Incontri furtivi e inspiegabili sussurri
"No we've got nothing to lose, except everything we have
And I've got nothing to prove but it's just who I am
But it's the same old rain, no I won't back down
These satellites overhead, I think I love this town
But you made yourself a home inside my mind"
Mancavano quindici minuti prima che la lancetta dell'orologio a pendolo della sala comune segnasse le nove in punto. Tutti gli studenti si erano già ritirati nei loro dormitori e nel castello regnava il completo silenzio, finché dei passi frettolosi non interruppero quella quiete notturna. Una luce fioca si stagliò nel bel mezzo dell'oscurità, illuminando l'ampio corridoio che conduceva alla torre più alta della scuola.
Lucy procedeva a passo svelto senza degnare di uno sguardo le ombre che la circondavano e che seguivano ogni suo singolo movimento; se si fosse fermata non sarebbe riuscita a contenere i suoi fremiti di paura e se la sarebbe data a gambe levate. Ciò che le incuteva più timore tuttavia non era l'oscurità attorno a lei, ma il silenzio pietrificante che aleggiava nell'intero castello: non vi era anima viva in giro e questo le fece intendere che molto probabilmente nemmeno lei si sarebbe dovuta trovare lì, nel corridoio del settimo piano. Violare il regolamento sembrava essere diventata per lei un'abitudine oramai.
Fortunatamente Ginny non le aveva fatto troppe domande quando aveva giustificato la sua scappatella notturna con l'impellente necessità di terminare di leggere un capitolo del manuale di Erbologia. La ragazza aveva persino finto di portare con se una coperta, così da agevolare la sua permanenza nella sala comune; poi, una volta uscita dalla camera, aveva abbandonato quest'ultima su una poltrona davanti al caminetto assieme al testo scolastico, aveva indossato il proprio mantello e si era affrettata ad oltrepassare il ritratto, sbucando nel corridoio del settimo piano.
"Dannato Weasley" aveva pensato la ragazza più di una volta. Doveva aspettarselo che non sarebbe stato semplice raggiungere la Torre di Astronomia nel cuore della notte, soprattutto con i prefetti delle varie casate che pattugliavano ogni singolo centimetro del castello. Per più di una volta Lucy era dovuta correre a nascondersi alle spalle di una delle armature cavalleresche disposte lungo le pareti, oppure all'interno di qualche bagno dismesso. Quando infine era giunta dinanzi la lunga scalinata, l'aveva percorsa in un batter d'occhio e in men che non si dica si era ritrovata dinanzi l'ingresso dell'aula.
La porta era stata lasciata erroneamente socchiusa, dunque Lucy non ebbe difficoltà ad oltrepassarla. Una volta dentro controllò l'ora sul suo orologio da polso e si accorse che mancavano ancora cinque minuti all'ora prestabilita. Iniziò dunque a girovagare tra i banchi, meditando sul da farsi. Proprio mentre era in procinto di sedersi sul pavimento in attesa dell'arrivo di quel tripudio di capelli rossicci e lentiggini, udì un colpo provenire dal soffitto dell'aula. La stanza non era molto alta, motivo per cui la maggior parte degli studenti detestava seguire le lezioni in uno spazio così angusto, che li faceva sentire in trappola.
Nel momento in cui Lucy alzò lo sguardo verso il punto da cui aveva udito provenire il suono, si accorse della presenza di una botola a qualche metro di distanza da dove si trovava lei. Presto venne calata giù una scala a pioli ed una testa rossa comparve dal soffitto, esibendo un largo sorriso alla vista della giovane.
"Sbrigati Potter, non abbiamo tutta la notte" esordì George nell'accorgersi che la ragazza non si era ancora mossa di un millimetro. Detto ciò, sparì nuovamente dalla vista della giovane, che nel frattempo si affrettò ad alzarsi e si avvicinò alla scala, ancora sbalordita per quell'improvvisa apparizione.
