Codaliscia

"So you can drag me through hell
If it meant I could hold your hand
I will follow you 'cause I'm under your spell
And you can throw me to the flames
I will follow you, I will follow you"

Ginny camminava con spensieratezza per i corridoi, portando con sé il vecchio calderone che aveva ereditato la Charlie, secondogenito della famiglia Weasley.
Era visibilmente di buon umore; la McGranitt si era complimentata con lei per i suoi recenti miglioramenti alle sue lezioni di Trasfigurazione e dopo pranzo Neville le si era avvicinato silenziosamente e le aveva porto una rosa rossa, sotto gli occhi curiosi di tutti i compagni.
Tutto questo l'aveva aiutata a superare l'immensa delusione provata dopo la partita di mercoledì. Baston si era persino offerto di seguirla con qualche allenamento extra la settimana successiva, dunque ormai nulla avrebbe potuto scalfire il suo buonumore di quel pomeriggio. A parte forse una cosa, o meglio dire una persona.
Non erano rare le volte in cui la piccola Weasley si imbatteva nel Cercatore serpeverde che l'aveva umiliata sul campo qualche giorno prima; anzi, a dire la verità di recente i loro incontri sembravano essersi moltiplicati. I due si incontravano dopo lezione, nel tragitto fino all'aula dove la ragazza seguiva i suoi corsi, nel giardino d'ingresso e nel cortile di Trasfigurazione e persino a volte la mattina quando lasciava la sala comune.
Malfoy sembrava seguirla ovunque lei andasse.
Ogni volta che i due si incontravano da qualche parte in giro per il castello, i loro sguardi si incrociavano e quello del ragazzo si trasformava in una smorfia di disgusto. Era una cosa che lei non sopportava, ma che si sforzava di tollerare, così da non dargliela vinta.
Quel giorno però, qualcosa cambiò.
La giovane stava avanzando in direzione della biblioteca, dove avrebbe trascorso qualche ora in compagnia del fidanzato, mentre lui era intento a preparare una pergamena per la lezione di Astronomia. Lei aveva scelto qualche libro da portare con sé nel suo calderone, così da non annoiarsi durante quel tempo, tuttavia i suoi obiettivi erano ben altri. Infatti, ogni qualvolta i due si incontrassero per studiare, Ginny trascorreva metà del tempo a punzecchiare il ragazzo, solleticandogli le guance, lasciandogli dei buffi baci sulla punta dell'orecchio e, di tanto in tanto, facendogli il solletico.
Anche quella volta sarebbe andata così, ne era sicura. D'altronde aveva tutto il tempo del mondo per studiare in compagnia di Lucy quella sera, dunque perché non approfittare di quelle ore che aveva l'occasione di spendere assieme a Neville?
I suoi pensieri vennero però fermati da un fruscio alle sue spalle. Era abbastanza certa di trovarsi sola in quel momento, eppure poteva percepire una strana presenza nelle vicinanze.
Non appena Ginny fece per voltarsi, due forti braccia la spinsero da dietro, facendole perdere l'equilibrio e cadendo a terra con un tonfo secco. Il contatto della superficie di metallo del calderone con il pavimento provocò invece un suono limpido che echeggiò per le pareti del corridoio.
"Certo che sei proprio maldestra, Weasley! Mi sembra ancora di vederti sul campo da gioco, quando faticavi a stare in equilibrio su quel tuo manico di scopa di seconda mano"
Mentre il calderone continuava a rotolare verso di lei, Ginny scattò in piedi rivolgendo la propria attenzione al suo interlocutore: Malfoy, solo di lui poteva trattarsi.
"Ma cosa ti salta in mente! Potevo farmi male" esordì la ragazza, tastandosi il polso dolorante per la caduta.
In risposta, il giovane scoppiò a ridere: "E sei pure una lagna! Ora capisco come abbiate fatto tu e Paciock a finire insieme... siete fatto l'uno per l'altro!"
