Incubi

"Something's on my mind
Always in my head space
But I know someday I'll make it out of here
Even if it takes all night or a hundred years
Need a place to hide, but I can't find one near
Wanna feel alive, outside I can't fight my fear"

Lucy si svegliò in un lago di sudore, mentre il suo corpo era ancora scosso da forti tremori. Romilda la stava scuotendo per le braccia, mentre Ginny e Demelza urlavano il suo nome, esortandola ad aprire gli occhi e destarsi dal sonno. Quando le tre la videro finalmente sveglia si bloccarono trafelate e le rivolsero uno sguardo preoccupato.
"È tutto apposto?" le domandò Ginny, passandole una mano sulla fronte madida di sudore.
"Ma tu scotti! Dev'esserti salita la febbre" aggiunse poco dopo la rossa con tono allarmato, invitando le altre due ragazze a dirigersi immediatamente in infermeria, così da avvisare Madama Pomfrey.
Quando le due ragazze ebbero abbandonato la stanza, Ginny rivolse nuovamente la propria attenzione alla giovane grifondoro, che nel frattempo aveva cercato di mettersi in posizione retta e togliersi il pigiama fradicio.
"Che cos'è successo?" domandò la ragazza, che ancora si trovava in uno stato confusionale per quel brusco risveglio.
"Hai avuto un incubo e hai iniziato a urlare all'impazzata" le spiegò Ginny, porgendole dei vestiti puliti.
In quel momento, Lucy ricordò tutto: la casa, le tre voci, il nome di Silente, quella figura oscura che sembrava averla riconosciuta. Che fosse davvero solo un sogno?
"Devo andare nell'ufficio di Silente" affermò con decisione non appena ebbe terminato di vestirsi. Ginny la guardò come se fosse fuori di senno e la invitò a rimettersi a letto.
"Tu non andrai proprio da nessuna parte, hai la febbre alta"
"Devo parlare subito con il professor Silente!" urlò Lucy con quanto più fiato aveva in gola, spaventando l'amica che stava cercando di costringerla a letto, sistemandole le coperte perché non prendesse freddo. Resasi conto dell'accaduto, Lucy abbassò il capo risentita: "Perdonami, non so cosa mi stia succedendo"
La piccola Weasley allora la guardò in modo affettuoso: "Sei malata e hai bisogno di riposare. Vedrai che non appena Madama Pomfrey ti darà qualcosa per la febbre, ti sentirai subito meglio"
Lucy sospirò, tastando la sedia accanto al letto nel tentativo di afferrare il maglione di lana che vi aveva poggiato sopra la sera prima di coricarsi. Quando lo trovò, se lo infilò senza esitazioni e sporse i piedi sotto alle coperte alla ricerca delle sue scarpe.
"Cosa stai facendo?" le chiese Ginny, seguendo con uno sguardo incerto i suoi movimenti.
"Ho bisogno di parlare con il preside", sentenziò la ragazza, "è una questione di vita e di morte"
Ginny la guardò come se fosse completamente impazzita, ma essendo ormai priva di forze non osò obiettare, anzi si offrì di accompagnarla nell'ufficio della professoressa McGranitt, che era più vicino.
Le due si avviarono dunque lungo il corridoio semibuio e quando Lucy finì quasi per inciampare sui suoi stessi piedi, Ginny estrasse la propria bacchetta e sussurrò flebilmente la formula "Lumos"; subito dopo, un fioco bagliore di luce bianca scaturì dalla bacchetta ed accompagnò le due ragazze per tutto il tragitto, illuminando l'ambiente circostante così che potessero muoversi senza esitazioni.
Quando svoltarono l'angolo per imboccare il corridoio dove si trovava l'ufficio della direttrice della loro casata, si ritrovarono di fronte ai due caposcuola che pattugliavano il castello.
"Ma guarda un po'" esclamò Penelope Clearwater, avvicinandosi con aria altezzosa alle due ragazze già abbastanza atterrite: "non riesci proprio a seguire le regole, vero Potter?"
"Non è come sembra" si affrettò a spiegare Ginny, rivolgendo lo sguardo al fratello che era rimasto in disparte, "Lucy ha avuto un incubo"
A quelle parole, Lucy si voltò in direzione dell'amica, guardandola con disappunto; di certo la situazione non sarebbe migliorata andando a raccontare ai due ragazzi delle sue disavventure notturne, come se avesse cinque anni.