Lucy iniziò dunque ad arrampicarsi sulla scala, finché non sbucò al piano superiore della torre, di cui aveva completamente ignorato l'esistenza fino a quel momento: si trattava di uno spazio circolare largo sei o sette metri, giusto per ospitare appena due o tre persone. George vi si trovava al centro e attendeva la giovane a braccia aperte, con un'espressione orgogliosa dipinta sul volto.
"Allora? Che te ne pare?" esclamò non appena Lucy mise piede in cima alla torre e poté allietarsi a sua volta della maestosità del paesaggio circostante; il panorama al di fuori del castello aveva assunto ancor più imponenza una volta che era stato avvolto dalle tenebre, e l'unica fonte di luce che permetteva di distinguerne le forme erano i fasci lunari che si proiettavano sulla superficie del lago e ne evidenziavano ancor più l'ampiezza.
"Magico" sussurrò la ragazza, ammaliata dalla vista dinanzi a sé.
La sua attenzione era stata talmente catturata da ciò che si era trovata di fronte, che non si rese nemmeno conto dei movimenti di George, che nel frattempo con un colpo di bacchetta aveva fatto sparire la scala e richiuso la botola. Subito dopo si era diretto verso un sacco di iuta abbandonato in un angolo della torre e ne aveva estratto una piccola scatola che aveva porto alla ragazza di fianco a lui.
"Che cos'è?" domandò Lucy, iniziando ad esaminare l'oggetto consegnatole dal gemello con estrema curiosità.
"Un piccolo regalo" spiegò lui, con lo stesso sorriso soddisfatto che aveva mostrato nel momento in cui l'aveva fatta accedere alla torre.
"Non prendermi in giro, tu e Fred non date mai nulla senza voler qualcosa in cambio" affermò la ragazza, osservando George con uno sguardo di sfida.
Il ragazzo scoppiò a ridere e si grattò il capo con evidente imbarazzo. Questo non era che un gesto abituale che Lucy si rese conto di aver riconosciuto anche in altre occasioni, ogni qual volta che il gemello si ritrovava in difficoltà. Era anche uno dei piccoli dettagli che l'avevano aiutata a capire come distinguere i gemelli Weasley non appena si approcciava ad uno dei due.
"Questa te la concedo, Potter. In ogni caso si tratta davvero di un regalo, niente di meno che una delle mie ultime invenzioni"
Lucy osservò la piccola scatola tra le sue mani e la tentazione la spinse ad aprirne un lembo per osservarne il contenuto: si trattava di semplice polvere, talmente scura da somigliare incredibilmente alla pece.
La giovane grifondoro rivolse al gemello un'espressione amareggiata: "Mi sarei aspettata molto di più che della semplice fuliggine"
George rivolse alla ragazza un sorriso malizioso: "Apprezzo i tuoi tentativi di stuzzicarmi, Potter, ma sappi che da quanto hai provato a rifilarmi quei luridi Vermicoli sotto le coperte, ho alzato la guardia nei tuoi confronti. E per la cronaca, niente di quello che creo può essere definito semplice"
Lucy sghignazzò, soddisfatta del suo tentativo di infastidire il gemello. Chiaramente non poteva trattarsi di inutile polvere, altrimenti lo avrebbe già spinto giù dalla torre per averla condotta fin lì a quell'ora della sera, contro qualsiasi regolamento scolastico. La ragazza allungò una mano all'interno della scatola ed estrasse una manciata del suo contenuto, continuando ad analizzarlo con attenzione.
"Dunque, cos'avrebbe questa tua creazione di così tanto speciale?"
"Si chiama Polvere Nottefonda" esordì il ragazzo, lieto di avere infine l'occasione di presentare il nuovo prodotto, "permette di far piombare improvvisamente l'oscurità. L'ho provata io stesso, non è niente male devo ammettere"
"Certo che hai proprio una strana concezione di regalo"
I due ragazzi ridacchiarono, mentre Lucy continuava a prestare attenzione ai granelli di polvere che teneva tra le mani, intrepida dal poterla finalmente mettere in uso.