A questa frase seguirono ulteriori risate da parte del ragazzo, ma Ginny cercò di non badarlo troppo, come aveva sempre fatto in quell'ultimo periodo; raccolse le sue colse in fretta e furia e fece per proseguire la sua rotta verso la biblioteca, ma venne fermata nuovamente dalla figura del giovane serpeverde, che si parò davanti a lei.
"Dove credi di andare? Non ho ancora finito con te"
"Ma io sì" ribatté lei, cercando di farsi spazio per avanzare nella direzione opposta a quella del ragazzo. Lui però la afferrò per le spalle e la spinse verso il muro, togliendole qualsiasi via di fuga.
"Te ne vai quando lo dico io, Weasley" sibilò Draco, ormai fermo a meno di un metro di distanza da lei.
"Non starò qui a sentirti insultare la mia famiglia e il mio ragazzo!" esclamò lei, cercando di guardarsi intorno alla ricerca di una terza presenza che potesse correre in suo aiuto.
Draco nel frattempo non aveva smesso di sorridere.
"Il tuo ragazzo? Cerco che stai cadendo sempre più in basso per metterti a difendere uno come Paciock"
Mentre il giovane si inebriava di quelli che per lui erano momenti di ilarità, la piccola Weasley cominciava ad innervosirsi sempre più.
"Tutto questo tuo odio nei suoi confronti mi fa pensare che forse potresti persino essere geloso di lui, non è vero Malfoy?" cantilenò la ragazza, con la chiara intenzione di provocarlo a sua volta.
Le sue parole invece ebbero un effetto inaspettato su di lui: con un balzo, Draco piombò a capofitto su di lei, una mano a premerle la testa contro la parete alle sue spalle, l'altra invece stretta attorno al suo braccio destro. Tra i loro volti vi era appena una spanna e Ginny poteva percepire il fiato del giovane solleticarle la guancia.
"Non dire mai più una cosa del genere" sussurrò lui, con un tono di voce ancora più minaccioso.
I suoi occhi tuttavia trasmettevano emozioni diverse: non erano più contornati da quell'aura malefica che li contraddistinguevano normalmente, ma sembravano esprimere un misto di dolore, sofferenza, desiderio e rabbia. Rabbia non nei suoi confronti, ma il solito sentimento di frustrazione che il ragazzo si portava dentro da lungo tempo.
Per quei pochi attimi in cui il corpo del ragazzo si trovò a ridosso del suo, Ginny trattenne il fiato, inizialmente troppo impaurita per reagire, in seguito troppo attonita per decidere come comportarsi nei confronti del giovane.
Fu lui ad allontanarsi alla fine, più sconvolto che mai. Sembrava non riuscire a sua volta a realizzare il motivo di quell'impeto che lo aveva portato ad assalirla così.
Senza aggiungere altro, Draco si allontanò nella direzione opposta, lasciando Ginny sola nel corridoio, la schiena ancora appoggiata alla parete ed il fiato corto per l'agitazione che l'aveva colta in quegli attimi.

Era ormai lunedì e Lucy sedeva all'interno dell'aula di Trasfigurazione, ormai rimasta vuota.
Era rimasta ad osservare il cucchiaio davanti a lei trasformarsi in oggetti di ogni tipo: un mappamondo, un quaderno, un calderone e persino una sciarpa di lana.
La McGranitt le aveva lanciato diverse occhiate amareggiate, come volendole far capire di comprendere il suo malcontento: a mano a mano che le lezioni proseguivano e le sue abilità con la bacchetta miglioravano, si andava anche ad ampliare il divario tra lei e i ragazzi del primo anno.
Mentre i suoi compagni di classe avevano trascorso quarantacinque minuti a provare a trasformare quel cucchiaio in un oggetto a piacere, lei aveva appoggiato la testa sul banco con fare annoiato e, facendo volteggiare appena la propria bacchetta, aveva continuato a far apparire oggetti e animali di ogni genere sulla superfice di legno.
Un gatto, una lepre, una tartaruga e persino una fenice, come quella che aveva intravisto con frequenza nello studio del professor Silente. Era una creatura che Lucy era stata abituata a vedere raffigurata solo nei libri, ma trovarvisi faccia a faccia era uno spettacolo mozzafiato: il manto rosso, le piume gialle sotto le ampie ali, gli occhi che sembravano osservare acutamente paesaggi inaccessibili ad altri spettatori.
