che scherzano, bambini che gridano. E io mi ritrovo al centro, immobile nel mio movimento, a scrutare gli occhi di un uomo che ho appena conosciuto ma che sembra esser parte del mio cuore, un pezzo di esso.
Quando mi solleva per aria, strappandomi un grido, il mondo si disgrega e si trasforma in vento unico e puro. Quando mi bacia, lentamente, dolcemente, non posso fare a meno che chiudere gli occhi e respirare.
Il vento è arrivato.
***
«Regola numero uno» dichiaro con solennità, di fronte al grosso edificio dove nostro fratello e la sua combriccola ci sta aspettando. «Per nessuna ragione al mondo devi insinuare cose sessuali, se non vuoi che i miei gemelli ti squartino vivo.»
Jack, in jeans e maglietta, sembra estremamente divertito della tensione che emerge ben chiaramente dal mio corpo. Ha le braccia conserte al petto, le labbra tese in un sorriso malizioso. «Lo avevo intuito, sono piuttosto sicuro che non sarebbero felici di sapere che la loro amata sorellina ama la cavalcata del-»
«Regola numero due» lo interrompo, con la faccia a fuoco. «Non citare i nostri soldi o la fama della nostra famiglia. È una cosa che nessuno di noi tre, come avrai potuto notare, non sopporta. E dato che siamo qui per fare pace e non per iniziare un'altra inutile guerra, sarebbe carino da parte tua se la smettessi di ricordarci continuamente che siamo i nuovi Paperon' de Paperoni.»
«Anja, sta' tranquilla, non dirò niente di inopportuno.» Per qualche secondo Jack rimane in silenzio, riflettendo. «Probabilmente.»
Quel probabilmente non mi piace proprio.
Per niente.
Papillon, legato al guinzaglio, latra ovunque e dappertutto sul marciapiede. Lo ignoro, sforzandomi di trattenerlo e di non farlo scappare dietro qualche macchina in corsa. Lui grida ancor di più e saltella un po' dappertutto. Maledizione, perché non può starsene calmo e buono come quando è con Lala?
Mi stringo con forza nelle spalle, fissando il portone gigantesco che si staglia a pochi metri da noi. Dovrei esser spaventata, ma sono più che altro nervosa. Mi sembra, per la prima volta, di portare a casa il mio primo fidanzato. Il che è assurdo, ridicolo, ma sotto certi aspetti estremamente vero. Aaron e Bill non hanno mai dovuto accettare nessuna mia relazione: anche loro conoscevano Andrew da quando erano dei bambini, erano felici che stessimo assieme.
E hanno sofferto entrambi per la sua perdita.
D'altro canto, in che modo dovrei presentare Guar a loro due.
Ehi, fratelloni, questo è il ragazzo con cui faccio sesso?
Pessima idea.
Ehi, Aaron, Bill, accettate Jack, perché d'ora in poi ve lo troverete attorno molto spesso.
Orribile.
Lui è Jack, il tipo che non so se è il mio fidanzato o meno, che ha detto che mi avrebbe aiutato ad andare avanti con la morte di Andrew.
Davvero, davvero pessima.
«Sono ancora dell'avviso che questa cena è un'idea terribile» mormoro alla fine, massaggiandomi le tempie. «Non ho idea di come reagiranno nel sapere che stiamo insieme, e quando Bill e Pamela si vedranno...» Un brivido assale la mia schiena. Mio Dio, non ci voglio neanche pensare. Spero che quel cretino del mio gemello non faccia qualche altra uscita stupida come "tu per me sei una sorella". Dire che rischia la morte sarebbe riduttivo.
Il braccio di Jack avvolge la mia spalla l'attimo dopo: il calore del suo corpo alleggerisce la tensione creatasi nei miei muscoli. Quando sollevo il capo e incrocio il suo sguardo, percepisco la netta e chiara sensazione di aver finalmente trovato il mio posto nel mondo. Forse sto correndo troppo, forse mi sto lasciando trasportare, ma, in fondo, non ne so più molto su queste cose.
Da quando l'ho conosciuto ogni mia più piccola certezza si è frantumata, lo specchio delle mie sicurezze è esploso in centinaia di schegge impossibili da raccogliere e risistemare. Non c'è più niente che io possa fare per fermare quello che, sebbene lo volessi, è cominciato.