"Ed ora hai bisogno di consolarti andando a fare una passeggiatina per il castello?" domandò sarcastica la giovane corvonero alla ragazza, che nel frattempo non aveva smesso di tremare infreddolita. Vedendola in quello stato, Percy le si avvicinò e le poggiò cautamente una mano sulla fronte.
"Scotti" constatò il ragazzo, rivolgendole un'espressione apprensiva, "spero bene vi stiate dirigendo in infermeria da Madama Pomfrey"
"Lucy vuole parlare con Silente" rivelò la rossa, osservando l'amica con disappunto.
"Nemmeno per idea, ora vi accompagno subito in infermeria" dichiarò il ragazzo, appoggiando una mano sulla schiena della giovane grifondoro come a volerla scortare personalmente. Lucy arrossì subito nel percepire quel tocco, ma non diede segno di volersi muovere da lì.
"Ho bisogno di parlare con il professore, è urgente" spiegò, mentre le espressioni dei tre ragazzi si facevano sempre più confuse e allarmate.
"Sicura che non abbia avuto delle allucinazioni per via della febbre alta?" domandò Penelope alla piccola Weasley, che alzò le spalle ingenuamente.
"Quando l'abbiamo svegliata, urlava e si contorceva nel sonno ed aveva già la febbre"
Percy assunse uno sguardo ancora più turbato e si rivolse direttamente a Lucy: "Lascia che ti accompagni in infermeria. Non appena Madama Pomfrey ti avrà visitato, mi assicurerò personalmente che tu riesca a parlare con il professor Silente"
"Voi non capite" dichiarò allora la ragazza, al culmine dell'esasperazione, "ho visto Voldemort!"
Nel corridoio semibuio calò improvvisamente il silenzio e l'unico rumore percepibile divennero i sospiri frenetici dei quattro ragazzi.
Ginny percepì il cuore cominciare a batterle all'impazzata non appena l'amica ebbe pronunciato distintamente quel nome. Non era la prima volta che l'udiva, a casa sua le era sempre capitato di incapparci durante le conversazioni tra i suoi genitori ed altri Auror del Ministero. Ciò che non riusciva a comprendere era cosa tutto questo avesse a che fare con la sua amica.
"Queste non sono cose su cui scherzare, Lucy" affermò Penelope, non appena ebbe riacquisito il controllo della situazione.
"Non sto scherzando!" esclamò la ragazza con tono offeso, oramai stanca di essere trattata come una bambina sciocca ed immatura.
In quel momento nessuno di loro osò aggiungere altro, ma dopo qualche istante Percy sembrò destarsi dai propri pensieri e in un attimo prese la ragazza sottobraccio ed iniziò a scortarla verso la scala più vicino: "Penelope, riporta mia sorella in camera sua. Io accompagno Potter nell'ufficio di Silente"
Lucy gli rivolse uno sguardo incredulo, così come la caposcuola, che osservò il ragazzo come se d'improvviso avesse perso il lume della ragione: "Stai scherzando spero. Non vorrai credere a queste storielle"
"Non ho bisogno che tu mi dica a che cosa credere. So quello che faccio"
Detto ciò, i due si avviarono in direzione della torre del preside, mentre alle loro spalle Penelope sbuffava contrariata e guidava la piccola Weasley verso il suo dormitorio.
"Spero che tu non mi faccia pentire della mia decisione" esordì Percy poco dopo, quando lui e Lucy rimasero soli.
"Pensi che le mie siano baggianate? Ho visto Voldemort con i miei occhi, te lo posso assicurare. Era con altri due uomini e facevano di continuo il nome del professor Silente" nel vedere l'espressione del ragazzo mutare e farsi via via più timorosa, la ragazza capì di aver destato in lui il sospetto che le sue teorie fossero vere.
"So bene che è solo un sogno, ma ho pensato comunque che valesse la pena parlarne. Hagrid mi ha spiegato che Voldemort è molto pericoloso" terminò la ragazza, mentre i due accedevano alla ripida scalinata che li avrebbe condotti fin nell'ufficio del preside.
"Hagrid ha ragione", rispose semplicemente il giovane Weasley, "ma smettila di pronunciare quel nome"
"Perché mai? Non è forse così che si chiama?"