La professoressa McGranitt era rimasta piacevolmente sorpresa dai suoi progressi, tuttavia non aveva dato segno di volerle venire un po' incontro inserendola in una classe di livello maggiore, in attesa di sostenere gli esami del primo anno come concordato.
Così Lucy era rimasta ferma al suo posto per tutta la lezione, con fare visibilmente annoiato. Aveva cercato di tenersi impegnata provando a dare dei suggerimenti agli studenti seduti vicino a lei, finché non si era sbizzarrita sul quel cucchiaio arrugginito in attesa che la lezione giungesse al termine e fosse infine libera di andare.
Quando la McGranitt li congedò, tutti gli studenti balzarono sul proprio posto e cominciarono a raccattare il proprio malloppo di libri per poi dirigersi alla lezione successiva.
Lucy osservò l'orologio da polso che portava con sé e si sorprese di essere piacevolmente d'anticipo alla sua lezione con Percy. Così attese che anche la professoressa McGranitt abbandonasse l'aula, per poi estrarre dalla tasca il foglio di pergamena che portava sempre con sé.
Recitò le parole chiave, poi si affrettò ad aprire la Mappa del Malandrino e ad osservare i nomi degli studenti del castello che viaggiavano disparati per i corridoi. Ginny si trovava già in biblioteca in compagnia di Neville, come suo solito; Demelza invece era occupata nell'aula di Divinazione, mentre Romilda sembrava indaffarata nella serra di Erbologia.
Lucy andò alla ricerca di quel nome che teneva sott'occhio ogni giorno, nonostante dentro di sé continuasse a ripetersi che quella sua nuova abitudine fosse profondamente sbagliata: il nome di George apparve in corrispondenza dell'aula di Astronomia, appena accanto a quello del gemello.
I due dovevano essersi convinti a frequentare qualche classe quella settimana, evento assai raro ormai. Lucy aveva persino pregato Percy di offrirsi volontario ad aiutare i gemelli con i loro compiti scolastici, ma presto vi aveva rinunciato comprendendo quanto quella richiesta fosse fuori luogo. E in ogni caso, non sarebbe servito a molto, se non ad aizzare una faida familiare.
Inoltre lei stessa non aveva più rivolto la parola a George dopo il loro litigio sulla torre di Astronomia. Erano passati ormai quattro giorni e la giovane sentiva pesare all'interno del proprio petto l'effetto che le parole del gemello avevano avuto su di lei quella sera.
Ogni qual volta i due si incrociassero per i corridoi del castello, entrambi si sforzavano di rivolgere il proprio sguardo dalla parte opposta; in questo modo non si erano nemmeno concessi l'occasione di rimediare e di dar spazio ad un confronto.
In compenso, Lucy aveva osservato i movimenti del gemello, sorprendendolo più di una volta in compagnia di Angelina; perciò si era convinta di aver optato per la scelta più giusta non rivolgendogli più la parola: il ragazzo era riuscito persino a mentirle sulla sua relazione con la ragazza.
Fred non aveva osato mettersi in mezzo, ma più di una volta Lucy aveva colto quanto in realtà il giovane avrebbe voluto farlo; nonostante i due avessero iniziato a trascorrere meno tempo insieme, Lucy lo sorprendeva ogni tanto a fissarla e, nel momento in cui i loro occhi si incrociavano, entrambi si scambiavano un flebile sorriso di rammarico. Fred ne capiva molto più di lei e George, lo aveva ben inteso.
Nel frattempo la ragazza aveva approfittato di quel tempo lontano dai gemelli per concedersi intere giornate in compagnia di Percy; quando non avevano lezioni da seguire, i due si davano appuntamento fuori dalla biblioteca e s'immergevano in sessioni di studio intense, da cui Lucy usciva stremata e desiderosa di avventarsi sui vari piatti preparati per la cena dagli elfi delle cucine.