Un'altra favola.
Ci muoviamo lenti, verso il grosso portone in vetro, l'uno compagna dell'altro. Il calore di Jack è indescrivibile, riesce a distendere ogni burrascoso sentimento di odio e di disprezzo che provo nei miei confronti.
Finalmente, dopo minuti interi riempiti dai suoi latrati, Papillon pare calmarsi e ci segue, senza fare storie. Credo abbia intuito che presto potrà mangiare le crocchette speciali che Sasha ha comprato solo per lui - sperando, ovvio, che non le abbia avvelenate.
«C'è una cosa di cui ti voglio parlare» mormora Jack alla fine, bloccandosi proprio di fronte al portone. Perplessa, sollevo lo sguardo così da incontrare il suo: ha le sopracciglia aggrottate, le labbra tese in una smorfia di preoccupazione. «D'ora in poi non andare più in giro da sola, okay? Fatti sempre accompagnare da qualcuno.»
C'è allarmismo nella sua voce, una dovuta e profonda angoscia che ho già sentito in precedenza, quando mi parlava di Roy e ricordava il dolore di aver perso quel fratello di sangue con cui si sentiva completo. «In che senso? Che succede?» La mia mano scivola sul suo braccio teso sulla mia spalla, Jack distoglie lo sguardo. «Guar, che intendi dire? Perché dovrebbe esser pericoloso?»
Non parla e non si muove, ma con un gesto estremamente nervoso si gratta la barba appena rasata. «L'attacco che hanno fatto alla nostra roulotte...» mormora alla fine, con un sospiro. «Non credo che sarà l'ultimo.»
Il gelo squassa il mio stomaco, il suo volto torna a venir trasportato dall'ira della consapevolezza. «La polizia non ha ancora trovato i colpevoli» aggiunge poi. «Probabilmente non li troverà mai, non è così sorprendente, le forze dell'ordine non si sono mai impegnate per aiutarci. Ma ultimamente le lettere minatorie e gli atti di vandalismo sono aumentati drasticamente.»
«All'improvviso? Perché?»
«Credo che tu non abbia saputo della notizia, molti mesi fa, uno zingaro ha stuprato una ragazza, in questa città.» La sua voce si sta facendo sempre più profonda e soffocata, il suo corpo è una statua di marmo impenetrabile. «Non era della mia famiglia, non ricordo neanche il suo nome, ma da allora sono molti i gagi che se la prendono nei nostri confronti. Credo che quello stupro abbia fomentato l'odio nei confronti della nostra popolazione, è da allora che gli atti di vandalismo sono iniziati, e peggiorano di giorno in giorno. Non si fermeranno.»
«Ma è ridicolo, solo perché uno zingaro ha fatto una cosa così terribile e disumana non vuol dire che tutti voi...»
«La gente è crudele, Sophia» Quando pronuncia questa frase sembra morire ad ogni sua singola sillaba. La stretta del suo braccio sulla mia spalla si fa più forte. «Forse sto solo esagerando e sono troppo ansioso, ma se qualcuno dovesse scoprire la nostra relazione e volesse puntare a te per ferire la mia famiglia...» Si ferma un istante, paralizzato, non mi guarda nemmeno, ma l'orrore attraversa i suoi occhi. «Probabilmente è tutto nella mia testa e non accadrà nulla, ma per sicurezza, d'ora in poi, non andartene mai più in giro da sola. Fatti sempre accompagnare da qualcuno. Solo per un po', fino a quando la situazione non si calma, okay?»
È impossibile riuscire a ribattere alle sue parole quando il suo volto è il dipinto della preoccupazione pura. Annuisco lentamente, senza proferir parola, e il sollievo che illumina i suoi occhi è tanto sincero quanto preoccupato. La sua fronte si posa con delicatezza sulla mia, in silenzio. «Starò attenta a portarmi sempre Papillon in giro.»
