Mai incappare in un Malfoy

"Inside all these people
are small kids all ready to scream"

Al termine della riunione nell'ufficio del preside, Lucy era stata mandata in infermeria senza avere nemmeno la possibilità di controbattere. La professoressa McGranitt le aveva suggerito di cercare di riposarsi il più possibile, mentre il professor Piton e il professor Silente le avevano solamente rivolto un sorriso incoraggiante. Piton, al contrario, era rimasto impassibile.
Mentre la ragazza veniva scortata dal giovane caposcuola verso l'uscita della stanza, si ritrovò di fronte ad Hagrid che la guardò con compassione: "Stai attenta, mi raccomando" l'aveva ammonita, prima che la giovane si fiondasse senza indugio tra le sue braccia. I due erano rimasti abbracciati per qualche secondo, finché Percy non aveva fatto intendere con un sonoro sospiro di essere al punto di perdere la pazienza. Lucy aveva dunque salutato il gigante con un cenno della mano e si era affrettata alle spalle del ragazzo, cercando di non perdere l'equilibrio sui ripidi gradini della torre.
L'infermeria di Madama Pomfrey si trovava al primo piano del castello, perciò i due impiegarono almeno dieci minuti per percorrere tutte le rampe di scale necessarie e ritrovarsi dinanzi l'ingresso del corridoio che li avrebbe condotti alla loro meta. L'ambiente circostante era avvolto nella più completa oscurità, così Percy pronunciò la stessa formula che Lucy aveva udito da parte di Ginny quando le due avevano lasciato il loro dormitorio quella notte.
"Lumos"
La bacchetta del ragazzo si illuminò immediatamente, conducendo i due per la giusta via; quando giunsero in prossimità della porta d'ingresso dell'infermeria, Percy bussò con cautela, come aveva fatto quando i due era giunti presso l'ufficio del preside.
Madama Pomfrey si presentò all'entrata con aria trafelata; Romilda e Demelza dovevano averla già svegliata qualche ora prima, quando Lucy si era svegliata nel cuore della notte trasudata e in preda al panico, dunque la donna non sembrava essere troppo di buonumore. Tuttavia, non appena riconobbe il volto responsabile e devoto del giovane Weasley illuminato dal chiarore della lampada ad olio che la strega portava con sé, quest'ultima trasse un sospiro di sollievo e invitò i due ad entrare dentro la grande sala.
"Si può sapere dove ti eri cacciata, Potter? Ho dovuto dare una pozione calmante ad entrambe le tue amiche da quanto erano impensierite!"
Non vi fu risposta alla domanda della donna, dato che la giovane grifondoro era troppo impegnata a contemplare la sala in cui si trovava: non aveva mai visitato l'infermeria prima d'ora e quella parte del castello le ricordava incredibilmente alcuni castello sforzeschi di cui aveva visto le immagini all'interno dei film. Le pareti erano decorate da ampie vetrate posizionate all'interno di pilastri alquanto imponenti, che si protraevano sino al soffitto. La stanza si estendeva davanti a loro in lunghezza e presentava un notevole numero di letti d'ospedale disposti a due metri di distanza l'uno dall'altro lungo entrambi i lati. Non vi erano quadri, arazzi o nessun altro tipo di decoro a fregiare quel luogo, ma Lucy ne rimase comunque incantata – in particolare per i fasci di luce lunare provenienti dalle ampie finestre e che si riflettevano sul pavimento della stanza.
"Potter!"
Quando la ragazza venne richiamata una seconda volta, distolse lo sguardo dallo spazio dinanzi a sé, per focalizzarsi sulle parole dell'anziana strega, che la stava esortando a prendere posto in uno dei letti liberi disposti lì vicino.
La ragazza fece quanto detto e si sistemò sotto le coperte, percependo immediatamente la spossatezza prendere il controllo del suo corpo e i sintomi di febbre farla rabbrividire ancor di più.
"Prendi questo" le intimò Madama Pomfrey, porgendole un intruglio recuperato dall'armadietto dei medicinali. La ragazza obbedì ed afferrò il bicchiere, per poi bere la strana pozione che per un attimo le mandò a fuoco la gola.
Nel notare l'espressione di disgusto della ragazza, la strega fece un'espressione accigliata ed esclamò: "Cosa ti aspettavi? Succo di zucca?" dopodiché ordinò alla ragazza di mettersi comoda e cercare di riposare, così da recuperare le forze.