"Si, ma nessuno ha il coraggio di pronunciarlo. Di solito si utilizzano degli appellativi"
Lucy rimase in silenzio, riflettendo su quanto dettole dal ragazzo. Prima che potesse ribattere alla sua affermazione, i due giunsero dinanzi ad una grande porta in legno, la stessa che Lucy aveva varcato il giorno del suo arrivo ad Hogwarts.
Prima di bussare, Percy si voltò nuovamente verso di lei e la ammonì: "Dovrai raccontare al preside ogni singola cosa che hai visto, siamo intesi?"
Lucy annuì decisa ed i due si affrettarono dunque verso la porta d'ingresso, su cui il caposcuola batté due colpi, prima di annunciare la sua presenza e quella della giovane grifondoro.
Qualche secondo più tardi, i due furono dentro l'ampia stanza illuminata dal chiarore delle fiaccole e delle candele poste alle sue estremità, mentre il professore li osservava con curiosità dalla poltrona su cui sedeva con un libro tra le mani. Indossava una vestaglia da notte e portava i lunghi capelli grigi sciolti sulle spalle.
"Signorina Potter, signor Weasley" li accolse il preside, destandosi in piedi non appena i due ragazzi avanzarono all'interno dell'ufficio, "a cosa devo una visita a quest'ora tarda della notte?"
"Le sue teorie erano corrette, professore" esordì il caposcuola, gettando Lucy nella confusione più totale.
Il professor Silente allora rivolse uno sguardo preoccupato alla ragazza: "Lo hai visto?"
Lucy incrociò lo sguardo con quello del ragazzo affianco a lei, che la esortò a rispondere alla domanda del professore. La ragazza allora si schiarì la voce e spiegò quanto accaduto quella notte, che l'aveva fatta destare dal sonno.
"Ho visto Vold-" cominciò, per poi ricordarsi delle parole che Percy le aveva rivolto poco prima.
"Il Signore Oscuro?" le domandò il preside, e la ragazza annuì decisa.
"Non so perché, ma credo proprio si trattasse di Lui. Mi trovavo in una casa in mezzo ad una valle e Lui era lì in compagnia di altri due uomini"
"Conosci i loro nomi?"
"No, non sono riuscita a vederli in volto. Però li ho sentiti conversare tra loro e ad un certo punto hanno fatto il suo nome, professore"
Silente rivolse un'occhiata turbata al giovane Weasley, che sembrava altrettanto angosciato dal racconto della ragazza.
"Molto bene, Lucy" la interruppe il preside, mentre la giovane grifondoro era in procinto di continuare a spiegare l'accaduto, "ora ho bisogno che tu ti sieda ed attenda qui qualche istante. Dovrò chiamare altre persone che saranno molto interessate a sentire la tua storia"
"Non è una storia", precisò la giovane, "è la verità"
"Lo so bene" la rassicurò il professore, cingendole le spalle con un braccio e facendola accomodare sulla stessa poltrona su cui sedeva lui poco prima: "So bene cosa sta succedendo"

"Legilimanzia"
Quella parola così intricata ma al tempo stesso ricca di fascino catturò subito l'attenzione della giovane grifondoro, che rimase in attesa di udire ulteriori spiegazioni al riguardo da parte del professor Piton.
Era trascorsa appena una mezzora da quando lei e Percy avevano fatto il loro ingresso nell'ufficio del preside, ed ora si erano ritrovati in compagnia di buona parte del corpo insegnanti e due uomini che Lucy non aveva mai visto in vita sua, giunti sin lì grazie alla polvere Volante, la stessa utilizzata dalla professoressa McGranitt per accompagnarla al castello due settimane prima.
Si trattava di due figure alte e alquanto autorevoli, che vestivano abiti all'altezza del loro portamento; si trattava infatti di pantaloni di velluto e giacche di seta, sovrastati da un lungo mantello color porpora che esaltava l'eleganza dei due uomini e la loro elevata condizione sociale. Uno di loro, calvo e dalla carnagione scura, non doveva avere più di quarant'anni; l'altro invece era un uomo anziano, con una barba lunga quasi quanto quella del preside.
Nella stanza erano poi sopraggiunti la professoressa McGranitt – che, alla vista del volto pallido e febbrile della giovane grifondoro, aveva espresso tutta la sua preoccupazione per lo stato di salute della ragazza –, il professor Piton, il professor Lupin e Hagrid.