Papi, sentitosi chiamato in causa, rizza le sue orecchie e riprende a strillare come un matto, latrandoci contro con la bava alla bocca. Jack, nel vederlo, inarca un sopracciglio e tenta disperatamente di trattenere una risata. «Quel topo potrebbe spaventare chiunque» ammette alla fine. «Ma per sicurezza, portati anche tua cognata. Lei è Satana in persona.»
Mi sfugge un sorriso, che lui estende ancor di più col suo bacio.
Ci impieghiamo parecchi minuti per riuscire a raggiungere il piano di mio fratello. Questo perché, all'improvviso, Papillon ha deciso di odiare gli ascensori, e farlo entrare costringendolo con forza è stata una vera e propria impresa. Quando finalmente le ante si richiudano e l'ascensore riesce a partire, io e Jack siamo estremamente affannati e Papillon ci sta assordando con i suoi latrati. «La prossima volta» mormora Guar, passandosi una mano fra i capelli. «Ti prego, ti scongiuro, la prossima volta prenditi un gatto o un pappagallo.»
«Per carità, Sasha lo addestrerebbe per fargli ripetere parole zozze con-»
Le ante dell'ascensore si spalancano, Papillon si lancia contro la figura che si staglia di fronte a noi, in salopette di jeans e maglia a righe. «Chi addestrerei io a ripetere parole zozze?» La voce di Sasha è estremamente divertita. «Ehi, roditore, lasciami andare» aggiunge poi, rivolta a Papillon che le sta sbranando il piede. Lo allontana con la gamba, zampettando all'indietro. «E voi due» aggiunge poi. «Muovetevi, non vedo l'ora di far incazzare Stoccafisso.»
Deglutisco rumorosamente, avanzando verso la porta aperta dell'appartamento. Jack pare estremamente rilassato, non ho idea di come ci riesca, visto e considerato che sono le sue palle ad essere in rischio di evirazione, non certo le mie ovaie.
Non appena entriamo nell'abitacolo, un dolce odore di pollo invade le mie narici. Mi piego per slegare Papillon che, riacquistata la sua perduta libertà, inizia a muoversi per il salone con gli occhi fuori dalle orbite. Inciampa su un tappeto e ruzzola per terra fino a raggiungere il mobiletto del televisore, per poi rialzarsi in piedi con una dignità che io non riuscirei mai ad avere dopo aver compiuto un simile scivolone.
«Stoccafisso!» Con un gesto brusco, Sasha richiude la porta alle sue spalle. «Stoccafisso e Ridarella, smettete di nascondervi in cucina e venite a litigare con Dobermann!»
Oddio.
«Tu sì che sai come rovinare una tregua, eh, pazzoide?» la prende in giro Jack.
Sasha incrocia le braccia al petto, un sorriso orgoglioso dipinto sulle labbra. «E ancora non hai visto niente, Dobermann.»
«Sasha» la voce di Aaron, proveniente dalla cucina, mi raggela all'istante. Due teste bionde sbucano dall'arco aperto che collega il salotto alla zona culinaria, entrambe con abiti casual e molto sbarazzini. Il mio fratello più serio ha, come al solito, un'espressione estremamente dura sul suo viso: le labbra tese, le ciglia aggrottate e gli occhi luccicanti. L'altro, invece, pare solo estremamente confuso e irritato. «Ti prego di smetterla di comportarti come una bambina di due anni.»
«Perché Valentine è qui?» È la domanda di Bill. «Sophia, credevo fossi uscita con Gerard.»
«Ci hai provato» lo sfotte Guar, mostrandogli la sua migliore da "sono un maschio alfa che ti ha fottuto la sorella". Mio Dio, quel "probabilmente" non contava assolutamente nulla.
«Gerard è di Veronica, bellimbusto» Sasha gli punta l'indice contro. «Preoccupati di te stesso, invece di chi si sbatte tua sorella.»
Mio Dio.
«Sasha...» Aaron si massaggia le tempie, esasperato.
«Se hai intenzione di riportare l'argomento Pamela ancora una volta...»
«No, niente Pamela, tranquillo.» Certo, come no, Sasha, e gli asini volano. «Vedo che pensi un sacco a lei, non eri preoccupato per la panna spray che riempiva la ciambella di Soph-»
«Per l'amor di Dio, Sasha!» esclamiamo noi King, facendo scoppiare a ridere sia lei che Valentine. Maledetti bastardi.