Non appena Madama Pomfrey si allontanò, Lucy si accorse che Percy si trovava ancora lì e la osservava con un'espressione confusa, indeciso sul da farsi.
Lucy osservò con attenzione il volto palesemente stanco del caposcuola: le borse scure che si erano formate sotto i suoi occhi e il mondo in cui continuava a stropicciare questi ultimi, come per sforzarsi a tenerli ancora aperti. Per un momento, il ragazzo le fece molta tenerezza e provò il desiderio di abbracciarlo come aveva fatto inconsciamente nell'ufficio del preside, presa dall'ansia e dal terrore.
"Penso di dover andare" esordì Percy poco dopo, con un tono che lasciava intendere che quasi doveva dispiacergli di lasciarla lì tutta sola. Lucy non aggiunse altro, ma annuì automaticamente e rivolse al ragazzo un sorriso impacciato. Tuttavia, poco prima che lui se ne andasse, la ragazza lo richiamò facendolo voltare.
"Ti ringrazio per... insomma, tutto quello che hai fatto"
Alle parole della giovane, Percy si ritrovò in notevole difficoltà dato che cominciò ad arrossire e a giocherellare con le mani senza riuscire a sostenere lo sguardo della ragazza dinanzi a lui. Infine si fece coraggio e ricambiò il sorriso, per poi sussurrarle: "Mi auguro che tu ti riprenda"
I due poi si salutarono definitivamente e Lucy poté finalmente concedersi di riposare, nella speranza che non giungessero ulteriori incubi a perseguitarla nel sonno. Tuttavia, nonostante si sentisse finalmente più rilassata di prima – sicuramente merito della pozione preparatale da Madama Pomfrey – continuava a percepire ininterrottamente due occhi verde smeraldo fissarla nell'oscurità.

Prima ancora che Lucy si risvegliasse la mattina seguente, tutta la scuola era già consapevole che qualcosa fuori dal normale era accaduto quella notte. Ginny aveva cercato di sviare la curiosità dei suoi compagni di casata, ma Romilda non era stata altrettanto discreta quando le erano stati chiesti dei dettagli sugli avvenimenti della notte passata; non per niente era conosciuta all'interno della scuola per il suo essere una gran chiacchierona.
Ginny l'aveva rimproverata malamente, ma il danno era ormai stato fatto; per tutti i corridoi del castello si udivano bisbigli che andavano prontamente a acquattarsi non appena la piccola Weasley si avvicinava, come se ogni singolo individuo presente all'interno della scuola fosse impegnato a formulare complottismi e teorie su ciò che poteva aver turbato così tanto la giovane grifondoro al punto da organizzare un incontro non programmato nell'ufficio del preside, per di più a notte fonda.
Ginny cercò di ignorare tutti gli sguardi curiosi che aveva percepito su di sé per tutta la durata della mattina; temeva che, non appena l'amica avesse messo piede fuori dall'infermeria, il comportamento degli altri alunni si sarebbe fatto via via più pesante da tollerare. Non aveva più ricevuto notizie su quanto era accaduto nell'ufficio di Silente – difatti, nonostante fosse corsa incontro a Percy non appena lo aveva adocchiato nella Sala grande quella mattina, il ragazzo si era rifiutato considerevolmente di rivelarle anche il minimo particolare sulla loro riunione della notte scorsa –, ma era sicura che l'amica avrebbe avuto bisogno di quella giornata per riprendersi e concedersi quanto più riposo possibile. Quella curiosaggine generale dunque non le sarebbe stata di certo molto d'aiuto, anzi l'avrebbe sicuramente messa ancora di più a disagio.
A peggiorare la situazione furono due individui che la ragazza fremeva all'idea di dover chiamare fratelli. Non appena la piccola Weasley si era congedata al termine del primo pasto di quella mattina con l'intenzione di dirigersi in infermeria a fare compagnia all'amica (nella vana speranza che non stesse ancora dormendo), i due gemelli l'avevano raggiunta a passo lesto e le si erano piazzati davanti, bloccandole il passaggio.
"Sei un po' di fretta, sorellina..."
"...non è che stai andando a trovare Potter in infermeria?"
Ginny aveva alzato gli occhi al cielo come al suo solito e aveva aggirato le figure dei due fratelli per continuare imperterrita il suo percorso verso il primo piano. Tuttavia non aveva fatto in tempo a compiere qualche passo, che si era trovata nuovamente la strada bloccata.