In compenso, riusciva sempre a tranquillizzarsi quando si trovava assieme a Percy: il caposcuola sembrava avere l'inspiegabile capacità di calmarla e farle dimenticare tutto ciò che stava accadendo al di fuori di lì, e la giovane percepiva perciò un immenso senso di gratitudine nei suoi confronti.
Tuttavia non aveva ancora trovato il coraggio per parlargli di George: non vi era alcun motivo per cui dovesse interessarsene al momento, ma sentiva di dover a Percy delle spiegazioni in merito al suo rapporto con il gemello.
A tal proposito si era rivolta per dei consigli a Ginny, che non aspettava altro che sentirsi raccontare come andavano le cose tra lei e il fratello. Quando la rossa aveva compreso la natura delle preoccupazioni della ragazza, l'aveva subito invitata a non dargli troppo peso: George era sempre George. Probabilmente lui non aveva attribuito un gran significato al bacio che i due si erano scambiati, dunque anche Lucy avrebbe dovuto comportarsi di conseguenza: preoccuparsi solamente di ciò che le stava di più a cuore ed ignorare ciò che invece l'aveva fatta soffrire.
Così, seguendo i suggerimenti dell'amica, Lucy non aveva più rivolto la propria attenzione a George, né aveva cercato di pensare a lui durante le sue giornate. Ad eccezione ovviamente per quegli sparuti istanti in cui si ritrovava finalmente sola: era allora che estraeva con fervore la Mappa del Malandrino e, nell'aprirla, il suo cuore cominciava a correre all'impazzata alla vista del nome del gemello sulla superfice di pergamena.
Quella sera tuttavia non aveva il coraggio di lasciarlo andare e richiudere la mappa sotto i suoi occhi. Continuava repentinamente a seguire i nomi dei due fratelli muoversi lungo i corridoi del castello, di ritorno dalla loro lezione. Li osservava con esaltazione ed un accenno di avidità, come se saperli liberi a gironzolare per la scuola senza poter essere in loro compagnia la addolorasse talmente tanto da dover ricorrere a quell'unico stratagemma per sentirsi più vicina a loro.
Mentre si trovava ancora in contemplazione della mappa, un nome attirò la sua attenzione e la costrinse a rivolgere lo sguardo altrove, verso il corridoio del quinto piano.
Lucy osservò con attenzione le parole comparse sul foglio di carta e le dovette rileggere più di qualche volta, temendo fossero frutto della sua immaginazione. Ripiegò poi un lembo della pergamena, così da poterne vedere la copertina e leggere i nomi sopra impressi.
"Coda liscia" pronunciò la giovane ad alta voce, ripetendo quel nome che, secondo la mappa che teneva tra le mani, apparteneva a qualcuno presente all'interno della scuola.
"Non è possibile!" esclamò la giovane, scattando in piedi dalla sedia e lasciando cadere la mappa al suolo.
Quello era il nome di uno degli individui presenti nel suo sogno; ricordava bene l'ombra di quella figura minuta e deforme, che si aggirava all'interno della stanza semibuia con fare nervoso. Se lui si trovava lì all'interno del castello, potevano esservi anche altri scagnozzi venuti a prenderla, come d'accordo. E magari il Signore Oscuro poteva trovarsi lì nei dintorni, in attesa che i suoi seguaci gli si presentassero in compagnia della giovane grifondoro.
Lucy si accovacciò per osservare più da vicino le figure presenti sulla mappa; ora quel nome che tanto la impauriva sembrava essere misteriosamente scomparso, volatizzatosi dai corridoi del castello.
La giovane tirò un sospiro di sollievo, ma la sua spensieratezza durò poco: difatti il nome di quell'individuo misterioso riapparì tutt'a un tratto nel corridoio del primo piano, in prossimità dell'aula in cui lei si trovava.
Lucy non aspettò un secondo di più: gettò tutti i suoi materiali scolastici all'interno del calderone che portava sempre con sé, poi afferrò la mappa e fuggì senza esitazione all'esterno dell'aula, procedendo nella direzione opposta a quella del suo presunto aguzzino.
