Diagon Alley
I used to be the type of kid that would always think the sky is falling
Why am I so differently wired? Am I a martian?
What kind of twisted experiment am I involved in?
Because I don't belong in this world
Quella piccola locanda dove erano giunti la sera precedente disponeva di qualche camera da letto per gli ospiti, dove Arthur mise a disposizione dei due un paio di letti e un pasto caldo per cena.
Lucy si sentiva ancora un po' scombussolata quando aprì gli occhi la mattina successiva, realizzando subito di non trovarsi nella sua camera a Privet Drive. Zia Petunia e zio Vernon non la stavano aspettando al piano di sotto per la colazione e Dudley non sarebbe piombato all'interno della sua stanza smanioso di buttarla giù dal letto e darle un motivo in più per detestare la sua sola presenza in quella casa. Probabilmente quella non sarebbe stata più una mattina abitudinaria per lei, anzi, non era nemmeno certa se mai un giorno avrebbe avuto la possibilità di rivedere i suoi zii. Li avrebbe guardati con occhi diversi, forse. O magari avrebbe continuato ad odiarli, come aveva sempre fatto per quei tredici anni che aveva trascorso con loro.
Abbandonando quel turbinio di pensieri, Lucy scivolò fuori dalle coperte e appoggiò i piedi sulle assi di legno del pavimento, che scricchiolarono sotto il suo peso. Quell'interno edificio si reggeva in piedi appena, ma alla ragazza erano sempre piaciuti i luoghi un po' decadenti, che conservassero tracce del passato.
La stanza non era molto grande, vi era appena spazio per il suo letto e quello in cui giaceva assopito il gigante, russando appena; in mezzo ai due letti si trovava un piccolo comodino, sopra il quale vi era un vaso con all'interno un mazzo di fiori ormai rinsecchiti e un vecchio manuale dalle pagine ingiallite. Sulla copertina di quest'ultimo, Lucy decifrò le seguenti parole: "Le fiabe di Beda il Bardo".
"Puoi prenderlo, se vuoi" bisbigliò Arthur in quel momento, facendo la sua comparsa all'ingresso della stanza. Il suo sguardo esprimeva una profonda tenerezza mentre osservava la ragazza davanti a lui.
"Era di mia figlia, penso che ormai lei però conosca a memoria quelle pagine, a furia di leggergliele quando aveva la tua età" continuò l'uomo, invitando la giovane a prendere quel libro tra le mani per analizzarlo attentamente. Le dita della ragazza sfogliavano le pagine con estrema delicatezza, per paura che si potessero ridurre in polvere da un momento all'altro.
"Di cosa parla?"
"Sono solo cinque storielle che ogni mago ed ogni strega impara quando è bambino" rispose Hagrid, destatosi dal suo sonno "non sarebbe male che tu iniziassi a leggerne qualcuna"
Lucy guardò nuovamente la copertina del libro, sul quale era rappresentato un uomo dalla lunga barba con una piuma tra le mani, intento ad intingere quest'ultima del suo calamaio.
"Lo prendo", disse sorridendo, "grazie"
Arthur sorrise di rimando, compiaciuto. Subito dopo, invitò i suoi due ospiti a scendere al piano di sotto per fare colazione.
Lucy e Hagrid allora abbandonarono la propria stanza, seguendo l'uomo giù dalle scale, all'entrata del locale, dove un tavolino era stato allestito per loro. Nei piatti vi erano già due porzioni di uova strapazzate e qualche fetta di bacon, che Lucy trangugiò senza troppi convenevoli.
"Cibo babbano, il migliore!" esclamò Hagrid, vedendo la ragazza mangiare con gusto. Lei in risposta gli rivolse uno sguardo confuso: "Babbano?"
"Si tratta di tutte quelle persone che non sono a conoscenza dell'esistenza della magia" spiegò Arthur dall'altro lato della sala, intendo a ripulire dei boccali. In risposta, la ragazza riprese a consumare la sua colazione, riflettendo su quanto fossero strani quegli individui.
"Quindi tu puoi fare magie?" domandò d'impeto la ragazza al gigante di fronte a lei, impegnato a leggere la prima pagina di un quotidiano che Lucy non aveva mai visto prima e dove qualche immagine sembrava persino prendere vita e i personaggi muoversi sulla superfice di carta.
"Diciamo che per farlo, ti serve una bacchetta", spiegò Hagrid, "ed è per questo che ti ho portata a Diagon Alley, a fare un po' di compere"
"Avrò una mia bacchetta?"
"Certo che sì, ogni buon mago che si rispetti ne ha una! E anche un calderone"
"Un calderone?"
"Si, per preparare le tue pozioni?"
"E anche un gatto nero che mi segua ovunque?"
"Puoi avere qualsiasi animale da compagnia tu voglia, ma per comodità io ti consiglierei di prendere un gufo"
"Un gufo? Posso avere un gufo tutto mio?"
"Esatto, così potrai anche fargli spedire tutte le lettere che vorrai"
Lucy spalancò la bocca ed iniziò a saltellare sulla sedia per l'agitazione: "Caspiterina! Sembro proprio la protagonista di Sabrina Vita da Strega!"
Hagrid assunse un'espressione corrucciata, ma non badò molto alle parole della ragazza.
"Questa mattina andremo a recuperare tutti i materiali per la scuola nelle botteghe di Diagon Alley. Ma prima devo portati alla Gringott, la Banca dei Maghi"
"Una banca? Ma io non ho un soldo!"
"Non ti preoccupare, Lucy. I tuoi genitori ci hanno già pensato"
Un'ora più tardi i due passeggiavano per le stradine della città, che ormai pullulava di gente; sembrava che tutte le famiglie della zona si fossero radunate lì per assalire i negozi in occasione dell'inizio del nuovo anno scolastico.