"Come siamo maleducati" aveva esclamato George, fingendosi imbronciato.
"Levatevi di mezzo o vi schianto tutti e due" li aveva minacciati la ragazza, domandandosi come avessero fatto i due fratelli ad ottenere la rara abilità di comparire sempre nei momenti peggiori.
"Non abbiamo cattive intenzioni" azzardò George, nel tentativo di dimostrare agli occhi della sorella un po' di comprensione per la situazione attuale.
"Certo, come quando hai scritto a Lucy quella stupida pergamena" lo ammonì la rossa, riferendosi all'accaduto di qualche giorno prima per cui la giovane grifondoro aveva cercato in tutti i modi di vendicarsi.
Alle parole della sorella, George si ritrovò con le spalle al muro e comprese che niente che avesse detto o fatto l'avrebbe convinta.
"George voleva solo chiederti come stesse Lucy" intervenne allora Fred, ricevendo una gomitata da parte del gemello.
"Non dire baggianate, Freddie. Ci chiedevamo solo cosa fosse successo questa notte" ribadì George, cercando di giustificare l'affermazione dell'altro fratello.
"Non sono affari vostri"
Con queste parole, Ginny si era dileguata sotto lo sguardo dei due ragazzi, che poco dopo avevano iniziato a battibeccare tra loro su quanto appena accaduto.
Quando infine era riuscita a raggiungere l'infermeria, Madama Pomfrey le aveva comunicato a malincuore che la sua amica era ancora placidamente addormentata, ma sarebbe potuta tornare a farle visita prima di pranzo. La rossa era dunque tornata sui suoi passi riflettendo su cosa fare quella domenica, quando i suoi piani per Hosgmeade erano saltati ancora una volta.
Così, mentre si avviava in direzione della Sala Comune Grifondoro assorta nei suoi pensieri, andò a sbattere contro una figura comparsa d'improvviso di fronte a lei.
"Dannazione!" esclamò il ragazzo dinanzi a lei, che si rivelò essere niente meno che Draco Malfoy.
Nell'incrociare il suo sguardo, Ginny si sentì sciogliere: il ragazzo era di un anno più grande di lei e, da quando aveva messo piede ad Hogwarts l'anno scorso, non aveva fatto altro che schernirla dalla mattina alla sera, arrivando persino a farla piangere in più di un'occasione.
Il suo aspetto andava inoltre a braccetto con la sua personalità malvagia: il suo volto era notevolmente pallido e la mascella ben delineata gli conferiva uno sguardo molto serio e autorevole, che le ricordava molto quello del professor Piton. Tuttavia, a differenza del professore, i capelli del ragazzo erano di un biondo platino che caratterizzava buona parte della sua famiglia, suo padre incluso. Gli occhi erano grigi e sembrava quasi non vi si potesse leggere alcuna emozione, come se fossero spenti, senza vita.
La sua immagine corrispondeva precisamente a quella di un tipico mago purosangue smistato nella casata di Salazar Serpeverde. Disprezzava chiunque fosse di origini babbane o appartenesse ad una famiglia di un rango inferiore e dovesse quindi accontentarsi dei libri e degli abiti di seconda mano dei propri fratelli più grandi; quello ovviamente era il caso di Ginny Weasley, a cui il ragazzo aveva sempre incusso gran timore.
"Perdonami, ero distratta e non ho visto dove-" iniziò a spiegare Ginny, prima di essere interrotta dal tono aggressivo del giovane.
"Stupida Weasley, dovevo aspettarmelo che saresti potuta essere solo tu tanto imbranata"
Ginny si ritrasse offesa e rivolse al ragazzo uno sguardo torvo: "Forse se avessi un minimo di comprensione e empatia, capiresti che la gente a volte può commettere degli errori, Malfoy" ribatté la giovane, scandendo lentamente il cognome del ragazzo. Quest'ultimo in risposta la guardò con un misto di sorpresa e divertimento, ed un ghigno si fece spazio sul suo volto pallido, rendendo la sua espressione ancora più inquietante agli occhi della ragazza.
"Se alzerai ancora la voce con me, sappi che andrai a trovare la tua amica stramba in infermeria"
Detto ciò, Draco si dileguò lasciando la piccola Weasley sola nel bel mezzo del corridoio, a domandarsi cosa mai avesse fatto per meritarsi tutta quella cattiveria e meschinità.

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