"Allora, cosa ne pensi?" domandò il giovane Weasley, prendendo posto sul pavimento della torre. Lucy seguì i suoi movimenti e si sedette al suo fianco, prestando attenzione a non spargere polvere in giro.
"L'idea sembra carina, ma il nome fa proprio pena" ammise la ragazza con un'espressione irrisoria.
George rimase a bocca aperta dinanzi a quella spontaneità e si affrettò subito a cercare maggiori informazioni: "Dici sul serio? Ci ho pensato giornate intere e mi sembrava di essere riuscito a conferirle abbastanza drammaticità ed enigmaticità"
Lucy sorrise e si rese conto che era la prima volta che vedeva George Weasley visibilmente in difficoltà; le era sempre apparso come una persona spavalda e sicura di sé, ma in quel momento le stava chiedendo più di tutto una sua opinione sincera.
"Io proverei qualcosa di più tenebroso... ad esempio La Grande Ombra!"
George le rivolse un'espressione disgustata e la ragazza passò oltre.
"La polvere Tenebraoscura...Oscuritàistantanea...Buiopesto..."
"Buiopesto mi piace", esclamò il gemello con uno sguardo estasiato, "La Polvere Buiopesto Weasley"
I due ragazzi si scambiarono il cinque e spostarono lo sguardo sul paesaggio dinanzi a loro.
"Non vedo l'ora di andarmene da questa scuola" rivelò il gemello poco dopo.
Lucy si voltò verso di lui con un'espressione colma di rammarico: "Pensavo ti piacesse stare qui. Tu e Fred siete l'anima della festa"
"Ci sono molte cose che devi imparare, Potter" ribatté George con un tono divertito, per poi tornare improvvisamente serio, "la prima è che io e Fred non siamo fatti per seguire le regole"
"Questo l'avevo inteso sin dal primo momento" ammise la giovane, ricevendo una lieve gomitata dal ragazzo seduto al suo fianco.
"Voglio dire, fare scherzi è il nostro unico modo per sopravvivere in queste quattro mura. Nostra madre, così come la maggior parte degli insegnanti, pensa che siamo solo degli indisciplinati, ma la verità è che stare qui è come se limitasse la nostra immaginazione"
Lucy comprese subito lo stato d'animo del gemello e gli rivolse uno sguardo dispiaciuto; sapeva cosa significava vivere in un mondo che non sembrava appartenerti, dove la gente attorno a te non capiva il tuo stato d'animo e la realtà sembrava fatta apposta per limitare i tuoi sogni. Per anni si era chiesta quanto ancora avrebbe dovuto sopportare la presenza dei suoi zii e se sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe avuto la possibilità di andarsene da lì. Ora le sembrava quasi impossibile realizzare quanto la sua vita fosse cambiata nel giro di poche settimane.
"Dove ti piacerebbe andare se potessi scappare da qui?" domandò lei, continuando ad osservare il viso del ragazzo farsi sempre più malinconico.
"Io e Fred abbiamo sempre sognato di aprire un negozio dove vendere le nostre creazioni"
"Ma è un'idea magnifica!"
"Lo è, ma non per nostra madre. Lei pensa che prima di tutto dobbiamo terminare gli studi"
Lucy non osò aprir bocca nel vedere quanto quella conversazione stesse diventando via via più impegnativa per il ragazzo, che non era abituato ad aprirsi in quel modo con persone al di fuori del suo nucleo familiare. A dire il vero, l'unica persona a conoscere George in ogni sua sfaccettatura era proprio Fred, l'unico in grado di comprendere i suoi stati d'animo e i suoi repentini malumori.
"Mi dispiace, non volevo risultare pesante" si scusò il giovane Weasley qualche istante più tardi, non appena si rese conto di quanto l'atmosfera tra i due si fosse fatta d'improvviso più amara.