Non appena il gigante si era affacciato all'ingresso della torre per poi cercare con la sua solita goffaggine di entrarvi senza urtarne le pareti (troppo strette, viste le sue misure), Lucy si era precipitata ad abbracciarlo. Era stanca, sia fisicamente che mentalmente: percepiva costantemente i tremolii del suo corpo causati dalla febbre, le bruciavano gli occhi e aveva la gola secca, ma la cosa peggiore era quel senso di inconsapevolezza che la perseguitava da quando aveva raccontato a Percy quanto aveva sognato quella notte.
Perché vi erano tutte quelle persone riunite lì? Ma soprattutto, perché sembravano tutti essere consapevoli chi lei fosse e del motivo di quell'improvvisa visita nel cuore della notte?
Come al solito, sentiva di essere l'unica persona all'interno della stanza non a conoscenza dei fatti che concernevano la sua vita di tutti i giorni. Da quando Hagrid l'aveva prelevata da casa Dursley quella notte e le aveva rivelato dettagli fondamentali sulla sua infanzia – che lei mai sarebbe stata in grado di immaginare altrimenti –, aveva capito che c'era così tanto della sua vita che non le era ancora stato rivelato.
Percy le era rimasto accanto per tutto il tempo e da ciò Lucy aveva compreso che anche lui doveva sapere qualcosa in più; tuttavia non gli aveva posto alcuna domanda, ma era rimasta in trepida attesa che tutti i presenti le rivolgessero la loro completa attenzione, per poi farsi coraggio e ripercorrere gli eventi di quella notte, sin da quanto si era accoccolata tra le coperte ed aveva abbandonato la mente in balia della fantasia.
Era stato al termine del suo racconto che il professor Piton era intervenuto, facendo riferimento a quella parola sconosciuta che tanto l'aveva affascinata: Legilimanzia.
"Si tratta di un tipo di magia molto particolare" iniziò a spiegare il professore di pozioni, mentre tutti i presenti lo ascoltavano con vivo interesse, "viene utilizzato solamente da maghi notevolmente dotati, dato che prevede l'utilizzo di tecniche magiche molto avanzate"
"Utilizzate a quale scopo?"
La professoressa McGranitt diede voce allo stesso dubbio che attanagliava la mente dei presenti all'interno della stanza. Il professor Piton le rivolse un'occhiata veloce, per poi continuare imperterrito il suo discorso, visibilmente frustrato per quell'interruzione.
"La Legilimanzia permette ad un mago di insinuarsi all'interno della mente di un altro, svelarne le intenzioni, venire a conoscenza dei suoi desideri più profondi ed in certi casi persino manipolarli"
Nessuno osò aprire bocca dopo quella rivelazione, ma tutti fecero silenziosamente la stessa constatazione: se ciò che la giovane grifondoro aveva sognato quella notte corrispondeva alla realtà, allora voleva dire che Lui era già a conoscenza di dove lei si trovasse ed era in grado di controllarla e di seguirla passo dopo passo.
Fu il professor Lupin ad intervenire non appena quel silenzio iniziò a diventare soffocante: "Lo sapevamo tutti che era solo una questione di tempo"
"Avanti, Remus", esclamò la McGranitt in uno scatto di rabbia, "non potevamo di certo lasciarla a Little Whinging con quella perfida famiglia"
Tutti si voltarono verso l'anziana strega con un'espressione esterrefatta. In risposta, lei fece spallucce: "Cosa sono quegli sguardi? Lo sapete bene che era così. Portarla ad Hogwarts era il meglio che potessimo fare"
"Non c'è nessun luogo abbastanza sicuro per lei in questo momento, questa è la verità" affermò uno dei due uomini sconosciuti, che fino a quel momento non avevano aperto bocca se non per confidarsi privatamente con il preside poco dopo il loro arrivo.
"Quindi ora cosa proponete di fare? Non possiamo di certo permettere a Tu-Sai-Chi di intrufolarsi all'interno della sua testa come se niente fosse!" sbottò il professor Lupin, rivolgendosi agli altri insegnanti.
"Io credo..." esordì il professor Silente, attirando l'attenzione generale, "...che intanto dovremmo smetterla di parlare di Lucy come se lei non fosse presente"
Tutti gli sguardi si posarono dunque sulla giovane grifondoro, che fino a quel momento era rimasta in disparte in compagnia di Percy, senza che qualcuno la degnasse della minima attenzione. Quando infine il professor Silente si focalizzò su di lei, Lucy si sentì finalmente parte della conversazione e non esitò a dire la sua.