«È una cosa seria?» Bill solleva lo sguardo, rivolgendolo furibondo a Jack. «È davvero una cosa seria? Perché l'ultima volta che ho parlato con Sophia non mi sembrava tanto felice del tuo comportamento, perciò sappi che se tu dovessi farle male...»
«Bill...» mormora Aaron.
«Giuro sul fantasma di mio nonno che ti renderò impotente per il resto della tua-»
«Bill!» Il richiamo di Aaron, ora, è troppo forte perché lui possa ignorarlo. Persino Papillon rimane spaventato nel sentirlo, si ferma un secondo prima di assalire o stuprare il divano in pelle. Io resto immobile, al fianco di Jack, con il respiro sospeso fra il cuore e la bocca. Sasha, poggiata sulla parete di schiena, sembra aver avuto conferma ad uno dei suoi sospetti. «È una decisione di Sophia.»
Sgrano gli occhi, sconvolta quasi quanto il nostro gemello. «Aaron, sei serio?» esclama lui. «Mi stai dicendo che sei davvero d'accordo col fatto che Sophia stia con-»
«Sono tutto fuorché d'accordo» replica lui, con tono agghiacciante. I suoi occhi verdi tornano su di me, lucidi e pieni di apprensione, sono gli stessi occhi con cui, da bambina, ricercavo l'approvazione per andare in bicicletta da sola, la sicurezza di poter commettere i miei errori, quelli buoni e quelli giusti, senza dover esser protetta tutto il tempo. «Sei sicura?»
Questa domanda, così banale, così stupida, è in realtà solo la facciata di un mondo pieno di affetto fraterno. Preoccupazione, sollievo, ansia, panico, tutte queste emozioni esplodono nei suoi occhi dallo sguardo freddo e in quell'espressione apparentemente così dura. «Sono sicura.»
Aaron serra la mascella e i pugni, non parla e non si muove, resta fermo di fronte a me e Jack con lo stesso sguardo di un uomo che sta lasciando andare la propria sorella incontro al suo destino. Dopo un sorriso lento e distinto, rivolge di nuovo le sue attenzioni a Guar: «Falle del male e non rivedrai mai più la luce del sole.»
Ovviamente la minaccia finale da fratellone maggiore iperprotettivo non poteva assolutamente mancare. Sasha sogghigna, divertita, mentre Jack scuote la testa. «Non le farò niente, King, te lo prometto.»
«Smettila di chiamarmi per cognome» ribatte lui, alla fine. «Se stai con Sophia non ha più senso farlo, preferirei che mi chiamassi Stoccafisso, piuttosto.»
«Mai» dichiara con solennità Sasha. «Solo io ti posso chiamare così.»
«Gelosa, pazzoide?» la sfotte Jack.
«Magari» sospira Aaron.
«È solo sadica» conclude Bill.
«Bravo, il mio Stoccafisso.» Con una gomitata, Sasha sorride maliziosamente a quello che - anche se ne è ancora ignara - sarà il suo futuro marito. «Sapevo che lo avresti detto.»
«Smettila di gasarti» la avverte lui.
In tutta risposta, senza alcun preavviso, lei si sporge per baciarlo. Mi si sta sciogliendo il cuore, lo giuro. Vederli in un simile momento, con lei felice e lui sbigottito per la gioia, è estremamente doloroso e estremamente emozionante. Stanno andando avanti, stanno per fare il grande passo.
Stiamo andando tutti avanti.
Inclusa io.
La mano di Jack scivola nella mia, la circonda, la stringe. La durezza delle sue dita mista al calore della sua pelle è una medicina che guarisce e cicatrizza la ferita nel mio cuore. Sollevo il capo, lui mi sorride.
Sto andando avanti anche io.
Sasha si allontana da Aaron con un sorrisetto divertito, lui resta immobile, paralizzato sul posto: gli occhi così sbarrati da rischiare di cadergli da un momento all'altro. «Sapevo che non mi avresti deluso, mio amato Stoccafisso» sghignazza lei, e, l'istante dopo, il suono del campanello di casa ci avvisa dell'arrivo di un nuovo ospite. «Vado io!»