"Non devi sentirti in colpa, mi ha fatto piacere che tu ne abbia voluto parlare. E poi mi sembra il minimo dopo questo regalo" ribatté la ragazza, mostrando la scatola che teneva ancora ben salda tra le mani.
"Era per farmi perdonare per la pergamena sul professor Vitious"
"Ti assicuro che dovrai fare ben altro per farti perdonare per quel tuo stupido scherzo"
George sogghignò, poi volse uno sguardo alla miriade di stelle sopra di loro e si concesse qualche istante per inspirare appieno l'aria trascinata da quella brezza notturna che gli scompigliava i capelli e che lo faceva sentire così libero e spensierato. Quando ebbe assaporato quei pochi vividi istanti e riacquisito la sua solita vivacità, spostò lo sguardo sulla giovane grifondoro, che aveva cominciato a mostrare evidenti segni di stanchezza.
"Forse sarebbe meglio rientrare" esordì subito, notando uno sguardo di assenso da parte della ragazza.
"Non dire altro, sento già la mancanza del mio letto caldo" ammise lei, che aveva iniziato anche a lamentare violenti fremiti dovuti alle basse temperature.
"La prossima volta magari porterò una coperta" constatò George, ridacchiando alla vista delle condizioni della ragazza, i cui movimenti erano limitati dai brividi di freddo.
Lucy sorrise a sua volta non aggiungendo altro, ma limitandosi invece a seguire il giovane Weasley in direzione della botola da cui aveva fatto il suo ingresso ormai tre quarti d'ora prima. Mentre il ragazzo armeggiava con la propria bacchetta per far riapparire la scala che li avrebbe condotti all'interno dell'aula di Astronomia, la ragazza si domandò se li fosse venuto spontaneo pensare che ci sarebbe stata una "prossima volta".
Il lunedì mattina Lucy si svegliò in simultanea alle sue compagne di stanza e si affrettò a seguire quest'ultime a colazione.
Ginny non fece troppo caso alle profonde occhiaie che contornavano gli occhi dell'amica e non le fece nemmeno troppe domande sulla sua sessione di studio della sera precedente, che l'aveva tenuta alzata ben un'ora dopo il coprifuoco. D'altro canto, le due condividevano il difetto di prendersi sempre all'ultimo con la mole di studio e di ritrovarsi la domenica pomeriggio sommerse da pergamene e pozioni da preparare.
Una volta giunte all'interno della Sala Grande, presero posto alla tavolata corrispondente alla loro casata e cominciarono a conversare animatamente in compagnia di Baston, che quella mattina più che mai era trepidante in vista del primo allenamento con la squadra ufficiale di quell'anno, previsto per quello stesso pomeriggio. Il capitano pregava più che mai che le due ragazze non rallentassero gli allenamenti, ma che arrivassero preparate e si mettessero al lavoro fin da subito.
Mentre Ginny ascoltava ogni singola parola del ragazzo e vi annuiva animatamente, Lucy teneva lo sguardo fisso sul suo piatto rimuginando su come avrebbe fatto a liberarsi della lezione in compagnia di Percy organizzata per quel pomeriggio. Il caposcuola le avrebbe di sicuro rifilato l'ennesima ramanzina sull'importanza dello studio e sulla necessità che lei cominciasse a prendere un po' più sul serio i suoi impegni scolastici.
"Non devi preoccuparti Oliver, non ti deluderemo! Giusto, Lucy?"
Alle parole di Ginny, Lucy si ridestò dai propri pensieri e rivolse una veloce occhiata ai due ragazzi, che attendevano impazienti una qualche reazione da parte sua.
"Certo" esclamò soltanto, rifilando ai due un'espressione quanto più convincente, che però sembrò abbastanza al giovane capitano, che sorrise soddisfatto alle due amiche, prima di raggiungere gli altri componenti della squadra.