Lucy non aveva mai visto nulla di simile: bambini che giravano con mantelli e cappelli a punta, genitori apprensivi che li seguivano a ruota con calderoni, manuali di incantesimi, uniformi e rospi tra le mani; alla ragazza sembrava di trovarsi nella giornata di allestimento di un parco divertimenti.
"Hagrid, perché alcuni di questi ragazzi sembrano così piccoli?" domandò allora Lucy, sentendosi quasi fuori luogo in mezzo a quella folla di bambini che avrà avuto in media undici anni.
"Sono tutti i ragazzini del primo anno, è normale che tu ti senta più grande"
"Ma non dovrò iniziare il primo anno anche io?"
In quel momento Hagrid si bloccò, osservando la ragazza con sguardo compassionevole: "Devi sapere Lucy che sono due anni che Silente ti stava cercando"
"Due anni?"
"Esatto. I tuoi zii hanno sempre rifiutato le sue visite e fatto di tutto per tenerti lontana da questo mondo. Perciò sì, dovrai cominciare tutto da zero, nonostante questo dovrebbe essere il tuo terzo anno alla scuola di Hogwarts"
"Ma questo è impossibile! Perché non mi hanno mai detto nulla? E come farò a recuperare tutto?"
"Di questo non ti devi preoccupare" la rassicurò il gigante, ricominciando ad avanzare tra la folla, "la professoressa McGranitt ti spiegherà tutto. Ora seguimi, siamo arrivati"
A quelle parole, Lucy alzò lo sguardo verso l'edificio davanti a loro, un'enorme facciata in marmo bianco che emergeva tra gli edifici circostanti; l'ingresso era costeggiato da un immenso colonnato che conduceva sino ad una porta di bronzo, che introduceva al grande atrio.
Camminando nel bel mezzo di quella sala adornata da un lucente lampadario ed ampie vetrate, Lucy osservò i dipendenti occupati ai loro banchi di lavoro: non erano umani, ma creature alte meno di un metro e con dei volti sfigurati da cui sbucavano delle orecchie a punta.
"Sono elfi?" domandò a bassa voce la ragazza al gigante che avanzava deciso dinanzi a lei.
"Sono goblin, creature estremamente intelligenti. Non provare mai a ingannarli, o peggio derubarli!"
Lucy deglutì nervosamente, guardandosi intorno: i suoi genitori avrebbero davvero frequentato un posto simile?
"Buongiorno" esordì intanto Hagrid, fermandosi dinanzi ad uno dei banchi che costeggiavano l'atrio della grande sala, a cui sedeva una di quelle piccole creature, impegnata nel suo lavoro. "Avremmo bisogno di accedere ad una camera blindata"
Alle parole del gigante, la creatura abbandonò quello che stava facendo, per spostare il suo sguardo sui due visitatori; Lucy non si sentì mai così a disagio in vita sua, tuttavia cercò di sorridere e di non dar a vedere la sua agitazione.
Il goblin non cambiò nemmeno espressione, ma diede le spalle ai due per abbandonare la sua postazione e fargli cenno di seguirli in direzione di quello che a tutti gli effetti sembrava un ascensore.
Lucy aumentò il passo per non rimanere indietro, percependo su di lei gli sguardi di tutte le altre creature presenti nella stanza. Tuttavia, prima di fare il loro ingresso nell'ascensore, il goblin si voltò verso Hagrid: "Numero della camera blindata?"
"687" rispose Hagrid deciso, e Lucy si domandò come facesse a ricordarsi tutte quelle informazioni.
Subito dopo i tre si ritrovarono all'interno dell'ascensore, diretti al piano inferiore; il tragitto durò quasi un minuto e Lucy si domandò se si stessero dirigendo nei sotterranei. Una volta aperte le porte, poté constatare di trovarsi all'interno di un'enorme caverna, costeggiata da delle porte blindate in acciaio.
"Vediamo, 684,685..." iniziò a contare la creatura, scorrendo le varie porte di fronte a loro e bloccandosi non appena giunse di fronte a quella che riportava lo stesso numero che gli aveva comunicato il gigante poco prima.
Ciascuna porta presentava una piccola serratura sul lato sinistro, che Lucy non aveva notato fin da subito; giunti di fronte ad essa, il goblin tirò fuori dalla tasca un enorme mazzo di chiavi d'oro ed iniziò ad analizzarle una per una, fino a trovare quella di suo interesse. Inserì dunque la chiave nella serratura della porta e, dopo un paio di giri, si udì un suono metallico. La porta si aprì davanti a loro, rivelando una sala maestosa ricolma di quanto più denaro Lucy non avesse mai visto in vita sua: ancora una volta, non si trattava di sterline, ma dello stesso tipo di moneta che la ragazza aveva visto al locale di Arthur il giorno prima.
"Che cosa sono?" domandò allora ad Hagrid, avanzando per prima verso il mucchio di monete.
"Galeoni" rispose lui in tutta tranquillità, porgendole un sacco di tela: "te ne serviranno parecchi"
Lucy non fece altre domande, ma iniziò a raccogliere quanto più denaro possibile. Solo alla fine, prima di andarsene, si voltò indietro verso tutto l'oro rimasto: "Sono stati i miei genitori a lasciarmi tutto questo?"
"Si, Lucy. Sapevano che sarebbe arrivato il giorno in cui ne avresti avuto bisogno"
Lucy sorrise appena, voltandosi in direzione di Hagrid, che si era già avviato verso l'uscita, dove il goblin li attendeva impaziente.
"Sapevano che sarei andata ad Hogwarts"
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