Mentre correva trafelata per il corridoio, gettava di tanto in tanto un'occhiata alla mappa, sussultando ogni qual volta la distanza tra lei e l'ignota creatura sembrasse ridursi sempre più.
Ad un tratto si fece coraggio e spostò lo sguardo alle sue spalle, trasalendo nell'accorgersi che il corridoio era ancora completamente vuoto. Secondo quanto mostrato dalla mappa, avrebbe ormai dovuto trovarsi faccia a faccia con chiunque fosse venuto alla sua ricerca.
Riportò il proprio sguardo sui corridoi disegnati sulla superfice della pergamena e le palpitazioni iniziarono a farsi sentire più frequentemente nel suo petto quando lesse il suo nome accanto a quello dell'ospite inatteso.
Sfoderò dunque la sua bacchetta e, dopo aver scagliato a terra il proprio calderone, iniziò a voltarsi in ogni direzione, mantenendo la bacchetta puntata davanti a lei, pronta a difendersi nel caso in cui ve ne fosse stato bisogno.
"Lucy?"
Quel richiamo giunse così inaspettato alle orecchie della giovane da darle il pretesto per esternare tutta l'angoscia che l'aveva accompagnata durante la fuga.
La ragazza si voltò di spalle nella direzione da cui aveva udito provenire quella voce, diventata d'improvviso irriconoscibile alle sue orecchie, e scagliò il primo incantesimo che le venne in mente con quanto più fiato avesse in gola.
"Expelliarmus!"
Tuttavia, non appena ebbe osservato il fascio di luce emergere dalla punta della propria bacchetta, riconobbe l'espressione perplessa del malcapitato.
Fred Weasley non si aspettava una tale reazione da parte dell'amica, ma riuscì comunque a difendervisi d'impulso: con un movimento rapido, afferrò la bacchetta che teneva all'interno della tasca dell'uniforme e rispose con un controincantesimo.
"Finite Incantatem!"
A quelle parole, l'effetto dell'incantesimo della giovane cessò e nel corridoio calò nuovamente l'oscurità, accompagnata da attimi di silenzio totale.
Fred sembrava sconvolto da quanto appena accaduto, ma Lucy lo era ancora di più; osservava l'amico con un misto di rammarico e preoccupazione, ma al tempo stesso non riusciva a smettere di pensare a quella presenza che si trovava lì con loro.
Alzò nuovamente la mappa e cercò di leggere lentamente i nomi raffigurati su di essa, nonostante il tremolio delle proprie mani le rendesse difficile l'impresa.
Coda liscia era sparito. Non vi era alcuna sua traccia in qualsiasi corridoio o stanza del castello, pur essendo trascorsi appena pochi minuti da quando la giovane aveva controllato per l'ultima volta.
"Lucy, ti senti bene?" domandò allora il gemello, incontrando gli occhi semilucidi e l'espressione impaurita della ragazza.
Lei non rispose, ma scosse lentamente la testa. Poi, in un gesto disperato, si lanciò direttamente tra le braccia del ragazzo e scoppiò in lacrime, stringendosi a lui il più possibile.
Fred inizialmente rimase bloccato sul proprio posto, non sapendo bene come reagire; poi, constatando lo stato di agitazione in cui si trovava l'amica, alzò le proprie braccia e le posò sulle sue esili spalle, stringendola a sua volta a sé e sussurrandole delle parole incoraggianti.
Rimasero fermi in quella posizione per qualche minuto, finché Lucy non ebbe riacquisito un po' di lucidità. Infine, quando la ragazza si sentì in grado di reggersi in piedi da sola, si allontanò dal gemello e si asciugò le guance con la manica del maglione, rivolgendo al ragazzo un flebile sorriso.
"Devi scusarmi, non so cosa mi sia preso"
Fred le rivolse uno sguardo poco convinto: "Cos'è successo poco fa? Chi stavi cercando?"
Le parole del ragazzo furono accompagnate da una rapida occhiata alla mappa che la giovane stringeva ancora tra le mani; con un gesto istantaneo, Lucy la ripose all'interno della tasca del proprio mantello, cercando di non darle troppo valore.