"Dovrai essere un po' più concentrata all'allenamento, se non vuoi finire per cadere dalla scopa" sussurrò Ginny qualche secondo più tardi, non appena Baston si fu allontanato a sufficienza per permettere alle due di conversare liberamente.
"Prima di tutto devo trovare il modo di presentarmi all'allenamento e di non rimanere bloccata in biblioteca in compagnia di quel tronfio di tuo fratello" spiegò Lucy, con un'espressione sconsolata.
"Se dovesse impedirti di metter piede fuori dal castello, stai a vedere come lo concerò per le feste! Alle volte Percy sa essere veramente esasperante, non posso darti torto"
Le due amiche si scambiarono un'occhiata esasperata, per poi accingersi a terminare la propria colazione e darsi appuntamento nel medesimo posto in vista del pranzo, una volta terminate le lezioni. Quando infine abbandonarono il tavolo per salutarsi e dirigersi nelle rispettive aule, Lucy imboccò il corridoio che l'avrebbe condotta sino al Cortile Medio, dove si trovava il dipartimento di Trasfigurazione. Una volta raggiunto quest'ultimo, si mise alla ricerca dell'aula dove la professoressa McGranitt attendeva impaziente l'arrivo dei suoi studenti.
La stanza non era molto ampia, ma poteva accogliere fino ad una trentina di persone. I banchi in legno erano disposti in due file rivolte verso la cattedra, dove l'insegnante mostrava loro alcuni semplici incantesimi che i giovani maghi e streghe avrebbero poi tentato di riprodurre, seguendo le direttive indicate nel manuale "Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti". Lucy aveva provato diverse volte a seguire i consigli della professoressa, ma ancora aveva difficoltà a trasformare la pergamena messale a disposizione in una forchetta.
Quel giorno tuttavia la lezione si svolse in maniera più teorica e la professoressa McGranitt cominciò ad illustrare loro un nuovo capitolo del programma. L'ora trascorse dunque più lentamente del solito e al termine della lezione Lucy dovette farsi forza per non crollare con la testa sulla superficie del banco.
Quando ebbero infine il via libera per liberare l'aula e dirigersi alla lezione successiva, Lucy si alzò a fatica e si trascinò sino alla porta d'ingresso, dove riconobbe la figura di Neville Paciock.
"Ciao Neville" lo salutò la ragazza, felice di riconoscere una faccia amica, "cosa ci fai qui?"
"Ti stavo cercando" ammise lui, cogliendo di sorpresa la giovane grifondoro.
"Davvero? Posso fare qualcosa per te?"
Neville rimase in assoluto silenzio finché anche l'ultimo allievo del primo anno non ebbe abbandonato la stanza, poi indugiò ancora e fece cenno alla ragazza di seguirlo, allontanandosi di qualche passo verso un angolo indisturbato del corridoio.
"Si tratta di Ginny", continuò poco dopo, quando percepì di poter infine parlarle liberamente, "mi devi aiutare"
"Che cos'è successo?"
"Nulla, è proprio questo il problema. Vorrei chiederle di uscire, ma ho paura che possa in qualche modo rifiutare il mio invito"
Lucy osservò il ragazzo a bocca aperta, indecisa sul da farsi; non si aspettava minimamente una simile iniziativa da parte di Neville, che Ginny aveva sempre descritto come un ragazzo estremamente timido e imbranato, soprattutto per quanto riguarda i rapporti sociali. Non aveva intenzione di metterlo a disagio, ma al tempo stesso era consapevole di quanto l'amica avesse cercato fino a quel momento di tenersi alla larga da lui e dai suoi repentini corteggiamenti, che la mettevano notevolmente in imbarazzo.
"Penso che ne sarebbe estremamente felice" affermò la ragazza poco dopo, pentendosi immediatamente di quanto appena detto.
"Dici sul serio?"