«Ti ha fottuto, fratello» è il commento disperato di Bill, mentre lei si allontana quasi fischiettando e Aaron resta immobile a sbattere le palpebre come un ebete. «Ti ha fottuto alla grande.»
«Fa' silenzio» ringhia lui, coprendosi il volto con la mano. «Me ne sono accorto troppo tardi.»
«Bill!» esclama Sasha, dalla porta. «Vammi a prendere il pacchetto di sigarette che ho lasciato in camera di Aaron, okay?»
«Cosa? Da quando in qua fumi?»
«Ogni tanto, in onore di mia madre.»
Un momento.
Cos'è quel sorrisetto?
Perché Aaron si è battuto la mano sulla fronte?
Oddio.
«Merda» impreco sottovoce.
«Qualcosa non va?» mi domanda Jack.
«Sta per esplodere una bomba» è la mia risposta, che lo lascia ancor più confuso.
Bill, con un sospiro, si muove lentamente, ignora Papillon che intralcia la strada e si dirige velocemente dentro la camera di Aaron, alle nostre spalle. Non appena vi entra, Sasha spalanca la porta d'ingresso, rivelando la figura di Pamela, vestita con un delizioso abito bianco dalle sfumature azzurre e con la confezione di una torta in mano. «Ehi, Sasha, ho portato la-» Gli occhi di lei si sgranano non appena Sasha le tappa la bocca con una mano e afferra la torta con l'altra.
«Che diavolo?» mormora Jack.
Sapevo che sarebbe successo, prima o poi.
Aaron sospira di nuovo.
«Shh, Pam, va tutto bene» la rassicura Sasha, mentre la trascina con violenza verso la camera di Aaron, con lo stesso tono di voce che userebbe un serial killer prima di uccidere la sua vittima. «Tutto bene, non ti preoccupare.»
«Dimmi che non lo sta facendo per davvero...» mormoro disperata, mentre la osservo che trasporta il cadavere terrorizzato di Pamela sempre di più verso la porta della camera.
«Lo sta facendo davvero» conferma Aaron.
«Tu lo sapevi? Ed eri persino d'accordo?»
«Non posso fermarla, lo sai.»
Un istante, un solo istante, e il mondo si capovolge. Non appena Sasha e Pamela raggiungono la porta, dall'uscio sbuca Bill, con il pacchetto di sigarette in mano. I due si guardano per un secondo, sconcertati, e Bill impreca. «Porco ca-» Non fa in tempo a completare la sua bestemmia che, l'attimo dopo, Sasha spinge il corpo di Pamela contro il suo, facendoli indietreggiare e cadere all'indietro, dentro la stanza.
L'attimo dopo, chiude la porta con violenza. A chiave. Due giri di serratura.
«Sasha!» esplodo, disperata.
«Cosa c'è?» mi domanda invece lei, mentre dalla camera iniziano a emergere le voci di mio fratello e della mia migliore amica.
«Sasha Porter, inutile amica che non sei altro! Fammi uscire subito da qui!»
«Dio mio, Sasha, sei impazzita?»
«Fate silenzio, voi due!» urla lei, dando un calcio alla porta stessa. Mio Dio, sono finita dentro una telenovelas. Aaron è disperato, Jack si sta trattenendo la pancia per le troppe risate, e io non riesco a muovermi dal posto tanto sono sotto shock. «Noi ora andiamo a fare una passeggiata di coppia, io, Stoccafisso, Doberman e Sophia. Avete un'ora di tempo per chiarirvi, fare sesso e mettervi insieme. I profilattici sono nel primo cassetto del comodino affianco al letto!»
Cristo.
«Sasha!» strilla Pamela. «Sei impazzita?»
Inspiro a fondo, cercando di trovare coraggio. «Parlate!» urlo a mia volta. «Chiaritevi, una buona volta!»
«Sorellina, ti ci metti anche tu, ora?!»
«Siamo tutti disperati, per colpa vostra!» gli faccio notare.
«E ti avverto, Bill. Quando ritorno voglio trovare almeno due bustine di preservativi scartate. Altrimenti...» mormora Sasha. «Puoi scordarti la cena!»
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