"Niente di ché, stavo solo girovagando e mi devo essere persa. Per fortuna c'eri tu a correre in mio aiuto" scherzò la ragazza, accompagnando la nota d'ironia con una risata forzata.
Fred tuttavia non sembrò convinto dalle sue parole, dato che continuò a insistere.
"Mi hai appena scagliato addosso un incantesimo ed ora ti stai inventando una storiella per farmi credere di esserti persa mentre vagavi con la mappa tra le mani? Mi hai preso per caso per uno scemo?"
"È quello che è successo, Fred. Se non vuoi credermi sono affari tuoi" rispose la giovane con fare indispettito.
"Fa' come credi" sbottò allora il gemello, divincolandosi dalla presa dell'amica ed allontanandosi nella direzione da cui era venuto.
In quell'istante Lucy si sentì sopraffatta dal rimorso e dal senso di colpa, che la fecero indugiare sul suo atteggiamento nei confronti del ragazzo. Così, prima che lui si allontanasse definitivamente, la ragazza lo richiamò ed aspettò che il gemello si voltasse nella sua direzione e muovesse qualche passo indietro per affrettarsi a spiegare la natura delle sue azioni.
"È molto semplice", esordì la giovane, "non voglio trascinarti in questa storia"
"Di qualunque cosa si tratti, ci sono già dentro fino al collo. Lo abbiamo stabilito all'inizio, ricordi?"
La ragazza annuì appena, rivolgendogli uno sguardo timoroso.
"Il fatto è che mi sto rendendo conto di quanto queste vicende siano intricate e sempre più... pericolose"
"A cosa ti riferisci?"
Lucy trattenne per un attimo il fiato, indecisa se rivelare all'amico l'intera verità; poi, nel vedere la sua espressione accigliata, si convinse a metterlo al corrente di tutti i fatti che avevano avuto luogo in quegli ultimi giorni. La visione che l'aveva colta alla sprovvista sul ponte di pietra, le parole di Silente e tutto ciò che ne era seguito, finché quel giorno non aveva riconosciuto quel nome tanto familiare sulla Mappa del Malandrino.
"Se quegli esseri sono riusciti ad entrare ad Hogwarts, non mi sorprenderebbe che riuscissero a fare anche altro" intervenne Fred, facendo accapponare la pelle alla giovane.
"Che cosa intendi?"
"Voglio dire che devi essere sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro. Silente sarà pure al corrente della faccenda, ma né lui né l'Ordine possono tenerti d'occhio costantemente"
"Quindi cosa proponi di fare?"
Seguirono degli attimi di incessante silenzio, in cui il gemello si passò una mano sul viso, cercando di riflettere su quale potesse essere l'opzione migliore per tenere al sicuro l'amica.
"Parlerò con George. Uno di noi dovrà sempre essere con te quando esci dalla Sala Comune"
"Non se ne parla nemmeno!" sbottò la ragazza, scuotendo la testa con veemenza.
Fred allora sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo: "Stiamo parlando della tua sicurezza! Le tue incomprensioni con George possono passare in secondo piano"
"È così che le ha chiamate lui? Incomprensioni?"
Fred si bloccò, consapevole di aver toccato un tasto dolente. Molto probabilmente George gli aveva nascosto quella che era stata la natura del suo confronto con l'amica, come suo solito.
La giovane grifondoro allora scoppiò in una sonora risata: "Dovevo aspettarmelo da parte sua. Quella discussione deve aver avuto talmente tanta importanza da non parlarne con il suo stesso fratello... come il bacio, d'altronde"
Lucy non fece in tempo a continuare, perché venne interrotta dall'espressione esterrefatta del gemello: "Bacio?"
La giovane iniziò a balbettare, trovandosi completamente in difficoltà.
"Tu e George?" continuò allora Fred, sempre più sorpreso.
"Lascia perdere, non è niente di cui valga la pena parlare" sentenziò allora lei, cercando di mettere fine al discorso.
"Invece ne parleremo eccome! Quando avevi intenzione di dirmi che tra te e mio fratello c'è stato... qualcosa?"