"Certo..." continuò Lucy, indugiando sempre di più.
"Ti ringrazio davvero, Lucy! Vado subito a cercare Ginny allora!" esclamò il ragazzo al culmine di gioia, riuscendo appena a reggersi in piedi per la notizia appena ricevuta.
Non appena Neville sparì dal suo campo visivo, Lucy si appoggiò con la schiena alla parete alle sue spalle e sbuffò sonoramente. Come sempre, sentiva di aver appena complicato ulteriormente le cose.
Giunta l'ora di pranzo, Lucy aveva cercato in tutti i modi di evitare qualsiasi riferimento al suo incontro con Neville di quella mattina mentre si trovava in compagnia dell'amica, che sembrava ancora del tutto ignara di ciò che stava accadendo attorno a lei.
Mentre le due ragazze consumavano il loro pasto e Ginny si dava ad uno sproloquio su quanto avrebbe preferito evitare le sue lezioni di Storia della Magia, Neville lanciava occhiate fugaci nella loro direzione, che vennero presto intercettate da Lucy. La ragazza gli rivolse uno sguardo di rimprovero e lui distolse immediatamente l'attenzione mentre le sue guance diventavano subito paonazze.
"Non credi che sarebbe super interessante seguire un corso di Alchimia? Lucy?"
Vedendo l'amica distratta, Ginny le tirò una leggera gomitata e le passò una mano davanti al viso per richiamare la sua attenzione. La giovane grifondoro scosse il capo e sorrise alla rossa, che la guardava un po' impensierita.
"Scusami Ginny, mi ero distratta. Dicevi?"
"Si può sapere che ti prende? Sei preoccupata per gli allenamenti?"
Lucy non era per niente preoccupata per gli impegni con la squadra. Forse avrebbe dovuto esserlo, ma in quel momento c'erano molte altre cose che vagavano per la sua mente e la separavano dalla realtà; il suo incontro con Neville, la reazione dell'amica non appena avrebbe saputo che aveva osato convincere il ragazzo che sarebbe stata una buona idea invitarla ad uscire, la sua lezione con Percy qualche ora più tardi e le parole di George la sera precedente.
Già, ci stava ancora riflettendo. Pensava a come il ragazzo si era confidato con lei e come il suo atteggiamento fosse cambiato in quegli attimi che avevano trascorso l'uno in compagnia dell'altro. Non si era più mostrato con quel suo modo presuntuoso e sconsiderato come si era abituata a riconoscerlo sin da quando si erano conosciuti; si era ritrovata improvvisamente di fronte ad una persona seria e obiettiva, che le aveva esposto i suoi dubbi e i suoi sentimenti senza imbarazzo alcuno.
Si era chiesta più volte cosa avesse spinto George Weasley ad aprirsi con lei in quel modo: da quando si erano conosciuti, il loro rapporto non era stato dei migliori, e ad un certo punto la giovane si era persino convinta di detestarlo. La infastidiva il modo in cui pronunciava ogni frase con supponenza, come se qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca fosse verità assoluta e non potesse essere confutata; la infastidiva il suo modo di fare frettoloso e malaccorto, e persino come sembrasse che per lui ogni cosa fosse un gioco, un motivo d'ilarità. Caratterialmente le era apparso sin da subito immaturo, soprattutto per la sua tendenza ad essere estremamente impulsivo, ma ora si domandava se non lo avesse giudicato erroneamente.
Le era sempre stato insegnato a non giudicare un libro dalla copertina, e forse quel modo di dire andava applicato anche a George Weasley, che, a differenza di tutti i ragazzi che aveva conosciuto fino a quel momento, sembrava essere così indecifrabile.
"A che ora è l'allenamento?" domandò semplicemente all'amica, che ancora la osservava con far dubbioso.
"Alle tre in punto... ma dove stai andando?" ribatté Ginny non appena si accorse che la sua compagna di stanza la stava abbandonando lì su due piedi, raccattando i libri e i fogli di pergamena e abbandonando il cibo che aveva nel piatto.