"Prima che diciate qualcos'altro, voglio capirci di più" sentenziò la ragazza, alzandosi in piedi ed avvicinandosi al piccolo gruppo che si era formato davanti alla scrivania del preside al centro della stanza. "Se questi sogni sono reali, se le scene a cui io assisto si stanno svolgendo veramente, perché mai Lui avrebbe deciso di rendermici partecipe?"
"Per manipolarti" intervenne il professor Piton.
"Ma quei tre uomini parlavano dei loro piani, dei loro segreti... Com'è possibile che Lui voglia che io ne venga a conoscenza?"
"Perché è Lui a stabilire cosa farti vedere", aggiunse il professor Silente, "sceglie immagini e ricordi passati che per lui non hanno rilevante importanza, spingendoti a curiosare sempre di più e ad aprire la tua mente dinanzi a lui"
"Quindi più Lui condivide i suoi pensieri con me, più la cosa diventa reciproca?"
"Esattamente"
Lucy percepì un fremito lungo la schiena e dovette farsi forza per non dare a vedere l'angoscia che stava prendendo il sopravvento dentro di lei al solo pensiero di avere un visitatore indesiderato all'interno della sua testa. Lo stesso che pianificava di ucciderla.
"Com'è potuto succedere?", esclamò poco dopo con la voce rotta dai singhiozzi, "com'è ci è entrato qui dentro?"
Nel pronunciare tali parole, la ragazza punto l'indice contro la propria fronte, per poi lasciarsi andare in un pianto liberatorio a cui tutti i presenti assistettero con compassione. Percy fu l'unico ad avvicinarsi a lei e ad aprire le proprie braccia per accoglierla in un abbraccio, mentre la giovane era ancora scossa dai forti singhiozzi.
"È successo molti anni fa, mia cara", intervenne nuovamente il professor Silente, "quando tu non avevi che qualche mese"
"Albus, non vorrai dire che quella notte..." esordì la McGranitt, per poi interrompersi nel vedere il preside annuire in maniera risoluta.
"La notte che Voldemort ha provato ad ucciderti, è successo qualcosa di inspiegabile"
"L'incantesimo gli è rimbalzato contro", continuò la ragazza, memore di quanto raccontatole da Hagrid il giorno in cui si erano conosciuti: "Non è così?"
"Proprio così", confermò il preside per poi accingersi a continuare: "l'Anatema gli ha privato della sua forma fisica, ma la sua anima non è svanita nel nulla. Piuttosto si è ridotta in brandelli ed uno di questi si trova all'interno della tua mente"
Lucy contemplò le espressioni dei presenti, per verificare se era la sola ad essere rimasta esterrefatta alle parole del professore; a quanto pare, tutti erano già al corrente degli avvenimenti di quella notte. Tutti tranne lei.
"Un pezzo di Voldemort si trova dentro di me?" sussurrò la ragazza, volgendo lo sguardo altrove nel tentativo di ricacciare quell'idea: "tutto ciò è impossibile, non ho mai avuto incubi del genere prima d'ora"
"Questo perché per lui non eri mai stata una minaccia", confermò Lupin, interrompendo il flusso di pensieri della giovane, "nel momento in cui hai messo piede nel Mondo Magico, ha capito invece che la profezia si stava avverando. Ecco perché alcuni di noi hanno pensato che saresti stata più al sicuro lontana da qui"
Lucy rifletté qualche istante sulle parole del professore, mentre tutti analizzavano ogni suo singolo movimento in attesa di una sua reazione.
Infine, la giovane rivolse uno sguardo a tutti i presenti all'interno della stanza: i due sconosciuti, i professori, Hagrid – che fino a quel momento era rimasto in disparte in un angolo della stanza ad ascoltare attentamente quanto detto – e infine Percy, che non aveva mai distolto l'attenzione da quella ragazzina dai capelli arruffati e lo sguardo atterrito, che in quel momento sembrava più disorientata che mai.
"Noi?" disse la ragazza con un'espressione interrogativa.
Silente le rivolse allora un sorriso malizioso, poco sorpreso dalla spigliatezza della giovane.
"Bene, siamo giunti alle presentazioni" sogghignò il preside, rivolgendo uno sguardo agli uomini disposti attorno a lui: "questo non è altro che l'Ordine della Fenice, Lucy"

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