Lucy sospirò, lasciandosi sfuggire una risata: "Non voglio che nessuno lo venga a sapere, ecco tutto. È già tanto che lo abbia raccontato a Ginny"
"Lo hai raccontato a Ginny? E non a me?"
Lucy spostò lo sguardo verso quello dell'amico e vi colse un'espressione di disappunto. Fred era visibilmente deluso da quella scoperta.
"E' successo quel giorno nel corridoio del quinto piano", iniziò a spiegare lei, "è stato un gesto improvviso e fuori luogo ed entrambi ci siamo ripromessi che non sarebbe più accaduto"
"Certo, come no. Intanto mio fratello continuava a prestarti più di mille attenzioni"
"George non è interessato a me, lo ha reso ben chiaro"
Fred inarcò la fronte, rivolgendo all'amica un'espressione maliziosa: "Scommetto che questo è quello che è venuto a raccontarti"
"Certo. L'altra sera, nella torre di Astronomia"
"Dovresti sapere meglio di me che mio fratello non è solito esternare tutto ciò che gli passa per la testa"
Lucy ci pensò qualche secondo, poi scosse il capo e non vi indugiò ulteriormente.
"Comunque ha poca importanza. Voglio solo che di questa storia non si sappia nulla in giro"
"Sono certo che non ne hai nemmeno parlato con Percy"
Lucy diventò paonazza: "Certo che no! Non ho intenzione di istigare una lite tra fratelli. Sai com'è Percy, sicuramente penserebbe che ci sia ancora qualcosa tra me e George e che io l'abbia preso in giro per tutto questo tempo"
Fred fece per aggiungere qualcosa, poi però tacque e abbassò lo sguardo a terra rinunciandovi.
"Devi parlare con Percy" sentenziò poco dopo.
"Ti ho appena detto che non ho intenzione di dirgli-"
"Non di quanto è successo con George, ma di quello che hai visto stasera sulla mappa"
Lucy ci pensò un po' su, poi scosse il capo: "Sicuramente mi spingerebbe a rivolgermi ai professori. Ma, come hai detto tu, loro non possono venirmi sempre appresso"
Fred annuì, comprendendo la situazione.
"Allora ci penseremo io e George... ti terremo d'occhio. Tu cerca intanto di non girare mai sola"
Lucy annuì, affrettandosi a ringraziare il gemello per la sua pazienza.
Seguì poi qualche istante in cui nessuno dei due seppe bene cosa aggiungere. Fu Lucy infine a prendere parola.
"Sai per caso dirmi se George e Angelina stanno ancora insieme?"
Fred sogghignò: "Mi sembrava che la cosa non ti interessasse"
"Infatti è così", si affrettò a spiegare lei, "ero solo un po' curiosa"
Fred si guardò un po' intorno prima di iniziare a raccontare all'amica i fatti di quegli ultimi giorni.
"George si sta tenendo alla larga da tutti più o meno da quando voi due avete litigato. Angelina ha provato in tutti i modi a riavvicinarlo a sé, ma lui l'ha intimata di lasciarlo solo"
Lucy annuì con fare pensieroso, poi rivolse al gemello un'espressione grata.
"Ora penso di dover andare in biblioteca. Percy mi starà aspettando"
Fred annuì a sua volta, aiutando l'amica a recuperare i libri che erano ricaduti sul pavimento nel momento in cui il calderone vi era stato abbandonato rovinosamente.
Non appena la ragazza iniziò ad allontanarsi, Fred rimase ad osservarla poco distante, finché quest'ultima non si voltò nella sua direzione: "Hai intenzione di accompagnarmi o no? Certo che non sei proprio il massimo come guardia del corpo"
A quelle parole, Fred scoppiò in una fragorosa risata, per poi affrettarsi alle spalle della giovane.
In quel momento, se i due amici si fossero presi la briga di aprire la Mappa del Malandrino e prestare attenzione alle forme su di essa raffigurate, si sarebbero di sicuro accorti di non trovarsi soli in quel corridoio spoglio e avvolto nel buio.

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