"La lezione con Percy è alle due, non voglio fare tardi" si giustificò la ragazza, che invece necessitava di qualche istante tutta sola per riorganizzare i pensieri. Con un cenno frettoloso salutò l'amica, che ancora la osservava con fare stranito, e si catapultò fuori dalla Sala Grande, imboccando la prima scalinata che si era fermata lì vicino.
Si appoggiò alla balaustra e sospirò esasperata, mentre la scala iniziava pian piano a muoversi, conducendola sino al corridoio del terzo piano dove si trovava la biblioteca. Una volta che si trovò circondata da quella miriade di scaffali ricolmi di testi scolastici, enciclopedie e libri da tempo libero, si accasciò su una sedia con la testa tra le mani e ringraziò di trovarsi finalmente sola.
Non passò che qualche minuto prima che una voce la costringesse ad alzare il capo verso un angolo indefinito della stanza; chi mai poteva trovarsi lì con lei? Tutti gli studenti sarebbero dovuti essere riuniti nella Sala Grande per il pasto di metà giornata. Eppure c'era una voce che chiamava il suo nome, la percepiva distintamente.
"Lucy Potter"
Il suono emesso le ricordava quasi il sibilo di un serpente.
Lucy abbandonò la sedia su cui aveva appena preso posto per avventurarsi in mezzo alle file di scaffali, alla ricerca della fonte di quei misteriosi sussurri.
Avanzava un passo dopo l'altro con estrema incertezza, mentre le punta delle dita fremevano e le gambe sembravano trascinare dei blocchi di pietra. Non comprendeva quale fosse l'origine di quel suo timore, d'altronde era certa di essere sola all'interno della biblioteca, se n'era accertata non appena entrata.
"Lucy Potter"
Di nuovo quella voce, questa volta più vivida che mai, come se lo sconosciuto si trovasse a pochi pass di distanza da lei. Lucy continuò dunque a girovagare finché non giunse in un'ala della biblioteca poco frequentata dagli studenti, dove l'ingresso era bloccato da ingenti sbarre di ferro.
La voce sembrava spostarsi oltre il cancello d'ingresso e disperdersi tra le fila di scaffali avvolte nell'oscurità. Mentre la ragazza allungava una mano verso il catenaccio che avvolgeva le sbarre, una presenza alle sue spalle la fece sobbalzare.
"Potter! Cosa stai facendo?"
Lucy si voltò di fretta e percepì il suo cuore tornare ad una velocità regolare non appena riconobbe il volto di Percy. Il caposcuola la guardava con fare contrariato, indicando la mano della ragazza ancora appoggiata al lucchetto lì vicino.
Lucy si affrettò subito ad allontanarsi dal cancello, spostando lo sguardo sul corridoio che si estendeva dietro di esso.
"Che cosa c'è dall'altra parte?"
"È un'area il cui accesso è severamente proibito a qualsiasi studente" le spiegò il giovane Weasley, rivolgendole un altro sguardo di rimprovero, "Si può sapere perché non sei nella Sala Grande?"
"Volevo portarmi avanti con qualche compito, visto che oggi pomeriggio c'è il Quidditch" mentì la giovane, garantendosi un'espressione soddisfatta da parte del caposcuola.
"Vedo che finalmente sei riuscita ad organizzarti con le tempistiche. Vieni, possiamo iniziare la nostra lezione con un po' d'anticipo, così poi avrai tempo per gli allenamenti"
Lucy seguì Percy verso un tavolo lì vicino, senza prima voltarsi un'ultima volta verso l'ala alle sue spalle, da cui aveva udito provenire quel richiamo misterioso; nonostante il ragazzo le avesse imposto di tenersi a dedita distanza da quella parte della biblioteca, la giovane grifondoro percepiva che prima o poi vi avrebbe infine messo piede.
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